Babe
I
come to your door to see you again,
But where you once stood was an old man instead.
I asked where you'd be, he said: "She's moved, on you see
All I have is a number you'd better ask her not me”
So I picked up the phone and dialled your number,
Not sure to put it down or speak,
Then I voice I once knew answered in a sweet voice
She said: “Hello” then paused before I began to speak:
Mi
manchi da impazzire, specialmente questa sera. I tuoi occhi color del
cioccolato, le tue labbra dalla forma soffice e dolce,
il tuo volto tenero e da ‘micetta’, come lo chiamavo
io ai tempi di Hogwarts… da quella giornata nel
treno, in cui ci siamo dichiarati e abbiamo trascorso a fare l’amore, non ti ho
più rivista. Mi sono vergognato, lo ammetto.
Vergognato forse dei miei sentimenti? Nemmeno io lo so, perché ho capito col
tempo che ad amare una creatura speciale come te non c’è alcuna vergogna.
Quanto tempo è passato da quell’afosa
giornata del Giugno 1997? Dal nostro ultimo incontro? Quattro, cinque
anni, forse. Fin’ora non ho mai sentito il bisogno di
vederti o sentirti, sebbene ti amo ancora. Tuttavia
questa sera il mio ‘sesto senso’ mi dice che ti devo chiamare, che devo fare qualcosa…
Mi
alzo dalla poltrona in ecopelle e prendo l’agenda,
mettendomi sulle gambe il telefono. Cerco sulla H il
tuo numero, anche se lo so a memoria. Quante volte l’ho composto tutto, ma poi
non ho avuto coraggio di chiamarti? Tante, troppe. Compongo il numero, e quando
sento il rumore della chiamata trasferita mi si ferma il cuore. Tutto il
coraggio per cui sono famoso è sparito all’improvviso
senza che sappia il perché. Sto per staccare la cornetta dall’orecchio, preso
da un attacco di panico più intenso, quando una voce dolce e gentile mi
risponde:
“Pronto?”
Anche se è da molto tempo che non sentivo la tua voce, l’ho
riconosciuta subito. Dolce e gentile come sempre, del resto.
E
come per incanto tutto il mio coraggio ritorna, e il mio corpo inizia ad agire
indipendentemente dagli ordini che gli da la mia
mente. Le mie labbra si muovono, il mio cuore batte all’impazzata… inizio a
parlare senza più fermarmi.
“Babe
I'm here again, I tell you I'm here again
Where have you been?
Babe, I'm back again, I tell you I'm back again
Where have you been?”
“Sono
io, Hermione… sono tornato, e ho un bisogno immenso
di parlarti… sono qui, amore mio. Ti amo ancora, nonostante tutti questi anni.
Dove sei? Dove abiti? Ti prego, Hermione…
mi manchi da morire…”
Ecco
fatto, sono completamente fregato. Tutti i miei pensieri te li ho comunicati in questa semplicissima chiamata, e ora mi
odierai. Sono uno che si è sempre tenuto ben nascosto i
sentimento, ma non ora, non in questo caso. Non ci sono riuscito, e ho
fallito. Eppure ripenso a quella magnifica giornata passata nel vagone più
appartato del treno, che noi avevamo sigillato, insonorizzato e a cui avevamo chiuso le tende. Era stato… meraviglioso. Era tutto
meraviglioso con te, Hermione. E
ora che non ci sei più mi sento vuoto, ho un qualcosa dentro di me che si è
spezzato. Una parte di me se n’è andata quel giorno, quando non ti ho nemmeno salutata una volta uscito dal treno.
You
held your voice: “Well, there were tears I could tell…
But where were you now? Was you gonna tell me in
time?
Just give me a town and I'll be straight down,
Got so much to tell you about where I have been”
As I walk down your road, can't wait to be near you
Can't keep the feeling in inside.
As I stand at your door you answered, in a sweet voice,
You said: “Hello” then pause before I begin to speak
Invece
no, non sei affatto arrabbiata. Con la voce spezzata
tossicchi, imbarazzata, e rispondi fra i singhiozzi:
“Beh,
non sai da quanto volevo sentirtelo dire… ma cosa vuoi
da me a quest’ora? È notte fonda… dove abiti? Con chi sei?”
A
questa domanda sussulto. Tu sarai senz’altro con Ron,
sarai sposata con lui e avrai la casa piena di bambini
coi capelli rossi e con le lentiggini. Cercando di nascondere il mio pianto,
rispondo:
“Non
è importante questo. Piuttosto, per favore… ho un bisogno imminente di parlarti
faccia a faccia… ti prego…”
Non
avrei voluto, ma tutta la mia emozione, amarezza e delusione si è fatta sentire chiaramente quando ho tentato di soffocare
un singhiozzo.
“Abito
a Oxford Street, numero
Tento
di darmi un contegno, ma non ci riesco. Sento il cuore battermi all’impazzata,
un fastidioso groppo alla gola e un mucchio di farfalle dentro allo stomaco. Mi mordicchio il labbro inferiore e poso
l’agenda assieme al telefono. Mi metto in fretta e furia un paio di jeans, una
maglietta a maniche lunghe e un maglione a collo alto bianco, poi esco di casa, incurante della neve e del gelo. Ora m’importi solo tu, tutto il resto è meno che zero.
La
neve m’inumidisce il volto e i capelli, e subito mi scappa uno starnuto. Non
avverto il freddo, come non sento il bisogno di ripararmi dalla tempesta.
Raggiungo ben presto Oxford Street e cerco il numero
dodici: la tua via è un bel quartiere residenziale con tante villette l’una
accanto all’altra, e tutte dalle pareti bianche e col tetto rosso ricoperto di
neve. Eccola lì, la trovo: è alla fine della via, e ha una luce accesa
all’interno.
Mi
avvicino e suono il campanello. Nemmeno tempo di sbattere gli
occhi che tu mi apri la porta, bella come il sole. Sei meravigliosa
proprio come ti ricordavo: i lunghi capelli castani ricci ti arrivano ai reni,
con eleganti boccioli sulle punte, e i tuoi occhi nocciola sono
rossi e gonfi quanto i miei. Sapere che ti ho fatta
piangere mi fa stringere il cuore in una dolorosa, dolorosissima morsa. Indossi
un accappatoio celeste sotto il quale hai una camicia
da notte bianca che ti arriva alle caviglie.
Appena
mi vedi trasalisci, poi sussurri, imbarazzata:
“Ciao.”
“Ciao.”
Rispondo io spostando il peso da una gamba all’altra.
Senza
nemmeno degnarmi di una parola mi trascini dentro casa, richiudi
la porta e ti getti al mio collo, iniziando a piangere.
“Calmati,
Hermione…” Ti sussurro accarezzandoti la testa con
una mano bagnata.
“Harry…” Mi guardi negli occhi “Ripeti quella cosa che mi
hai detto al telefono.”
“Ti
amo, amore mio.” Ricambio l’occhiata, insicuro. Mi guardo intorno per vedere se
c’è Ron, ma in quell’istante
tu mi prendi il viso con dolcezza e mi baci con
passione. Ora non c’è più nessuno apparte noi due, amore mio. Siamo assieme ancora una
Just
as I looked away, I saw a face behind you
A little boy stood at your door.
And as I looked again, I saw his face was shining:
He had my eyes, he had my smile.
“Vieni in cucina, ti preparo un bel thè.”
Mi trascini nella tua cucina pulita e ordinata e mi fai
sedere in una sedia.
Chissà
se sei sposata con Ron… no, è impossibile. Se mi hai
baciato significa che mi ami ancora. Meglio così.
Mentre sorseggio il mio tè, con la mano libera ti tengo stretta a me. Ho paura
che questo sia un sogno, e che mi possa svegliare
troppo in fretta…
Allungo
la vista, notando un’ombra dietro la porta. Tu ridacchi e ti alzi, dirigendoti
verso l’ombra. E io sbianco all’improvviso. E se fosse Ron? Impossibile, il
mio ex migliore amico è un gigante, mentre invece quest’ombra è talmente minuscola…
Poi
un altro pensiero, più orribile del precedente, mi colpisce con la forza di un
fulmine. E se fosse figlio tuo e di Ron? Cessò, ti ha messa incinta non so come e poi ti ha mollata col bambino, oppure siete semplicemente divorziati
perché non lo ami davvero e non lo hai mai amato…
“Dai Alex, torna a letto. È tardi.”
Sussurri tu alla figura, ora in penombra.
È
senz’ombra un bambino, ma non so se è maschio o femmina. E,
soprattutto, non riesco a distinguere i tratti del viso. Ciò mi fa stare
infinitamente male, davvero. Sembra una pugnalata dritta al petto.
“Mamma…”
Meraviglioso, ora non solo ho la conferma che è un maschio, ma
pure che è tuo figlio. Mi ritornano le lacrime agli occhi, ma tento di
scacciarle via. E ci riesco, forse. “Ti ho sentita pangere. Perché pangi, mamma?”
Tu
ridacchi ancora di più e accarezzi il capo del bimbo, rispondendogli con
infinita dolcezza:
“Si
dice piangi, non pangi Alex. E poi ho ritrovato una
persona importante, tesoro. Vieni, su! La vuoi conoscere?”
“Sì!”
Esclama il bimbo dandoti la mano.
Sono
quasi sul punto di Smaterializzarmi a casa mia, quando finalmente il bambino
esce dall’ombra e mi rivolge un sorriso sdentato. E mi
sento di colpo più frastornato e confuso di prima. Ha circa quattro, cinque anni,
ed è la mia copia. Ha i capelli corvini ribelli e gli occhi… sono i miei. Come pure il sorriso, e le ginocchia ossute di quando ero piccino.
Il naso, il colore della pelle e il resto, invece, è
solo tuo.
“Harry, ti presento nostro figlio, Alexander
Harry Potter. Alex, lui è tuo padre.” Dici semplicemente spintonando il
bimbo vicino a me.
Subito
Alex mi salta al collo e mi si siede nelle gambe,
giustificandosi con un:
“Anche Dennis fa così con zio Ronnie!”
“Cosa…” Esclamo io shockato, e tu ridi.
Una risata pura e cristallina come te, e come l’amore che ci lega.
“Eh,
già! Ron e Luna si sono sposati, e ora hanno due
gemelli, Dennis e Martha. Riguardo a
Alex…” Inizi con un enorme sorriso, ma t’interrompo
al settimo cielo:
“…quella
giornata nel treno?”
“Precisamente.”
Rispondi tu sorridendo.
Guardo
il bambino seduto sulle mie gambe, e gli passo una mano fra i capelli
indomabili. Facendo un rapido calcolo, dovrebbe avere quasi cinque anni. Lo
fisso nei suoi brillanti occhioni verdi e gli dico
divertito:
“Beh,
mi sa tanto che sono il tuo papà.”
“Visto
che sei il mio papà, mi compri la scopa?” Mi chiede Alex
facendomi un altro sorriso sdentato che ci fa ridere molto forte.
Babe
I'm here again, I tell you I'm here again
Where have you been?
Babe, I'm back again, I tell you I'm back again
Where have you been?
“Amore,
lascia stare papà!” Lo ammonisci con un sorriso. “Papà è stanco e ha freddo, sai, è venuto da lontano apposta per me.”
Arrossisco
e mi passo una mano fra i capelli, imbarazzato. Non sono sicuro
di essere un bravo padre, e l’idea di vedere mio figlio mi elettrizza un
bel po’.
“No
che non mi stanca!” Ribatto falsamente offeso. “Anzi, ora voglio proprio sapere
che giorno sei nato…”
“Boh!” Risponde Alex spettinandosi
i capelli. “Mamma, quando sta il mio compleanno?”
”Si dice quando è, non quando sta. Poi sei nato il
primo di Dicembre.” Lo correggi seria.
“Sì.
Sono nato quel giorno lì.” Annuisce Alex con
un’espressione così buffa che mi fa ridere di nuovo.
Questa
è la mia famiglia, dalla quale non mi separerò mai e poi mai. E so che saremo così uniti e affiatati per sempre…
...ThE eNd...
Time out, please. Lasciatemi spiegareeeeeeeee! Come avrete
letto dal mio account, il computer mi è andato in panne a circa inizio
luglio. Beh, fin qui niente di male. Ho ri-installato
Windows Millennium e tutto
filava liscio, così ho ri-scritto gli ultimi due capitoli della fic. Dopo circa una settimana, il computer si rompe di
nuovo. Incazzata nera (scusate la volgarità, ma
quando ci vuole ci vuole), ho installato il mio solito sistema operativo con
tutti i programmi che
lo componevano. Solo che, sommo guaio, si è rotto di nuovo! ç.ç
Queste mie azioni sono andate avanti fino ad ora, quindi sappiate che...
A. Where is the love è andata persa. Scriverò i due capitoli per la centesima
volta, ovviamente, ma naturalmente ci metterò molto tempo. Mi scoccia sempre
riscrivere i capitoli, quindi!^^
B. La mia casella e-mail è persa. Per
contattarmi in privato, usate il form
della mia pagina dell’account.
C. Tutti i miei lavori sono persi. Li
riposterò, tranquilli, ma anche lì ci vorrà il suo
tempo. Devo ripristinare tutto, quindi non aspettatevi un aggiornamento
regolare, anzi! ^_^’
D. (solo per Trinity): ho
perso la tua e-mail. Mi potresti contattare nella mia casella e-mail per
favore? Thanks!
Ebbene ho detto tutto. Spero solo che per questo mio casotto al computer non
abbia perso lettori, ma se così fosse chiedo
ufficialmente scusa a tutti per il mio immenso ritardo. *me
supplica in ginocchio di perdonarmi*
Con ciò… commentateeeeeeeee!