PAIRING: Katie [nuovo personaggio] x Oliver

RATING: La storia è ancora in fase di stesura, ma sono abbastanza sicura di non spingermi oltre il giallo.

GENERE: Romantico, principalmente. Ma anche un pò di avventura, parlando di Freccia Verde, ci sta.

AVVERTIMENTI: Nessun tipo di avvertimento, credo. Se non che NON vedrete Laurel, in nessuna occasione e per nessun motivo. Sorry.
Forse, e dico FORSE, ci sarà un leggero atto di romanticismo OCC per Oliver, ma essenzialmente lui rimarrà lo stesso, proprio come piace a noi! :3

DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono, né i diritti della serie. 

NOTE: Spero che nessuna fan di Laurel mi odi per questo, ma poichè Laurel non ci sarà Oliver si dedicherà a tutt'altra ragazza... E spero che possiate, care fan di Oliver, immedesimarvi in Katie. 

Detto questo, non mi resta che augurarvi buona lettura. E vi aspetto tra le recensioni!
Baci! :*

***

CAPITOLO 6.
"INTUIZIONI"

Oliver mi accompagna in un locale di fronte alla Gwathmey che non conoscevo. E' un posto piccolo e poco affollato, con luci soffuse e chiare. L'arredamento è quasi esclusivamente bianco, tranne per qualche tocco di nero e di rosso per i divanetti, il bancone del bar e i tavoli. Ci accomodiamo in fondo alla stanza, lontani dal via vai dell'ingresso. Io me ne sto in silenzio, non so cosa dire. Ma d'altronde che cosa dovrei dire? L'uomo che mi ha abbandonata a una festa mi ha trovata in mezzo a una strada, in lacrime, e mi ha chiesto se voglio bere un drink con lui. E io ho accettato.

Perché?

«Allora, cosa posso offrirti?» Mi chiede Oliver. 

Ci rifletto un'attimo, e opto per un tè caldo. Mi tirerà un po' su.

«Un tè e un'analcolico» Dice lui al cameriere. Poi si volta verso di me.

«Che cos'è successo con quel tipo?»

«Oh, niente. Luke è solo un grande stronzo» Rispondo io, digrignando i denti. Altre lacrime corrono sulle mie guance. Forse questo è l'inizio dello shock che aspettavo con ansia.

«Ma stai piangendo. Non devi piangere. Devi essere forte»

Lo fisso, per un attimo. Che cosa vuole da me? Mi ha abbandonata ad una festa!

«Oliver, perché siamo qui?» Gli chiedo, improvvisamente.

Lui sospira.

«Volevo scusarmi per il mio comportamento l'altra sera. E volevo vedere come stavi»

Voleva vedere come stavo? Come ha fatto a sapere cosa è successo in quel vicolo?

«Perché volevi vedere come stavo?» Chiedo balbettando, ignorando il fatto che si è appena scusato con me, e perciò dovrei rispondere con qualcosa di appropriato.

«Ti ho abbandonata nel bel mezzo di una festa promettendoti di essere di ritorno entro cinque minuti. Non so te, ma una persona normale se ne sarebbe dispiaciuta»

«Oh, quello» Rispondo io, ancora un po' sull'allerta. 

«Beh, si. Ci sono rimasta parecchio male, in effetti» Anche se, a pensarci davvero bene, erano avvenute cose un po' più importanti quella sera. Quella al confronto passava inosservata, vista con gli occhi di adesso.

«Mi dispiace» Ripete lui, fissandomi negli occhi. 

«Non fa niente» Dico alla fine io, accennando un sorriso. Ma ora che ci penso, Oliver è tornato. E' davvero tornato a cercarmi. E' venuto per me, perché di me gli importa qualcosa.

Il mio cuore inizia a battere più velocemente, e le farfalle iniziano a svolazzarmi nello stomaco.

«E come sapevi che lavoravo alla Gwathmey?»

«Oh, la città è piccola. Non è difficile scoprire dove lavora qualcuno, se ne conosci nome e cognome»

«Oppure non è difficile scoprirlo con esperti hacker che si intrufolano nei sistemi di altre società» Propongo io.

«Potrebbe essere una possibilità» Acconsente alla fine Oliver, con un sorrisetto sulle labbra.

Poi il cameriere porta le nostre ordinazioni, e la conversazione si interrompe per un momento.

Sono le 9, e sono seduta in un ristorante con Oliver Queen.

Ancora non ci credo. Ho passato il più bel pomeriggio della mia vita con l'uomo più bello del mondo. Uomo che per altro è anche simpatico.

Le ore passavano senza che ce ne accorgessimo, e mano a mano che il sole tramontava la nostra conversazione diventava sempre più coinvolgente.

Alle sette, Olver aveva proposto una cena insieme, e io avevo dovuto trattenere il grido di felicità prima di rispondere di si.

L'auto di Oliver era impressionante: nera e lucida, elegante come una pantera e silenziosa come un giaguaro. Il genere di auto che ti fa sentire importante, e che di solito compra chi è importante.

Cercavo costantemente di non pensarci, ma la differenza tra me e Oliver era davvero tangibile. Lui viveva come un principe, in una villa chissà dove con auto di lusso e vestiti firmati. Io abitavo al quinto piano di un appartamento troppo vecchio per avere l'ascensore, e i migliori abiti che potessi comprare erano quelli di H&M. Ah, e non avevo una macchina.

Senza contare poi l'aspetto. Oliver sembrava un dio, mentre io sembravo una normalissima ragazza di 22 anni, senza niente di speciale.

Il mio cavaliere aveva insistito per pagare la cena, e io non avevo protestato più di tanto: non sapevo neanche se li avevo i soldi per pagare per due in un ristorante simile. Allora mi chiesi se lui sapesse con chi stava parlando. Se sapesse dove vivevo e chi davvero ero. E soprattutto se gliene importasse qualcosa.

Oliver si alza, e io faccio altrettanto, smettendo di ripensare alla nostra giornata perfetta. Un cameriere si materializza accanto a me e mi porge la giacca. Nello stesso momento si materializza un cameriere anche al fianco di Oliver. Ma mentre a me viene da ridere, lui se ne sta serio in attesa. Probabilmente lui fa questo tutti i giorni, ricordo a me stessa.

Oliver mi sorride e mi invita a seguirlo. Usciamo e ci avviamo alla macchina. 

L'aria della sera è frizzante e mi carica. Potrei scalare il K2, proprio adesso. La rabbia per Luke è svanita, e sono completamente felice.

Il mio cavaliere mi fa salire sull'auto, e si accomoda al posto di guida. Durante il tragitto verso casa mia nessuno parla, ma questo non è un silenzio imbarazzante. Ognuno è a proprio agio.

Il viaggio è troppo breve, e mi ritrovo al numero 34 senza accorgermene. Le luci del salotto sono accese, segno che Steph è in casa.

Mi lascio sfuggire un sospiro. Sto per dire grazie, ma Oliver mi ferma la bocca con un dito.

«Potremmo ripetere la serata» Propone, sorridendo.

«Assolutamente» Rispondo io, contraccambiando il sorriso.

«Che cosa volevi fare esattamente oggi alla Gwathmey?» Mi lascio sfuggire.

Ecco, perfetto. Ho rovinato un momento magico. Complimenti, Katie.

«Devo arredare un locale, una nuova apertura, e pensavo di rivolgermi a degli esperti» Mi risponde, e se è rimasto spiazzato dalla domanda non lo da a vedere.

«Potrei occuparmene io. Sono piuttosto brava» Gli dico, ammiccando.

«Non ho dubbi» Sussurra quasi lui, avvicinandosi.

E poi le sue labbra sono sulle mie. Chiudo gli occhi.

All'inizio il bacio è morbido e romantico. Ma poi io avvicino una mano ai suoi capelli, lui mette una mano dietro la mia schiena, i nostri corpi si avvicinano, e sento che lo voglio. E che lui vuole me.

Gli passo una mano sul petto, e sono sicura. Lo voglio. 

Ma poi un pensiero mi passa per la mente: voglio davvero buttare via la  mia verginità con quest'uomo che, per quando bello, conosco da tre giorni?

Sono così combattuta!

Decido di guardarlo negli occhi. Gli occhi sono lo specchio dell'anima, lo sanno tutti. Se lo sentirò dentro di me, questa sarà la notte più bella della mia vita.

Il mio respiro è affannoso, e sento che anche lui sta rallentando. Le nostre labbra si separano, ma la mia mano non si muove dai suoi capelli.

Apro gli occhi, e li punto nei suoi. Nero su azzurro.

E allora la mia testa inizia a pulsare.

Quegli occhi. Quegli occhi. Potrei riconoscerli tra mille. 

Mi hanno incantato nel locale sabato. Ma li ho già visti. Da qualche altra parte.

Non è possibile. Non è vero.

Ma da quel singolo ricordo, da quegli occhi, la mia mente scava a fondo fino a portarmi davanti ad un volto. Il volto del Vendicatore. Il volto di Oliver Queen.

Il mio cuore manca un colpo, e il mio respiro continua ad essere affannoso. Ma non per il bacio. 

Per la paura.

La mia mano tremante lascia i suoi capelli.

«Ora devo andare» Sussurro, senza guardarlo in faccia

«Katie…» Il suo tono è sorpreso

«Devo andare»

Raccolgo i miei fogli e esco dalla macchina. Entro nel palazzo, chiudo con forza la porta e mi lascio cadere a terra. Mi copro il viso con le mani.

Oliver Queen è il Giustiziere. 





***
SPAZIO AUTRICE

Hey, eccomi di nuovo! ^^
Stavolta sono stata straordinariamente in orario! Il che è una sorpresa anche per me!
Questo capitolo mi piace molto (beh certo, penserete... lo hai scritto tu!)
Ma non tutti i capitoli che scrivo mi piacciono. Questo invece è tra i miei preferiti, uno dei migliori tra tutte le mie storie. Anche se alcune parti le cambierei volentieri, mi piacciono le descrizioni e l'assenza di dialoghi nell'ultima parte.
E poi beh, il bacio ^____^

Ma adesso basta, sembra che mi stia auto-recensendo!

Le recensioni spettano a voi!

Un bacio, e a presto :*

Sophie Lager