Twist of
Fate
Capitolo
secondo
«E così
sono salito sul primo treno per Tokyo! Non mi aspettavo una proposta del genere
dal Teme, ma a quanto pare quelli che suonavano la chitarra e il basso prima di
noi hanno dovuto lasciare il gruppo e così Shikamaru ha proposto al Teme la
storia dei volantini… Però sono contento, così adesso tutti e due possiamo fare
quello che più ci piace! Guarda, i ragazzi sono simpatici, ti troverai
benissimo!». Hinata pensa che Naruto somigli terribilmente ad un cagnolino
scodinzolate, mentre continua a girarle intorno e a stordirla con le sue mille
parole. Una parte di lei vorrebbe implorarlo di smetterla di parlare così
velocemente, ma la situazione la diverte e la rassicura, allo stesso tempo. Con
Naruto accanto a lei, l’atmosfera sembra meno rigida e pesante in quella sala
prove. Sasuke, però, non sembra pensarla allo stesso modo.
«Baka,
non vedi che lo stai intontendo a forza di sparare le tue minchiate?».
«Stupido
Teme! Stavo solo cercando di essere amichevole, quello che tu non sei mai!».
Hinata
osserva Naruto litigare con Sasuke con sguardo allibito, cercando di capirne il
perché. I due non dovrebbero essere
migliori amici? E poi, tutta quella confusione comincia ad agitarla un bel po’.
A casa sua non ci sono mai stati rumori molesti, o persone che alzano la voce.
Su questo suo padre è molto fiscale: i pasti venivano consumati principalmente
in silenzio, inoltre, anche quando invitava degli amici a casa, Hinata era
rimproverata se si alzava troppo il tono di voce. Per questo lei, Ino e Kiba
preferivano sempre incontrarsi fuori dalla villa della ragazza, per non
disturbare il signor Hyuga, e possibilmente evitare i suoi severi rimproveri.
Tutto ciò è completamente nuovo per lei, eppure molto affascinante. Le
trasmette un senso di libertà, di vivacità.
«Non
preoccuparti, fanno sempre così. Presto ci farai l’abitudine». Hinata si gira
leggermente, quel che basta per vedere Shikamaru accanto a sé, i capelli
raccolti in un codino e un’aria annoiata sul viso. Hinata sorride, prima di
voltarsi nuovamente verso i due ragazzi, che ora hanno cominciato una piccola
zuffa.
«Immagino
di sì».
I
giorni si susseguono velocemente.
Hinata,
o per meglio dire Kiku, si abitua in
fretta alla sua nuova vita a Tokyo; senza molte difficoltà trova lavoro in un
bar, dove può racimolare qualche risparmio per contribuire alle spese
dell’appartamento. Ogni giorno, finito il turno di lavoro mattutino, fa appena in
tempo a prendere il tram che la porta un po’ fuori città, dove gli altri
ragazzi la aspettano per cominciare le prove. Passano ore a suonare insieme,
che sia per delle cover o per comporre nuove canzoni, tanto che a volte tardano
fino a notte fonda. La voce di Sasuke è incredibilmente bella, e spesso si
stupisce di come un ragazzo tanto freddo possa possedere una voce talmente
calda e profonda; si è trovata sin da subito a suo agio con il batterista e il
tastierista, che da quel che ha capito hanno studiato musica per molti anni,
per arrivare a quel livello. Naruto, invece, è un chitarrista eccezionale.
Hinata non avrebbe potuto sperare in compagno migliore, per il suo basso; sin
dal primo momento, fra loro si è instaurata una chimica tale da spingerli a
dare il meglio di loro e a creare un’unione eccezionale fra i due strumenti. Però,
a volte è così difficile concentrarsi
con lui accanto. I suoi occhi azzurri sembrano sempre voler catturare i suoi,
traditori, e il suo viso si trasforma in un’espressione talmente seria e
assorta quando suona, che a volte Hinata proprio non può smettere di fissarlo,
con il cuore a mille.
Ora
convive con i quattro ragazzi che, da circa un paio di settimane, sono suoi
compagni e amici. Potrebbe sembrare
quasi strano il modo semplice con cui si è creato un legame indissolubile fra
loro, quasi condividessero anche lo stesso sangue, invece di un appartamento e
una band rock. Il vivere insieme a quattro ragazzi non aiuta però Hinata a
mantenere il suo piccolo segreto,
tanto che più di una volta ha rischiato di essere scoperta; la doccia è il
problema più grande, oltre agli abbracci invasivi di Naruto e al suo poco senso
del pudore che lo spinge ad entrare in bagno ogni volta senza bussare. Inoltre,
è stanca di indossare in continuazione abiti di taglie più grandi. Come se non
bastasse, a preoccuparla ulteriormente c’è Sasuke. Sempre freddo e altero, da
quando ha deciso di farla entrare nel loro gruppo come bassista non ha smesso
di studiarla. Sembra quasi che lui abbia capito qualcosa, e che aspetti
solamente di vedere se i suoi dubbi sono fondati. Ciò non tranquillizza affatto
la ragazza che, anzi, ha sempre il terrore di rimanere sola con lui. E poi c’è
Naruto. Hinata cerca spesso la sua compagnia, perché semplicemente ama
trascorrere del tempo con lui, che sia per esercitarsi ad un pezzo, o per
chiacchierare. Si ritrova a guardarlo di nascosto, incapace di staccare gli
occhi da quel sorriso contagioso, o da quegli occhi celesti terribilmente luminosi, e ogni volta che lui
l’abbraccia –anzi, ogni volta che abbraccia il suo amico Kiku-, Hinata può sentire chiaramente il cuore impazzire nel suo
petto e il fiato mancarle per il troppo imbarazzo, la troppa emozione.
Quei
sentimenti confondono terribilmente Hinata, tanto da chiedersi cosa realmente
provi per lui. Non comprende appieno cosa la leghi a quel ragazzo talmente
diverso da lei, con cui non ha nulla in comune se non l’amore per la musica.
Anche
questa notte, seduta sul divano, osserva Naruto impegnato a giocare ad un video
game con Shikamaru. Le sue labbra si aprono in un sorriso ogni volta che il
ragazzo, dopo aver vinto una partita contro l’amico, alza le braccia al cielo e
comincia a lanciare dei gridolini entusiasta. Poi, quando lui si volta verso di
lei ed esclama «Kiku, hai visto?! Dico, sono troppo grande!», non può
trattenere il rossore che si espande sulle sue guance. «Sì, sei stato davvero
bravo» dice, con un tono tranquillo, e queste poche parole bastano per far
allargare ulteriormente il sorriso sul volto di Naruto. Anche questa volta,
Hinata non può che sentirsi felice nel vederlo così allegro e rilassato, nel
sentirsi vicina a lui, in qualche
modo, ma soprattutto di essere la causa di quel sorriso. «Ehi, baka! Hai
giocato anche troppo, ora tocca a me!» esclama Suigetsu, seduto sul divano
accanto a lei, dando un leggero colpo sulla nuca di Naruto. Il ragazzo fa la
linguaccia all’amico, prima di passargli il joystick ed alzarsi per lasciargli
il posto; si siede sul divano accanto a Hinata, con il broncio e le braccia
incrociate. La ragazza si sente improvvisamente agitata nel sentire il suo
braccio appoggiato a quello di lui, come il resto del suo corpo; è talmente
caldo che deve frenarsi, prima di avvicinarsi ancora di più a lui. «Ehi, Kiku»
dice Naruto, ad un tratto, obbligando Hinata a voltare la testa verso di lui.
«Per caso hai una qualche cugina, o parente, che si chiama Hinata?» le chiede,
gli occhi azzurri che la fissano curiosi. La ragazza si sente mancare,
specialmente nel momento in cui si accorge di avere lo sguardo di Sasuke su di
sé, oltre quello del biondo. Deglutisce, prima di mostrare un sorriso tirato e
rispondere, cercando di essere convincente. «N-no, mi dispiace… Ma perché me lo
chiedi? C-chi è questa Hinata?».
L’espressione
di Naruto sembra quasi delusa e per un attimo il cuore di Hinata si riempie di…
speranza? «Nessuno, non preoccuparti» dice, solo, prima di tornare a
concentrarsi sulla partita di Shikamaru e Suigetsu. La ragazza fa in tempo a
tirare un sospiro di sollievo per il mancato interrogatorio, quando Sasuke si
avvicina a loro, sedendosi accanto a Naruto.
«Baka,
allora l’hai più sentita Sakura?» chiede un attimo dopo a Naruto, con un
sorriso tirato sulle labbra. Hinata si rende conto, però, che gli occhi neri
sono puntati su di lei. Si accorge delle
guance improvvisamente rosse del ragazzo al suo fianco e un sospetto si fa
spazio dentro di lei, facendole dimenticare lo sguardo insistente di Sasuke.
«B-beh, magari. Insomma, non penso di piacerle, perciò ho deciso di lasciarla perdere»
sussurra imbarazzato e Hinata per un momento sente il cuore calmarsi, allontanando
quella sensazione di inquietudine. «Sì, ma lei ti piace ancora, non è così?»
insiste Sasuke, senza staccare gli occhi dal volto di Hinata. «P-penso di sì,
mi è piaciuta per tanto di quel tempo… Certi sentimenti non passano in un
giorno» esclama Naruto, senza alzare lo sguardo dal suo ginocchio.
Hinata senza proferire parola si alza dal divano e si
dirige verso la portafinestra, che da sul balcone. «Kiku, dove vai?». Naruto
continua a chiamarla, a chiamare il suo
amico, ma Hinata non si volta.
Non può
affrontare quegli occhi azzurri, non adesso. Subito viene colpita dall’aria
autunnale, che le causa un brivido freddo lungo la schiena. Si appoggia al
corrimano, chiude gli occhi e cerca di riprendere lucidità, di calmarsi una
buona volta e riprendere in mano la situazione; con una mano si asciuga le
lacrime che traditrici escono dai suoi occhi, dandosi mentalmente della
stupida. Non è possibile che possa davvero stare così male per uno stupido
ragazzo che conosce da nemmeno due settimane, non è un tempo ragionevolmente
lungo per poter pensare di essere innamorata di qualcuno. Non così.
Un
rumore alle sua spalle la distoglie dai suoi pensieri, spingendola a
riprendersi il più velocemente possibile. Rimane immobile, senza voltarsi, in
attesa di una parola o di qualsiasi rumore. Invece una figura si affianca a
lei, senza degnarla di uno sguardo o di una parola. Sasuke inspira una boccata
di fumo dalla sigaretta che tiene fra le labbra, per poi liberarlo un attimo
dopo. Hinata osserva affascinata quella nuvola bianca che lentamente si
dissolve nella notte, volteggiando nell’aria.
Sasuke
le porge la sigaretta. «Vuoi un tiro?». Hinata scuote la testa e allora il moro
fa spallucce, prima di rimettersi la sigaretta in bocca. Rimangono in silenzio
per lunghi minuti, che a Hinata sembrano infiniti a causa della pesantezza
nell’aria, finché Sasuke non decide di parlare. «Mi dispiace per prima, ma sono
stato obbligato. Dovevo risolvere dei dubbi che ho sin dal momento in cui ti ho
visto… o dovrei dire vista?».
Hinata
sussulta a quelle parole, sentendo un groppo formarsi in gola. Accidenti.
«N-non
so di che parli, Sasuke…».
«Non
preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me».
Hinata
si volta a guardarlo, gli occhi spalancati per la sorpresa. Sasuke si volta
leggermente verso di lei, gli occhi neri a mostrare un’espressione divertita.
«Pensavi davvero che non me ne sarei accorto? Non sono stupido come Naruto… Ma
sei brava». È un sorriso gentile
quello sulle sue labbra? «Suoni il basso con una passione che non avevo mai
visto in nessun’altro, o, almeno, non da quando mio fratello è morto» sussurra,
voltandosi di nuovo a guardare il panorama sotto di loro. Tira un'altra boccata
di fumo, gli occhi improvvisamente tristi e malinconici. Hinata guarda con
stupore crescente quel ragazzo che ha sempre ritenuto freddo e altero,
rendendosi conto di quanto lo abbia giudicato male, in parte, per tutto questo
tempo. Certo, non rimane propriamente l’espressione della simpatia o della gentilezza,
ma rimane comunque un bravo ragazzo. Ed è con sincerità che sussurra quel «Mi
dispiace per tuo fratello», senza smettere di osservarlo.
«Non mi
serve la tua compassione. Ormai sono passati molti anni, non importa più».
Hinata si accorge di quella bugia sussurrata dal ragazzo, e legge nella sua
espressione che, per quanto tempo possa essere passato, il dolore per quella
morte ancora lo fa soffrire, ma decide di rimanere in silenzio. Qualcosa le
dice che è quello di cui Sasuke ha bisogno, in questo momento, più di qualsiasi
parola o gesto di conforto.
«Qual è
il tuo vero nome?» chiede il ragazzo, senza voltarsi.
«Hinata
Hyuga».
Un
sorriso beffardo si dipinge sul suo volto, mentre sussurra «Immaginavo… L’ho
vista, prima, la tua espressione allarmata. Quindi avevi già avuto il piacere
di conoscere Naruto?».
Hinata
ignora la punta di sarcasmo nella sua voce, mentre sente le guance avvampare.
«Ci siamo conosciuti in treno, il giorno delle audizioni».
«Capisco…
Immagino sia stato un colpo di fulmine, allora?». Hinata sente ancora una volta
una nota di derisione. Per una volta decide di lasciare perdere la sua
timidezza, sentendosi presa in giro dal ragazzo.
«Dove
vorresti andare a parare?» chiede, inarcando le sopracciglia. Sasuke si volta
verso di lei, stupito dall’improvviso cambiamento nella sua voce. «Beh, si vede
lontano un miglio che sei completamente cotta del baka. Poco comprensibile, a
mio parere, ma non è difficile accorgersi di quanto arrossisci quando lui è nei
paraggi».
Hinata
si sente morire per l’imbarazzo, mentre abbassa lo sguardo e cerca di nascondere
il suo viso con una mano. «N-non è vero, d-devi aver capito male!» esclama,
poi, totalmente imbarazzata. Non si era resa conto di quanto fossero palesi i
suoi sentimenti. E se anche Naruto se ne fosse accorto, come Sasuke?
«Non
preoccuparti, Hinata, Naruto è troppo ingenuo per rendersi conto di una cosa
simile». Sasuke la sorprende ancora, dicendole quelle parole.
«C-chi
è questa Sakura?» sussurra Hinata, cercando di soffocare il suo imbarazzo.
Sasuke le mostra un sorriso beffardo, prima di tornare a concentrarsi sul cielo
notturno. «È una nostra amica. Io e Naruto la conosciamo dalle scuole medie, in
poche parole, dato che tutti e tre eravamo compagni di classe. Il baka ha avuto
una cotta per lei praticamente per anni, solo che Sakura non l’ha mai considerato
un granché».
Forse
non dovrebbe, forse è meschino ed egoista, ma non può che sentirsi sollevata
nel sentire queste ultime parole, nel sentire che Naruto e Sakura non hanno mai
condiviso nulla oltre l’amicizia.
Lo vede
gettare la sigaretta per terra, prima di darle le spalle e allontanarsi
lentamente.
«Ci
vediamo domani mattina, Kiku» dice,
prima di aprire la porta e chiuderla alle sue spalle. Hinata rimane per un
attimo immobile, persa nei suoi pensieri, prima di tornare all’interno
dell’appartamento.
«Kiku,
potrei chiederti una cosa?».
«Sì, Naruto» sussurra, al buio. Da qualche
tempo condivide la stanza con il ragazzo, che spesso ha l’abitudine di venirsi
ad infilare nel suo letto, senza una ragione precisa.
«Perché
non parli mai della tua famiglia?».
Hinata
sussulta, poi cerca di evitare il suo sguardo.
«I-io…
Perché me lo chiedi?».
«Perché
i ragazzi mi parlano spesso dei loro genitori o fratelli, anche Sasuke tiene
una foto della sua famiglia in camera sua –ma non dirgli che te l’ho detto-, eppure
tu non lo fai mai».
Hinata
rimane per un attimo in silenzio, pensierosa, ma soprattutto indecisa. Non sa
se dovrebbe dirgli la verità, o tacere. Infine sospira, chiudendo gli occhi.
«I-io
sono scappato di casa. Mio padre è un uomo molto severo e non avrebbe mai
accettato che io inseguissi questo sogno, ma d-dovevo farlo, mi capisci?»
sussurra, incapace di frenare la nostalgia che all’improvviso sembra averla
assalita. Quando riapre gli occhi scorge Naruto sorriderle, a pochi centimetri
da lei.
«Certo,
ti capisco. Immagino la tua non dovesse essere una situazione facile».
«No.
Mio padre ha già deciso tutto della mia vita: studi, amicizie, lavoro. Lui
vuole solo il meglio per me, e io lo capisco, ma non potevo più sopportare
tutto quel peso sulle spalle, nonostante il bene che possa volergli. Lui mi ha
cresciuto da solo, prendendosi carico di ogni responsabilità, da quando…».
Hinata
rimane in silenzio, incapace di terminare quella frase. È Naruto a rompere il
silenzio, incitandola a continuare con la sua voce profonda e calma, che ogni
volta sa infonderle subito la serenità di cui ha bisogno.
«Mia
madre se ne è andata di casa quando ero molto piccolo, abbandonando me e mia
sorella. Mio padre non è più stato lo stesso, da allora... Ha lasciato solo una
lettera, per spiegare che non sarebbe tornata e che le dispiaceva… L’ho
aspettata per tanti anni, ma non l’ho più rivista». La ragazza chiude gli
occhi, forse per impedire loro di formare delle lacrime. Non deve piangere di
nuovo per quella donna, l’ha già fatto troppo in passato chiusa nella sua stanza,
quando era sicura che né Hanabi, né suo padre, l’avrebbero sentita.
«Mi
dispiace» sussurra Naruto, senza smettere di guardarla. Hinata mostra un debole
sorriso, pensando al dolore provato in quei giorni di tanti anni fa. A volte
quella cicatrice brucia ancora, nel suo cuore.
«E tu,
Naruto? Perché non mi parli della tua famiglia?» chiede Hinata, osservando gli
occhi di lui illuminarsi d’entusiasmo.
«Beh,
il mio padrino è un pervertito e spesso mi tocca andarlo a riprendere ubriaco
in qualche locale, ma gli voglio bene. Mi ha cresciuto come fossi suo figlio. È
lui che mi ha regalato la mia prima chitarra, sai? Era così bella. Ricordo di
aver sorriso tutto il giorno per la troppa felicità e mi credevo già un
magnifico musicista, anche se mi limitavo a pizzicare le corde a caso». Hinata
e Naruto ridono, di fronte a quell’immagine tanto simpatica e innocente, allo
stesso tempo. La ragazza osserva il viso di Naruto, illuminato leggermente dal
chiarore della luna, e proprio non riesce a soffocare le farfalle allo stomaco.
È così bello.
«E i
tuoi genitori?» chiede Hinata, dopo qualche attimo di silenzio. L’espressione
di Naruto, all’improvviso, si fa più triste.
«Loro
sono morti quando ero molto piccolo. In realtà non li ho mai conosciuti».
Hinata prova un profondo dolore, sentendo queste parole, miste a senso di
colpa. Lei si è lamentata della sua condizione, quando lui probabilmente non ha
fatto altro che sentire la mancanza di una famiglia per tutta la vita. Si
stupisce di come possa sorridere tanto, nonostante il dolore che si porta nel
cuore.
«M-mi
dispiace tanto… Non ho fatto altro che lamentarmi della mia situazione, quando
tu…». Le parole le muoiono in bocca, non appena sente Naruto avvicinarsi ancora
di più a lei, scuotendo la testa. Ringrazia silenziosamente l’oscurità, che
fortunatamente impedisce al ragazzo di scorgere il suo rossore. «Non dirlo
neanche per scherzo, Kiku! Io ho passato una vita davvero felice insieme al mio
tutore e non rimpiango nulla. So che i miei genitori mi hanno amato con tutto
il cuore e questo mi basta, davvero… Ma che fai?! Perché piangi, adesso?».
«M-mi
dispiace».
Hinata
nasconde la testa nel cuscino, colta in fallo. Non avrebbe mai voluto che lui
si accorgesse delle lacrime che, alle sue parole, non era più riuscita a
trattenere. Infondo, entrambi in un modo o nell’altro sono cresciuti senza una vera famiglia, soli contro il mondo
intero. Per un attimo, immagina come sia stata la sua vita, cosa l’abbia
portato a lasciare tutto per diventare un chitarrista. Per un attimo, immagina come sarebbe stata diversa la sua, di vita, se l’avesse incontrato
qualche anno fa, invece che su un treno in corsa per Tokyo. All’improvviso
percepisce le braccia di lui avvolgerla e si irrigidisce, sentendo
quell’improvviso calore a contatto con il suo corpo. Sente la risata di Naruto,
contro la manica del suo pigiama, e un brivido corre lungo la sua schiena. «Sei
una persona talmente sensibile, Kiku» sussurra, una volta aver smesso di
ridacchiare. «Sei terribilmente silenzioso e timido, tanto che spesso ti trovo
strano e impacciato. Ma mi piacciono davvero le persone come te».
Hinata
sente il cuore impazzire, nell’udire queste parole. Indecisa fra il voler
soffocare in quel cuscino e il girarsi per abbracciarlo di rimando, rimane
immobile, il rossore improvvisamente più fastidioso sulle sue guance e un
sorriso ampio sul suo volto. È terribilmente felice, quanto mai lo era stata.
Davvero Naruto ha detto che gli piace?
«Vorrei rimanessi per sempre mio amico, Kiku,
ho bisogno di te». Bastano quelle poche parole sussurrate, per farle cadere
la verità addosso. Ma certo. A lui piace Kiku, non Hinata. Lui la considera un
prezioso amico, forse tanto importante nella sua vita quanto lo è Sasuke. «Certo, Naruto. Non ti lascerò mai». Ed è
vero, eppure terribilmente falso. Un giorno non riuscirà più a mantenere quel
segreto, e allora sarà proprio Naruto a lasciarla. Lo sente sbadigliare,
accanto al suo braccio. Alcuni secondi, e ha già preso a russare. Hinata sorride
dolcemente, passandogli le dita fra i capelli biondi, che sin da subito l’hanno
colpita. Prima che se ne renda conto, ha chiuso gli occhi per abbandonarsi al
sonno, sperando di trovare almeno nei suoi sogni una realtà diversa da quella
della vita reale.
«Blood in the
streets in the town of New Haven, blood stains the roofs and the palm trees of
Venice».
Hinata
batte le mani a ritmo, mentre non può trattenersi dal ridere. Naruto è seduto
al suo fianco, una chitarra acustica in mano e le dita impegnate a riprodurre
le note di “Peace Frog”. Sasuke, finita la sua strofa, passa il mestolo a
Shikamaru, che subito comincia a cantare usandolo come microfono improvvisato.
«Blood in my
love in the terrible summer, bloody red sun on fantastic L.A.».
Il
mestolo passa a Suigetsu, che si alza in piedi e comincia ad atteggiarsi a
cantante rock sul palco, in un tentativo riuscito di imitare Sasuke; tentativo,
quello, che gli fa aggiudicare subito un’occhiataccia dal moro.
«Blood screams
her brain as they chop off her fingers, blood will born in the birth of a
nation, blood is the rose of mysterious union».
Il
tastierista le mostra un sorriso a dir poco inquietante, a causa della sfilza
di denti appuntiti, e Hinata deglutisce mente afferra l’oggetto fra le mani.
«There’s blood
in the streets, it’s up to my ankles; blood in the streets, it’s up to my knee;
blood in the streets of the town of Chicago, blood on the rise, it’s following
me».
Si sforza
di rendere la sua voce più maschile possibile, ma alla fine comunque la sua
risulta essere una voce bianca, quasi infantile, che la fa vergognare non poco.
Non ha mai amato la sua voce, tanto che le è stato richiesto un grande sforzo
per cantare di fronte a quel piccolo “pubblico”. Naruto non sembra essere però
dello stesso parere, tanto che non appena Hinata passa quello strano microfono
a Sasuke, il biondo si alza in piedi con ancora la chitarra alla mano e
comincia a parlare a raffica, esaltato come sempre.
Hinata
arrossisce come un pomodoro troppo maturo, mentre Sasuke si alza in piedi ed
esclama un «Ehi!» contrariato. Suigetsu comincia a ridacchiare, mentre
Shikamaru annuisce, dando corda a Naruto. «Concordo con lui. Kiku ha tutte le
carte in regola».
Sasuke si
volta lentamente verso di lui, perplesso e incapace di capire se si tratta di
una presa in giro o se le sue parole sono serie.
«Tranquillo,
Sasuke. Tu attiri le pollastre, non potremmo mai liberarci di te, specialmente
quando la data del concerto è così vicina». Ma
certo, il loro primo, vero, concerto. Si esercitano da giorni, in vista di
quella data e Hinata è così felice che il cuore potrebbe esploderle da un
momento all’altro.
Le parole
di Suigetsu fanno scoppiare Naruto e Hinata in una risata, mentre fanno
incupire ulteriormente l’espressione sul volto di Sasuke. «Questa me la pagate,
bastardi».
Suigetsu
impallidisce e fa in tempo a deglutire, prima che la scena venga interrotta
dallo squillare del telefono. Rimangono per un attimo immobili, ma infine
Sasuke da loro le spalle, congedandosi con un «Ringraziate i Kami. Il telefono
vi ha salvato la pelle».
Suigetsu
rilascia un sospiro di sollievo e Hinata soffoca una risatina nella sua mano,
appoggiata alla bocca. Sul divano Shikamaru rilassa le spalle e poi allunga il
braccio per prendere la bottiglia di birra appoggiata per terra, al suo fianco;
ne beve un lungo sorso, prima di chiedere, a nessuno in particolare «Dite che
sia Sakura?». Hinata sussulta, nel sentire di nuovo pronunciare quel nome. Si
volta a guardare Naruto, aspettandosi forse di vedere una qualche espressione diversa sul suo volto, ma si stupisce
nel trovare invece un enorme sorriso. «Quei due non me la raccontano per niente
giusta» esclama Naruto, prima di mettersi a ridacchiare insieme agli altri due
ragazzi. Hinata non si unisce alle risate, invece, ancora perplessa. «Ma,
Naruto, a te non piaceva quella ragazza?» chiede alla fine, incerta. Naruto
spalanca la bocca per rispondere, ma Suigetsu lo precede.
«In realtà
gli piaceva, ora il nostro Narutino ha
qualcun altro per la testa! Mi stupisce che tu non lo sappia». Le guance del
biondo si chiazzano di un rosso intenso, mentre la sua espressione muta in una
molto nervosa. Hinata deglutisce, distogliendo lo sguardo dalla scena.
Immaginava che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa del genere, perciò in
qualche modo pensava di essere preparata a questo,
di aver preparato una difesa abbastanza forte. Ma si sbagliava, perché fa
male, anche così.
«Ah, è una
storia talmente romantica!» esclama di nuovo Suigetsu, con aria sognante, «L’ha
incontrata un giorno su un treno e da allora non è più stato in grado di
togliersela dalla testa! Il mio cuore si riempie di commozione nel sentire di
questi colpi di fulm-».
«Sta
zitto, brutto idiota, non sono affari tuoi!».
Hinata
spalanca gli occhi, puntandoli immediatamente su Naruto, che ha cominciato a
cercare di soffocare un Suigetsu che si sta decisamente sbellicando dalle
risate. Ripensa alle parole appena pronunciate dal ragazzo, incapace di capirne
appieno il significato; è tutto così improvviso, così irreale. Il suo cervello impiega qualche attimo per imprimerne per
bene il significato, per capire appieno cosa Suigetsu intendesse dire. Io piaccio a Naruto. Ed è naturale che
le guance assumano una colorazione rossiccia, che il cuore impazzisca nel suo
petto e un enorme sorriso si allarghi sul suo viso. Io piaccio a Naruto.
Quando
Sasuke rientra nella stanza, il telefono in mano, per un attimo Hinata non nota
nemmeno la sua espressione preoccupata.
«Kiku, ti
vogliono al telefono». È il suo tono di voce a farla sobbalzare. Non l’aveva
mai sentito così timoroso e concitato, quasi a tradire la sua apparente
freddezza. Hinata si alza, improvvisamente colta da un giramento di testa e da
un brivido freddo, che percorre la sua colonna vertebrale. Lo guarda allarmata,
mentre lui le passa il telefono, incitandola a chiudersi nell’altra stanza, sola. Quando gli passa affianco, per
oltrepassare la porta, sente improvvisamente la sua bocca vicina all’orecchio.
«Attenta, è tuo padre» sussurra, prima di
avanzare con una certa velocità e raggiungere gli altri ragazzi, ora in
silenzio ed osservatori perplessi della scena.
Hinata
stringe i pugni e chiude gli occhi, prima di entrare nel corridoio e chiudersi
la porta scorrevole alle spalle.
«Hinata, sei tu?»
pensavo
saresti fuggita con la coda fra le gambe non appena
il tuo amico ti avesse detto chi c’era al
telefono. Mi stupisci, Hinata.
Anche se forse non
dovrei stupirmi più di nulla, non dopo quello che hai fatto»
«Non mi interessa, so
già tutto. La tua amica mi ha detto ogni cosa»
Che tu lo voglia o no
tornerai a casa e farai quello che ti dico, mi hai capito?»
e se non verrai a casa
con le buone, la polizia lo farà con le cattive»
«L’autista ti aspetta
domattina. Hanabi ti saluta, le manchi molto»
È con un
tono di voce stranamente dolce, che suo padre pronuncia queste parole. Ma non
le lascia il tempo per ribattere, semplicemente abbassa la cornetta,
interrompendo la conversazione. Hinata rimane immobile, la cornetta del
telefono ancora attaccata all’orecchio, per quelli che le sembrano lunghi
minuti. Alla fine, è la mano di Sasuke a stringere la sua ancora aggrappata al
telefono, spostandola verso il basso. Hinata si volta verso di lui,
improvvisamente impassibile e fredda, incapace di reagire o mostrare qualche
emozione.
«Torno a
casa, domani» sussurra soltanto, prima di dargli le spalle e avviarsi nella sua
stanza.
«Kiku,
dobbiamo scendere» dice Sasuke, spegnendo il motore della macchina. Già, il suo piccolo segreto. Ancora non
l’ha detto, a Naruto, che in realtà non è un ragazzo di nome Kiku Honda, ma una
ragazza, di nome Hinata Hyuga. E probabilmente non lo farà mai. La ragazza
annuisce, prima di aprire la portiera e uscirne, sbattendola dietro di sé con
forza. Sasuke imita i suoi gesti, seguito da Naruto, che stranamente è rimasto
silenzioso durante tutto il breve viaggio in auto. Hinata ha salutato Shikamaru
e Suigetsu prima di partire, mentre gli altri due hanno insistito per
accompagnarla. Sasuke la guarda in silenzio, con quegli occhi neri tanto impenetrabili,
prima di rivolgersi a Naruto. «Baka, prendi le sue valigie nel bagagliaio»
esclama con tono nervoso. Il biondo non ribatte nemmeno, semplicemente si volta
e ubbidisce, silenziosamente. Hinata si sente morire. Avrebbe tanto voluto
vederlo sorridere di nuovo, prima di dirgli addio.
I ragazzi
l’accompagnano fino ai binari, dove il treno di linea è già fermo ad attenderla
per riportarla nella sua gabbia dorata. Con il suo basso sulle spalle e la
valigia in una mano, Hinata trova buffo che lei stia per tornare indietro
esattamente nello stesso modo in cui è arrivata. Ha ancora il volantino, nella
tasca dei jeans, con le parole di Naruto scritte sopra. «Kiku, buon viaggio.
Spero ci rivedremo». La voce di Sasuke la distoglie dai suoi pensieri e si stupisce,
nel momento in cui si volta nella sua direzione per vedere che, beh, le sta
porgendo la mano. Hinata lo fissa perplessa, finché un sorriso non si apre
sulle sue labbra. Prima che il ragazzo possa anche solo parlare, lei lo ha già
avvolto con le sue braccia, appoggiando il viso sulla sua spalla. Sasuke rimane
immobile per alcuni attimi, prima di rispondere in qualche modo all’abbraccio.
Con delle pacche sulla schiena le fa capire che ne ha avuto abbastanza per quel
giorno e Hinata ride leggermente, prima di dirgli «Ti voglio bene. Mi
mancherai». Si stacca da lui in fretta, notando il suo evidente imbarazzo. «Sì,
sì, ora vai altrimenti il treno parte senza di te» dice con tono piatto,
cercando di mascherare il dispiacere per la sua partenza. Hinata glielo legge
negli occhi, che davvero lui ci tiene a lei, e questo è importante più di
ogni parola.
Naruto si
schiarisce la voce, attirando la sua attenzione. Hinata si volta lentamente
nella sua direzione, trattenendo il respiro nel momento in cui incontra quel
paio di occhi celesti, tanto tristi da causarle un groppo in gola. «Io torno in
macchina, ti aspetto là, Naruto» dice Sasuke, prima di dare loro le spalle e
allontanarsi verso l’uscita della stazione di Tokyo. Hinata e Naruto rimangono
soli, fra il via vai dei passeggeri che si dirigono al loro treno. La ragazza
non sa cosa dire, all’improvviso, del tutto presa dall’imbarazzo e da quel
sentimento di malinconia che sembra aver occupato ogni singolo spazio del suo
corpo, causandole un leggero dolore allo stomaco. Naruto si passa una mano fra
i capelli biondi, lo sguardo basso e un sorriso triste in volto; dopo un po’
alza il viso, in modo da poterla guardare e Hinata in questo momento non può
fare a meno di odiarlo. Smettila di
guardarmi così, non vedi che rendi tutto più difficile?
«I-io
volevo solo dirti che mi mancherai, Kiku».
«Anche tu
mi mancherai, Naruto».
Il ragazzo
allarga il suo sorriso e quasi ride, mentre esclama «Non sono mai stato bravo
negli addii, penso tu lo abbia notato». Si accorge però dell’espressione seria
sul viso del suo amico, perché subito
smette di ridere e abbassa di nuovo lo sguardo ai suoi piedi.
«Kiku, se
ci penso meglio, credo che non sia necessario dirci addio. Credo, ma questo
vale per me, che ci sarà sempre un posto per te se deciderai di tornare. Io non
voglio che ci salutiamo per sempre, ci tengo davvero troppo alla tua amicizia».
Hinata
spalanca gli occhi sentendo le sue parole. Occhi che subito si riempiono di
lacrime. Deve trattenersi dall’urlargli che è uno stupido, che non si
rivedranno mai più, perché lei è solo una stupida ragazzina che per un sogno
irrealizzabile si è comportata da ingenua, innamorandosi tra l’altro dell’ultima
persona al mondo di cui avrebbe dovuto. Si morde la lingua, pur di trattenersi.
«Mi dispiace solo che non ci potrai essere al concerto, penserò a te quella
sera» sussurra il ragazzo, distogliendola dai suoi pensieri.
«Io ci
sarò, quella sera» esclama Hinata, prima di rendersene davvero conto. Gli occhi
azzurri di Naruto la guardano improvvisamente più luminosi, e speranzosi. «È-è una promessa, c-ci
sarò. Sono curioso di vedere chi sceglierete come mio sostituto». Ed eccolo
apparire, con grande meraviglia di Hinata, il sorriso di Naruto, così vivace e
solare, in grado di illuminare quest’intera giornata, nonostante sia orribile e
terribilmente triste. Hinata si sente ancora più bugiarda e meschina, perché
non è sicura sarà in grado di mantenere quella promessa, ma doveva farlo. Aveva bisogno di rivedere almeno un’ultima volta
il viso del ragazzo di cui si è innamorata felice,
aperto nella sua solita espressione entusiastica. E non può fare a meno di
sorridere, senza imbarazzo, forse sperando di sentire ancora una volta le
parole che lui le aveva detto quel giorno, su un treno diretto nella metropoli.
Hinata si
rende conto che il treno è in partenza solo quando arriva l’annuncio degli
altoparlanti e subito afferra la valigia, pronta a partire.
Prima di
allontanarsi, però, si avvicina a Naruto e velocemente gli da un bacio sulla
guancia. Scappa via un secondo dopo, senza mai voltarsi e soprattutto cercando
di nascondere il rossore sulle sue guance, un attimo fa ancora pallide. Naruto
rimane invece immobile, sulla banchina, e osserva Kiku sparire dalla sua vista.
Rimane lì
anche dopo che il treno è ormai partito, gli occhi fissi sul punto in cui un
attimo fa si trovava l’amico, così strano,
eppure… dolce. Gli ricorda terribilmente qualcuno che ha già incontrato, ma
davvero non capisce chi. Si gratta la
testa, pensieroso e leggermente malinconico, prima di voltarsi e raggiungere
Sasuke, che probabilmente si sarà arrabbiato per la lunga attesa.
Come
pensava, l’amico lo aspetta nel posto del guidatore con le sopracciglia
aggrottate ed un’espressione infastidita sul volto.
«Alla
buon’ora» esclama, non appena lo vede aprire la portiera dell’auto, ma il
biondo lo ignora bellamente. Quando Naruto si siede affianco a lui, tirando
fuori sigaretta e accendino dalla tasca
dei jeans, Sasuke si decide ad accendere il motore dell’auto e a premere sulla
frizione, manovrando per uscire dal parcheggio.
I due
rimangono in silenzio per un po’, Naruto impegnato a fumare e Sasuke a
guardarlo di sottecchi, incapace di interpretare la sua espressione e l’innaturale
silenzio. Naruto fuma solo quando è estremamente nervoso, il che significa che
deve essere successo qualcosa.
«Che ti
prende oggi, baka?» chiede, dopo qualche attimo, incapace di sopportare
ulteriormente quell’atmosfera pesante.
Naruto
sospira prima di rispondere e Sasuke si preoccupa ancora di più. Non l’ha mai
visto così.
«C’è
qualcosa che mi impensierisce. Stavo pensando…»
«Sei
capace di pensare?»
«Ah ah,
divertente, stupido Teme! Comunque, dicevo… Stavo pensando che c’è qualcosa che
non mi convince. Kiku ha un’aria familiare, come se l’avessi già visto da
qualche parte. In realtà mi fa venire in mente terribilmente Hinata, - ricordi
la ragazza di cui ti parlavo?-, ma lui sostiene di non conoscerla».
Sasuke
rimane in silenzio, sconvolto dalla stupidità di Naruto. È talmente ingenuo e
sciocco che a volte gli fa quasi tenerezza; sarà per questo che Hinata se ne è
innamorata, questa sua caratteristica deve averla colpita in qualche modo.
«Hai
intenzione di vivere nel ricordo di quella ragazza per tutto il resto della tua
vita?» sbuffa, rivolto all’amico. Naruto arrossisce per l’imbarazzo, prima di
bofonchiare un
«Ovvio che ti ricorda
Hinata. Vedi, baka, Kiku non è la persona che tu credi».
Gli occhi azzurri si
spalancano per la sorpresa.
«Che intendi dire?».
Spazio Soleggiato dell’Autrice:
Salve a
tutti! : )
Ed eccomi
ad aggiornare Twist of Fate con il
secondo capitolo, come promesso ^^
Diciamo
che, da quel che mi ricordo, avevo trovato qualche difficoltà nel scriverlo. Il
fatto è che dovevo descrivere in un solo capitolo la nascita di un legame non
solo fra Kiku e Naruto, ma anche fra
Hinata e Sasuke, e non sono sicura del risultato ^^” ma io non sono mai
sicura di niente … Anyway, ci tenevo a precisare anche che il povero Hiashi
non è una bestia di Satana, e che davvero ci tiene a sua figlia; il problema è
che ha qualche problema nel dimostrarlo, ed è convinto che quello che lui ha
deciso per lei sia la cosa migliore. O almeno, questa è l’idea che ho in testa,
poi ogni interpretazione è ben accetta! xD
Spero
mi farete sapere cosa ne pensate di questo capitolo: dubbi, critiche,
riflessioni, complimenti (*^* xD),
previsioni… Perdonatemi se sarà presente qualche orrore errore grammaticale
o di battitura, ma la mia mente bacata ha molte difficoltà nel concentrarsi e
riconoscerli tutti ;_;
Ci
tengo anche a ringraziare i masochisti le anime pie che hanno inserito questa raccolta fra i preferiti, le
seguite e le ricordate, oltre che coloro che recensiscono o che semplicemente
seguono questa storia silenziosamente. Davvero, vorrei spupazzarvi tutti di
abbracci *^* *tutti smettono di seguire la storia per evitare quella pazza di SunliteGirl*
… come
non detto, possibile che non riesca mai ad essere seria? ;_; Uccidetemi!
Dopo
questo sclero, voglio dire ancora un abnorme grazie a tutti! :D Spero mi farete sapere che ne pensate
della storia, perché mi rende sempre talmente felice e motivata leggere le
recensioni *^*
Baci, e
a lunedì con il terzo (e penultimo) capitolo : )
Peace Frog, The
Doors: adoro questa canzone fino all’estremo. Eccovi il link, nel caso non la
conosceste: http://www.youtube.com/watch?v=QaoryEO1h4U