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Autore: WeLoveJorgeBlanco    06/09/2013    8 recensioni
Cosa sarebbe successo dopo il bacio “sbagliato” che Diego avrebbe dato a Violetta alla canzone finale “Yo soy asi”?
Su Disney Channel le puntate riprenderanno a settembre, ma io immagino che la storia si svolga in questo modo. E mi auguro, che la storia sia così anche a settembre! C:
Dalla storia :
“Leon”
“Si?” chiesi appoggiando la mia fronte alla sua.
“Io ho bisogno di te” limitò a dirsi.
Quelle poche parole riuscirono a farmi capire quanto il nostro amore era forte ed entrambi avevamo bisogno dell’altro come l’aria.
“Anche io ho bisogno di te. Ti amo” dissi.
Inevitabilmente una lacrima sgorgò silenziosamente dai miei occhi e lei sorrise.-
Coppia : ViluxLeon e altre :)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Francesca  P.O.V
 
Affondai il mio viso sul petto di Marco.
“Tranquilla” disse accarezzandomi la schiena.
Le mie gambe incominciarono a cedere  improvvisamente e iniziai a sudare.
Mi strinse leggermente la vita mentre il nostro abbraccio pareva infinito.
Mi staccai malavoglia e lui mi prese le mani.
“Vieni” mormorò sorridendomi.
Si diresse nuovamente verso lo studio.
Io ero incantata dal sole che si levava dal cielo che ormai era tinto di arancione.
Un bellissimo tramonto.
Le mie mani stringevano le sue e non avevano intenzione di lasciarle andare.
Mi guardò intensamente e dopo pochi minuti mi accorsi di essere seduta sulla stessa panchina di prima, quando è venuta a disturbarmi Ludmilla.
Strinse saldamente le mia mano appoggiata sulla mia gamba e con l’altra carezzò la mia guancia.
“Ora puoi spiegarmi meglio cosa è successo?” sibilò.
Io non riuscii a non essere incantata da quelle labbra perfette che esprimono amore.
Come diamine avevo fatto a lasciare un ragazzo del genere?
No,no Francesca. Tu ami Federico! rimbombò la mia vocina interiore.
Mi imbambolai qualche secondo nei suoi occhi nocciola che mi esaminavano intensamente.
Eppure l’avevo lasciato per Federico.
Eppure c’era qualcosa che mi aveva portato a non scegliere lui.
“Ho visto Federico con un’altra ragazza” dissi abbassando lo sguardo.
Dissi le parole con freddezza e la mia voce era piuttosto roca, cercavo di trattenere le lacrime.
Cercavo di dimenticare ciò che era successo pochi minuti fa.
Lui si avvicinò ancora di più e sentii il suo respiro sul mio collo.
“Mi dispiace, io non lo avrei mai fatto” disse guardandomi con la coda dell’occhio.
Aveva perfettamente ragione.
Lui è troppo fedele ad una ragazza per fare questo.
Ora che ci stavo pensando, da quando Federico era stato contattato da UMix si da sempre aree da divo e non abbiamo tempo per stare insieme.
Perfino Ludmilla ora gli faceva gli occhi dolci.
Il suo respiro mi provocava un lieve solletico, così chiusi lentamente gli occhi.
Sospirai ritraendo la mia mano che era unita alla sua solo dopo qualche secondo, rendendomi conto di quello che stava succedendo.
“Lo so, perdonami di averti deluso quando ti ho lasciato” dissi con un’aria abbastanza affranta.
 
*Flashback*
 
Arrivai allo studio più presto e notai Marco intento a strimpellare una chitarra.
Mi avvicinai di soppiatto.
“Ciao” dissi freddamente.
“Ciao” disse neanche degnandomi di uno sguardo.
“Devo parlarti…” ammisi.
“Ok” si limitò a dire.
“Ecco, ho notato una certa tensione tra noi in questi ultimi giorni e vorrei prendermi una pausa per riflettere sui nostri sentimenti” dissi tutta d’un fiato.
Lui mi guardò pieno di tristezza negli occhi.
“Ti piace Federico?” andò al sodo.
“No, ma lui mi è stato molto vicino in questo ultimo periodo e… sono confusa”
“Va bene, anche io ho bisogno di una pausa” disse con un velo di tristezza.
Io gli presi le mani ma lui le scostò.
“Scusami” iniziai a singhiozzare.
Lui continuò a strimpellare la chitarra irremovibile.”
 
*Fine Flashback*
 
Che codarda.
Dopo quasi un mese gli confessavo queste parole.
“Io ti ho perdonato da molto tempo” disse sorridendo debolmente.
Nonostante avesse detto questo, sentivo ancora un po’ di dolore nella sua voce.
Inevitabilmente sorrisi a quelle parole, anche se in realtà mi sentivo tremendamente in colpa.
Si avvicinò lentamente al mio viso.
Di primo acchito non riuscii a capire le sue intenzioni ma poi chiuse gli occhi.
Voleva baciarmi, ma è pazzo?
Provai a mettermi nei suoi panni.
Beh, è il minimo dopo che uno si scusa con te promettendoti di non farti più soffrire.
Nonostante ciò però, non potevo non rifiutarlo.
Mi allontanai bruscamente.
“Marco…” sospirai appoggiando le mie mani sul suo petto.
“Si?” chiese abbassando lo sguardo.
Aveva ancora gli occhi chiusi per non scrutare i miei.
Leggevo ancora una volta una smorfia di delusione sul suo viso.
“Non posso” affermai alzandomi dalla panchina con gli occhi lucidi.
Iniziai a camminare quando mi afferrò il braccio.
“Io posso aspettare. Se vuoi possiamo essere amici” disse tendendomi la mano.
Come diamine faceva a perdonare ogni mio errore?
Lo avevo appena deluso per la seconda volta, eppure faceva di tutto per starmi accanto.
Io afferrai la sua esile mano senza indugiare.
“Si, per me va bene” dissi mentre un debole sorriso si stampò sul mio volto.
Di slancio lo abbracciai ma sembrava come un pezzo di legno, non osava muoversi.
Il mio telefono vibrò e contemporaneamente anche quello di Marco perciò si spezzò l’atmosfera.
Mi staccai dal suo abbraccio e notai che era impassibile, sembrava che stesse per andare al patibolo.
Era un messaggio di Leon che ci informava dell’accaduto di Maxi e Nata.
“Non ci posso credere. Scusa, ora vado” dissi incamminandomi per la strada mentre tentavo di chiamare Leon.
Lui rispose dopo tre squilli e oltre a chiedergli novità su Maxi, credo di avergli spifferato tutta la mia vita sentimentale.
Mai nella mia vita mi ero aperta così a Leon.
Ormai ero già stesa su letto quando chiusi la telefonata.
Il mio cellulare e il mio orecchio erano entrambi infuocati.
Mi addormentai guardando la luna fuori dalla finestra e pensando a tutto ciò che era successo oggi.
Il mio cuore era di nuovo scombussolato e conteso tra due persone.
 
Nata P.O.V
 
Mi svegliai lentamente accecata dalla luce del sole.
Coprii i miei occhi con le mie mani.
“Su signorina, si sveglia” disse una voce non familiare.
Aprii lentamente gli occhi e vidi una anziana infermiera controllare i lavaggi.
“Come sta?” chiese prendendomi le mani.
“Abbastanza meglio, grazie” risposi educatamente.
Inevitabilmente dalla mia bocca uscii un lungo sbadiglio.
Lei fece per andarsene ma la chiamai.
“Scusi” dissi facendola girare.
“Si?” disse allegramente avvicinandosi.
“Perchè mi hanno spostato in questa sala?” domandai.
“Purtroppo non è colpa della struttura. Qualche suo parente ha ordinato espressamente di farle cambiare stanza” rispose sorridendo.
Sentii la rabbia salirmi in gola.
Mia mamma.
“Va bene, grazie” dissi freddamente e digrignando i denti.
“Fra poco verrà a farle visita vostra madre, potrà chiedere a lei le motivazioni” concluse avviandosi fuori dalla stanza e chiudendola lentamente.
Sospirai alzando un po’ il capo e beandomi della vista del panorama che si vedeva da quella finestra, dove prima filtrava luce.
Potevo vedere bene il cielo blu con qualche nuvola bianca di strane forme.
Dopo un quarto d’ora entrò bruscamente nella stanza mia mamma.
Girai di scatto il mio volto verso di lei.
Sembrava delusa e arrabbiata dal suo viso.
“Non hai niente da dirmi?” pronunciò senza esitare.
“Ti ho mentito” dichiarai con un filo di voce.
“Quel ragazzo non fa altro che danneggiare la tua salute e la tua mente” disse alzando le braccia.
Come poteva arrivare a queste conclusioni così affrettate?
Come poteva dare la colpa di tutto a Maxi?
E’ stato solamente un incidente, non è sua la colpa.
“Non è stata colpa di Maxi, ma di quell’idiota che ci ha tamponato” strillai.
Lei abbassò le braccia e mi puntò un dito contro.
“Non osare urlare con tua madre, capito?” disse con voce roca coprendosi le mani con la bocca come se si fosse pentita di aver pronunciato quelle parole.
Si avvicinò lentamente alla finestra e si potevano sentire bene il rumore dei suoi tacchi sul pavimento.
Guardò il cielo con rammarico.
“Cosa ti sta succedendo, Natalia?Non hai mai osato contraddirmi” concluse appoggiando le mani sui fianchi.
Io non risposi, mai come ora avevo desiderato di dormire.
Dovevo fare una scelta a questo punto.
Scegliere Maxi e coronare il nostro amore nonostante mia madre non voglia oppure vivere la mia vita di sempre, come se Maxi fosse una persona come l’altra.
Stavo cercando di attuare la seconda ipotesi ma per quanto lo volessi, Maxi non mi era differente.
Non mi era mai stato indifferente.
 
*Flashback*
 
Arrivai con gli occhi annebbiati di lacrime su una panchina e mi ci buttai sopra a peso morto.
Appoggiai lentamente il mio viso tra le mani piangendo silenziosamente.
Per colpa di Ludmilla ora potevano cacciarmi fuori dallo studio.
Infatti quando andammo a fare la gita in un museo di musica, Ludmilla ebbe la “geniale” idea di vendicarsi su Camilla facendola incolpare in qualche modo.
Senza farsi guardare scrisse con un pennarello rosso sulla famosa chitarra di Rafa Palmer.
Sbirciai la scritta.
Aveva scarabocchiato “Punk Not Death”
Infatti Camilla in quel periodo si vestiva da Punk e sarebbe sicuramente stata incolpata lei.
Ce ne andammo di soppiatto e io non mi capacitavo di quello che aveva fatto.
All’inizio era stata incolpata Camilla, ma verificando bene, hanno trovato un pennarello rosso nel mio armadietto.
Sentii dei passi pesanti farsi vicini a me.
“Non piangere” disse una voce vellutata.
Sbirciai con i miei occhi e vidi un Maxi sorridente tendermi la mano.
“Vattene, rospo” dissi con la voce soffocata dalle lacrime.
“Non è colpa tua, so che è stata Ludmilla e farò di tutto per non farti cacciare”
Alzai il mio viso completamente rigato dalle lacrime.
“Tu faresti questo per me?Io ti ho sempre trattato male” dissi abbassando lo sguardo.
“Si, ma so che è tutta colpa dell’influenza di Ludmilla” disse sorridendo.
Io alzai lentamente gli occhi accigliandomi.
Cosa…stava succedendo?
Iniziai ad avvampare e mi sentivo tremendamente in imbarazzo.
Con uno scatto deciso mi alzai dalla panchina e mi avviai lontano da quel posto.
“Tsk, è una formichina come gli altri” pensai ad alta voce.
Ma dentro di me sapevo che quel ragazzo ormai non mi era indifferente.
 
*Fine flashback*
 
“Signora, l’orario mattutino di visite è terminato” affermò l’infermiera.
Mia mamma mi fece un cenno con la mano per poi chiudere la porta alle sue spalle.
 
Violetta P.O.V
 
I miei occhi si aprirono lentamente quando furono accecati dai primi raggi di sole.
Oggi non era un giorno come gli altri.
Oggi andrò a scuola con la consapevolezza di trovare Leon al mio fianco.
Mi alzai sorridente e come da routine mi lavai e mangiai per poi dirigermi con Angie allo Studio.
Quando chiuse la porta alle sue spalle incominciò a parlare.
“Come mai tuo padre da ieri è strano?” chiese Angie prendendo un fazzoletto dalla borsa.
“Ieri ha letto ‘accidentalmente’ il mio diario” dissi ricordando tutto quello successo ieri sera.
Lei esitò mi fece un cenno con le mani di continuare.
“Avevo scritto di aver fatto pace con Leon e lui come sempre mi ha rimproverata”
Lei emise un grande sospiro.
“Devi perdonarlo” affermò.
Come potevo perdonarlo dopo quello che mi aveva fatto?
“Non lo so” dissi scuotendo il capo.
“Sai com’è fatto German. Lui ti vuole molto bene e diventa geloso” disse arruffandomi i capelli.
Annuii debolmente.
“Ora se non ti dispiace, devo incontrare Geremia” disse avviandosi.
Le fermai un braccio.
“Chi è Geremia?” chiesi accigliandomi.
“E’ il nuovo professore di pianoforte” sorrise facendomi l’occhiolino.
Non vedo l’ora di conoscerlo.
Arrivai col fiatone allo studio perchè stavo facendo tardi ma una mano mi afferrò le spalle facendomi perdere l’equilibrio.
Mi girai bruscamente e gli occhi di Leon si riversarono nei miei.
“Amore…” disse avvicinandomi a se.
Sentivo il cuore esplodere nel petto quando pronunciava quella parola.
Il mio cervello andò in fumo e iniziai a balbettare finchè non posò un dito sulle mia labbra.
“Scusa” dissi abbassando lo sguardo.
“Nah, faccio questo effetto a tutte le ragazze” disse sfacciato.
“Cosa?Chi sono queste ragazze?” dissi preparandomi coi pugni.
Lui emise una sonora risata.
“Mi piaci di più quando sei gelosa” disse lasciandomi un veloce bacio sulle labbra.
“Io dico sul serio” dissi ridacchiando.
“Nessuna, a parte te ovviamente. Tu sei un caso a parte” disse.
“Cosa hai dietro la schiena?” chiesi sbirciando.
Lui un po’ timoroso mi porse un tulipano.
“Sai, ultimamente ho il pollice verde e mi occupo del giardino e quando ho visto questo fiore ho pensato di coglierlo per te” disse cingendomi con la vita.
Lo abbracciai impulsivamente lasciando di stucco tutta la gente della piazza.
“Come procedono i preparativi?” chiese prendendomi le mani.
“Molto bene. Fra cinque giorni sarò maggiorenne” dissi atteggiandomi.
“Benissimo, così non mi potranno incolpare di pedofilia” disse ridendo.
Scossi la testa.
“Solo che non so dove posso festeggiare. I locali di questi tempi sono tutti pieni per cerimonie” dissi abbassando lo sguardo.
Lui esitò perdendosi con gli occhi nel vuoto.
Poi cacciò un colpo di tosse.
“Beh, potresti festeggiare nella mia villa di proprietà” disse orgogliosamente.
Io esitai cercando di non incantarmi nel suo sguardo.
“L’abbiamo comprata tanti anni fa e ci saremo andati tre volte, tranquilla” disse lasciandomi un bacio bollente sulle guancie.
“Non voglio crearti problemi” dissi giocherellando nervosamente con le mani.
“No, tu sei parte di me e della mia famiglia quindi non ho problemi” disse punzecchiandomi il petto con un dito.
Sorrisi e strinsi saldamente la sua mano conducendolo nel nostro angolo.

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Dietro qualche fronde di alberi, c’è una nicchia appartata.
“Te lo ricordi?” chiesi avvicinandomi fino a cingere le sue spalle.
“Non posso dimenticarlo” disse con voce roca mordendosi il labbro maliziosamente.
Neanche io posso dimenticarlo, di tutti quei giorni passati lì a baciarci.
Iniziai a sfiorare le sue labbra facendolo indietreggiare per poi accostarlo contro il muro.
I baci diventarono sempre più passionali ed entrambi iniziavamo ad ansimare.
Il suono della campanella distolse la nostra mente da quello che stavamo facendo.
“Andiamo” concluse riprendendo fiato a bocca aperta, aveva ancora gli occhi chiusi.
Annuii e mi preparai psicologicamente per le lezioni di Jackie e Gregorio.
 
Nota autore :
TA-DAN!
Penso che questo capitolo fa schifo. (?)
Beh, in effetti ultimamente mi sento un po’ demotivata a scrivere, boh.
Voglio riservare un po’ tutte le scene pervy alla festa di Vilu, quindi fra qualche capitolo lol.
Vi ho dato solo un assaggio dei Leonetta *sogghigna*
Ero partita con l’intenzione di terminare questa FF a Settembre ma si sta prolungando quindi tanta gioia per voi (e per me, perchè adoro questa FF).
Ma commentiamo il capitolo J
Marco consola Francesca, è il ritorno dei Marcesca?
Anche se Fran lo respinge perchè pensa al povero Federico.
*chiama Federico*
 “Muoviti a fare pace con la tua fidanzata, idiota!”
E vediamo anche piccoli accenni (ma proprio small, perchè io odio questa coppia con tutto il cuore) di Leoncesca, diventeranno amici?
Ennesimi Flashback di Nata, di quando ha conosciuto Maxi (e ancora una volta : Aww *-*) e litigate con la mamma che non la vuole capire e da la colpa di tutto a Maxi.
Ed ecco che ritorna Angie, yeahhh!
Dopo un lasso di tempo infinito, ecco che parla e chiede a Vilu di perdonare il padre.
Scena finale : troppo Leonetta.
Leon sempre romantico e gli escono tulipani da tutte le parti del corpo lol.
Sappiamo il tuo segreto Leon! DILLO che sei andato dal fioraio a prendere quel fiore, CONFESSA!
Non mi immagino Leon sporcarsi le mani a tipo agricoltore col pollice verde ma OK.
Leon da la disponibilità della sua casa a Vilu per la sua festa di diciotto anni, awww.
E finalmente vanno un’altra volta nel loro posto segreto, la nicchia *-*
Ma parliamo ora di Violetta in Concerto! : voi andrete?
Io prenoterò i biglietti su Ticketone il 14 di settembre *-*
E il 21 gennaio finalmente vedrò il mio idolo!
Inutile dirlo che ho pianto peggio di una fontana Ahaha. Mi sono sentita un po' come quando Merdeces mi ha RT lol
Fatemi sapere le vostre opinioni! Nell’ultimo capitolo ho notato un piccolo calo quindi RECENSITE u.u


 
   
 
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