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Autore: Zazar90    28/08/2013    2 recensioni
I wanna take you home..
I won't do you no harm, no..
You've got to be all mine, all mine..
Ooh, Foxy Lady!!
La sua avventura negli Stati Uniti era appena cominciata.. L’avventura di Ruben Allister, un tempo conosciuta come la ragazza dei Rolling Stones, e adesso intenzionata a diventare la più grande giornalista musicale degli anni del Rock and Roll.
Genere: Generale, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1943: Now that you’ve found your paradise
This is your kingdom to command
You can go outside and polish your car
Or sit by the fire in your shangri-la
Here is your reward for working so hard
Gone are the lavatories in the back yard
Gone are the days when you dreamed of that car
You just want to sit in your shangri-la

“Watch out, he’s awake!”
Voci? Americani? Che diavolo..
Tentò di alzarsi, ma il bruciore di una ferita quanto mai recente lo costrinse a desistere. Riusciva a malapena a respirare per il dolore..
“Scheiße..”
“Nazi jerk!” fu il commento di un soldato in uniforme americana. Non capiva cosa dicessero, ma di sicuro non erano parole buone. Quanto tempo era passato dalla sua cattura? Neppure questo era in grado di capire.. Gli restavano solo vaghi ricordi, l’ultima immagine della sua Walther P38 puntata addosso, delle parole di addio sussurrate, poi il vuoto.
Eppure era vivo.
“Guarda un po’ chi abbiamo qui.. La volpe del Terzo Reich!”
Finalmente una voce germanica. Peccato che non indossasse una divisa simile alla sua..
“Ike.” riuscì a dire con un filo di voce. Sul volto dell’ufficiale americano si formò un’espressione vendicativa.
“Non permetterti mai più di chiamarmi in quel modo, io sono il generale Eisenhower.”
Se solo avesse avuto la forza lo avrebbe strozzato all’istante. Invece si ritrovava ferito nel letto di un ospedale americano.. Che terribile mossa gli aveva giocato la sorte.
“Perché non mi avete lasciato morire?”
“Lo avrei fatto molto volentieri, credimi, e spero tu muoia presto come tutte le bestie naziste. Sono arrivati però degli ordini superiori.”
“Bestie naziste..” la sua risata amara fu presto interrotta a causa del dolore al petto. “Cosa intendi per ordini superiori?? Volete torturarmi?? Fate pure ciò che volete, io non dirò mai una parola.”
D’improvviso, la porta della stanza si aprì. Vide dapprima ciò che sembravano due piedi e delle ruote.. Fu poi con grande stupore che si accorse dell’identità dell’uomo sulla sedia a rotelle.
“Ti presento il presidente Franklin Delano Roosevelt.”
Proprio così. Il presidente degli Stati Uniti d’America altro non era che un disabile. Si diresse lentamente verso di lui, dopodiché fermò la sedia in modo da osservarlo attentamente, sistemandosi gli occhiali e poi accennando un sorriso.
“Colonnello Fuchsberg, ho sentito parlare molto di lei.”
“Vorrei una sigaretta.”
Il presidente Roosevelt rimase un poco stupito.
“Non dovrebbe fumare nelle sue condizioni.”
“Tanto mi ucciderete lo stesso a breve.”
I due americani si lanciarono uno sguardo d’intesa. Fu Eisenhower a porgergli un pacchetto di sigarette.
“Lei era un medico prima di arruolarsi, vero colonnello?” domandò Roosevelt interessato. Fuchsberg tossì con veemenza dopo il primo tiro.
“Erano i tempi della repubblica di Weimar, non si guadagnava di certo facendo il dottore.”
“Lei era un ottimo medico però, ho letto dei suoi studi particolarmente interessanti sui problemi motori.”
Lo sguardo del colonnello non poté che fermarsi sulle gambe paralizzate del presidente.
“Da cosa è stata causata la sua paralisi?”
“Poliomielite.”
“Ha mai pensato che potesse derivare da una malattia del sistema nervoso?”
“Ho pensato molte cose, sono persino riuscito a diventare presidente, ma niente è servito a farmi camminare di nuovo.”
Un lungo e profondo sospiro seguì la seconda tirata del colonnello.
“Non so perché ne stia parlando proprio con me. Non sono più un medico, sono un ufficiale delle SS e ho ucciso più uomini io di qualsiasi altro nazista.”
“È un vero peccato che degli uomini così intelligenti combattano per un dittatore così spietato.”
“Le confido una cosa.” ribatté Fuchsberg, appoggiando la sigaretta sul posacenere. La fasciatura che gli copriva gran parte del petto era decisamente troppo stretta, quegli americani non erano buoni neppure a medicare un ferito. “Agli uomini come me non importa niente del Führer, noi combattiamo solo per il potere.”
Il generale Eisenhower roteò gli occhi con fare scettico.
“Tutti uguali voi nazisti.”
“Parli proprio tu, Ike, parli proprio tu.. Devo forse ricordarti le tue origini??!” puntualizzò allora il colonnello, fra un’amara risata e un colpo di tosse. Eisenhower spalancò gli occhi, talmente era disturbato da un simile oltraggio.
“Dovresti stare bene attento a come parli, non ci metto niente a farti saltare le cervella.”
“Allora fallo.” lo provocò il nazista, premendo l’indice sulla propria tempia. “Non ho più niente da perdere.”
“Colonnello Fuchsberg.” richiamò Roosevelt, battendo un poco le mani. “Adesso mi ascolti attentamente. Noi americani siamo molto generosi con i nostri prigionieri, in particolare con quelli di grande intelligenza. La sua è una mente davvero preziosa, dobbiamo ammetterlo, le propongo quindi di collaborare con la nostra nazione.. In cambio le offriamo una nuova identità, una nuova esistenza come medico. Cosa ne pensa?”
Fuchsberg si accese nuovamente la sigaretta per aspirarne un paio di tiri prima di rispondere.
“Penso che sia una grande follia.”
“Ci pensi attentamente. Non era il potere ciò per cui combatteva?”
La conversazione ebbe qui il suo termine. Il presidente si congedò con la stessa quiete con cui era entrato, accompagnato dal non convinto generale Eisenhower.
Il colonnello rimase in quella stanza dalle bianche pareti sotto la scorta di soldati americani con i quali si rifiutava di comunicare.
Ebbe però molto tempo per pensare.
La morte lo aveva risparmiato.
Forse non tutto era andato perduto.

1950: And all the houses in the street have got a name
'Cause all the houses in the street they look the same
Same chimney pots, same little cars, same window panes
The neighbors call to tell you things that you should know
They say their lines, they drink their tea, and then they go
They tell your business in another shangri-la
The gas bills and the water rates, and payments on the car
Too scared to think about how insecure you are
Life ain't so happy in your little shangri-la
Shangri-la, shangri-la la-la-la-la-la-la-la-la

“Papà, papà!! Guarda che bel fiore!!”
Una bambina dal caschetto marrone correva nel parco di Dartford, sventolando entusiasta un papavero scarlatto. L’uomo di fronte a lei si chinò per osservare un così prezioso gioiello, ridendo allegramente.
“Portalo alla mamma!!”
Lei annuì con gioia, per poi cominciare a correre di nuovo, fermandosi solo per mostrare quel tesoro ad una bambina che giocava lì vicino.
“Guarda che bel fiore!!”
L’altra bambina si alzò immediatamente in piedi, scocciata dalla sua presenza.
“Io con te non ci gioco!!”
“Perché no??”
“Perché la mia mamma dice che sei nazista!!”
E scappò via dalla bambina con il caschetto marrone, ormai ammutolita e priva di entusiasmo. Non le rimase che portare il papavero a sua mamma, camminando lentamente fra silenziosi singhiozzi.
“Che c’è tesoro, perché quel faccino triste?” domandò la madre, spostandole la frangia dal volto per scrutarne l’espressione. La bambina sbuffò tristemente, dondolandosi sui piedi.
“Mamma, cos’è un nazista?”
La donna sbiancò al suono di quella parola.
“Una persona cattiva.”
“Allora io sono cattiva?”
“Chi ti ha detto queste cose??”
“Quella bambina laggiù.. Mi ha detto che non può giocare con me perché sono una nazista!”
Poco lontano, il marito osservava la scena in disparte, lo sguardo dolente e la gola tappata.
“Quella bambina è solo gelosa perché sei più carina.. Adesso andiamo a casa, tesoro.”
La piccola annuì, stringendo il papavero nella manina. Cominciava a capire perché non la portassero così spesso al parco, gli altri bambini erano davvero cattivi con lei.
Guardò la schiena di sua madre che si alzava, ma non fece in tempo a prenderle la mano. Sembrava quasi infastidita..
“Mamma??”
“Andiamo, Ruby.”
Non riusciva neppure a stare dietro al suo passo. Rallentò giusto per farsi raggiungere dal padre, dopodiché abbandonò il papavero nel verde prato da cui lo aveva strappato.

Put on your slippers and sit by the fire
You’ve reached your top and you just can't get any higher
You’re in your place and you know where you are
In your shangri-la
Sit back in your old rocking chair
You need not worry, you need not care
You can't go anywhere
Shangri-la, shangri-la, shangri-la, shangri-la, shangri-la, shangri-la

   
 
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