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Autore: Unforgiven_Ice_Girl    01/09/2013    0 recensioni
La chiamano solitudine, ma in realtà non si è mai soli, perché i pensieri non se ne vanno mai via.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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But your thoughts will soon be wandering, the way they always do...
Ma i tuoi pensieri presto cominceranno a vagare, come sempre...
 
E' una stupida domenica pomeriggio. Forse è poco carino da parte mia chiamarla così, è comunque una domenica migliore rispetto ad altre.
Negli ultimi due mesi, la domenica pomeriggio sono sempre andata al mare con degli amici con cui sto molto bene. Di solito frequento delle spiagge poco affollate, non adoro stare troppo in mezzo alla gente. Di sicuro se vado in una di quelle spiagge dove non c'è neanche posto per piazzare l'asciugamano è perché vengo forzata da qualcuno. Tuttavia, non mi piace neanche l'opposto, non mi piace molto stare completamente sola, in compagnia solo del silenzio. E' vero che sono una ragazza molto silenziosa, riservata e a volte anche timida, ma si dice che le persone più silenziose sono proprio quelle con la mente più rumorosa. Confermo. Ed è proprio questo il motivo per cui non mi piace rimanere sola, perché i miei pensieri alla fine rovinano sempre tutto: mi travolgono, mi fanno annegare e quando finalmente riesco a portarmi in salvo mi sento distrutta e privata di tutte le mie energie.
Oggi, per la prima volta dopo due mesi, non sono andata al mare. Mi sono resa conto che non andavo sempre al mare solo per la compagnia, ma soprattutto per non essere la vittima di stalking dei miei pensieri. Devo però ammettere che il gruppo di amici era quello giusto. Sono tutti più grandi di me, sono i miei cugini con i loro amici. Sono persone semplici, di quelle che capiscono la vita. Quelle persone di cui una come me ha bisogno. Di solito io mi vergogno di mettere il bikini. Non che sia una balenottera, però mi imbarazza far vedere agli altri le mie cosce che io chiamo affettuosamente "Prosciutti" e i piccoli rotoli della mia pancia che ho ribattezzato "Rotoloni Regina - non finiscono mai", per non parlare poi dei miei capelli che a contatto con l'acqua salata diventano indomabili. Vedo tantissimi difetti in me, ma quando sto con loro non ci penso oppure non mi importa di averli. Essendo la più piccola in quel gruppo, mi trattano un po' come se fossi la loro mascotte, sempre allegra, sempre pronta a scherzare e a trovare nuove battute. Oggi però c'è un venticello che è a tratti rilassanti e a tratti fastidioso, le temperature si sono abbassate e, anche se c'è il sole e se non c'è neanche una nuvola in cielo, non è il caso di andare al mare.
Perché ho scritto tutto questo? Semplice, perché sto cercando il modo di combattere tutti i miei stupidi pensieri, anche se mi rendo conto che in realtà li sto addirittura riordinando (per quanto possa esserne capace) trascrivendoli.
Ieri sera non sono uscita. E' venuta a casa mia una mia amica (che in realtà sarebbe anche una mia cugina di terzo grado) che conosco fin da quando ero piccola. Credo sia stata una delle prime amiche, se non la prima in assoluto. E dopo tutti questi anni, che abbiamo fatto ieri? Abbiamo cercato su internet i manga di Nana e ci siamo messe a leggerli. E per quanto possa sembrare assurdo, io adoro passare il sabato sera a casa a leggere i manga. Da più di due mesi a questa parte sono sempre uscita di sabato sera e, a parte la scorsa settimana, sono sempre andata a ballare. Anzi, a "ballare". In realtà sono semplicemente andata nel locale e non ho ballato quasi mai, sono sempre andata appresso a un'altra mia amica e al suo ragazzo, che puntualmente prova a presentarmi qualche suo amico, sebbene sappia benissimo che nessuno di loro sia il mio tipo. Ci tengo a loro, sia come singole persone che come coppia. La mia amica la conosco da dieci anni, ci siamo conosciute nel pulmino, quando andavamo alle medie. Eppure ultimamente sembra che io rovini sempre tutto in quell'amicizia. Quando usciamo solo noi tre loro litigano e, anche se non c'entro niente, mi sento in colpa, come se fossi io la causa del litigio. E poi non so mai che dire per farli riappacificare, e questo mi fa sentire ancor più a disagio. L'altra volta lei era arrabbiata con il ragazzo, le ho chiesto dove fosse andato e lei mi ha risposto seccata che non lo sapeva, e forse sono io che sono troppo permalosa, però ci sono rimasta molto male. Due mesi e mezzo fa c'è stato il mio compleanno, ma non avevo voglia di festeggiare perché in quel periodo c'erano gli esami all'università e poi io ho compiuto 22 anni e la mia vita non ha ancora preso nessuna piega, quindi non c'è molto da festeggiare. Comunque mi sono presa una sbornia colossale, mi veniva da vomitare e poi mi sentivo anche in colpa perché pensavo che lei in quel momento doveva prendersi cura di me come se fossi stata una bambina piccola. Oppure un'altra volta sono andata a ballare sia con loro due che con altre due amiche e non so se l'abbia infastidita il fatto che stavo di più con le altre, ma lei non sembrava tanto entusiasta di parlare con me. A me questa cosa fa male, perché le voglio un bene dell'anima, ma ultimamente anche se non lo voglio sembra che io stia guastando quest'amicizia, soprattutto contro il mio volere. Mi chiedo se non sia un segno, se anche il destino abbia deciso di metterci lo zampino.
I segni. Non credo di essermi mai fermata a pensare se esistessero davvero, ma ultimamente sì. Ci penso. E forse ci credo. Non ho mai avuto la sensazione che il destino mi avesse preso per mano, non ho mai sentito né un brivido strano, né una qualche voce, né ho mai visto angeli o fantasmi, ma razionalmente penso che alcune cose o situazioni siano in realtà dei segni. Ora non vorrei inventare nessuna storia, non vorrei farmi dei film mentali e non vorrei deludere la persona di cui sto per parlare se questo non fosse vero, ma ho fatto qualche collegamento che forse un minimo senso ce l'ha.
Quattro anni fa ho conosciuto un ragazzo su internet. La data me la ricordo, era l'11 maggio, il mese successivo avrei compiuto 18 anni. Non avevo la minima esperienza con i ragazzi, non avevo mai conosciuto nessun ragazzo con cui uscire, quindi per la prima volta mi incuriosiva parlare con un ragazzo, poi era anche più grande di me di tre anni e la cosa la trovavo alquanto "cool". In quel periodo ascoltavo soprattutto musica rock o metal e amavo lo stile "gothic". Anche lui amava il rock, addirittura suonava la chitarra in un gruppo. Parlavo molto bene con lui e la mia rovina fu il giorno che mi disse "ti amo". E io ci ho creduto, ci ho creduto veramente, tanto da cominciare a credere di amarlo anch'io. Tutt'ora non so se fosse davvero amore.
Un anno e mezzo fa, girovagando in un forum sul mio telefilm preferito, notai un ragazzo che era delle mie parti. Più precisamente, era delle parti del ragazzo della mia amica, quello che mi vuole presentare sempre i suoi amici. Comunque, io non ho mai chiesto l'amicizia a persone che non conoscevo su Facebook, soprattutto ragazzi, quindi non so per niente che cosa mi portò a chiederla proprio a lui. Per due giorni lo vedevo sempre connesso, ma ero talmente timida che mi vergognavo a contattarlo. Ma poi ci parlai e da quel momento non passò giorno che non ci sentissimo. Come posso spiegare che quel ragazzo mi attirava come una calamita? Mi sentivo proprio come quando ero piccola che volevo fare tutto quello che faceva mio fratello più grande perché inconsciamente era il modello che volevo seguire. Mi faceva lo stesso effetto. Mi incuriosiva così tanto quel ragazzo così maturo e adulto, ma così bambino e pieno di sogni allo stesso tempo. Gli raccontai della mia strana relazione a distanza, del mio amore malato e lui mi ascoltava con distacco, a volte mi sembrava annoiato e stanco dei miei discorsi, ma mi capiva. Era l'unico in grado di farlo, perché poi mi disse che a lui era capitata la stessa cosa con una ragazza che non aveva mai incontrato, ma dopo 5 o 6 anni trovò il coraggio di non sentirla più. Quel coraggio io però non ce l'avevo. Provò tante di quelle volte ad aprirmi gli occhi, mi spiegò che mi facevo del male da sola e che avrei dovuto cercarmi un ragazzo più vicino a me, in grado di darmi tutte le attenzioni che meritavo. Sapevo che aveva ragione, e per la prima volta misi in dubbio l'amore che provavo. E mi chiesi che cosa mi stesse succedendo, perché mi ero affezionata così tanto a quel ragazzo che conoscevo appena ma che mi sembrava di conoscere da sempre perché era così simile a me. Avevo la sensazione che affezionarmi a lui prima o poi mi avrebbe fatta soffrire tantissimo, ma non capivo proprio il perché. Era così dolce, ma non di quella dolcezza irritante e adulatrice. Non si faceva problemi a dirmi le cose e a darmi consigli in modo un po' distaccato e rude. Però mi voleva bene, come io ne volevo a lui. Ne sono sicura.
La primavera era alle porte e dopo tre mesi di lunghe chiacchierate virtuali, a maggio finalmente pianificavamo di incontrarci. Neanche una settimana dopo è morto, lasciandomi con tanti "se", con il rimpianto di non averlo mai potuto abbracciare o di non aver mai sentito la sua voce. Ed è un dolore che ancora mi porto dietro, anche se ormai non piango neanche più per lui. Però i miei sentimenti non sono cambiati, gli voglio ancora molto bene. Cosa che non posso dire dell'altro ragazzo. Dopo quattro anni, non sono mai riuscita a vederlo, i dubbi erano sempre di più e mi sono chiesta tante volte se non stessi davvero sprecando il mio tempo e le mie energie per una persona che mi raccontava bugie, che mi illudeva e che mi prometteva cose impossibili.
Le incomprensioni sempre più frequenti mi hanno fatto capire il vero significato delle parole di quel mio amico e finalmente ho trovato il coraggio che aveva avuto lui, stanca di sperare senza ottenere niente in cambio. E ho avuto proprio la sensazione che quello fosse stato un segno, una scossa, un avvertimento, un invito a prendere la decisione giusta, anche se era quella che faceva male.
Se quello che ho detto non fosse vero, se lui non mi avesse mandato nessun segno da lassù, sarebbe però lo stesso merito suo, perché la sua esperienza e i suoi consigli mi hanno aperto gli occhi e mi hanno fatto uscire, almeno per quanto riguarda questa cosa, dal labirinto della mia mente grazie alla mia razionalità, che per troppo tempo è stata soppressa dal sentimento.
Questo non so se è un segno, ma l'aria che entra dalla finestra sta facendo muovere i fogli che dovrei studiare per l'esame.
Ora basta con i pensieri di una "studentessa universitaria, triste e solitaria".

 
  
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