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Autore: La Matta    06/09/2013    1 recensioni
Terra, anno 2186. Mentre i Razziatori assediano la Terra, qualcuno invia strane mail che sembrano in grado di anticipare i loro attacchi. E’ un nemico? Un folle? Un alleato? Nessuno lo sa.
Intanto, nello spazio, Konstantin Shepard è alle prese con le ultime fasi della guerra - ai Razziatori, ma anche a Cerberus - e col presentimento che la fine ormai è vicina, in un modo o nell’altro.
Ma sarà un finale…. diverso. Perché, oltre a Distruzione, Sintesi e Controllo… c’è una quarta scelta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Konstantin Shepard'
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la quarta scelta 9

Capitolo Ottavo

L’Ultima Cena

 

- Sì, Ammiraglio. La Normandy è pronta e resta in attesa di ordini.-

L’ologramma di Hackett annuisce, seriamente, guardando Shepard con occhi penetranti, ma non cattivi.

- Alcune navi della flotta hanno avuto dei problemi, durante l’ultimo controllo. Nulla di serio, ma non possiamo permetterci errori durante l’operazione Crucibolo. Rimani in attesa di ordini, comandante.-

Shepard si mette sull’attenti. Nessuno li sta guardando - non è nemmeno una riunione ufficiale - eppure le viene sempre spontaneo, un riflesso di fronte all’Ammiraglio.

Perché lei è un soldato dell’Alleanza e lo sarà sempre. Non ha mai voluto essere di più.

- Si goda questi ultimi giorni, Shepard, perché la battaglia finale si avvicina.-

Konstantin sorride e nemmeno risponde, semplicemente attende che Hackett interrompa il collegamento.

Scomparso l’ologramma, si volta verso lo specchio della sua cabina.

Non sa se essere felice, che la missione sia stata rimandata.

Una parte di lei vuole semplicemente farla finita.

Cacciare i Razziatori dall’universo, costi quel che costi.

Ma un’altra parte di lei, sa che questo potrebbe costarle la vita. Sa che il Crucibolo potrebbe essere la fine della guerra, ma anche la sua. Le sembra quasi naturale che un’impresa così grande - come distruggere i Razziatori - richieda una fatica superiore alle possibilità di un essere umano.

Sa che tutto potrebbe finire in un battito di ciglia e vuole godersi a fondo tutto il tempo che le è stato concesso.

Stare con il suo equipaggio - che sono i suoi amici, la sua famiglia - e soprattutto, stare con Thane.

- Siha?-

Come richiamato da quel pensiero, il drell appare sulla soglia della cabina.

Konstantin sorride: averlo conosciuto è stata la cosa migliore della sua esistenza.

La missione contro i Collettori era stata, al contempo, il periodo peggiore ed il migliore della sua vita. Aveva infranto ogni legge possibile ed immaginabile, aveva dovuto distruggere un intero sistema batarian, aveva guidato una missione suicida con la lucida consapevolezza di essere a un passo dalla distruzione totale. Aveva rischiato di perdere il suo equipaggio… eppure aveva conosciuto le persone più importanti della sua vita e aveva ritrovato i vecchi compagni, che temeva persi assieme alla Normandy originaria.

Trattiene a stento un sorriso: quando si erano rivisti, su Horizon, Kaidan non era riuscito a trattenersi dal farle un lungo cazziatone su “lavorare con Cerberus”.

- Siha?- la chiama Thane, indicando l’olosveglia, sul comodino - Siamo in ritardo.-

Konstantin annuisce, scuotendosi dai ricordi.

Lo specchio le restituisce un’immagine familiare, eppure diversa, distante.

Indossa un vestito nero, sobrio ed una lunga collana d’argento.

- Andiamo, allora.- risponde, raggiungendo Thane e baciandolo dolcemente sulle labbra.

 

Emeirin Stone sorride, impostando il datapad audio per un delicato sottofondo.

Quella cena è stata un’idea sua.

Per conoscere il compagno di Konstantin, prima che la guerra li inghiotta di nuovo.

Per trascorrere una serata tranquilla, in cui fingere che tutto proceda normalmente e che i Razziatori siano rimasti rintanati nel mito.

Ha incontrato tutti i membri dell’equipaggio della Normandy e tutti, indistintamente, le sono sembrate persone eccezionali. Solo, le dispiace la piega che stanno per prendere le cose.

Digita qualcosa sul comunicatore, poi inoltra il messaggio.

Si ravvia i capelli, sorridendo al suo riflesso sulle superfici metalliche della nave.

Se socchiude gli occhi, lampi di luce iridescente la riportano al passato, lampi di pura memoria.

Si stringe nella mantella di lana leggera.

Da quanto tempo abita quel corpo? Quel corpo di carne e sangue e organi e terminazioni e membrane e muscoli e respiro e debolezza? Se lo sente aderire addosso come un guanto, eppure sa benissimo che non le appartiene, non più di quanto non le appartengano le emozioni che ha finito per provare.

“Va e sperimenta” è stato il suo ultimo ordine. La sua ultima programmazione.

E “va” l’ha condotta lontano, talmente lontano che ora ha perso la via per tornare indietro.

E “sperimenta” le ha fornito quel corpo - quell’abito -, con tutto ciò che comporta.

Estrae uno specchietto e finge di controllarsi il trucco, in un gesto umano che ha imparato qualche secolo prima e che adesso è un movimento riflesso, un intercalare.

“E pensare che è tutto un colossale inganno” bisbiglia una voce, da qualche parte dietro ai suoi occhi

“Se ci si convince della propria menzogna, si mente ancora?” si domanda Emeirin, pensierosa.

“Sì” replica la voce, implacabile

“Mi sorprende che Javik non mi abbia letta fino in fondo. Avrebbe potuto vedere

“I servi scelgono di non vedere ciò che è troppo, per loro. Se sapesse quello che hai fatto al suo popolo…”

Emeirin dischiude le labbra, come per rispondere, ma in quel momento le porte si spalancano e Shepard e Thane entrano nella cabina, con un sorriso e una bottiglia di vino rosso.

- Scusa il ritardo.- sorride la comandante, sollevando maldestramente l’orlo della gonna per non inciampare

- Nessun ritardo.- ribatte Emeirin, di nuovo solare, di nuovo radiosa - accomodatevi.-

L’hanno sistemata nella camera del supporto vitale (e, mentre l’accompagnavano, Thane si era chinato ed aveva sussurrato qualcosa, contro la guancia di Shepard. Doveva essere stata una battuta, perché Konstantin si era coperta la bocca con una mano e aveva riso, divertita e complice) e, per quanto difficile potesse sembrare, Emeirin era riuscita a rendere la stanza relativamente accogliente e meno spoglia.

Il sergente logistico Gardner ha preparato una cena apposta per loro, come se ci fosse qualcosa da festeggiare.

In realtà, per Konstantin c’è. Si festeggia per aver ritrovato quel frammento della sua famiglia che temeva distrutto, si festeggia perché domani potrebbe non esserci più niente. Si festeggia per quello che hanno e che hanno ora.

- Dovete raccontarmi tutto.- esordisce Emeirin, versando il vino rosso in tre bicchieri - Come vi siete conosciuti?-

Prima di parlare, Shepard beve un lungo sorso.

Non ha mai veramente immaginato una cena in cui presentare Thane alla famiglia. Sua madre ancora nemmeno sa di lui. E adesso ogni frase le sembra inadatta, perfetta solo per far travisare la realtà.

Ma la verità è che si sono incontrati mentre lei tentava di salvare le colonie umane e mentre lui portava a termine un omicidio.

Quando glielo dice, Emeirin solleva un sopracciglio, perplessa:- omicidio?-

- Sì, zia, ma quello è un capitolo concluso.- borbotta Shepard.

Sotto il tavolo, Thane le prende la mano e la stringe delicatamente nella sua.

La sua stretta è tiepida, la sensazione delle squame sulla pelle è qualcosa che a Konstantin scatenerà sempre repentini brividi di piacere.

- Adesso sparo solo ai mutanti.- sorride il drell

- Che progetti avete, per quando la guerra sarà finita?- chiede Emeirin, cambiando argomento.

Sente a malapena la risposta di Shepard, perché la voce ha ripreso a tuonare nella sua mente.

Non sta urlando, semplicemente le basta parlare per sovrastare qualunque altro pensiero.

“Non ci sarà una fine”

 

Al termine della cena, Konstantin e Thane tornano nella cabina del comandante.

Rimasta sola, Emeirin si siede sulla branda, sfilandosi lentamente i bracciali e la collana. Si scioglie i capelli.

Si distende (“fingi ancora di dover dormire, figlia mia?”) e socchiude gli occhi.

Le tenebre l’accolgono con bagliori adamantini, con l’aurora boreale.

Non si addormenta, ma ricorda.

 

E’ in un giardino.

Passeggia, ancora un po’ instabile, ancora a disagio con due gambe e la strana sensazione della pelle e tutte le dimensioni sfasate.

Il sole irradia uno strano tepore, nell’aria, ed è piacevole sentirlo.

L’ordine non le viene comunicato né trasmesso, semplicemente all’improvviso le viene marchiato fra i pensieri, come se fosse sempre stato lì.

Si volta e torna sui suoi passi.

 

Nel laboratorio c’è silenzio.

Due scienziati, con gli occhi freddi e allucinati di chi per troppo tempo ha subito l’indottrinamento, si stanno muovendo fra le grandi vasche, toccando la superficie trasparente.

- Che succede?- dice, picchettando con le dita sul vetro

Uno scienziato solleva il braccio, lentamente, a fatica, indicandole uno schermo.

Sullo schermo, la linea che prima correva, come impazzita, si è stabilizzata ed è piatta come l’orizzonte.

- Nessun rigetto?- chiede Emeirin, compiaciuta

L’indottrinato scuote la testa, senza sorridere, senza nemmeno guardarla negli occhi.

- Molto bene. Applicate quest’impianto anche al gruppo di controllo 3 e se tutto va bene, avete il mio via libera.- si volta, ma i due scienziati già non la vedono più - buon lavoro.-

Mentre si allontana, li sente mormorare fra loro, in una parodia di quello che era il loro linguaggio.

Due menti eccelse, ecco cos’erano. Genetisti, biologi, medici… prima della guerra forse studiavano come migliorare la vita delle specie organiche.

Poi hanno visto in faccia il mostro.

E hanno avuto paura, sono stati confusi, si sono convinti di potersi salvare, alleandosi con quelle creature troppo superiori e troppo crudeli. E adesso sono gusci vuoti, nient’altro.

Non hanno nemmeno più l’aspetto di un tempo. Sono cambiati. Si sono spenti.

Le porte del laboratorio si chiudono alle spalle di Emeirin.

 

E’ di nuovo nel giardino.

Si siede su una panchina, esplorando i limiti del suo corpo.

Si sente bloccata.

Bloccata su tutti i fronti.

Nello spazio, nell’evoluzione, nel pensiero.

Bloccata, in quella gabbia di carne.

 

 

 

 

- La Coda!-

Un capitolo di transizione che assolutamente non dà risposta ma, semmai, crea nuove domande! Ma non temete, il momento delle grosse spiegazioni inquietanti è ormai prossimo!

Colgo l’occasione per ringraziarvi per avermi seguita fin qui: questa long è un progetto a cui sono molto affezionata ma che, credetemi, mi lascia con più dubbi di quanti ne lasci a voi J

Nota: sì, lo so che il sergente logistico Gardner lavorava per Cerberus ma, insomma, io non me la vedo la Normandy senza lui ai fornelli, ecco! Se abbiamo dato l’amnistia a Gabby e Ken, perché a lui niente?!

 

Un bacio a tutti e alla prossima!

- La Matta -

  
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