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Autore: controcorrente    27/08/2013    1 recensioni
Soledad ed Ester. Due sorelle divise. Due vite separate da dieci anni di distanza, improvvisamente riunite per il capriccio della prima. Due donne profondamente diverse. Una provata da 3 grossi sacrifici, l'altra cresciuta con l'ansia del futuro. La loro riunione porterà a delle conseguenze impreviste che mai avrebbero pensato potessero accadere: L'ambientazione è storica ma spero che vi piaccia, indicativamente tra 700 ed 800.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, L'Ottocento
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 XXXVI
 
 
 
Ester batteva nervosamente il piede.
-Vi prego di avere pazienza, Miss!-le diceva la cameriera.
-Vorrei poterlo dire io, Emma- si lamentò la giovane- Provate ad essere al mio posto in questi giorni e poi pensate se sia il caso, o meno, di fare una simile raccomandazione.-
La giovane la guardò dispiaciuta e la signorina Escobar non poté fare a meno di emettere uno sbuffo, spazientito. -Vi prego di non angustiarvi, o di dire qualche patetica scusa. Non le apprezzo. Chi si scusa troppo, ha qualcosa da nascondere.- ribatté, con un cipiglio deciso.
-Non lo farò, signorina.-rispose questa.
La spazzola riprese a scorrere.
Ester la lasciò fare. -A volte, credetemi, vorrei avere maggiore pazienza. Il problema è che non sopporto i nostri ospiti ed il loro comportamento con Lady Mc Stone. Per quanto le sue azioni possano sembrare disdicevoli, trovo assolutamente inopportuno quella supponenza.- ribatté.
Emma non rispose.
Sapeva benissimo a cosa stava alludendo la sua padroncina. Per quanto volesse, aveva tentato di essere gentile con i figli di Lady Sweirlein ma non ci era riuscita. I più piccoli erano viziati e capricciosi, mentre Elizabeth la trattava con disprezzo, adducendo come scusa la sua parentela.
Voi non siete altro che la parente povera di mia zia, quella povera creatura che non ha minimamente rispetto delle convenzionile aveva detto, quando aveva provato a conversare con lei.  A quel punto, Ester aveva desistito. Liz la guardava con sufficienza...tanto da tollerare sempre meno una simile condotta.
-Spero che la loro permanenza non duri troppo, cara Emma.- mormorò, con fare piccato. Oltre a Liz, infatti, sua madre Victoria non era meno arrogante. Insieme al marito, non mancavano di soppesare il valore dei beni della casa, trattando malamente la servitù. Nemmeno Sarasa, la dama di compagnia di sua sorella, era stata risparmiata da una simile condotta.
Le sue origini indiane e le vistose cicatrici sul viso la rendevano particolarmente inquietante. La signorina Escobar si era abituata a tutto questo ma doveva ammettere che la sua figura lasciava abbastanza perplessi.
Emma non disse niente. -Oggi avrete lezione?-chiese, mentre terminava di preparare la sua pettinatura.
-No-rispose la bionda- Lady Mc Stone ha chiesto espressamente di andare alla messa nella chiesa cattolica locale. Ha detto che è giusto che noi frequentiamo quei luoghi, soprattutto per non venire meno alla tradizione cattolica.-
La cameriera non disse niente.
-Spero di non aver offeso la vostra religione. Come anglicana, deve essere assai fastidioso servire deipapisti ...ma non vi biasimerò per questo. Finché sarete rispettosa di questa casa e della mia persona, non vi metterò in imbarazzo.- fece, sorridendole piano.
-Nemmeno io lo farò-rispose la cameriera, in modo automatico.
Improvvisamente, bussarono alla porta.
-Avanti- fece Ester, senza nemmeno voltarsi.
-Miss Escobar- disse una cameriera hindi- Lady Mc Stone ha espresso il desiderio di parlarvi privatamente nel suo studiolo. -
La giovane non disse niente.
Si alzò dallo sgabello e si incamminò alla porta. -Per la messa, Emma, preparate quel completo rosa. Ho intenzione di rinnovarlo.- riferì, incamminandosi verso lo studio.
Una volta alla porta, fece un paio di respiri profondi.
-Miss Escobar- disse il cameriere- la padrona è di umore equilibrato. Non temete, non sarà maldisposta verso di voi.-
Lei lo fissò.
Non sapeva cosa pensare di quella cortesia. Non riusciva a capire se fosse sincera o drammaticamente affettata...ma ugualmente scrollò il capo.
-Entrate pure, Ester-disse la voce di Lady Mc Stone e timidamente obbedì.
Sua sorella era seduta su una poltrona e, come le vedeva spesso fare, leggeva un giornale. -Accomodatevi-la esortò, senza guardarla.
La ragazza obbedì, lanciando occhiate furtive ai ritratti presenti. I visi dei Mc Stone campeggiavano impietosi nella stanza, dandole l'impressione che soppesassero tutti i visitatori, con i loro occhi privi di calore.
-Vi informo che tra poco, andremo tutti alla messa presso il London Oratory. Beneficerete della musica del coro e monderete la vostra anima, come si conviene.- fece la dama -Indossate qualcosa di consono all'occasione ma non sciatto.-
Ester non ribatté.
-I signori Sweirlein rimarranno ospiti in questa casa per alcune settimane. Mi raccomando, adotta un comportamento...opportuno...anche se non credo che ve ne sarà bisogno. A meno che non sia strettamente necessario, non sei tenuta a frequentarli. In ogni caso, le lezioni con Mademoiselle Treville saranno sospese fino a quando lo riterrò necessario. Riceverai ugualmente le lezioni di ballo...sempre che tu sia d'accordo.- fece, lanciandole un'occhiata ambigua. Ester annuì meccanicamente, non sapendo come interpretare quella decisione. Passare il tempo senza far nulla le pareva insopportabile...ma, nella tediosa scelta tra l'isolamento e la sgradita compagnia, non poté che scegliere il male minore.
 
 
 
Il completo che aveva indossato era uno dei suoi preferiti.
Un colore rosa chiaro che esaltava il suo naturale pallore, dandole una patina di raffinatezza per nulla ricercata e dimessa. Si rimirò varie volte, complessivamente soddisfatta del risultato.
-La fattura di questo abito è assai pregevole- commentò, ammirando sinceramente la stoffa. In vita sua, non aveva mai portato cose del genere...ma si guardò bene di esternare simili particolari. Raccontare che sua madre, per provare a saldare i debiti e le spese mediche del genitore, aveva finito con il vendere tutti i vestiti che aveva portato in gioventù, non era un argomento piacevole.
Ogni giorno, i creditori bussavano alla porta, chiedendo il pagamento delle cose che suo padre aveva preso  e che non avrebbe mai restituito. Con uno sbuffo, indossò gli stivaletti a medio tacco, che era solita portare al collegio. La cameriera aveva disapprovato ma Ester aveva opposto un netto rifiuto alle scarpe nuove. Non voglio trovarmi con i piedi doloranti questa sera aveva detto, per difendere le sue idee.
E così era riuscita a spuntarla...ed ora si trovava sul selciato della chiesetta, vicina alla sorella. Lady Mc Stone aveva salutato molti dei presenti, avvolta nel suo abito scuro. Avrebbe portato il lutto per un altro mese, prima d'indossare nuovamente vestiti più vivaci.
Lei la osservava, con la coda dell'occhio.
La sua apatia era perenne.
Si muoveva con grazia e gentilezza ma c'era sempre qualcosa, una tristezza di fondo che non se ne andava mai...e si chiese a cosa fosse dovuto quel particolare stato d'animo. Ester si domandò cosa fosse successo. Non era la prima volta che vedeva quell’ombra, sullo splendido viso della maggiore.
 
 
 
 
Il soffitto della stanza era cosparso da un sottile alone di muffa, segno dell’umidità che stava mangiando le pareti. “Chissà se mi cadranno sulla testa” andava pensando con timore…e per esorcizzare quella paura si tirò le lenzuola fino al mento.
La notte inglobava tutto, facendole sembrare lo spazio angusto della sua cameretta più grande e minaccioso di quanto già non fosse…e si chiese se il mattino seguente sarebbe stato migliore. La bambina assunse una smorfia incerta. Anche quel giorno aveva mangiato stufato di cavolo e patate, insieme a quel pane nero che non le piaceva…e poi erano venuti due signori vestiti in modo dimesso per parlare con sua madre. Ester sospirò. Avevano parlato con la mamma e questa, risentita gli aveva dato dei monili d’argento…scatenando l’ira di sua sorella Soledad.
Quei gioielli erano parte del corredo della prima moglie del suo defunto padre e sua madre, avendo venduto tutto per saldare i debiti per le cure del signor Escobar aveva dato fondo anche a quello che non le apparteneva.
Soledad le aveva gridato contro, con una rabbia mai vista…e sua madre, dopo averla lasciata strillare, le aveva mollato uno schiaffo che aveva fatto finire a terra la figliastra. “Dovreste solo tacere. Io sto facendo il possibile per provvedere alle grame finanze del mio povero sposo…mentre voi? Non fate altro che rimpiangere una morta, senza preoccuparvi di tenere a voi qualche pretendente che sia abbastanza generoso da non guardare alla vostra zoppia.”aveva detto, con un filo di cattiveria malcelato “Se volete prendervela con qualcuno, fatelo con i Rossignol, che non hanno minimamente agito per soccorrervi in questo disgraziato frangente”.
 
Ester socchiuse gli occhi.
Quella notte aveva preceduto l’incontro di sua sorella con Lord Mc Stone…e per tutto quel tempo, non aveva mai chiuso occhio. I singhiozzi di Soledad rimbombavano nella stanza, facendole venire la voglia di piangere a sua volta, se non altro per non farla sentire così sola.
-Signorina- disse la cameriera- possiamo andare.-
Lei annuì meccanicamente, scuotendosi dai suoi pensieri.
Non era il momento di percorrere il viale delle rimembranze. Quella messa era l’occasione per poter uscire un po’…e lei ne avrebbe approfittato. Si mise uno scialle attorno al corpo e, senza pensare ad altro, segui Emma.
Nel fare questo, tuttavia, si domandò dove fossero finiti quei gioielli d’argento che sua madre aveva venduto ai creditori, senza minimamente tener conto dei sentimenti di Soledad. Erano molto belli. Saranno nelle case di un nobile o di qualche borghese?
Questo pensiero, scatenato da quel ricordo improvviso, incastonato nella sua memoria passata, quando aveva cinque anni, rimase a farle compagnia per tutto il tragitto che separava la giovane dalla chiesetta cattolica. Non ve ne erano molte, in Inghilterra, soprattutto a seguito del passaggio alla religione inglese. Ugualmente, qualcuno aveva ricavato una nicchia, che si era trasformata in seguito in un punto di ritrovo per i cattolici di Londra.
-Eccoci-proferì Lady Mc Stone- siamo arrivati.-
La signorina Escobar inclinò la testa, non senza arricciare il naso. L’edificio era minuscolo e poco bello a vedersi, ben diverso dalle maestose chiese del continente. –E’ molto tempo che non andiamo ad una messa. Sono certa che sarà molto utile…per mondare la nostra anima dai peccati.- fece, dando alle ultime parole un tono strano e incerto.
La minore inarcò la fronte, come presa in contropiede da quell’inclinazione della voce, troppo ambigua per poter essere adatta alla sua tutrice…ma l’espressione distesa e compassata di Lady Mc Stone rimase immutata, come una splendida maschera veneziana che improvvisamente prendeva vita.
L’abito color cenere esaltava i capelli color dell’autunno di sua sorella, malgrado li avesse orrendamente castigati in una crocchia stretta e inflessibile.
Lei la seguì, con il suo vestito decisamente meno serioso…e subito si accorse che alcune persone erano venute a parlare con la sua tutrice. La signorina Escobar ne rimase sinceramente perplessa. Erano di varia estrazione sociale ma tutti parevano desiderosi di conversare con Lady Mc Stone: alcuni provenivano dalla nobiltà, altri erano dei baronetti, altri ancora provenivano dalla borghesia o, addirittura, di levatura assai inferiore.
-Emma- disse allora, avvicinandosi alla sua cameriera personale- sapete di cosa si occupa mia sorella?-
La giovane la guardò interdetta. –Oltre ad aver ripreso l’attività del marito, il più illustre orientalista di Londra, rappresenta, per le sue origini, un punto di riferimento per coloro che sono in questa città ma non sono inglesi. Ha aperto dei punti d’informazione e dei dispacci di un certo livello, senza contare che ha messo in affitto degli spazi che sono usati per aprire dei negozi.- fece- Ha anche dei saponifici molto apprezzati, dove lavorano soprattutto donne e bambini. So che è una delle poche persone ad assumere delle ragazze madri. Le impiega per la preparazione di un ricco mercato di pizzi e merletti.-
Ester ne rimase sinceramente sorpresa. –Credevo che vivesse della rendita delle sue terre in Scozia.- ammise.
La cameriera alzò le spalle. –La signora non ama restare in ozio. Potrebbe ma non lo fa.- rispose.
-Lady Mc Stone- proferì allora una voce- sono sorpreso di vedervi qui.-
Le due si voltarono…per poi trasalire, quasi in contemporanea.
Lord Mc Kenzie era di fronte alla vedova, con indosso i migliori abiti della sartoria londinese…ma c’era sempre un che di ribelle nella sua mise, che conferiva al suo aspetto una sfumatura selvaggia. Forse era la sua stazza, muscolosa e per nulla gracilina, come era per molti aristocratici.
Forse gli occhi chiari, penetranti e insieme ermetici.
Forse erano i capelli scuri, legati in un codino ma che, sciolti,  potevano scendere fino alle spalle.
Mentre notava tutto questo, la signorina Escobar arrossì.
-Prima o poi, sarei dovuta uscire dalla mia villa- rispose la donna, fronteggiandolo con distacco- non credete?-
Brennan sorrise.
-Avete perfettamente ragione.-disse, guardandola fisso in un modo che avrebbe atterrito chiunque.
Lei però non parve farci caso, come se ci fosse abituata. –Ci metteremo nelle prime panche della chiesa, in modo che tutti possano attestare la nostra presenza qui. Verrete con noi?- domandò, facendo sussultare Ester.
Brennan rimase un momento zitto…poi acconsentì.
 
 
 
 
Non ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva messo piede in una chiesa.
Alla Bedford, non potendo uscire, aveva finito con l’appoggiarsi al minuscolo rosario in granati che Soledad le aveva regalato per il suo quinto compleanno, vendendo un cameo di pregiata fattura per ricavare la somma necessaria all’acquisto. Lo stesso gioiello che teneva nella tasca e di cui accarezzava le pietre, mentre ascoltava la predica in latino del sacerdote.
Un coro a cappella, alle spalle dell’altare, accompagnava le varie parti della messa, secondo i dettami della Chiesa di Roma.
Incerta, si accarezzò il collo.
Lord Mc Kenzie aveva acconsentito a sedersi completamente a disagio accanto a loro…ed ora lei si trovava in mezzo. A destra c’era il truce  scozzese, a sinistra la sua silenziosissima tutrice. Che situazione! si ritrovò a pensare. Poi venne il momento delle offerte e la giovane Escobar, lanciando un’occhiata a Emma, le aveva chiesto di fare l’offerta in sua vece, non possedendo denaro con sé. Quello fu comunque l’unico istante in cui finse di non accorgersi della tensione che balenava nelle persone in mezzo alle quali si trovava. La prossima volta mi siederò accanto a Emma fu il pensiero seccato della giovane.
Il latino del prete giungeva alle sue orecchie come un eco indistinto, che non riusciva a mettere fine alla serie di pensieri che affollavano in quel momento la sua mentre. Tra un paio di giorni, avrebbe fatto quella visita in campagna. Non sapeva sinceramente cosa attendersi, dal momento che non aveva nessuna esperienza in proposito. Le sue compagne di collegio, ben più ricche e fortunate di lei, non mancavano di decantare le bellezze dell’ambiente campestre, ingigantendo all’occorrenza i pregi per poter essere ammirate ed invidiate dalle altre...soprattutto coloro che non potevano vantare i loro stessi privilegi.
Il mio abbigliamento sarà adeguato? Potrò disegnare? Potrò provare a pescare?...Dicono che sia piacevole…ma mia sorella approverà? Non mi ha mai negato nulla di ciò che le ho chiesto…verrà pure Lord Mc Kenzie? Sarebbe assai spiacevole. Da quando è qui, sembrano costantemente in disaccordo…sempre meglio di Lady Victoria e della sua noiosissima figlia…se non fosse per mia sorella, le avrei strappato tutti i capelli che ha sulla testa!andava pensando, dietro la migliore delle espressioni di bambola del suo repertorio. In quel momento, consapevole della natura delle sue riflessioni, aveva deciso d’imitare le maniere composte di Lady Mc Stone…ma dubitava fortemente di esserne capace. Sentiva costantemente i silenziosi sbuffi divertiti di Lord Mc Stone che, ogni tanto, la guardava di sottecchi...e si imbronciò, indispettita della cosa.
Non seppe dirsi quali sentimenti lo animassero.
L’ostilità dello scozzese era tale da mettere tutto il resto in secondo piano.
Al termine della cerimonia, tuttavia, fu Lady Mc Stone a porre fine a quel silenzio.
-Avete intenzione d’incontrare Lady Sweirlein? Mi ha chiesto di voi.- fece, incedendo con quel passo strano e ritmato, quasi a tempo di danza. Malgrado facesse di tutto per nasconderlo, la sua zoppia era un difetto troppo vistoso perché i suoi intenti avessero successo.
-Verrò durante il pomeriggio, se la cosa non vi angustia troppo.-rispose lui, senza alcuna gentilezza nella voce.
La spagnola non ribatté.  –Sia dunque come volete- fece, camminandogli accanto.
Brennan ghignò a quelle parole.
Un’armatura algida come sempre, devo riconoscerlofu il suo pensiero.
 
 
 
Cedric aveva rimandato a lungo quell’incontro.
Era nelle sue corde, d’altra parte, procrastinare tutte le cose spiacevoli…e parlare con sua madre era tra queste.
-Mi fa piacere che voi veniate a farmi visita qualche volta- disse l’americana, bevendo una tazza di tè- anche se è sempre troppo poco, a mio parere.-
L’altro ciondolò un po’ sulle gambe, fremendo dal desiderio di andarsene di lì. Le maniere cordiali e spicce della madre erano presagio di future spiacevoli conseguenze. –Mi avete fatto andare voi alla Eton- rispose con tono accigliato.
Margareth si bloccò.
-Hai ragione.-convenne, posando la tazza- Non dubito che questa decisione vi abbia creato problemi. Se voi foste nato dal grembo di una nobildonna, non avreste avuto simili inconvenienti…ma ricordate che le razze imbastardite sono più resistenti dei purosangue.-
Il figlio scosse il capo. Non si era mai vergognato della bassa estrazione sociale della madre…soprattutto da quando aveva messo piede a Londra. Le dame che aveva visto gli erano sembrate insignificanti e senza spessore, tanto da fargli pensare che non vi fosse alcun vantaggio nel impiantare le proprie radici lì. Tutti questi pensieri erano stati messi in crisi da quando era finito nella villa dei Mc Stone. La spregiudicatezza della vedova gli ricordava quella della madre e dello zio, tanto da renderlo ancora più insofferente del solito. –Prendete Lady Mc Stone, per esempio- continuò questa, dando voce ai sospetti che gravitavano nella mente del primogenito- Lei è spagnola e per metà borghese ma nessuno ha mai dubitato della sua moralità…tanto da essere ben accetta in tutti gli ambienti.-
Con calma, accavallò le gambe.
-Nemmeno voi siete contraria a questa mossa, a quanto vedo- fece il giovane, fremendo di stizza.
Margareth lo guardò.
-So che non siete felice qui e che vi ho caricato di responsabilità grandi ed onerose. Da quando tuo padre è morto, poco dopo la nascita di Ann, ho faticato moltissimo per non permettere alla miseria di rovinarci. Non avrei mai voluto far ritorno qui…ma non potevo garantirvi un’esistenza decorosa e desideravo tutelarvi. Puoi biasimarmi per questo?-chiese lei, con un tono così serio da colpire il figlio.
Ricordava bene quali sacrifici avessero fatto…a cominciare dalle ipoteche che si erano mangiate il minuscolo ranch che avevano faticosamente comprato, dando fondo ai loro risparmi. Il West, dopotutto, non era un luogo ospitale. Ogni centimetro di terra fertile, ottenuto con il sangue ed il sudore, poteva essere spazzato via in un solo istante, vanificando gli sforzi di una vita.   –Ricordi bene le ristrettezze in cui abbiamo vissuto e le lacrime che abbiamo versato nella notte, quando il pane mancava. Tuo zio ha un pessimo carattere…ma non tutti avrebbero riaccolto così il figlio di un uomo che è fuggito con una cameriera. Riconosci questo. Indipendentemente dalla delusione che gli hanno riservato gli altri nipoti, ospita nella sua casa tutta la famiglia del suo defunto fratello, rifiutandosi di destinare a me e a tua sorella un alloggio lontano da qui.- concluse con durezza.
Cedric incassò tutti i colpi.
Il ricordo della miseria passata era un peso umiliante e doloroso, che lo caricava di odiose responsabilità che accettava sempre meno volentieri. Il suo futuro era stato programmato in un modo che non gli piaceva per nulla…ed avrebbe voluto rifiutare. Già…ma a quale prezzo? pensò, mentre la mente volava ad Ann, la sua amatissima sorellina. Lei aveva solo sedici anni e, per il momento, non le era stato permesso di debuttare. La sua origine aveva dissuaso Margareth dallo spedirla in qualche collegio.
Avrebbe potuto farlo ma aveva preferito spronare il figlio, in modo da fornire terreno solido anche alla più giovane, su cui cadevano responsabilità diverse. Lo zio non si era ancora pronunciato a proposito della decisione di Lady Mc Stone ma era solo questione di tempo, conoscendo il signor Gillford e la madre. 
-No madre- rispose infine, non senza sforzo.
La donna, sentendo quel tono, si avvicinò.
-Tu sei il mio orgoglio- fece, prendendogli il viso tra le mani- non mi hai mai dato un singolo dispiacere e non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che stai facendo. Prego solo che questo obbligo non rimanga tale a lungo e che tu trovi quella serenità che ti è stata a lungo negata.-
Cedric non rispose.
Se ne rimase lì, a fissare sua madre, aggrappandosi a quegli occhi decisi e insieme dolci.
 
 
Ester uscì dalla cerimonia, al seguito di Lady Mc Stone e di Lord Mc Kenzie.
La fine della messa era stata accolta con un certo sollievo dalla giovane che, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che distrarsi pensando a come evitare qualsiasi attrito con gli odiosi figli di Lady Sweirlein. Lontani dalla madre, avevano mostrato un’indole assai diversa da quella sfoggiata pochi istanti prima. Le avevano fatto lo sgambetto e ricoperta di dispetti che, neanche troppo velatamente, erano incoraggiati da Liz la quale aveva mostrato fin da subito un profondo disprezzo verso di lei.
La giovane non poteva credere che esistessero persone tanto odiose…ma non avrebbe mai rivelato nulla a Soledad. Una questione di orgoglio, forse, mista alla consapevolezza che non poteva dipendere da lei per ogni problema. Così andava pensando. Per una volta, avrebbe provato a cavarsela a suo modo, in maniera da evitare qualsiasi spiacevole dissapore con sua cognata. Non sapeva se ci sarebbe riuscita ma avrebbe comunque fatto un tentativo.
Durante la messa, non aveva visto la famiglia Sweirlein.
Mia cognata si è convertita al luteranesimo. Ha seguito la religione del marito e quindi non verrà nella nostra stessa chiesa. aveva spiegato lei, con la sua algida indifferenza. Ester non sapeva cosa pensare, mentre era immersa in simili considerazioni. I muri erano intrecciati d'edera e, poco oltre, qualche quercia annerita dal fumo delle fabbriche faceva tristemente capolino. Alcune statue di angeli e di madonne erano disposte nelle minuscole nicchie del muro...e, senza pensarci, si avviò per vederli ancora meglio.
Erano in fatte in pietra grigia, dando un che di gotico all'intera struttura. La biondina vi si avvicinò, allungando la mano, come per poterle toccare. La loro altezza, tuttavia, consentiva di poterle sfiorare a stento, così si ritrovò a sbuffare, indispettita dal mancato successo dei suoi propositi.
Alla fine, ci rinunciò, non potendo fare a meno di rimpiangere il fatto di non avere con sé il proprio blocco per gli schizzi. Avrebbe voluto ritrarre quelle immagini, invece di accontentarsi di fissarle solo nel ricordo...ma doveva farlo.
-Non dovete preoccuparvi.-disse una voce bassa- Alla residenza dove andrete in villeggiatura, potrete vedere meglio questo tipo di sculture. Ci sono diversi cimiteri di campagna, alcuni monumentali. In ogni caso, credo che dobbiate occuparvi dei vivi. L'esistenza umana sa essere assai fugace, nella sua brevità.-
Ester inarcò la fronte.
Non si era accorta di essere seguita. -Lord Mc Kenzie- disse, chinando gli occhi- non mi ero accorta che mi steste seguendo.-
Lo scozzese la squadrò, con quell'espressione selvatica ormai familiare.
Lo fissò a sua volta, inclinando la testa.
-Mia sorella ha chiesto di me?-domandò.
Brennan lanciò un'occhiata obliqua.
-No-rispose- ma sarebbe meglio che la raggiungeste. Ha quasi terminato di conversare con gli altri frequentatori della chiesa e sarebbe bene per voi andare da lei. Non è consono che vi allontaniate in questo modo. Potreste dar segno di maleducazione.-
Ester chinò il capo.
-Va bene-disse, prima di sfoggiare un sorriso di circostanza- spero che il parco dove andrò in villeggiatura sia buono per i miei disegni.-
Brennan non rispose, attendendo che la giovane si incamminasse verso la chiesa. Non appena questa lo fece, lanciò una nuova occhiata alla strada. La signorina Escobar non l'aveva notata...ma una carrozza, priva d'insegne, era rimasta ferma sul ciglio opposto della via. Diffidente per natura, aveva raggiunto quella ragazzina e si era messo a studiare il mezzo che vide muoversi non appena la bionda si era allontanata. Che stesse attendendo lei? si chiese, mentre squadrava minaccioso la via.
Qualunque fosse la ragione, avrebbe di certo informato la sua tutrice.
Benché l'idea non gli piacesse, non si sarebbe macchiato la coscienza per un puntiglio che avrebbe danneggiato un'innocente. Lui era un uomo d'onore, per quanto strano potesse sembrare.
 
 
 
 
 
Quella sedia a dondolo era un arredo quanto mai bizzarro per un salotto.
In mezzo ad uno stile georgiano, pareva un elemento di cattivo gusto...ma Ann Gillford non era minimamente preoccupata della cosa. La mano eseguiva con perizia il ricamo che aveva visto nel catalogo della modista, riproducendo la fantasia floreale che aveva acceso il suo interesse. Nel frattempo, guardava con calma le due sagome accomodate al tavolo.
La partita a piquet era giunta a metà del suo corso e poteva vedere, dall'espressione seccata dello zio, che non stava prendendo una bella piega per lui. -Mio caro cognato-fece sua madre, con un sorriso felino in volto- avete inviato una lettera a Lady Mc Stone?-
-Colore-borbottò lui.
Margareth calò la carta.
-Lady Mc Stone è così tremenda?-chiese lei, facendo la sua mossa.
Gilbert sbuffò. -E'molto influente ed occorre vedere se avrà tempo. Ha degli ospiti e non so quando se ne andranno.- disse- Non buona.-
-Buona-ribatté lei, riferendosi alle carte- In ogni caso sarebbe buona cosa che  voi facciate avere vostre notizie, almeno per informarlo della vostra opinione a proposito del fidanzamento. Non possiamo rimanere sulle spine in questo modo, senza che vi sia un'ufficializzazione che metta tutto in regola.-
-Colore- proferì l'altro- Come siete formale, cara cognata. Davvero pensate che la mossa di Lady Mc Stone possa essere un buon affare? Legarsi alla famiglia di quella donna porterebbe a conseguenze inattese. -
Margareth sospirò.
-Io non penso niente. Ho visto mio figlio e conosco la vostra società abbastanza da sapere che l'interesse degli sposi è l'ultimo dei pensieri...ma questo conta poco. Io sono stata felice con vostro fratello e non ho mai pensato d'intaccare il patrimonio della sua famiglia...altrimenti avrei cominciato a piangere miseria subito dopo aver seppellito mio marito. - disse, assottigliando lo sguardo- Ho comunque tutto l'interesse di garantire loro una vita dignitosa. Se non fossi rimasta vedova, avrei agito in altro modo...ma le cose stanno così, purtroppo ed io non amo i rimpianti.-
Gilbert stirò le labbra.
-Manderò una seconda lettera nei prossimi giorni, allora.-concesse.
-Mi sembra una magnifica mossa-rispose lei, prima di sorridere- a proposito, ho fatto cappotto!-
Mr. Gillford borbottò.
Mentre era intento a parlare con quell'americana, aveva abbassato la guardia. -Non vale!-esclamò, tentando di correre ai ripari.
Margareth lo guardò con un sorriso furbo. -Mi dispiace, caro cognato, ma hai perso-disse- ed ora paga.-
Ann, vedendola, chinò il capo.
Sua madre era sempre stata un'ottima giocatrice ma suo zio si ostinava a sfidarla, perdendo sempre. Come è testardo fu il suo distratto commento, prima di gettarsi nuovamente nel ricamo.
 
Scusate il ritardo. La storia continua, nella maniera che mi sono prefissata. Ringrazio chi mi segue e Diana924 perché mi recensisce sempre. In questo capitolo non succede niente di particolare o forse no. Le cose potrebbero mutare...chissà. Grazie a tutti. Se avete voglia, tempo di lasciar qualche commento sappiate che sono bene accetti.

   
 
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