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Autore: La Matta    31/08/2013    2 recensioni
Terra, anno 2186. Mentre i Razziatori assediano la Terra, qualcuno invia strane mail che sembrano in grado di anticipare i loro attacchi. E’ un nemico? Un folle? Un alleato? Nessuno lo sa.
Intanto, nello spazio, Konstantin Shepard è alle prese con le ultime fasi della guerra - ai Razziatori, ma anche a Cerberus - e col presentimento che la fine ormai è vicina, in un modo o nell’altro.
Ma sarà un finale…. diverso. Perché, oltre a Distruzione, Sintesi e Controllo… c’è una quarta scelta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konstantin Shepard'
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la quarta scelta 8

Capitolo Settimo

Emeirin Stone

 

Alle sue spalle, sente Shepard che si coordina con la flotta dell’ammiraglio Hackett.

La sua voce è più leggera, come se si fosse tolta un peso. Come se il cadavere di Kai Leng, ai suoi piedi, fosse davvero importante.

Javik scuote la testa: perché compiacersi di una vittoria così piccola?

Ma non è quella, l’origine del suo malumore. C’è qualcosa che lo perseguita, da quando è entrato nella stazione Cronos. Qualcosa che gli pulsa nelle tempie, uno sfarfallio davanti agli occhi.

Non abbastanza forte da privarlo della concentrazione ma abbastanza luminoso da non permettergli di ignorarlo. E’ un presentimento. Quasi. Più che altro, una sensazione, un brivido sotto la pelle. Aspettativa, mista forse ad un reverenziale timore.

Pulisce la pistola, cercando di non pensarci.

Eppure, istante dopo istante, la cosa diventa più forte, più netta.

Quando Shepard parla, la sente solo parzialmente, al limite della sua coscienza

- IDA, abbiamo raccolto tutte le informazioni utili?-

- Sì, comandante. Possiamo lasciare la stazione al tuo ordine.-

- Bene, comunica a Joker la nostra posizione e dì di mandarci Cortez con la navetta…-

Le parole di Shepard suonano lontane, come una remota eco, ma quando Javik ne coglie il significato generale, afferra Konstantin per un braccio e la guarda negli occhi

- No, comandante.- sussurra - Aspetta.-

- Cosa succede?-

Il prothean si guarda intorno, disorientato.

C’è qualcosa, solo che lui non sa descriverlo. Non troverebbe il modo di farlo capire ad un membro della sua razza, figuriamoci se ci riesce usando il linguaggio arcaico e sterile delle razze meno progredite.

Il presentimento cresce, sempre più forte, un’entità calda e palpitante.

- Torniamo indietro, Shepard.-

- Indietro?- Konstantin gli lancia uno sguardo perplesso - Dove?-

Una strana chiarezza si fa largo nella mente del prothean.

- Al Razziatore.-

- Perché?- insiste Shepard

- Io per primo ti ho sempre ripetuto che il fattore tempo è essenziale… e che quello della galassia ormai si sta esaurendo. Eppure… adesso… vieni, comandante.- l’afferra per un braccio. La sua stretta è forte e secca.

- Siha - dice Thane, alle sue spalle, con voce calma e placida - nel nostro lavoro, l’istinto è tutto.-

- Va bene.- annuisce Shepard, alla fine - IDA, dì a Cortez di aspettare il nostro segnale.-

Uno strano sollievo dilaga nell’animo di Javik.

Man mano che percorrono a ritroso i propri passi, tornando verso quell’inferno nero dove veniva accudito il Razziatore Umano, il sollievo diventa ansia, l’ansia diventa dubbio.

Poi svolta l’angolo e il dubbio ridiventa euforia, l’euforia ridiventa sollievo e tutto ricomincia dal principio.

In verità, il prothean si sente piuttosto sciocco, assoggettato in quella maniera ad un’emotività improvvisa, da cui è sempre riuscito a difendersi.

Nel laboratorio, il silenzio è cupo e assordante.

I macchinari sono morti e spenti, qualche scintilla sporadica danza sui monitor come una lucciola impazzita.

Il Razziatore giace riverso su sé stesso, un monumento all’orrore cosmico.

Javik s’incammina verso il centro della struttura, guidato da qualcosa che è più profondo dell’istinto. Qualcosa a cui qualche umano troppo romantico darebbe il nome di “destino”.

Quando arriva davanti alla porta che stava cercando, semplicemente sa di essere nel posto giusto.

Tutte le emozioni - il sollievo, la paura, l’irritazione, la stanchezza - si fondono in un crescendo di agitata soddisfazione. In tutto l’universo, è quello il posto dove deve trovarsi, anche se quello che c’è oltre quella porta potrebbe non piacergli affatto.

- Bypasso la serratura.- annuncia IDA, avanzando di un passo.

Ma Javik la ferma, posandole una mano sulla spalla (si sorprende sempre delle immagini che il contatto con IDA ricrea nella sua mente, la sensazione fisica di un essere sintetico)

- Non serve.- dice, a bassa voce.

Si avvicina al pannello e, non appena vi posa la mano, il circuito si riattiva e una luce verde illumina lo schermo. Lentamente, faticosamente, come se ormai la sua carica si fosse del tutto estinta, la porta si apre. Rimane bloccata a tre quarti, ma è abbastanza per passare.

Oltre, c’è una stanza buia come la notte. Un bagliore metallico si anima sulla parete, quando vi entra la luce.

Poi, un suono. Nel silenzio completo, Javik riesce a percepire un suono, debole ma inconfondibile. E’ il suono di un respiro.

Finisce di aprire la porta e la luce artificiale dei laboratori illumina l’ultimo anfratto.

Accucciata in un angolo, c’è una figura umana.

Lancia uno sguardo al prothean, sbattendo gli occhi per abituarsi alla luce.

- Chi sei?- domanda poi, con voce fragile, incrinata

- Non lavoro per Cerberus.- ribatte Javik, tendendole una mano.

Lei scuote la testa e, appoggiandosi al muro, riesce a rimettersi in piedi.

Avanza a passo malfermo verso la porta ma, ad ogni movimento, sembra riacquistare sicurezza.

- Tu chi sei?- la interroga Javik, ancora sospettoso

- Una prigioniera di Cerberus. Niente di più, niente di meno.-

- Hai un nome, umana?-

- Naturalmente - la voce della donna è placida, il suo tono basso come un sussurro - tutti noi abbiamo un nome, che definisce chi siamo e ci distingue dagli altri esseri.-

Oltrepassa la soglia, riordinandosi i lunghi capelli castani.

Una volta fuori, i suoi occhi si fermano sul Razziatore umano e, per un istante, nelle sue iridi viola pallido scintilla qualcosa che può sembrare malinconia.

Poi tutto si blocca.

Davanti alla straniera, le mani di Konstantin Shepard perdono la presa sul fucile, che cade a terra con un rumore metallico.

- Non è possibile…- geme la comandante, sconvolta -… tu…-

La donna solleva lo sguardo su di lei e le sue labbra pallide s’incurvano in un sorriso

- Ciao, piccola mia.-

 

Per la sua storia, per l’addestramento, per l’istruzione ricevuta, per tutte le volte che si è fidata e che è stata tradita, Konstantin Shepard dovrebbe aver imparato a sospettare di tutto e tutti. Soprattutto di chi spunta fuori all’improvviso in una base nemica. Eppure, nell’attimo esatto in cui la donna si volta verso di lei, ogni muro crolla, ogni dubbio si dissipa come polvere portata via dal vento.

- Non è possibile.- mormora, mentre sente qualcosa di bagnato pungerle gli occhi

Lei la guarda, sorridendo, e sembra esattamente la donna che era in Irlanda, che preparava i biscotti e il the bollente, che si acciambellava sulla sedia a dondolo e che sembrava sempre assorta nei suoi pensieri.

- …tu…- sussurra, sentendo la propria voce commossa ed insicura

Emeirin Stone si passa una mano fra i capelli e non smette di sorridere.

- Ciao, piccola mia.- dice infine, dopo un silenzio interminabile.

Konstantin si avvicina alla donna e lei, dolcemente, le accarezza una guancia.

- Le foto su extranet non ti rendono giustizia, bambina.- scherza Emeirin, con tono leggero, prima di abbracciarla.

Per un attimo, l’universo si ferma attorno a lei.

Il profumo familiare della donna l’avvolge, le sue dita le passano fra i capelli come facevano tanti anni prima. Emeirin è tutto quello che le rimane della propria infanzia, del tempo euforico e sereno in cui non c’erano Razziatori, non c’erano organizzazioni criminali, in cui la guerra era una realtà fastidiosa ma lontana, qualcosa che si poteva facilmente dimenticare, costruendo un pupazzo di neve.

A malincuore, Shepard si scioglie dall’abbraccio della donna, con un leggero colpo di tosse.

- Come stai?- le chiede, sottovoce.

- Bene.- risponde Emeirin, quietamente, senza aggiungere altro.

Konstantin si volta verso i membri della sua squadra.

- Lei è Emeirin Stone, la migliore amica di mio padre. La donna che si è presa cura di me mentre i miei genitori erano impegnati nella guerra del primo contatto.-

- E’ un piacere conoscerla, signorina Stone.- saluta IDA, tendendole la mano.

Gli occhi di Emeirin indugiano qualche secondo sul volto artificiale dell’IA, poi la donna accetta la mano.

- Il piacere è mio.-

Stringe anche la mano di Thane ma, quando si trova di fronte a Javik, lui la squadra con una strana freddezza, con una sorta di ostilità latente.

Non dice niente eppure, quando le tende la mano ed Emeirin gliela stringe, si sente travolto dalle emozioni della donna, dalla tempesta che si agita oltre i suoi tranquilli occhi violetti.

Lo coglie impreparato, con le difese abbassate, e l’urgano entra dentro di lui.

Per quanto quell’umana possa sembrare serena, la sua anima è in subbuglio. La sua intera storia - l’esperienze che hanno scolpito solchi incolmabili in lei, invisibili cicatrici saettanti - è imbevuta di un sordo dolore, latente, sommerso, divenuto infine solo nostalgica malinconia. Ma più di ogni altra cosa, il contatto della mano di lei gli trasmette un’immensa solitudine.

E’ la stessa sensazione, lo stesso gelo interno, lo stesso vuoto che prova anche lui.

La cosa che più assomiglia alla coscienza di essere l’ultimo membro vivente della tua razza, di una razza che era grande, un tempo e che sembrava destinata a prosperare per sempre.

Quando le dita di Emeirin si sciolgono dalle sue, l’uragano indietreggia, lasciando solo lo sciacquio della risacca. Javik sa che ci metterà molto tempo, a dimenticare quella sensazione.

 

 

-- La Coda! --

Oggi c’è davvero poco da dire J Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi rinnovo i miei ringraziamenti per essere arrivati fino a qui!

Un bacio!

- La Matta -

  
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