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Autore: FedericaLille    01/09/2013    15 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciottesimo



 
Tenevo tra le mani le mie due tele, Walter me le aveva restituite non appena ero tornata alla galleria, quella mattina. Ed ora le stavo disponendo delicatamente nel cofano del taxi che mi aveva portato fin qui.
Avevo riempito quella povera macchina di bagagli, pronta a partire verso casa. Ma non avevo ancora concluso ogni faccenda qui a Londra, avevo un conto in sospeso.
Zayn stava tardando all’appuntamento, ma non mi pesava. Aspettavo pazientemente, sicura che l’avrei visto, gli avrei parlato, e avrei sentito il suo odore. Chiesi al tassista di attendere ancora un po’, e lui accettò senza fare troppi problemi.
Ad un certo punto sentii dei passi alle mie spalle, mi voltai sorridente. Ma no, non era Zayn.
“Tesoro! Che sbadato che sono!”, era Walter che mi veniva incontro con una busta tra le mani, “Questa è per te”, me la porse.
“Cos’è?”, chiesi istintivamente, prendendola in mano.
“Ma sei cieca, bambolina?!”, rise eccessivamente, “E’ una busta di carta!”
Aveva scoperto l’acqua calda. Ma che problemi aveva ‘sto tizio?
Guardai il mittente scritto nella busta e mi stupii di leggere proprio il nome di Walter Stephan Lake.
“Stammi bene, cucciola!” Il grande critico d’arte scomparve dalla mia vista, lasciandomi nuovamente sola sul marciapiede.
Titubante scartai la busta e all’interno vi trovai una sostanziosa somma di denaro. Sgranai gli occhi, incredula: A cosa erano dovuti tutti quei soldi?
Notai che insieme alle banconote vi era ripiegata una lettera, la lessi rapidamente.
Walter si congratulava con me per il successo riscosso dalle mie opere, e mi ringraziava per aver dato prestigio alla sua mostra. Per dimostrare il suo riconoscimento, nella speranza di una nostra futura nuova collaborazione, allegava quella mazzetta.
Ero ancora scioccata, ma… la cosa non mi dispiaceva per niente!
Ora che mi trovavo praticamente senza un tetto, i soldi erano la cosa di cui avevo più di bisogno.
Quell'effimera felicità però non mi distraeva dall'attesa. Zayn non arrivava e io mi innervosivo ogni minuto di più. Avrei potuto chiamarlo, mandargli un messaggio, ma no, continuavo ad avere fiducia e speranza che da un momento all’altro sarebbe apparso.
Il conducente del taxi cominciava a spazientirsi: mi disse un paio di volte che il tempo che gli stavo facendo sprecare mi sarebbe costato, ma io lo ignoravo palesemente.
Guardavo a destra e sinistra per quella grande strada e perdevo la speranza ogni volta che scorgevo una macchina che non era la sua.
Finalmente ripresi a respirare. Lo vidi scendere da un’auto posteggiata dall’altra parte del marciapiede, e in quel momento il mio cuore si gonfiò così tanto da rischiare di esplodere.
Zayn indossava degli occhiali da sole scuri e un cappellino con la visiera larga. Chiuse la macchina con un ‘bip’ e attraversò la strada.
Era così bello, e quasi lo vedevo con una luce diversa ora che non mi sentivo più una stronza traditrice, ma una semplice donna innamorata. Non mi costringevo a cacciare i pensieri su di lui, anzi, li alimentavo.
Si piazzò di fronte a me e tolse subito gli occhiali dagli occhi.
Gli sorrisi e lui fece lo stesso. Ci ritrovammo faccia a faccia, e improvvisamente dimenticai tutto quello che avevo da dirgli.
“Scusa il ritardo, Harry mi ha… trattenuto”, disse.
“Immagino…”, mormorai, seria.
“Signorina?!”, mi richiamò il tassista, nel momento meno opportuno.
“Altri cinque minuti, per favore”, lo pregai. Quello si zittì.
“Dove vai?”, mi chiese Zayn, notando le valigie dentro il taxi.
“Rotheram, dai miei”, risposi di getto, “Stacco un po’ la spina.”
“Tutti questi bagagli per un paio di giorni?” Zayn cercava di capire.
“Non saranno solo un paio di giorni…”
“E Mike?”, domandò, come impaurito da quel nome.
“Abbiamo rotto”, sputai subito quel groppo. Volevo dirglielo il più presto possibile, “E’ finita…”
“Mi dispiace, Catherine” Zayn mi sfiorò una mano, la sollevò e la strinse nella sua. Il suo sguardo cadde istintivamente sul mio polso, e lì mi ricordai del livido che mi aveva procurato Mike la scorsa sera. Tirai indietro la mano, prima che lui se ne accorgesse.
“Quindi scappi da Londra”, continuò.
“Ti dispiace?” Lo guardai insistentemente negli occhi. Erano così grandi e sinceri che mi ci sarei rifugiata volentieri, senza il bisogno di cercare altra casa.
“A dire il vero si, mi dispiace molto”, ammise.
“Walter dice che la mostra è stata un successone”, cambiai discorso, per alleggerire l’aria.
“Non andare via, vieni da me.” A quelle parole mi paralizzai. Cosa mi stava proponendo?
“I m-miei disegni sono piaciuti molto”, ripresi, distogliendo il suo sguardo.
“Sono uno stronzo se ti dico che dal momento in cui mi hai detto di essere fidanzata ho sperato ogni minuto di ogni ora di ogni giorno che vi lasciaste?” La sua voce suonava così dolce e melodiosa che non badai tanto alle parole, quanto al modo in cui mi stava parlando. Mi parlava col cuore.
Però io davvero non capivo. Se era vero che era attratto da me, allora perchè mi aveva allontanato più di una volta?
“Tu avevi paura di me, come potevo piacerti?”
“Avevo paura di ritrovarmi di nuovo nel ‘pakistano degli One Direction’. Sapevo che eri una mia fan, mi ricordavo di te. Mi ricordo di tutte le directioner dei Meet & Greet. Ognuna con le sue debolezze, le lacrime, le urla isteriche, i sorrisi sempre bellissimi, le parole d’affetto, gli abbracci… Io le riconoscerei oggi una per una.”
Lo guardavo imbambolata. Non sapevo se credere alle sue parole, forse non volevo proprio. Lui si ricordava di me sin dal principio, e aveva fatto finta di nulla. Si ricordava di tutte noi.
“Era bellissimo vederle aggrapparsi a noi come unica fonte di salvezza, mi facevano sentire speciale, mi facevano ridere ed emozionare. Quando salivo sul palco non pensavo alla performance da affrontare, ma a tutti quegli occhi lucidi che mi avrebbero guardato come fossi un Dio. Tutto questo mi faceva anche paura, era troppo, ma per voi non era mai troppo. Ci donavate sempre più amore, senza stancarvi mai.”
Aveva fottutamente ragione. Eravamo instancabili, e non avremmo mai smesso di amarli. Io non avevo smesso tuttora.
I suoi occhi si incupirono improvvisamente; ricordare gli stava facendo male dentro. Proprio come aveva fatto male a me, anche di più.
“Sai cos’è significato per me mettere fine a tutto questo? Potevo continuare a godere della devozione delle vecchie fan, che avrebbero continuato ad adorarmi vanamente anche senza più le canzoni, le emozioni, senza che esistessero più i One Direction. Oppure potevo voltare pagina, provare a rifarmi una vita più sincera, riabituarmi a fare la spesa con le vecchiette del quartiere e fare finta che non fosse mai successo niente. Che tutti quei cuori che battevano per me erano stati frutto della mia immaginazione.”
Lo ascoltavo in silenzio, assorta dal suo monologo. Si stava finalmente liberando. Tutti i silenzi, le mezze parole, i passi indietro e le paure stavano avendo sfogo adesso. Avevo tentato tante volte di capire cosa pensasse, cosa lo tormentasse, perché si comportasse in quei determinati modi, ed ora avevo le mie risposte.
“A Bradford purtroppo ero troppo riconoscibile e facilmente rintracciabile, nonostante amassi quella città non potevo tornarci. Ho scelto di venire in questa periferia di Londra per ricominciare da zero.”, ridacchiò, “Rivedere quella ragazzina dalle guance rosse e la maglietta verde col quadrifoglio… mi ha impaurito, lo ammetto. Ho avuto paura che tu parlassi di me, o che mi cercassi ancora. Ma poi…”, scosse la testa, “poi ho avuto paura che tu non mi cercassi più. Perché mi ricordo di quanto stronzo sono stato a trattarti come ti ho trattato, e mi ricordo che ho passato i giorni seguenti a torturarmi perché avrei voluto rivederti e chiederti scusa, e dirti che eri una bellissima diciassettenne dalle guance rosse, e che eri ancora bellissima. No, lo eri di più. E che il giorno dell’incidente ho pianto come un bambino per il terrore di averti fatto del male, che ti avrei voluto accompagnare io stesso in ospedale, ma la paura era troppa. Mi dispiace di tutto, Catherine. Perdonami.”
Aveva ripreso la mia mano tra la sua e attendeva una mia risposta. Ma come potevo rispondere a tutto questo?
“Non hai nulla da farti perdonare, non dispiacerti. Non mi hai fatto del male, anzi… mi hai ridato vita. La diciassettenne dalle guance rosse ha ritrovato un motivo per cui sorridere.” Gli rivolsi un enorme sorriso, Zayn in risposta mi carezzò una guancia. Stavo tremando come una foglia, perchè?
“Adesso devi proprio andare via?”, chiese a bassa voce.
“Torno presto. Tu… aspettami. Io ti ho aspettato per più di dieci anni”, scherzai.
“Non meritavi un’attesa tanto lunga.” Mi sfiorò i fianchi, poi li strinse leggermente e mi avvicinò a sé. Ero incapace di muovermi coscientemente, perciò mi comandava lui. Una bomba. Stavo esplodendo dentro di emozioni. Quel momento era come… come un enorme sogno nel cassetto, di quelli grandi grandi che dentro al cassetto ci stanno troppo stretti, e che finalmente veniva liberato, volava nel cielo, tra le nuvole, sprizzando mille colori.
“A presto, Zayn”, sussurrai, non interrompendo per un attimo il contatto tra i nostri occhi. Stavano per entrare in simbiosi, si sarebbero fusi.
“Mi mancherai, Catherine”, rispose. Allentò la presa dai miei fianchi e avvicinò il capo per poggiarmi un bacio su una guancia.
 
Vedevo gli alberi e le case sfrecciare dietro di me, la strada che correva insieme a loro, e il cielo grigio e immobile. Era il primo giorno di primavera, eppure il tempo non si degnava di migliorare qui a Londra.
Sperai che a Rotheram splendesse un bel sole al mio arrivo.
Il tassista mi accompagnò alla stazione ferroviaria, mi aiutò coi bagagli e poi si eclissò.
Il treno sarebbe partito a minuti, diretto alla mia vecchia casa, e chissà quando avrei percorso la strada del ritorno.
Zayn mi aveva confessato tutti i suoi pensieri più profondi, avrei voluto fare lo stesso, ma non c’era stato tempo a disposizione. Era per questo che proprio adesso che il treno stava partendo lentamente m’immaginavo di saltare fuori dal finestrino e raggiungerlo col fiato in gola per poi abbracciarlo forte e non lasciarlo più. Gli avrei voluto dire anch’io ogni mio recondito pensiero, e l’avrei coccolato fino all’indomani mattina.
Ma dovevamo aspettare entrambi per tutto questo. Perché lui mi avrebbe aspettato… giusto?





 

Angolo Autrice.

Buona Domeniche piccole lettrici :)
Come vi avevo promesso sono tornata a postare a Settembre, il PRIMO di Settembre!!
Non avrei mai pensato che avrei scritto queste cose in questo capitolo!
Ma è uscito fuori così... e non posso comandare la mia vena artistica xD
Bene, se vi ho stupite... sappiate che mi sono stupita anch'io!
Sul serio, non capisco come mi è saltato in mente di fare sfogare Zayn proprio ora...
Però c'è ancora molto altro. Harry e la sua proposta? Cathy che torna a Rotheram? Mike scomparirà nel nulla?
Aspetto le vostre recensioni, che spero siano taaante e beeelle e simpaatiche :D
Vi voglio bene, e scusate l'attesa.

  
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