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Autore: PeterJRaf    06/09/2013    4 recensioni
La vita è davvero imprevedibile.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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31° Capitolo

-ONE YEAR LATER-
-PARTE PETER-

Ph:Si va in scena.
Respirai profondamente, ascoltando le urla dei mie fans. 
P:Pronto -dissi prendendo la mia chitarra in mano.
Velocemente uscii dalle quinte e raggiunsi il centro del palco di Cafè de Paris a Londra suscitando un gran baccano, a stento riuscii a sentire l'inizio della prima canzone.
Ok, vi starete chiedendo: Cos'è successo con Neve durante il nostro secondo appuntamento? Beh, la mia amata ora mi aspettava a casa inconsapevole del fatto che, una volta ritornato a Los Angels, le avrei chiesto di sposarla. 
Lea e Woody erano andati a vivere da soli e presto nell'appartamento sarebbero rimasti solo Felicity e Gabriel. Infine, la mia carriera, andava a gonfie vele. Avevo pubblicato il mio album di debutto, varie canzoni, sia singoli che collaborazioni e da circa un mese era iniziato il ''Doo-Wops & Hooligans tour''.
Impugnai bene il microfono, presi un bel respiro, sorrisi al pubblico, aprii la bocca ed incominciai a cantare. 
La folla incominciò a cantare insieme a me, mi sentivo felice, mi sentivo realizzato. 
-PARTE NEVE-
Erano le otto e mezza quando finalmente riuscii a ritornare a casa dopo dodici ore di duro lavoro all'ospedale. Ero troppo stanca per muovere un altro passo, così mi buttai sul divano e lì mi addormentai entrando nel mondo dei sogni ma dopo nemmeno venti minuti il rumore del telefono di casa mi fece alzare la testa di scatto, lo raggiunsi pigramente nell'arco di cinque minuti. Ormai il rumore era cessato ma controllai se il numero era registrato in rubrica.
''Lea'' lessi a bassa voce. Cliccai sul pulsante verde e il tuu tuu mi entrò nella testa.
L:Zoccoleeeeeeetta! -urlò, d'istinto allontanai il telefono di qualche centimetro dall'orecchio.
N:Mi chiedo se avrebbe risposto Fel.
L:Stanno tutti ad una festa, tranne noi e Woody. Beh, andiamo? 
N:Non devo fare cazzate quando non c'è Peter, mi farai ubriacare e solo Dio sa cosa succederà.
L:Prometto che rimarrò sobria insieme a te.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, decidendo se stava dicendo la verità o no. Feci roteare gli occhi al cielo e sospirai.
N:Sì..sobrie -dissi ironica.
L:Tra mezz'ora ti veniamo a prendere, fatti trovare pronta. Ciao baby.
Mi sentivo stanca, avevo allo stesso tempo voglia di bere e di mettermi a dormire così mi recai nel bagno e mi feci una lunga doccia. Corsi nella mia camera e indossai dei pantaloncini semplici di jeans e una canotta bianca con delle converse abbinate. Mi misi un filo di trucco e mi raccolsi i capelli in una coda di cavallo di lato.
Sentii un suono di un clacson e capii che erano Lea e Woody. Corsi nella mia stanza e presi in mano il cellulare infilandomelo in tasca.
-PARTE PETER-
-10.00-
*ciack* 
B:Neeeeve -sbottai, entrando nel suo appartamento. 
Chiusi gli occhi e inspirai velocemente e non sentii il solito profumo al mentolo che Felicity si divertiva a spruzzare per tutta la casa ma sentii una puzza di alcool. Mi diressi verso la sua camera da letto sua ma non c'era anima viva così velocemente aprii la porta di Gabriel e poi quella di Felicity ma vidi solo bottiglie di birra e mozziconi di canne.
Mi avvicinai a Fel e le pizzicai ripetutamente le guance affinchè si svegliasse per dirmi dove quella peste si era cacciata. 
''Siamo andati ad una festa, non mi ricordo quasi niente'' disse in breve. La ringraziai e poi, attraverso la mia auto, raggiunsi la casa di Lea ma quando suonai al campanello nessuno venne ad aprirmi.
Infilai la mano nella tasca della giacca e giocai con il cofanetto contenete l'anello di fidanzamento ripetendomi in mente di non preoccuparmi.
Chiamai Lea, Woody e Neve a telefono ma nessuno di tutti e tre rispondeva quindi decisi che l'avrei aspettata a casa sua, prima o poi sarebbe dovuta tornare.
All'improvviso qualcuno entrò nella stanza, rimasi deluso quando vidi Gabriel. 
G:Sono riuscito a mettermi in contatto con Woody -disse, passandomi il telefono.
Guardai il suo sguardo triste e subito mi mancò il fiato, rimasi a fissare l'apparecchio elettronico indeciso sul da farsi.
G:Non è successo niente di grave, rispondi su -mi incalzò.
-PARTE NEVE-
Aprii gli occhi e vidi un soffitto bianco sfocato. Sbattei le palpebre più volte, mettendo a fuoco la stanza.
P:Finalmente ti sei svegliata.
Mi sedetti sul letto, sorreggendomi la testa che stava sul punto di scoppiarmi.
P:Dobbiamo parlare!
Con i pochi neuroni svegli elaborai l'intera situazione. ''Merda'' pensai dopo essermi ricordata di essere andata ad una festa, aver spento il cellulare, aver bevuto, fumato come un turco, essermi tolta la maglietta e aver baciato una ragazza.
Quel ''Dobbiamo parlare'' mi fece venir in mente mia madre, me lo diceva ogni volta che mi beccava a rientrar a casa verso le quattro del mattino.
Mi diedi una veloce sciacquata al viso e ritornai da lui.
N:Ok, d-dimmi. -dissi risedendomi sul letto.
P:Dove sei stata ieri sera? Sono tornato da circa due ore a Los Angeles, nessuno aveva tue notizie e ho pensato al peggio. Ieri non potevi avvisarmi? Sai, ti sarei venuto a prendere. Sarei stato più tranquillo. Ma no, la signorina ha spento anche il cellulare. Nessuno la doveva disturbare mentre beveva e lanciava i suoi indumenti in giro per il locale.
N:Scusami..
P:Scusami un cazzo.
N:Cosa dovrei dirti allora?
P:Sembra che non te ne freghi un cazzo di me.
N:Sembra, hai detto bene.
Peter si sedette affianco a me sul letto, guardandomi come se volesse dirmi ''Non posso farcela con te..''
Sospirai silenziosamente, pensando a cosa potevo dirgli per farlo calmare un pò. 
Gli poggiai una mano sulla spalla, sorridendogli.
N:Scusami, ho fatto una stronzata, un stronzata abnorme. Scusami.
Mi diede un timido ma dolce bacio sulla guancia, poi, prima di sparire oltre la porta mi disse con tono paterno: ''Non farlo mai più''.
N:Dove vai ora? -sussurrai.
P:A casa, stasera vieni da me. Ho una sorpresa -sorrise.
-21.00-
Presi la borsa e mi controllai per l'ultima volta allo specchio prima di scendere per prendere un taxi diretto verso casa di Peter. Durante il tragitto mi arrivò un suo messaggio dicendomi che quella sera sarebbe stata la più importante della sua vita. 
Lessi varie volte il testo del messaggio provando a capire che intenzioni avesse ma Peter era imprevedibile quindi sollevai il viso e trascinai la mia attenzione al paesaggio, sopportando l'attesa.
Dopo dieci interminabili minuti finalmente il tassista si girò verso di me e mi annunciò di essere arrivati, sospirai e gli diedi i soldi del percorso.
Quando mi trovai davanti la porta mi passai la mano nei capelli, sospirando nuovamente. Dopo aver suonato al campanello Peter, più bello e raggiante che mai, mi aprii. Invitandomi dentro. 
La casa profumava di rose rosse, sorrisi con il cuore che mi batteva all'impazzata. 
N:Wow Peter, oddio. 
Lo spettro della luce divenne un pò più luminoso e notai dei petali di rose sparse per tutto il pavimento, formandone uno loro. Mi girai verso di lui e, con un cenno del capo, mi fece capire di seguire il percorso. 
Annuii, senza spicciare parola.
Il tratto finì sulla soglia della cucina, alzai lo sguardo e vidi un piccolo tavolino in mezzo alla stanza. La tovaglia bianca era illuminata dalle candele sul e vicino al tavolo.
Peter allontanò un pò la sedia facendomi sedere e poi andò a prendere i primi. Nell'attesa iniziai a mordermi continuamente il labbro inferiore, che intenzioni aveva?
Iniziammo a mangiare, qualche volta mi prendeva la mano e mi sorrideva come un ebete. Gli chiesi varie volte perchè aveva preparato quella cena ma si limitava a mandarmi un bacino da lontano. Per un momento pensai che fosse fatto di chissà quale droga.
Dopo aver mangiato un dolce al cioccolato preparato dalla sue stesse mani andammo sul balcone più grande della casa, con vista sulla città. L'aria fredda ci accarezzava dolcemente la pelle facendoci venire la pelle d'oca, Peter si appoggiò alla ringhiera e iniziò a torturasi le mani. Era nervoso e volevo sapere il perchè.
All'improvviso si avvicinò, baciandomi sul collo e succhiandomi lentamente il lobo dell'orecchio.
P:Devo dirti una cosa -sussurrò.
Dei brividi, causati dai suoi baci, iniziarono a percorrermi per tutto il corpo.
Mi mancò il fiato quando si mise in ginocchio davanti a me, prendendo nella tasca della camicia un cofanetto blu. Stavo sognando o era la realtà?
Sentii il mio cuore sbattere contro la gabbia toracica, volevo dire qualcosa ma la voce non riusciva ad uscire all'esterno.
P:Biancaneve Owen, io ti amo e ti amerò per sempre, ho deciso che sarai tu la madre dei miei figli. Se tu, un giorno, te ne andresti dalla mia vita ti porteresti via tutta la mia felicità. Tu sei la mia felicità. Sei il mio raggio di sole, sei la mia piccolina. Neve, vuoi sposarmi? 
Sentii le lacrime calde rigarmi la guancia, aprii la bocca ma nessun suono uscii così lo feci alzare e lo abbracciai iniziando a singhiozzare.
P:Era un sì?
N:Sì,sì,sì. Mille volte sì -Ero felicissima, sorpresa e mi sentivo protagonista di una favola.

Eccomi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Se avete qualche desiderio per questa storia sarei felice di leggerlo. 
Pagherei oro per stare nei panni di Neve (': 
Love&Peace.


 
  
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