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Autore: MartaJonas    31/08/2013    4 recensioni
-Ho paura – disse il giovane guardando negli occhi Thomas. Era in cerca di un aiuto, di un consiglio.
-Non sempre avere paura è una cosa negativa. Se in una battaglia non si avesse nulla da perdere, non avresti motivo per vincere. Se sei solo, se non hai un obbiettivo, se non hai una ragione per restare in vita, non lotteresti. Saresti indifferente ad ogni cosa. Avere paura di perdere significa tenerci, tenerci alla vita, avere uno scopo. Fin’ora vivere o morire per te è stata la stessa cosa, adesso, quella lettera ti ha dato un motivo per cui lottare. Quindi sì, fa sii che quel bambino sia la paura in ogni tua battaglia, così da riuscire a vincere sempre. – rispose il dottor Mason rivolgendogli un sorriso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 3
 
Nicholas
 

 
 
Joseph accese l’automobile, dopo essersi tirato indietro i capelli bagnati. Il fratello gli toccò il braccio per richiamare la sua attenzione.
-Non credi che dovremmo aspettare Derick? – chiese il ragazzo all’altro.
-Ho bevuto poco stasera, sono in grado di guidare, tranquillo. – gli rispose mostrandogli un sorriso.
-Beh giusto, eri troppo impegnato con quella ragazza alta il doppio di te per bere, capisco – disse il fratello con sguardo ammiccante facendo ridere Joe, che sfrecciò sull’asfalto bagnato. Era in corso un vero e proprio temporale. Le palme di Los Angeles si piegavano al forte soffio del vento, e praticamente ogni cosa veniva ricoperta d’acqua, bagnata, colpita da gocce di pioggia, incessantemente.
Si fermarono a un incrocio, a due centinaia di metri da casa di Joseph, dove soggiornava anche il fratello per qualche girono. Il semaforo era rosso, così si fermarono. Joseph si girò a guardare il giovane uomo che aveva al suo fianco.
Non era più il suo piccolo e docile fratellino, ormai aveva i suoi 21 anni, aveva la barba, ed era addirittura diventato più bello di lui, anche se non gliel’avrebbe mai detto apertamente. I riccioli non c’erano più, e i capelli erano più corti ed erano stati acconciati perfettamente. Così per un attimo si ritrovò a pensare quanto fosse orgoglioso di suo fratello, di chi fosse diventato in quegli anni, di tutto ciò che aveva fatto. Si ritrovò a sorridere mentre lo guardava scrivere un messaggio a una sua amica.
Notò che il semaforo era diventato verde,così ingranò la prima, e cominciò ad avanzare con la macchina. Intravide una luce lontana provocata da due fari di un camion alla sua destra, ma non ci fece molto caso, solo un attimo dopo sentì lo scontro tra quel mezzo che andava a tutta velocità e la sua macchina. Da quel momento non vide né sentì molto: udì in grido, provò un dolore lancinante che non sapeva precisamente da quale punto del corpo provenisse, vide sangue, tanto sangue, troppo sangue, e quello non era soltanto il suo sangue.
 
Il ragazzo aveva cominciato a respirare rapidamente e affannosamente, si agitava sul suo letto quando l’infermiera entrò nella sua camera perché chiamata dal compagno di stanza del giovane. Era in piena notte, aveva fatto un altro dei suoi soliti incubi. I suoi però non erano solo brutti sogni, ma ricordi. Ma questo nessuno lo sapeva.
Era in iperventilazione, il suo respiro era troppo rapido e superficiale. Era agitato, lo si poteva chiaramente vedere dai suoi occhi, dal continuo stato d’ansia in cui si presentava, dalle occhiaie nere che gli cerchiavano gli occhi, dalla continua richiesta d’aiuto che inviava ogni qual volta qualcuno lo guardasse negli occhi.
L’infermiera gli diede un sacchetto di carta in cui respirare, per aumentare il livello di anidride carbonica nel sangue, in quel momento troppo bassa.
-Ehi, ehi, Joe, dai stai calmo, era solo un sogno. – disse la giovane donna. Ormai lo chiamava per nome, erano quasi diventati “amici”, sempre se due ragazzi che ogni tanto scambiano quattro parole sul tempo, e sulla condizione del giovane possano definirsi così.
Era una ragazza castana, dai gradi occhi blu, magra e costantemente sorridente. Forse era stato proprio quel sorriso che aveva contribuito a far uscire di bocca qualche parola a Joe. Gli erano sempre piaciute le persone sorridenti, quelle che hanno un sorriso stampato in viso senza un preciso motivo, forse solo perché sono al mondo e di questo considerano solo le cose positive.
La ragazza, che aveva fatto mettere a sedere sul letto il paziente, gli si era seduta accanto e cercava di tranquillizzarlo: gli accarezzava la schiena, gli rivolgeva un sorriso sincero, gli sussurrava parole gentili.
In poco tempo Joseph tornò ad avere un respiro regolare, e l’infermiera di nome Elizabeth, si alzò in piedi, si assicurò che Joe tornasse a dormire, e gli sorrise.
-Per qualunque cosa, lo sai che basta premere il pulsante del campanello. Sarò in un attimo da te, ok?  - gli disse la ragazza sempre con tono moderato e gentile, e con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Va bene. Grazie per tutto. – rispose Joe, davvero grato per ciò che quella ragazza faceva per lui ogni giorno.
Quando chiuse gli occhi temette di sognare di nuovo, di fare incubi, che quei ricordi gli si riproponessero di nuovo; così riaprì gli occhi, e come accadeva per la maggior parte delle notti lì dentro non riuscì più a dormire.
 
*
 
Era un caldo venerdì di metà maggio quando, di nuovo faccia a faccia con i dottor Mason, Joseph cominciò a parlare di sua spontanea volontà. Neanche Joe capì fino in fondo perché lo stava facendo, forse aveva davvero bisogno di qualcuno che lo ascoltasse, che lo incoraggiasse almeno un po’.
-Si chiamava Nicholas. Mio fratello, intendo. Era di tre anni più giovane di me. Era un bel ragazzo. Era diabetico, ma riusciva a restare in forma. È sempre stato il mio migliore amico, il mio confidente, l’unica persona da cui andavo per qualsiasi problema. Ricordo che quando era ragazzo si preoccupava del fatto che non gli crescesse la barba, e si chiedesse se mai ne avrebbe avuta. – a Joseph cominciarono a diventare gli occhi lucidi, ma nello stesso momento cercava di sorridere a quei ricordi, mentre il dottor Mason cominciava davvero a interessarsi a quel che stava dicendo – Aveva talento nella musica come nessun altro. Riusciva a scrivere canzoni in mezz’ora e a farle diventare hit mondiali. Si grattava rapidamente il naso e guardava in basso ogni volta che era imbarazzato, e io mi divertivo a farlo diventare rosso. Ha sempre rimorchiato più di me, anche se tutti hanno sempre creduto il contrario. So cose di lui che non ha mai rivelato a nessun’altro, e nessuno mai saprà. E la cosa era reciproca. Era davvero diverso da me, ma è sempre stato il mio migliore amico. Era divertente, anche se non sapeva raccontare le barzellette come so fare io. È stato il ragazzo con più forza d’animo che io abbia mai conosciuto. E io …  - i suoi occhi si riempirono di lacrime – io l’ho ucciso. – si fermò un attimo, per cercare di sciogliere quel nodo che aveva alla gola – Eravamo appena usciti fuori da una discoteca, era cominciato a piovere, faceva freddo, era dicembre. – il respiro del ragazzo cominciò a farsi sempre più veloce e ad agitarsi – Ho insistito a guidare io stesso, nonostante avessi bevuto un paio di birre. Ci siamo fermati ad un semaforo. Quando è scattato il verde ho fatto avanzare la macchia, e un camion ci ha investiti. Io sono qui, vivo e vegeto, invece lui ha esalato il suo ultimo respiro tra le mie braccia, quella stessa sera, sull’asfalto bagnato, sotto a una pioggia torrenziale.
Le lacrime sulle guance di quel ragazzo ormai non riuscivano più a fermarsi. L’una seguiva l’altra, incessantemente, instancabilmente.
Joseph continuò a piangere mentre il dottor Mason gli diceva che non era colpa sua, che quel camion si sarebbe dovuto fermare, mentre Thomas gli ripeteva che i migliori se ne vanno per primi,e che doveva riuscire a superare quel trauma, perché il fratello era in un posto migliore in quel momento.
Ogni volta che ripensava a quel giorno cominciava a piangere finché le lacrime che aveva in corpo non fossero terminate, ora che l’aveva raccontato sembrava chiuso nel suo mondo, sentiva ogni voce ovattata, ogni rumore attutito, ogni immagine sfocata, mentre si materializzava davanti ai suoi occhi il ricordo del viso di suo fratello Nicholas, il suo piccolo e dolce Nick.






Buonasera!
Allora, probabilmente mi vorrete ammazzare, perché ho ucciso Nicholas. Ma avete ragione, non posso mica darvi torto!
In ogni modo, spero che vi possa piacere anche se è estremamente triste come cosa. 
Se avevate già intuito qualcosa, beh, come avete notato Nick era l'unico che mancava all'appello!
Fatemi sapere che ne pensate, e grazie ancora per tutto il supporto! :)
Un bacione, 
Marta <3
                                                                                                            

  
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