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Autore: Sikki    28/08/2013    1 recensioni
Brian era forte. Alto, muscoloso, intelligente, tutte qualità invidiabili, che qualsiasi ragazzo vorrebbe avere. Qualsiasi meno lui stesso. Viveva costantemente sul filo del rasoio, non aveva certezze.
Zacky era un ragazzo normale. Capelli castani, occhi di un colore a metà tra il verde e l'azzurro, non era particolarmente alto ne muscoloso, era normale, proprio come tanti altri.
Due ragazzi così diversi. La persona giusta, al momento giusto.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hi,
Eccomi tornata con il secondo capitolo! Non ho molto da dire a riguardo, spero comunque che vi piaccia (sono una persona di poche parole, sì)
Il titolo questa volta è preso da "Friends will be friends" dei Queen.

Buona lettura , io tornerò nel buio della mia dimora ad ascoltare "Hail to the king" muaahhaahah



 I can see behind your eyes

II.  Hold out your hands when you're through with life
and all hope is lost








 

Guardò l'oceano davanti ai suoi occhi sospirando con aria sconsolata. Erano le dieci e quindici minuti. Sospirò di nuovo appoggiandosi meglio con i gomiti al parapetto che dava direttamente sull'acqua, fece l'ultimo tiro alla sigaretta prima di spegnerla contro il metallo scuro e lanciarla chissà dove.
Doveva aspettarselo.
Perché non ci aveva pensato prima? Era stato uno stupido a credere che l'avrebbe rivisto.
Scosse la testa chiudendo leggermente gli occhi da dietro le spesse lenti degli occhiali da sole per poi alzarsi di scatto dalla posizione in cui era, stando attento a non rovesciare la lattina di coca-cola che teneva in mano. L'aveva aspettato per quindici minuti, a quel punto era sicuro che non sarebbe più arrivato. Non fece neanche in tempo a fare mezzo passo che qualcuno gli andò addosso e lui poté dir addio alla sua tanto amata coca-cola che, a causa dell'urto, si era completamente rovesciata sulla sua maglia. La sua maglia portafortuna. Alzò lo sguardo di scatto pronto ad insultare malamente chiunque gli avesse inzuppato la sua maglia preferita; cosa cavolo aveva lui che non andava? Perché le persone avevano la spasmodica ossessione di rovesciargli schifezze sulle magliette? Si vestiva così male?
Partì con tutti i propositi di disintegrare chi gli avesse rovinato la giornata, ma quando incontrò quegli occhi, il fiato gli si mozzò in gola.
- A quanto pare ci incontriamo solo in questo modo - ghignò Syn abbassandosi leggermente gli occhiali da sole sul naso così da lasciar intravedere a Zack i suoi occhi.
Già, Synyster.
Zacky, appena lo vide, andò in iperventilazione. Cazzo, quel ragazzo era perfetto… altro che "la perfezione non esiste", non avevano mai incontrato Brian Elwin Haner Jr. Faceva un caldo assurdo quel giorno e lui indossava un paio di jeans neri e aderenti, come se tutta quell'afa non lo toccasse minimamente; i tatuaggi colorati che solcavano la pelle delle braccia erano messi ancora più in risalto dalla canottiera nera. I capelli impossibili che lo avevano incuriosito la sera prima erano nascosti da un Fedora nero che gli dava un'aria dannatamente sexy.
- Vedi di fartela passare questa mania di rovesciarmi addosso le cose, prima o poi rimarrò senza vestiti - sorrise leggermente Zack mentre cercava invano di togliere la macchia dalla maglia, cosa che smise di fare dopo un paio di tentativi confidando che il caldo della mattinata la asciugasse velocemente.
- Allora, quali sono i programmi per oggi? - chiese Syn incamminandosi al fianco del moro.
- Pensavo di fare un giro sulla spiaggia visto che non c'è molta gente - rispose prontamente il ragazzo passandosi una mano tra i capelli castani.
- Così sia allora - 
 

Avevano camminato per un po' in riva al mare parlando del più e del meno, cercando di conoscersi un po' di più. Zacky era riuscito ad estrapolare qualcosa a Brian riguardo la sua vita privata, ora sapeva che il ragazzo suonava da quando andava alle superiori, che gli piacevano molto i dolci e abitava ad un paio di chilometri di distanza da lui. Si erano fermati in un piccolo chiosco lungo il bagnasciuga a prendere un gelato, poi avevano continuato a camminare senza meta lanciandosi occhiate furtive. Ogni occasione era buona perché uno studiasse ogni minimo particolare del volto dell'altro, ogni espressione, ogni piercing...
Il sole continuava a splendere alto nel cielo e Zack cominciava ad averne abbastanza, in vita sua non aveva mai passato così tanto tempo a cuocersi sotto i raggi solari. Brian lo osservava di sottecchi correre a zig zag sul molo in cerca di ombra, gli ricordava tanto un cucciolo che cerca riparo dalla pioggia di settembre.
- Ehi Zack! - disse improvvisamente il moro facendo spaventare il ragazzo al suo fianco. Zacky alzò la testa invitandolo con lo sguardo a continuare. Era affascinante il modo in cui la luce colpiva il volto spigoloso di Syn… lo incantava, come tutto in quel ragazzo, del resto.
- Andiamo a farci un bagno? - propose Brian fermando di colpo la sua camminata e facendo andare la saliva di traverso al povero Zacky. Insomma, Vee aveva i pantaloncini da mare, il bagno avrebbe potuto farlo tranquillamente, ma lui? Lui niente! Solo i boxer!
Non sarebbe arrivato vivo a fine giornata.
- Allora? Muoviti! -
Zack si riscosse improvvisamente dalle sue preoccupazioni borbottando delle scuse in direzione del ragazzo che, con sua grande sorpresa, non era più al suo fianco ma vicino alla riva a torso nudo e senza cappello. Il suo povero cuore fece una capriola. Brian era… wao…
Zacky fece scorrere il suo sguardo su tutta la figura del ragazzo che, nel frattempo, armeggiava con la cintura dei pantaloni; rimase incantato della perfezione di quel corpo baciato dalla luce solare, era qualcosa di etereo, non poteva appartenere a quel mondo.
- Arrivo! - gridò il moro correndo verso la sua direzione mentre si toglieva a sua volta la maglia gettandola vicino ai vestiti di Gates. Zacky si sentiva un po' in imbarazzo, lui infatti, al contrario di Syn, non era molto alto il che giocava a suo sfavore dato che, con i muscoli che aveva, questo lo faceva sembrare più in carne di quanto in realtà fosse. Non gli era sfuggito infatti quanto Brian fosse magro.
Gli si avvicinò lentamente fermandosi al suo fianco; il moro fissava intensamente la distesa d'acqua davanti ai suoi occhi con uno sguardo spento e vuoto che quasi spaventò Zacky. Tutta la vitalità di pochi secondi prima sembrava scomparsa. Ci pensò attentamente, bilanciando bene il peso delle sue azioni, ma si convinse che strapparlo dal vortice dei suoi pensieri fosse la cosa migliore da fare. Zack tossicchiò leggermente attirando così lo sguardo del ragazzo al suo fianco su di se arrossendo subito dopo imbarazzato. Syn lo osservò per qualche istante rimanendo colpito dall'intrigo di tatuaggi che copriva il corpo perfetto del più piccolo, poi spostò i suoi occhi color cioccolato in quelli azzurri di Zack scoccandogli un'occhiata divertita. Senza bisogno di parole, i due cominciarono a correre nell'acqua salata fino a che quella glielo permise, per poi tuffarsi tra le onde.
- Cavolo è congelata! - rabbrividì Zacky appena riemerse abbracciandosi stretto il busto. Era da un sacco di tempo che non si concedeva una giornata di svago, del tempo per pensare solo a se stesso e, perché no, a divertirsi. Gli era mancata da morire la sensazione della sabbia sotto i piedi, del sale attaccato alla pelle, della brezza tra i capelli…
Si voltò su se stesso in cerca di Brian, ma tutto quello che sentì furono due braccia che lo afferrarono saldamente per i fianchi e l'acqua salata nel naso.
Aveva trovato Brian.
- Sei un idiota - tossicchiò Zachary tra una parola e l'altra cercando di riprendere fiato. Il chitarrista gli aveva teso un agguato, l'aveva preso alle spalle e trascinato sul fondo senza sciogliere un secondo quell'abbraccio improvvisato.
In risposta, Syn scoppiò a ridere scompigliando i capelli al moro che, per quanto si sforzasse, non riuscì a tenere il broncio troppo a lungo.
 

Si sentiva felice, o meglio, percepiva che i pensieri e le preoccupazioni nella sua testa si fossero placati, non sapeva esattamente se quella fosse felicità, però gli piaceva credere che fosse così. Zack lo stava distraendo, gli stava facendo capire che esiste qualcosa oltre la sua spirale di autodistruzione, esiste qualcuno disposto a volergli bene  nonostante il suo comportamento da bambino. Quando aveva abbracciato il ragazzo, per gioco, sì, ma era pur sempre un abbraccio, si era sentito… a casa, aveva percepito chiaramente una sensazione di tranquillità che non provava più da molto tempo.
Erano usciti dall'acqua ormai da un po' di tempo, doveva essere pomeriggio inoltrato, la spiaggia cominciava ad affollarsi e lui non intendeva rimanerci un secondo di più, non voleva indossare nuovamente la sua maschera da chitarrista stronzo e dannato, no. Non era ancora arrivato il momento.
- Zack, ce ne andiamo? - chiese ad un tratto Syn facendo aprire di scatto gli occhi al ragazzo steso al suo fianco.
- Dove vuoi andare? - mugugnò trattenendo a stento uno sbadiglio.
- Non lo so - bisbigliò il chitarrista alzandosi e raccogliendo la maglia e il cappello per poi rimetterseli.
- Che ne dici di fare un salto a casa mia? Cosi possiamo anche mangiare qualcosa dato che abbiamo saltato il pranzo - sorrise il più piccolo infilandosi a sua volta la maglia per poi fare strada.
- Ci conosciamo da meno di quarantott'ore, e già mi porti a casa tua? - esclamò divertito il chitarrista affiancandolo. Zacky si bloccò di colpo, tutto quello che avrebbe voluto in quel momento era che la sabbia improvvisamente lo inghiottisse per poi sputarlo in qualche angolo del pianeta dimenticato da Dio. Sentiva le guance andargli a fuoco, perché diavolo non attivava il filtro bocca cervello quando serviva?!
- Ehi tranquillo, stavo scherzando, mi farebbe piacere - lo rassicurò il più grande notando il disagio di Zacky.
Arrivarono al molo dove si erano incontrati la mattina e Zack si fermò di colpo.
- Brian, sei venuto in macchina? - domandò lasciando il chitarrista interdetto. Che domande erano? Certo che era andato lì in macchina, non abitava certo dietro l'angolo! E di certo non avrebbe preso uno di quegli schifosi autobus. Li odiava. Troppa gente.
Syn annuì in risposta inclinando leggermente la testa di lato invitando il moro a continuare.
- Ecco… Potresti dare uno strappo anche a me? La mia macchina mi ha lasciato a piedi sotto casa ieri sera… - disse imbarazzato Zacky passandosi una mano tra i capelli. A Brian venne istintivamente da sorridere, poteva al mondo esserci persona più tenera?
- Forza salta su - sorrise scompigliandogli i capelli.
 

Neanche un quarto d'ora e metà tracce del CD dei Pantera dopo, erano arrivati da Zack. Da bravo padrone di casa quale era, aveva fatto accomodare Syn in salotto mentre lui andava a mettersi qualcosa di più comodo. Il chitarrista si guardava intorno affascinato, gli piaceva davvero molto la casa di Zacky, era un piccolo appartamento a due piani, senza grandi pretese, dove tutto ricordava il proprietario: le foto, i CD, … si respirava l'essenza del ragazzo ovunque. Sospirò pesantemente alzandosi dal comodo divano in pelle sul quale si era accomodato, la sua casa a confronto gli sembrava ancora più vuota di quanto non fosse già: nessuna foto, nessun soprammobile… niente di niente. Fece qualche passo verso la porta finestra che dava sul piccolo balcone in ferro battuto, dall'altro lato della strada c'era una coppietta felice che passeggiava mano nella mano. Brian sospirò un'altra volta sconsolato riprendendo posto sul divano. Anche lui desiderava qualcuno che lo facesse sentire speciale, amato… Per un momento gli passò per la mente Zacky, ma scosse velocemente quell'immagine dalla testa.
Passarono altri cinque minuti, nei quali Syn quasi si addormentò, ma del ragazzo ancora nessuna traccia. Si alzò cautamente, per la milionesima volta in quell'arco di tempo, avvicinandosi alle scale; prese un bel respiro, puntò lo sguardo sul primo gradino e…
- Majesty no! - un urlo. Poi un tonfo e il rumore di unghie sul parquet. Synyster non fece neanche in tempo a chiedersi cosa stesse succedendo che in una frazione di secondo si ritrovò a terra con un enorme cane grigio sul torace che lo guardava con aria minacciosa.
- Majesty! - urlò di nuovo Zacky spaventato, per poi precipitarsi giù dalle scale accanto al chitarrista disteso a terra con gli occhi sbarrati.
- Oddio Brian! Mi dispiace! - mormorò il moro in imbarazzo porgendogli una mano, così da aiutarlo a rialzarsi. A quel contatto il possente cane ringhiò sommessamente spostandosi al fianco di Zacky con sguardo truce.
- Non fa niente - sorrise Syn scuotendo leggermente la testa - piuttosto, credo di non stargli molto simpatico -
- Figurati, è solamente iperprotettivo - rise il più piccolo per poi accarezzare Majesty sul dorso.
Dopo qualche altra battutina e risata, i due ragazzi presero posto in cucina, insieme a Majesty che non smetteva un secondo di fissare Syn.
- Qualche preferenza, Brian? - uno Zack indaffarato ai fornelli si voltò nella direzione del chitarrista bloccandosi per qualche istante per poi scoppiare a ridere senza ritegno. La scena che aveva davanti rasentava l'assurdo. Majesty era seduto di fronte a Syn, lo fissava negli occhi, mentre quest'ultimo lo guardava di rimando facendo la linguaccia al cane, accompagnata da una serie di altre facce indescrivibili.
- Faccio finta di non aver visto - disse Zack non appena si riprese dalle risate.
- Non ridere! Continua fissarmi come se mi volesse mangiare! - urlicchiò in modo davvero poco virile il chitarrista incenerendo Zacky con lo sguardo.
- Non ti farà del male, Bri - lo rassicurò il più piccolo tornando alle prese con l'omelette che stava cercando di girare nella padella senza romperla o farla ribaltare sul fornello. Non era un granché come cuoco, ma se si impegnava poteva farcela. 
- C… come? - alzò di scatto lo sguardo dal cane Brian fissandolo sulla schiena del moro.
- Ho detto che non ti farà del male - grugnì in risposta l'altro trattenendo a stento una bestemmia, aveva quasi bruciato l'omelette.
- Non intendevo quello, mi hai chiamato Bri - sussurrò il ragazzo avvicinandosi lentamente a Zack che, dandogli le spalle, trafficava ancora ai fornelli.
- Uhm… scusa, era per non chiamarti sempre Brian -
- Non ho detto che mi dia fastidio - Zacky sussultò quando sentì la voce di Brian tremendamente vicina al suo orecchio, per poco la padella non gli scivolò dalle mani mandando così a monte tutta la fatica che aveva fatto per far uscire un omelette quantomeno commestibile.
Quando si era avvicinato Brian?
Fece appena in tempo a mettere il pranzo/cena in due piatti che, senza che se ne accorgesse, Brian lo strinse in un abbraccio carico di affetto e malinconia. La prima cosa che Zacky sentì fu la stoffa soffice della canottiera sulla sua guancia, poi un dolce profumo di cioccolato misto a del tabacco. L'odore di Brian lo stordiva. La presa del chitarrista era ferrea attorno al suo corpo, il più piccolo sperò solamente che il maggiore non si accorgesse del battito accelerato del suo cuore che rischiava di saltargli in gola da un momento all'altro.
- Grazie, Zacky - sussurrò Brian tra i suoi capelli facendo svegliare improvvisamente il ragazzo dallo stato di coma in cui era momentaneamente caduto.
Ora era confuso, perché lo stava ringraziando?
- Grazie per aver fatto tutto questo per me, nessuno l'aveva mai fatto - sorrise il maggiore staccandosi leggermente da lui. Era il primo vero sorriso che Zacky vedeva sul volto del moro da quando si erano conosciuti; era una visione alquanto tenera, aveva anche delle piccole fossette…
- Uhm… di niente?- 

  
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