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Autore: Marti Lestrange    03/09/2013    9 recensioni
— STORIA REVISIONATA IN DATA 18/07/2020 —
Dal testo:
❝«Avete vinto. Ottimo.»
«Già. Abbiamo vinto e io odio questa festa. Tu no?»
James Potter che odiava la festa post-vittoria?
«Sì. La odio anche io. Pazzesco, eh?»
«Trovi pazzesco il tuo odiare la festa oppure il nostro essere d’accordo su qualcosa?»
«Forse entrambi. Sì, entrambi. È pazzesco, in effetti. Non trovi?»
«Cominci a dire cose insensate, Evans. È tardi, vai a letto.»
«Vacci tu, a letto, Potter.»
«Ci andiamo insieme, Lily?»
Sguardo truce. Occhio instabile. Risata ironica.
«Nei tuoi sogni, Potter.»❞
[ oneshot sulla coppia James/Lily, le loro differenze e le loro affinità ]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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[storia revisionata in data 18/07/2020]



You can’t always get what you want

{but if you try sometime you find / you get what you need}

 

 

Lily Evans aveva sempre amato le stazioni dei treni. 
Fin da quando era bambina, prendere il treno voleva dire andare al mare, in Cornovaglia, nella vecchia casa dei nonni. 
Voleva dire partire, i sandwich preparati da sua madre prima di uscire (che avrebbero mangiato per pranzo), il pisolino delle due del pomeriggio e il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. 
Voleva dire andare e andare, senza fermarsi mai. 
Dal suo primo giorno di scuola, treno significava Binario 9 e ¾, che a sua volta significava Hogwarts – casa.  

 

 

James Potter aveva sempre detestato le stazioni dei treni. 
Tutto era fumoso e confuso e caotico. 
Tutti si affannavano, tutti correvano – incontro alla loro meta, o a qualcuno. 
Si trascinavano dietro voluminosi bagagli o piccole valigie su ruote, e c’era chi aveva solo uno zaino, e c’era chi, invece, perso e distante, vagava di qua e di là senza uno scopo apparente. 
Tutto appariva inconsistente, transitorio, di passaggio. 
Le vite scorrevano veloci e James si limitava a camminare, diretto alla barriera tra i binari nove e dieci, oltre alla quale lo aspettava il suo treno – il suo viaggio. 
Non prestava troppa attenzione al mondo intorno a lui. 
In fondo, i treni erano solo dei giganti che sputavano fumo e facevano un rumore assordante. 
Molto meglio i manici di scopa. 
Decisamente meglio.

 

 

* * *

 

 

Lily Evans aveva sempre detestato le (barbose) lezioni di Storia della Magia. 
Per ben due volte a settimana, le toccava sedersi nella polverosa aula del professor Rüf, prendendo appunti sull’ennesima rivolta di goblin risalente a qualche secolo oscuro e sanguinoso, mentre la sua amica Marlene McKinnon sonnecchiava seduta accanto a lei. 
E nessuno sembrava farci caso. 
Lily non poteva permettersi di non ascoltare la lezione – cosa che pochi altri pensavano. 
Mary Macdonald scarabocchiava qualcosa sulla sua pergamena, mentre Emmeline Vance1 sfogliava svogliatamente il libro – ed Emms aveva sempre ottimi voti, nonostante tutto.  
Infine, la silenziosa Dorcas Meadowes1 fissava come in trance la lavagna, sulla quale Rüf aveva scarabocchiato qualche strano schema di date medievali. No, Lily non poteva decisamente permettersi di non ascoltare la lezione.

 

 

James Potter aveva sempre amato le (barbose) lezioni di Storia della Magia. 
Nessuno ascoltava veramente il vecchio ed evanescente professor Rüf e quest’ultimo non sembrava badarci. 
Continuava a decantare le date delle varie rivolte dei folletti – o dei goblin, era lo stesso – con voce monocorde e monotona, e a James sembrava quasi una ninnananna, ormai. 
Teneva la testa poggiata sul palmo della mano destra, il braccio pigramente semi-disteso sul banco, gli occhi vitrei. 
Pensava agli affari suoi, al prossimo allenamento e al suo appuntamento con qualche Corvonero del settimo anno particolarmente carina e simpatica. 
I
nsomma, faceva tutto tranne che ascoltare. 
Ed era grandioso
Accanto a lui, Sirius Black faceva levitare dei pallini di pergamena, per poi farli ricadere nei capelli di una Serpeverde con la puzza sotto il naso seduta in prima fila. 
Peter Minus, dal banco accanto al loro, ridacchiava sommessamente, facendo finta di ascoltare Rüf.
Remus Lupin, invece, era l’unico che prendeva appunti, sempre attento e responsabile. 
Non era l’unico. 
Anche la Evans ascoltava. 
Ovviamente
James scosse la testa.

 

 

* * *

 

 

Lily Evans aveva sempre amato l’odore del caffè. 
Forte. 
Scuro. 
Caldo. 
Le ricordava i risvegli a casa, nella loro casetta di Cokeworth, piccola e imperfetta, quando sua madre preparava il caffè per suo padre, che lo beveva amaro, prima di uscire per andare al lavoro. Lily beveva solo caffè, a colazione – e non avrebbe mai capito chi beveva il tè. 
Proprio no.

 

 

James Potter aveva sempre detestato l’odore del caffè. 
Troppo bollente. 
Amaro. 
Disgustoso. 
Gli ricordava le mattine nella grande casa vuota, quando i suoi genitori lo sorseggiavano a colazione, in silenzio, prima di andare al lavoro. 
Erano sempre stati troppo seri – nonostante tutto il loro amore. 
Quel silenzio lo scavava dentro. 
A Hogwarts non c’era mai silenzio. 
Ed era un bene. 
James beveva solo tè, a colazione – e non avrebbe mai capito chi beveva il caffè. 
Proprio no.

 

 

* * *

 

 

Lily Evans aveva sempre detestato la musica dei Rolling Cauldrons2
Con tutto il cuore. 
Li trovava fastidiosi ed eccessivamente “esagitati” – termine che sarebbe stato decisamente approvato da sua sorella Petunia. 
Non che le facesse piacere utilizzare un termine “petuniesco”, ma insomma… era così, in fondo. 
I Rolling Cauldrons erano un gruppo esagitato. 
Punto
Anche i loro fans lo erano. 
Esagitati e fastidiosamente invasati
Come se il loro gruppo fosse il migliore del mondo. 
Insomma, tanti altri facevano musica, e anche meglio di quei quattro scalmanati con i capelli sconvolti e i pantaloni di pelle. 
Ah, ecco. 
Esagitati ed eccentrici
Decisamente eccentrici.

 

 

James Potter aveva sempre adorato la musica dei Rolling Cauldrons. 
Con tutto il cuore. 
Incarnavano tutto ciò che cercava in un gruppo musicale: erano grandiosi, facevano un gran fracasso e non si fermavano mai. 
Facevano ottima musica – che James si perdeva ad ascoltare durante le sere d’estate a casa Potter, solo nella sua stanza, il fumo di una sigaretta che si perdeva fuori dalla finestra spalancata. 
You can’t always get what you want3, cantavano. 
Già
Raramente James Potter non otteneva quello che desiderava. 
Era sempre stato uno stupido bambino viziato, fino a quando era evaso dalla sua (perfetta) famiglia asfissiante, per trovare la sua vera casa a Hogwarts. 
Era viziato e borioso. 
Be’, era ancora borioso, pensandoci. 
E aveva imparato a convivere con i rifiuti. 
O forse no?

 

 

* * *

 

 

Lily Evans e James Potter avevano sempre amato le intense sessioni di allenamento pre-partita. 

Di solito coincidevano con le ronde dei Prefetti e Lily e James finivano sempre per incrociarsi da qualche parte – nel corridoio del quarto piano o lungo le scale. Lily iniziava il suo turno di ronda e James tornava dal campo di Quidditch, la scopa in spalla e un sorriso soddisfatto stampato sul viso.

 

«Evans.»
«Potter.»
«Già di guardia?»
«Già di ritorno?»
A quel punto era scappato loro un mezzo sorriso.
«Com’è andato l’allenamento?»
«Bene. Schiacceremo i Corvonero, me lo sento.»
«Sarà meglio, Potter, non vorrei proprio dovermi sorbire i commenti di Davies4 e Goldstein4 durante la prossima riunione con i Capiscuola.»
James aveva scosso la testa, mentre le labbra gli si erano inevitabilmente increspate in un sorriso.
«Buonanotte, Evans. E sta’ attenta ai sonnambuli.»
«E tu sta’ attento e basta. James

 

 

* * *

 

 

Lily Evans e James Potter avevano sempre detestato le feste post-vittoria. 

Okay, James amava vincere – e chi poteva dire diversamente? Okay, amava anche essere festeggiato e acclamato come un eroe nazionale da tutti i suoi compagni di dormitorio. E, infine, amava anche quando le ragazze rimanevano impressionate da lui e dalle sue doti sul campo. Ma – fattore alquanto decisivo – le feste erano solo un caos totale di visi e risate e bottiglie vuote di FireWhisky buttate di qua e di là – cercando di eludere le punizioni della McGranitt – e, in ultima analisi, James perdeva sempre di vista Lily, e odiava perdere di vista Lily, anche se per pochi minuti, soprattutto quando sapeva che lei si trovava nella sua stessa stanza, nello stesso momento. A volte sentiva la sua risata – la sua dolce, alta risata – affievolita però dal vociare collettivo di molte altre voci riunite in uno spazio ristretto. E odiava perdere il controllo di se stesso, soprattutto dopo numerosi bicchieri. E, con Sirius come amico, i bicchieri abbondavano sempre. Perdeva il controllo e combinava fatalmente qualcosa, ogni volta. Come quando aveva finito per ubriacarsi con Mary Macdonald e Lily li aveva scoperti a pomiciare appena fuori dal buco del ritratto. James non avrebbe dimenticato mai la sua espressione. Un lampo di qualcosa di strano e indefinito era passato nei suoi occhi, per poi lasciare posto all’irritazione e alla sua solita “saccenza” da Prefetto. Combinava dei guai – guai che andavano a colpire Lily, che lo volesse o no. E non voleva ferirla. Non voleva deluderla. Non voleva perderla - nonostante non fosse mai stata sua. 

 

Lily, dal canto suo, odiava le feste post-vittoria per le stesse identiche ragioni di James. Doveva ammettere con se stessa che guardarlo le piaceva. Le piacevano i suoi capelli neri spettinati – come se si fosse appena alzato dal letto. Le piaceva il suo sguardo su di lei – quando lui pensava che lei non se ne accorgesse. Le piacevano i suoi occhiali storti che si rifiutava di mettere e che tirava fuori solo durante le lezioni. Le piaceva il suo sorriso sghembo e quell’aria noncurante – nonostante quest’ultima fosse allo stesso tempo fonte di tremenda irritazione. James Potter stesso era irritante. Irritante e borioso e pieno di sé. Insomma, tutte le cattive qualità che Lily rifuggiva. Ma, in fondo, doveva ammettere anche che odiava la banale normalità. E James era tutto tranne che banale e normale. Era strano e alquanto misterioso e anche divertente. E seguire la sua allampanata figura muoversi per la sala comune costituiva il cinquanta per cento delle sue occupazioni serali, insieme ad un trenta per cento dedicato ai compiti e il restante venti per cento destinato alle sue petulanti amiche – per lo più a Mary, e molto poco alle più silenziose Marlene e Dorcas. Le feste le impedivano di sviluppare quel cinquanta per cento. E trovava irritante tutte quelle oche schiamazzanti che gli si affollavano intorno. Okay, forse era un po’ gelosa. Un pochino. Un po’ tanto. Okay, parecchio. Okay. Lily era gelosa di James e James non se ne accorgeva nemmeno. Babbeo.

 

«Abbiamo vinto.»
«Ho notato, Potter. C’ero anche io, alla partita. E ci sono anche adesso, non l’avessi notato.»
James aveva alzato un sopracciglio, forse stupito. «Non sarai mica…»
«No!» aveva risposto lei. «No. In definitiva, no. Non avrai mica pensato che…»
«Io non penso, Evans, ricordi?»
Lily aveva finito per annuire, spostando lo sguardo di qua e di là.
«Avete vinto. Ottimo.»
«Già. Abbiamo vinto e io odio questa festa. Tu no?»
James Potter che odiava la festa post-vittoria?
«Sì. La odio anche io. Pazzesco, eh?»
«Trovi pazzesco il tuo odiare la festa oppure il nostro essere d’accordo su qualcosa?»
«Forse entrambi. Sì, entrambi. È pazzesco, in effetti. Non trovi?»
«Cominci a dire cose insensate, Evans. È tardi, vai a letto.»
«Vacci tu, a letto, Potter.»
«Ci andiamo insieme, Lily
Sguardo truce. Occhio instabile. Risata ironica.
«Nei tuoi sogni, Potter

 

 

Lily Evans e James Potter finivano per amare le feste post-vittoria - quando si concludevano con un loro memorabile e indimenticabile incontro. 

 

Lily e James. James e Lily. 

La storia infinita, amava ripetere Marlene McKinnon. 

E forse aveva ragione.

 

 

“You can’t always get what you want
But if you try sometime you find
You get what you need5.

 


 

N.d.A.:

  1. Emmeline Vance, Dorcas Meadowes: vengono citate nell’elenco dei membri del primo Ordine della Fenice; siccome non c’è una data di nascita precisa per nessuna delle due, ho pensato quindi di collocarle nello stesso anno di Lily. 
  2. Rolling Cauldrons: sono una mia libera re-interpretazione dei famosi Rolling Stones.
  3. You can’t always get what you want”: è il titolo di una famosa canzone dei Rolling Stones.
  4. Davies, Goldstein: potrebbero essere i predecessori dei noti Roger Davies ed Anthony Goldstein, studenti di Hogwarts di Corvonero ai tempi di Harry. 
  5. “You can’t always get what you want/But if you try sometime you find/You get what you need”: i versi finali sono presi proprio da “You can’t always get what you want”, che ha ispirato anche il titolo della oneshot.
   
 
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