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Autore: Waterproof    29/08/2013    43 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MI FUNZIONA L'EDITOOOOR!
Metto le scuse a capo pagina. Sappiate che non mi andava più 'sto coso, ho il capitolo pronto da una vita e la nuova ff da iniziare. Grazie per avermi dimostrato che ci sarete sempre, vi adoro.
Vi amo.






Quando quel mattino mi svegliai, avevo un fortissimo mal di testa. Mi guardai intorno e tutto ciò che vidi furono bottiglie su bottiglie di superalcolici e un sole fin troppo splendente. Non riuscivo a mettere a fuoco la stanza, ma quando il mio sguardo cadde sulle mie gambe nude andai nel panico. Indossavo la maglia Bulls ed ero sola.
Mi alzai barcollando e recuperai abbastanza equilibrio prima di avvicinarmi alla porta. Prima di voltarmi, mi strofinai gli occhi e finalmente capii: era casa di Elena.
Ma cosa ci facevo nella stanza dei suoi genitori?
Perché, soprattutto, ero da lei?
Uscii in corridoio e la chiamai, pentendomi subito di aver gridato in quel modo perché avevo un’emicrania allucinante; feci attenzione nello scendere le scale, e quando fui sotto mi rimproverai mentalmente per non essermi messa qualcosa addosso.
 
 
Continuavo a guardarlo come ipnotizzata, nella speranza che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, ma non niente. Il suo silenzio mi stava distruggendo lentamente e significava solo che era scosso e che non sapeva come dirmi “no, non provo lo stesso, ora sparisci”.
Deglutivo e cercavo di guardare altrove, ma era come se lui occupasse tutto il mio campo visivo. Dovevo andarmene.
Mi ero voltata decisa e a passi veloci ero rientrata in casa, lasciandomi scivolare lungo la parete liscia della porta. Avevo iniziato ad insultarmi mentalmente per la mia stupidità, per essermi mostrata così debole, ancora. E lui non aveva detto niente. Niente.
Avrei accettato qualunque cosa, ma sentire quel silenzio assordante no. Era come se mi fossi umiliata con le mie stesse mani.
 
Effettivamente era quello che è successo.
 
I miei ricordi si fermavano a quel momento. Il pensiero di Harry e del disagio consequenziale a quella mia confessione mi avevano quasi distratta dal pensiero che in quella stanza non fossi sola. La mia migliore amica mi guardava preoccupata, mentre Zayn se ne stava seduto su uno sgabello. La tazza che teneva tra le dita era in bilico sul bancone, il che mi fece andare in confusione.
Ero ancora ubriaca?
Ma perché avevo bevuto? Elena doveva spiegarmi un po’ di cose.
<< Che ci fai qui? >> chiesi a Zayn, cercando di coprirmi alla bell’e meglio le gambe nude. Lui sollevò lo sguardo dal punto scoperto e lo puntò sul mio volto – finalmente – e si alzò per venirmi incontro.
<< Quando ieri abbiamo staccato… In realtà stavo venendo ad Holmes Chapel per salutarti prima di partire per l’Irlanda per le prossime tre settimane >> spiegò, e mi addolcii quasi subito. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, sentendolo mentre mi avvolgeva tra le sue braccia.
<< E’ successo qualcosa, Abbey? >> chiese, ed ebbi una sorta di flash nella mente.
 
<< E’ successo qualcosa, Abbey? >>
Elena c’era sempre, in un modo o nell’altro, e io non avrei mai potuto esserle più grata. Se era vero che Harry aveva bisogno di qualcuno che restasse, chi diceva che non fosse lo stesso anche per me? Potevo contare sulla mia migliore amica, sempre.
Era assonnata, e mi ero pentita quasi subito di averla svegliata a quell’ora, ma non potevo tenermi tutto dentro o sarei esplosa nel modo sbagliato, e non avevo la benché minima intenzione di scoppiare in lacrime ancora.
<< Gliel’ho detto >> avevo mormorato, coprendomi gli occhi con una mano e spingendovi sopra le dita per premere indietro tutto quello che aveva intenzione di uscire.
<< E lui? Deduco non sia stato molto gentile, dato che sei qui al telefono con me >> aveva affermato, ridestandosi completamente.
Aveva una capacità innata di interpretare i miei silenzi e le parole non dette, e la ringraziavo ripetutamente per questo, dato che molte volte facevo fatica anche a respirare nei momenti di panico e tensione. Quello non apparteneva né all’una né all’altra categoria, ma trattavasi comunque di uno stato poco consono alle mie abitudini.
<< Non ha detto nulla >> le avevo spiegato, sospirando. << Un bel niente. >>
<< Questo suo atteggiamento ha due spiegazioni: o non prova niente e non sa come dirtelo >> era quello che condividevo pienamente, << oppure ha paura di qualcosa. Forse di essere amato, perché nessuno lo ha costretto a ricambiare i tuoi sentimenti. >>
Avevo annuito, sebbene non potesse vedermi, ma anche quella sua spiegazione mi metteva in testa ancor più confusione. E se davvero fosse stato così?
Se avessi ricollegato quel silenzio alle parole pronunciate da lui poco prima di dirgli tutto, l’opinione di Elena prendeva significato. Ma come potevo convincerlo a non temermi? Avevo cambiato tutto per lui. Avevo iniziato ad aver paura di ogni cosa: non mangiavo, guardavo tutti con gli occhi del lupo… Io.. Non ero più la stessa da quando c’era lui, da tutta la vita forse, mi ero costruita un’immagine di me che con lui non esisteva, e nonostante tutte le espressioni altamente negative del mio essere, se mi parlava ero felice. Gli facevo così tanta paura? Ero stanca di stare male, in senso fisiologico e psichico, ormai lui aveva sfruttato tutti i miei punti deboli e io mi sentivo totalmente distrutta.
Poteva l’amore provocare tutto quello?
<< Posso venire a dormire da te? >>
<< Certo che puoi. I miei non ci sono, ci spariamo una maratona di Supernatural davanti alla televisione e mangiamo come mai prima d’ora. Ho dei cioccolatini presi a Parigi nel frigorifero. >>
 
Ora mi spiegavo come fossi arrivata lì.
Le parole di Zayn mi avevano portato alla mente ulteriori ricordi, ma il tossicchiare di Elena era chiaro: mi scostai e sorrisi, chiedendogli un paio di minuti per indossare qualcosa di più decente. Tornai sopra di corsa, scoprendomi una stupida perché arrivata in cima avevo un capogiro tremendo e il cuore che batteva all’impazzata.
Entrai in camera della mia amica e cercai i vestiti della sera precedente, trovandoli piegati sul letto: questo si spiegava solo col fatto che, probabilmente, arrivata da lei, mi ero cambiata, considerando che eravamo sole in casa.
Tornata nei limiti del pudore, tornai dai miei amici e mi misi a sedere accanto a loro per fare colazione. Nel frattempo, Zayn ed Elena avevano stretto amicizia e la cosa mi faceva piacere: quel ragazzo era una continua scoperta, era dolce, intelligente, divertente… Magari, se le cose non fossero andate bene con Liam, Zayn non sarebbe stato da scartare, anche se avrei preferito vederla col ragazzo che amava.
<< Quindi vi siete date alla pazza gioia, eh? >> punzecchiò il moro, facendomi l’occhiolino. Ridacchiai, ripensando alle bottiglie di Bourbon e birra sparse sul letto. I genitori della mia amica ci avrebbero uccise.
<< L’ultima cosa che ricordo sono gli addominali di Sam Winchester >> affermò sognante Elena, e improvvisamente vidi Zayn sollevarsi. Lo fissai interrogativa fino a quando non si alzò la maglietta per mettere in bella mostra il suo addome. Fu istintivo per me portarmi una mano alla fronte e scuotere il capo, rassegnata.
<< Vanitoso come sempre, vero, Malik? >>
<< Non c’è paragone, Ab. Sono troppo figo. >> Emisi un sospiro. Non sarebbe mai cambiato, ne ero certa, e quella consapevolezza mi fece sorridere. In fondo, non avrei mai voluto che accadesse, lo apprezzavo per quello che mi mostrava di essere.
<< Devo preparare i bagagli, >> mugugnai, allungandomi sul bancone per stiracchiarmi. Mi alzai dallo sgabello e mi avvicinai al divano, sul quale avevo certamente lasciato la borsa, ma sentivo chiaramente gli sguardi dei miei amici addosso.
Sapevo bene stessero cercando di capire a cosa mi riferissi, non avendo loro parlato della mia decisione di partire per lo Yorkshire, ma non avevo potuto fare diversamente, essendo che avevo valutato quell’alternativa mentre mi dirigevo a casa di Styles.
Stare lontana da tutto e tutti mi avrebbe aiutata a superare quella cosa, che, evidentemente, era di quanto più sbagliato ci fosse. Se ripensavo all’inespressività dei suoi occhi, la notte precedente… Non dovevo farlo.
Parlai con loro, confermai la mia partenza in un paio di giorni e uscii di casa. Lasciai l’auto lì, dato che Elena non abitava molto lontano da casa mia, così sarei tornata appositamente per stare ancora con lei prima di andare via.
Prima dovevo parlare con i miei genitori. Zayn si offrì di accompagnarmi e accettai entusiasta, dato che entro breve sarebbe ripartito.
<< Ad Oxford avrai tempo per me, vero? >> chiese tutt’a un tratto, facendomi totalmente sciogliere per il modo in cui lo aveva fatto. Mi ritrovai ad abbracciarlo ancora, stringendolo forte. Mi sarebbe mancato, tantissimo.
Chi avrebbe mai potuto immaginare che avremmo avuto quel rapporto? Avevo sempre avuto una paura tremenda di mandare tutto al diavolo per la mia scarsa considerazione dei suoi sentimenti e per il mio egoismo, ma lui era stato forte per entrambi e non mi aveva lasciata andare via.
Stavo iniziando a volergli un bene dell’anima. Il modo in cui mi diceva di andare avanti, di lottare, di non dipendere troppo dal passato perché nel futuro lui vedeva ogni sorta di speranza.
<< Non mi sognerei mai di trascurarti, Malik. Ti voglio bene >> sussurrai, stringendogli la mano.
<< Ti voglio bene anche io, piccola >> rispose, facendomi sorridere. Lasciai che mi baciasse la fronte, proprio nel momento in cui mia madre aprì la porta perché probabilmente mi aveva vista arrivare dalla finestra che dava sulla strada.
Lessi l’imbarazzo sul suo volto e non potei fare a meno di ridere.
<< Mamma, lui è Zayn, un mio carissimo amico. Zayn, mia madre >> entrambi allungarono una mano, e mia madre sembrò tranquillizzarsi nel momento in cui avevo dato a Zayn la nomina di “amico”. Sapeva che da lì non si usciva.
<< E’ un piacere, entra pure >> disse, scostandosi.
<< Mamma, devo parlarvi >> iniziai, andando dritta al punto. Strinsi forte la mano di Zayn, che di tutta risposta mi sorrise per rasserenarmi.
<< Papà non c’è, ma se vuoi inizia a dirlo a me. >>
Annuii, prendendo un respiro.
<< So che dovremmo recuperare tutto il tempo perso, ma… Ho bisogno di andar via per un po’. Avevo pensato di stare dai nonni per l’estate e tornare per preparare il viaggio per Oxford >> sparai, tutto d’un fiato.
La vidi osservarmi attentamente, valutai ogni suo più piccolo movimento fino a quando non mi accarezzò una guancia per poi affermare che andava tutto bene e che se proprio ne avevo bisogno avrebbe comprato lei stessa il biglietto del treno.
Era andata meglio di quanto sperassi, in verità.
<< Puoi scusarmi un po’, Ab? Avrei una cosa da fare, ci metterò poco. >>
Zayn si era già allontanato e si era avvicinato alla porta. Lo salutai mestamente e mi diressi di sopra per tirar fuori il trolley che avevo messo via al mio ritorno da Londra e tirai la zip.  
 
Harry’s p.o.v
Stavo sistemando le ultime cose prima di andare a casa di Louis a Doncaster, quando mia madre era entrata in camera senza neanche bussare.
<< C’è Zayn di sotto, Harry >> mi comunicò, fingendo poi di non notare il mio nervosismo.
Con che faccia si presentava a casa mia?
Non gli rivolgevo la parola da quella notte in cui avevo rovinato tutto con Abbey, lo avevo accusato di non essermi affatto amico per il modo in cui si era comportato pur sapendo che lei era importante per me.
Le chiesi di farlo entrare e mi appoggiai al davanzale della finestra, in attesa. Ero proprio curioso di sapere cosa volesse dirmi di tanto urgente da spingersi fino a Holmes Chapel. Quando varcò la soglia della mia stanza, fui quasi tentato di sferrargli un pugno, ma qualcosa mi trattenne. Ma non doveva andarsene in Irlanda?
<< Dobbiamo parlare >> esordì, chiudendosi la porta alle spalle.
Con un gesto vago delle mani gli feci capire che lo avrei ascoltato, sebbene senza alcuna voglia.
<< La prima volta che ho visto Abbey, non credevo fosse proprio lei. E’ cambiata tantissimo dall’ultima volta che l’ho scorta al tuo fianco, quindi quando ho cercato di “conquistarla” >> disse, imitando le virgolette con le dita, << non credevo di farti un torto. Tu hai iniziato a parlarmene, mi hai raccontato del rapporto che avevi con lei e da amico ho deciso di intervenire. >>
<< Non te l’ho chiesto >> sibilai, fulminandolo.
Davvero sperava credessi alle sue parole? Non ero così stupido, non poteva aspettarsi questo da me, non da Harold Edward Styles.
<< Ne avevi bisogno, visto e considerato che la trattavi uno schifo. Non è così che l’avrai, Hazza >> affermò, incrociando le braccia al petto. << Comunque, sono uscito con lei e ho capito che tu occupavi ogni suo pensiero. Pur non dicendomelo, lo capivo. >>
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi e chinai il capo di fronte alla verità di quelle parole.
 
La facilità con cui tu mi hai fatto soffrire mi ha fatto capire che più passi compio verso di te, più ne fai tu in direzione opposta.
 
Era difficile per me ammettere di essere colpevole di qualcosa, soprattutto nei confronti di me stesso, ma lei aveva ragione. Le avevo fatto del male, e non me lo sarei mai perdonato.
 
Credevo di detestarti, e invece… Mi sono ritrovata ad amarti.
 
Sussultai nuovamente al suono di quelle parole, sebbene solo nella mia mente. Mi amava.
Abbey non sapeva cosa fosse l’amore, eppure mi amava.
E io? Io cosa sentivo?
Se ripensavo a tutto quello che avevamo passato, condiviso... Improvvisamente tutto sembrava perdere di senso senza di lei. L’avevo sempre desiderata, la brama era cresciuta a dismisura quell’estate ed era esplosa, portandoci al limite. Ma non mi bastava vederla nel mio letto, io intendevo stringerla, starle accanto come lei era solita fare con me anche quando la ferivo. Per quanto potesse essere orgogliosa, aveva ammesso i suoi sentimenti.
Idiota! Ecco cos’ero.
<< Tu la ami, non è così? Dimmi di sì, perché altrimenti tutto quello che ho fatto per fartene rendere conto sarà stato vano >> disse Zayn, interrompendo il mio flusso di coscienza.
<< Io… >> il primo passo, Harry. << Scusa, amico. Ero cieco, forse lo sono tutt’ora. >>
<< Sono felice che tu lo abbia ammesso, ma non hai risposto alla mia domanda. La ami? >>
<< Non lo so… >> Ammisi, abbandonandomi lungo la parete di marmo.
<< Sta per partire per York. L’ho lasciata poco fa >> affermò, e fu come se il mondo mi stesse crollando addosso.
Non potevo perderla ancora, non potevo.
Fu istintivo per me alzarmi e correre verso la rampa di scale che scesi velocemente. Spalancai la porta d’entrata e mi misi in strada, affrettando il passo in direzione di casa Lewis; ignorai la voce della madre di Abbey ed entrai in casa loro, avendo libero accesso dato che l’entrata era spalancata. Mi diressi in camera sua e quando fui dinanzi alla stanza presi un respiro ed entrai.
<< Mamma, devi imparare a buss - >> si bloccò all’istante quando incrociò il mio sguardo.
Lasciò cadere ciò che aveva tra le mani e scostò gli occhi, recuperando immediatamente la maglietta che le era finita a terra.
<< Te ne stai andando? >> domandai, raggiungendola. La valigia era quasi piena.
<< Sì. >>
<< Perché? >>
Si voltò a guardarmi, ma quella volta fui io a non riuscire a reggere e fissai un punto impreciso sul letto sul quale il trolley era appoggiato.
<< Vado a trovare i nonni, mi pare di averlo già chiarito >> rispose soltanto, continuando a riempire i bagagli.
<< Avevi detto che saresti partita tra una settimana al massimo >> mormorai.
<< Cosa cambierebbe? >> chiese, stringendo forte una camicetta che subito ne risentì, perché quando rilasciò la stoffa era completamente stropicciata. Come se nulla fosse stato, la ripiegò e la collocò in valigia, senza degnarmi di uno sguardo.
Stava diventando straziante.
Richiusi deciso il bagaglio, guadagnandomi una sua occhiataccia e un tentativo di riaprirlo, ma fu tutto vano.
<< Harry, ti prego >> implorò, mentre io le prendevo entrambe le mani per unirle dietro la sua schiena. Avanzai verso il muro, costringendo il suo corpo tra il mio e la parete. Poggiai la mia fronte alla sua e cercai di non pensare al suo respiro accelerato e al fatto che ancora non mi guardasse.
<< Ho bisogno che mi baci >> sussurrai, e finalmente vidi i suoi occhi. Non sapevo bene cosa stessi facendo, ma in me immaginavo fosse la cosa giusta.
<< Ti diverte tanto, eh? >> soffiò, rabbia nella voce. << Sì, Harry, sto morendo dalla voglia di baciarti ma so bene che se lo facessi dopo resterei di nuovo sola a darmi della stupida, e no, non voglio. Quindi lasciami andare. >>
Tentò di liberarsi, ma diminuii ulteriormente la distanza tra i nostri corpi e volti. Si lasciò andare quasi subito, e sentire ancora le sue labbra sulle mie fu estasiante. Come suo solito mi mordicchiò il labbro inferiore, e lì capii che avremmo potuto approfondire il bacio. Le sue mani tornarono a giocare con i miei ricci, e fu come fare un salto nel passato. Un passato in cui ero stato bene.
Un passato che prevedeva lei.
L’avrei voluta anche nel futuro?
 
La ami?
 
Le parole di Zayn risuonavano nella mia testa, ma lo fecero ancora per poco, dato che Abbey occupò ogni angolo della mia mente. La sollevai da terra facendo leva sulla parete e lasciai che avvolgesse le sue gambe intorno al mio bacino.
Il mio corpo si risvegliò completamente.
Continuammo a baciarci voracemente, incuranti del fatto che finestra e porta fossero spalancate e che la madre fosse in giardino. Nel momento stesso in cui mi allontanai dal muro, lei si staccò e mi chiese di scendere.
Si aggiustò la maglietta e poi mi guardò.
<< Non andartene >> affermai, sicuro.
<< Dammi un solo buon motivo >> rispose, decisa.
<< Riassumi in due parole quello che mi hai detto ieri sera, Abbey >> l’incitai. Sussultò e si allontanò, ma io in un istante le fui accanto e le presi la mano, per spingerla a dire quelle due paroline.
Sapevo quanto potesse essere dura e quanto potesse costare al suo orgoglio, ma serviva che lo facesse.
<< Io… Harry, posso sapere cosa vuoi? >>
<< Dimmelo. >>
Prese un respiro profondo e mi guardò con altrettanta intensità, per poi dire: << Ti amo. >>
Sentii una morsa all’altezza dello stomaco e capii finalmente cosa provassi per lei. Non potevo essere stato tanto cieco, era assurdo. Tutto quello lo era, ma non meno degno d'essere vissuto.
 Unii nuovamente le nostre labbra e mi avvicinai al suo orecchio, per sussurrarle, mestamente: << Ti amo anch’io, stronzetta.>>

 
*THE END*

 
  
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