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Autore: Tigre Rossa    30/08/2013    3 recensioni
Sono passati anni da quando Eragon e Saphira hanno abbandonato Alagaesia. Adesso stanno istruendo sei nuovi Cavalieri, Fiamma, Alanna, Dusan, Goran, Samir e Adin, e i loro draghi, Brisingr, Knurl, Vindr, Berenice, Adurna e Garjzla. Ma l'arrivo di Murtagh e Castigo all'Ultimo Rifugio cela un pericolo che, per essere sconfitto, deve essere affrontato da tutti i membri del Nuovo Ordine. Anche se la maggior parte sono giovani ed inesperti.
Riusciranno le loro anime luminose a resistere all'oscurità che vuole stringerli nelle proprie grinfie?
Riusciranno a combattere guidati dall'amicizia, l'amore e il coraggio?
Riusciranno i giovani a diventare a tutti gli effetti Cavalieri e Draghi?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ritorno ad Alagaesia

Notte sotto le stelle
 
Eragon e Saphira accompagnarono Murtagh e Castigo in una delle camere libere dopo circa un’oretta passata a chiacchierare -o almeno a provarci- del più e del meno.
Lasciati i due ospiti nella loro stanza, il cavaliere e la dragonessa tornarono nello studio, troppo preoccupati per uscire a fare il loro solito voletto solitario, una delle poche parentesi di intimità nella loro nuova vita.
Quando dovremmo partire, secondo te?  chiese Eragon alla sua compagna di mente, aprendo la porta dello studio.
Appena possibile. Il tempo di preparare le provviste e via.
Si, ma . . . egli si interruppe perché c’erano due piccoli intrusi nella stanza, seduti comodamente ad aspettarli, tutti presi da una discussione mentale abbastanza vivace.
Il cavaliere e la dragonessa, sorpresi, spostarono lo sguardo verso la mappa della Terra del Fuoco, caduta per terra. Al suo posto c’era un grande varco, prima celato dalla mappa, che portava ad un tunnel.
L’Amazzatiranni scosse la testa dolcemente “Dovevo immaginarlo” mormorò quasi a sé stesso “Da quanto siete qui, piccole pesti?” domandò a Fiamma e a Brisingr, che ancora non si erano accorti della loro presenza.
I due sobbalzarono e si voltarono.
“Eragon, Saphira! Non vi avevamo sentito!” disse la fanciulla stupita.
Da quanto siete qui, cuccioli? domandò Saphira sedendo di fronte a loro e rovesciando una sedia.
Eragon si sedette vicino a lei e si appoggiò con la schiena al fianco della dragonessa, proprio come Fiamma.
“Da un po’.” rispose la ragazza.
“Un po’ quanto?” insistette il cavaliere.
Abbiamo sentito quasi tutto rispose per lei Brisingr, a cui non piacevano tutti quei giri di parole Siamo arrivati nel momento in cui il cavaliere dai capelli corvini ha iniziato a parlare di questo esercito invincibile.
Saphira sbruffò Te lo avevo detto, Eragon, che dovevamo tappare quel benedetto buco.
“Non abbiamo origliato per mancarvi di rispetto, Saphira” si giustificò la ragazza “volevamo semplicemente sapere cosa stava succedendo, tutto qui.”
Eragon scosse la testa “Origliare è comunque sbagliato, ragazzi, e lo sapete bene.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo e al drago sfuggì una nuvoletta di fumo “Si si, manchiamo di rispetto a voi, i nostri maestri, disonoriamo . . .”
. .  . il nostro ordine e perdiamo il nostro onore, eccetera eccetera eccetera . . . si, conosciamo a memoria le vostre ramanzine, . . .
“ . . . cambiamo argomento, gentilmente? Altrimenti noi andremmo a letto, sapete . . .”
. . . ascoltare discorsi su quando tempo sia passato dall’ultima volta che voi quattro vi siete visti non è stato molto . . .
“ . . . interessante e ci ha fatto venire . . .”
. . . un po’ di sonnolenza. Ahhh!
“La prossima volta andate direttamente a nanna e ci lasciate in pace, allora!” sbottò Eragon, indispettito dal loro modo di fare “E sarebbe gentile se evitaste di continuare l’uno le frasi dell’altra, perché mi fate venire un mal di testa pazzesco. Quanto capisco Roran, adesso!”
Che c’è di male? Anche voi lo fate!  osservò Brisingr.
Ma non in questo modo, cucciolo. rispose Saphira  Allora, perché, se avete così tanto sonno, ci avete aspettato?
Fiamma si sistemò più comodamente e il suo drago brontolò Cosa sono, la tua poltrona?
No, il mio divano rispose lei ironicamente “Mentre eravamo nel ‘buco’ abbiamo discusso a lungo.” disse ad alta voce, visto che i due maestri li stavano osservando in attesa di una risposta “ e volevamo chiedervi di poter venire con voi a combattere, invece di rimanere al sicuro nel palazzo della regina Nasuada.”
“Assolutamente no!” esclamarono entrambi senza neanche un istante di esitazione.
Che ti avevo detto? fece Brisingr.
Era prevedibile gli rispose Fiamma.
“Non se ne parla neanche!” sbottò indignato Eragon.
Siete impazziti? Non siete altro che due cuccioli completamente inesperti! ringhiò indignata Saphira Combattere? Neanche per sogno!
Ma . . .
Niente ma, Brisingr!
“Voi non verrete neanche!” continuò il cavaliere.
“Come?” i due giovani erano più che sorpresi “La regina Nasuada ha chiesto l’assistenza di tutti i componenti del Nuovo Ordine! E noi, che siamo . . .”
. . . i vostri primi allievi, dovremmo rimanere a casa a non fare niente?
È troppo pericoloso per voi tornare ad Alagaesia, soprattutto ora che un esercito combatte sotto il vessillo di Galbatorix. Non vogliamo farvi correre rischi che vi rovinerebbero la vita.
“Ma Saphira, il dovere di ogni Drago e di ogni Cavaliere è proteggere gli innocenti. Non ci sono motivazioni valide per evitare di adempiere il proprio dovere, neanche per noi. Anzi, soprattutto per noi. Siamo i più abili nell’arte del combattimento e potremmo aiutarvi molto di più di Adin o Adurza, ad esempio. Il fuoco è nostro fratello, il vento nostro compagno, la spada nostra sorella e la magia nostra alleata.”
Il combattimento ci scorre nelle vene. Abbiamo lottato fin da quando siamo usciti dall’uovo. È nostro compito utilizzare tutta la nostra abilità per proteggere la terra che ci ha generato ed ospitato, anche se per breve tempo. Sappiamo che tenete a noi e volete solo proteggerci, ma non possiamo tirarci indietro, soprattutto se i sospetti sul nostro passato sono reali. Non combattere e rimanere qui sarebbe solamente una prova di codardia. Perderemmo il nostro onore e ne andrebbe della nostra coscienza.
“Non impediteci di essere ciò che siamo, un Drago e un Cavaliere! Non impedircelo proprio voi!”
 
I due maestri rimasero in silenzio, con lo sguardo afflitto, avvolti nei propri pensieri.
“Non vorremmo portarvi con noi” disse a bassa voce Eragon “abbiamo un brutto presentimento e non vogliamo che voi veniate coinvolti, ma non possiamo tenervi fuori dalla mischia. Nemmeno noi possiamo impedirvi di fare ciò che il vostro cuore e la vostra coscienza vi suggerisce, anche se vorremmo. Non siete più dei bambini, non possiamo imporvi delle decisioni che riguardano la vostra coscienza e il vostro onore.”
Però vi diamo un consiglio, un consiglio che vi chiediamo di ascoltare : non prendete questa decisione alla leggera, perché la guerra non è un gioco. La guerra è morte, è dolore, è sofferenza, è distruzione. La guerra si porta via ciò che c’è di meglio nelle persone e nei draghi e gli lascia solo ciò che c’è di peggiore. Scegliete voi se dare ascolto a noi o al vostro cuore, ma scegliete con saggezza e tenete conto di ciò che già sapete e di ciò che ancora non sapete su di voi e la vostra storia.
I due non ci pensarono neanche un attimo.
“Abbiamo già scelto, Ebrithil.”
Vogliamo adempiere ai nostri doveri, perché è questo ciò che fanno . . .
“ . .  un Drago e il proprio Cavaliere.”
Saphira ed Eragon annuirono con aria grave.
D’accordo, cuccioli. Verrete, ma seguirete i vostri compagni. E su questo punto non si discute. Ci siamo capiti?
Fiamma e Brisingr sbruffarono.
“Ci siamo capiti, ragazzi?”
“Si, Eragon.”
Si, Saphira.
“Bene, allora. Adesso però a letto, su! Sarà una delle ultime notti che potrete passare tranquilli, quindi subito a nanna! E niente giretti.”
Giretti, noi? Non siamo mica Samir e Adurna! protestò Brisingr.
Saphira gli lanciò un’occhiata divertita Voi due siete molto peggio di Samir e Adurna. Su, a letto.
“D’accordo. Buonanotte Eragon, ‘notte Saphira.” li salutò la ragazza alzandosi con il suo drago.
Buon riposo, maestri.
“Buonanotte ragazzi.”
Buon riposo, cuccioli.
I due uscirono silenziosamente dalla stanza, assicurandosi con la coda dell’occhio che i maestri non li controllassero.
Giretto, Bri? domandò Fiamma al proprio drago facendogli l’occhiolino.
Certo, Fiamma rispose lui allegramente quando mai siamo andati a letto come cuccioletti obbedienti, noi due?
 
Sono andati verso la sala dei draghi, vero? domandò Saphira ad Eragon, che con il suo udito finissimo stava seguendo i loro passi. Il ragazzo annuì, sentendoli dirigersi verso l’ultimo piano.
Lei scosse la testa Dovremmo rimproverarli, un giorno o l’altro. Non posso uscire tutte le santi notti e stare fuori fino a tardi.
Dai, lasciamoli divertire.
Tu gli hai sempre concesso troppe cose, Eragon.
Vorrei non avergli concesso di venire con noi, però.
Lo hai detto tu stesso: non sono più bambini. Devono prendere da soli le proprie decisioni. Conoscono i pericoli che corrono, eppure hanno deciso di affrontarli e di adempiere al proprio dovere di Cavaliere e Drago,  invece di rimanere al sicuro come dei codardi. Dovremmo esserne orgogliosi.
Si, ma non posso nasconderti che sono preoccupato, Saphira. Molto preoccupato.
Lo so, piccolo mio, lo so. Anch’ io lo sono. La dragonessa sfiorando dolcemente la testa del suo cavaliere con il muso. Speriamo che vada tutto bene.
 
 
Fiamma e Brisingr volavano alti nel cielo, liberi da ogni vincolo e da ogni regola. Amavano volare insieme più di qualunque altra cosa; niente poteva donargli le stesse bellissime sensazioni che vivevano in quei momenti assolutamente perfetti.
 
Ogni sera, quando ormai la maggior parte degli abitanti dell’Ultima Dimora dormivano, raggiungevano la sala dei draghi, con il tetto sempre rigorosamente aperto perché ai draghi piaceva dormire sotto le stelle, e da lì spiccavano il volo, anche se le regole proibivano quei voletti notturni. A volte svegliavano per sbaglio Knurl o Adurna, ma loro chiudevano un occhio, anzi, tutte e due gli occhi, e tornavano a dormire placidamente ogni volta; tra tutti e dodici gli appartenenti al Nuovo Ordine vigeva il più profondo rispetto ed amicizia e nessuno, neanche Samir, avrebbe mai, e quando dico mai è mai, tradito uno dei propri compagni.
 
Fiamma strinse con forza le gambe in modo da non cadere – non utilizzava quasi mai la sella perché, anche se era spesso doloroso, amava stare a contatto con Brisingr il più possibile e, cosa più importate, la sella dava fastidio al suo drago –, si tenne da una delle punte d’avorio del drago e chiuse gli occhi, godendosi la sensazione bellissima dell’aria frizzante della notte che le arrivava in viso al pieno della sua potenza.
Brisingr accelerò e salì in alto, sempre più in alto, mettendo alla prova la propria velocità e resistenza. Era un vecchio gioco tra di loro: ogni sera provavano a salire più in alto che potevano, cercando di raggiungere le stelle.
 
Tempo addietro, quando Brisingr era ancora piccolo e Fiamma era una bambina curiosa ed innamorata del cielo, – cosa che non era mai cambiata – ella aveva confidato al proprio drago che da piccola pensava che, se fosse mai riuscita a volare, a raggiungere le stelle ed ad acchiapparne una, la sua vita sarebbe cambiata per sempre, ed in meglio. Quando la creatura era diventata abbastanza grande da essere cavalcata si era ricordata di quella piccola fantasia infantile e così ogni sera cercava di portare la bambina dalle stelle, per dimostrarle che anche i sogni più strani possono avverarsi.
Ma Fiamma lo sapeva. Lo aveva scoperti nel momento stesso in cui Brisingr era uscito dall’uovo.
 
Brisingr salì e salì, fino a quando il freddo e la scarsità d’aria non iniziarono a farsi sentire. Fiamma cercò di resistere a lungo, ma alla fine cedette e allentò lievemente la presa delle gambe.
Il drago interpretò subito il segnale e, interrompendo la propria ascesa, si abbassò e diminuì la propria apertura alale, dando vita a una delle sue straordinarie picchiate.
La ragazza strinse con più forza la punta d’avorio del suo compagno, aprendo gli occhi e urlando felice. Il vento strillava nelle loro orecchie e la violenza dell’aria gli sferzava i volti, ma i due non temevano né la velocità, né la forza e nemmeno un possibile impatto: l’euforia donatogli dal volo cancellava ogni singola cosa.
Andavano veloci, molto veloci, fin troppo veloci: la terra di avvicinava pericolosamente, ma Brisingr aspettò fino all’ultimo secondo prima di riaprire le ali alla loro apertura abituale e di fermare la caduta. Poi risalì in aria e disegnò in cielo un arco, mentre la sua compagna di mente e di cuore rideva di gioia e di euforia.
Il drago riprese a volare ad alta quota, ma senza cercare più di raggiungere le stelle. Si fecero cullare delle correnti, loro grandi amiche, e volarono con calma, ammirando il cielo sopra di loro e il paesaggio sotto di loro.
Non parlarono durante il volo; non ne avevano bisogno. Ogni volta che volavano le loro menti erano così unite tra di loro che ogni singola sfumatura d’emozione di uno era immediatamente percepita dall’altra ed considerata anche propria.
Dopo un tempo lunghissimo ma indefinito i due giunsero a una vecchia quercia, una quercia così grande che poteva coprire anche Brisingr con la sua fluente chioma verdigna.
Il drago si abbassò lentamente ed infine atterrò accanto all’imponente albero. Si accucciò per far scendere il suo cavaliere e poi la seguì sotto la quercia. Si sdraiò sotto l’albero e la fanciulla si sedette vicino a lui poggiando la schiena sul suo fianco. Brisingr abbassò il lungo collo fino a terra, avvolgendo quasi il corpo della ragazza, e lei prese dolcemente ad accarezzargli l’enorme testa.
 
Anche quello era un antico gesto che i due ripetevano da anni, ormai. Quando erano giunti nella Terra del Fuoco Fiamma e Brisingr si erano praticamente innamorati di quella grande quercia cresciuta lontana dai boschi e dall’acqua. Ogni sera si ritiravano lì e a volte rimanevano anche a dormirci; era il loro posto segreto, la loro parentesi di intimità e di tranquillità. Soprattutto da quando erano arrivati gli altri Cavalieri e gli altri draghi i due avevano avvertito il bisogno di avere un posto solo loro, dove poter rimanere da soli e sentirsi al sicuro. Ma loro lo sapevano bene: la sicurezza non apparteneva a quel mondo, non gli era mai appartenuta e non gli apparterrà mai.
 
Rimasero così, in silenzio, per un po’, fino a quando la mano di Fiamma si fermò e la sua testa prese a ciondolare. Brisingr sorrise dolcemente: le emozioni e le sorprese di quella lunga giornata avevano preso il controllo della sua compagna di cuore, facendola scivolare in un sonno profondo.
Il drago alzò lentamente la testa cercando di non svegliarla e la osservò.
Amava guardarla mentre dormiva; gli faceva salire nell’anima una dolcezza e una riconoscenza infinità verso il Fato che gli aveva donato un persona così meravigliosa come Cavaliere.
Osservò con affetto i lunghi capelli rossi, indomabili come il suo carattere, che le ricadevano disordinatamente sul viso quasi triangolare, nascondendolo in buona parte; osservò il nasino a patata, le labbra rosse e sottili che proferivano sempre giudizi e pensieri pungenti, i grandi e penetranti occhi che sapevano leggere dentro l’anima della gente, adesso chiusi, il lungo collo sottile come quello di una dragonessa, solo senza punte d’avorio; osservò il corpicino minuto avvolto in confortevoli vesti maschili, capace di muoversi con l’agilità di un elfo e la forza di un drago, le braccia muscolose, risultato dei lunghi anni d’allenamento nell’arte del combattimento, le gambe affusolate che correvano veloci come il vento, i piccoli piedi nascosti in stivali da uomo e le mani sottili e segnate dai lunghi allenamenti con spada ed arco.
Il suo sguardo si posò su piccoli particolari a lui tanto cari; il piccolo ciondolo legato stretto attorno al collo della fanciulla, il pugnale color rubino attaccato alla cintura, la mano destra segnata dal gedwey ignasia e la lunga cicatrice che le attraversava l’avambraccio destro, tutti segni tangibili del loro legame indissolubile.
 
Brisingr amava Fiamma, l’amava con tutto il suo cuore. Anche adesso che era un drago adulto e viveva con altri draghi e tre affascinanti dragonesse, lei rimaneva tutto il suo mondo.
Fiamma era più di un Cavaliere: era una compagna di avventure, una confidente, una amica, una madre, una figlia, una sorella. Fiamma era tutto per lui. E sapeva che per la ragazza valeva la stessa cosa.
I due erano uniti da un legame più stretto, molto più stretto di quello che solitamente lega un drago e il proprio cavaliere. Il loro era un legame speciale, un legame intoccabile. Niente e nessuno avrebbe mai potuto spezzarlo e dividerli.
Niente e nessuno.
 
Il drago si accoccolò per la notte, circondando con la coda e con il collo il corpo della ragazza, come per proteggerlo e tenerlo al sicuro, e chiuse lentamente gli occhi, cercando di addormentarsi, ma senza molto successo. Brisingr era preoccupato per il loro ritorno ad Alagaesia. Per loro era sempre stato un posto crudele ed malvagio e tornarci adesso, quando il vessillo del Re Caduto era tornato a brillare, lo metteva in ansia. Non tanto per se stesso, ma per Fiamma.
Spero di non aver sbagliato ad incoraggiare la scelta di Fiamma penso egli, prima di cadere in un sonno senza sogni.
  
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