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Autore: _artistheweapon    13/03/2008    2 recensioni
"Un centro sociale occupato.[...]Quella sera nell’aria si respirava un’aria di festa, di aspettativa. C’era già l’aroma speziato che aleggia prima dei concerti per gli adolescenti che si tengono un po’ ovunque."
Come nasce un amore meraviglioso. Storia semiautobiografica. ^_-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meraviglioso HTML

Meraviglioso, in ogni sua più piccola sfumatura.

 "..I saw an angel,of that I'm sure.
You're beautiful, it's true."

James Blunt - You're Beautiful

Capitolo I.
Il Faro
*

Passavo per dillà, vicino a lui, per caso, per volere del destino forse.
Passavo per dillà per andare a parlare al ragazzo che mi piace(va), per passare la serata con lui.
Ma passando per diqua la serata ha preso un risvolto totalmente diverso da quello che mi aspettavo.
La vita tira sempre un po’ troppo i fili, quei quattro mesi passati cercando Lui erano uno di quei fili che si sono spezzati nella mia di vita. Uno di quei fili che basta una folata di vento un po’ troppo forte per romperli.
Quella sera passando per dillà, incappai nella rete del ragno tentatore dal nome confuso, io povera mosca nera. 
E io da povera mosca quale sono, volavo alla cieca, ignorando il filo che mi avrebbe catturata. Quel filo ha il nome di un ragazzo
meraviglioso.

 

Un centro sociale occupato.
Una sala enorme e sporca, nuvole di fumo nell’aria, birre vuote per terra, sedie divelte e tendaggi colorati ovunque. Tanta gente, tanti colori e tanti suoni diversi, belli e nuovi. Tanti poster, tante ribellioni scritte lì, sui muri, nelle foto, nelle parole. Tante generazioni come noi, prima di noi.
E noi, l’attuale generazione in rivolta, eravamo tutti lì.
Io, Chiara la mia migliore amica, Giuliano il tipo che mi piace(va), il suo migliore amico Andrea, Daniele il tipo che le piace, il suo migliore amico e gli infiltrati.
Quella sera nell’aria si respirava un’aria di festa, di aspettativa. C’era già l’aroma speziato che aleggia prima dei concerti per gli adolescenti che si tengono un po’ ovunque.
Si respirava la voglia di buona musica, di pogare un po’ con gli amici, la voglia di resistere (almeno per quella volta) ai fumi dell’alcohol e non, senza dover ricorrere a metodi by yourself.
Diversa gente entrava e usciva dall’ingresso al locale, quattro ragazzi con lunghi dreadlock e vestiti larghi giocavano a biliardino nell’angolo più remoto della sala, tutti gli altri erano ammassati in gruppi, più o meno piccoli, in giro, chi vicino alle scorte di alcohol, chi vicino al rivenditore della serata, chi sulle sedie ancora leggermente intatte, chi, come noi, nel backstage per augurare un grande in bocca al lupo agli amici, parenti e conoscenti che dovevano esibirsi. Tra questi vi era Giuliano.
Stavo giusto passando dillà, dall’altra parte del backstage per parlargli e stare un po’ con lui, quando passai involontariamente accanto al migliore amico di Daniele.
Forse fu il passare così vicino a lui, forse fu il meraviglioso sorriso che mi rivolse, forse fu il meraviglioso profumo della sua pelle così vicina, o forse tutto quanto questo messo insieme, ma quando lo superai di un solo passo il mio corpo urlò di dolore per l’allontanamento e il mio stomaco si strinse su se stesso per far posto alle farfalle che lo invadevano.
Il mio corpo aveva smesso di collaborare, non andava più avanti nè indietro, nè verso Giuliano, nè verso di Lui.
Il mondo mi parve bloccarsi in una visione in scala di grigi, tutto il mondo in quella sala almeno.
Tutto il mondo era in bianco e nero, tranne la mia maglietta dell’Inghilterra e Lui.
I suoi lineamenti perfetti avevano ancora il loro color avorio di prima, i suoi occhi erano ancora celesti, i suoi capelli rimasero rosa. Lo guardai come aspettando che anche lui cambiasse colore come ogni altro, ma lui rimase lì, a colori a guardarmi interrogativamente, a buona ragione.
Potevo finalmente cercare di capire quello che mutamente mi stava chiedendo, perchè lo stavo fissando appurato che lui rimanesse cosciente dei suoi movimenti e colori?
Perchè continuavo a vedere il mio mondo, i miei amici, la mia vita in bianco e nero, e lui, un ragazzo conosciuto il sabato precedente quando ero troppo andata per ricordarmi il più minimo particolare a parte la sua venuta, era rimasto a colori? Doveva avere per forza una spiegazione tutto questo scherzo della mia mente?
Rimasi basita a fissarlo e poi, cosciente di non averlo salutato prima, gli sorrisi e mi avvicinai di nuovo a lui sussurrando un Ciao più imbarazzato che altro.
Oramai dimentica di Giuliano rimasi lì, a guardarlo dal basso all’alto, aspettando una risposta al saluto, che non tardò ad arrivare.
- Ciao. – Che voce calda che aveva. Non la ricordavo così. O forse non la ricordavo proprio.
– Come stai? - Sorrise giocherellando con il piercing, al centro del labbro inferiore, con i denti.
- Abbastanza bene, grazie. Tu? – Come potrei stare altrimenti, stando qui, nell’abbraccio del tuo profumo?
- Meglio, molto meglio adesso. –
Non ebbi la forza di risponderti e continuai a guardare i tuoi occhi azzurri, perdendomici.
Non potevo continuare a tenere il mondo bloccato e immobile nella mia mente, dovevo cercare di rendermi conto che anche tutto il resto esisteva ancora, che non c’erano solo il tuo viso, i tuoi occhi, i tuoi capelli..
- Ludo? Oi? -
Mi girai attenta a non perdere la mia posizione. – Dimmi, Chiara. –
- Vai a parlare con Giuliano, rassicuralo un po’, ti cerca come un pazzo. -
- Ora vado.. anzi, ti raggiungo. –
Scosse le spalle in un io te l’ho detto molto poco formale e se ne andò a cercare Daniele, probabilmente intento a girare qualcosa.
- Vai da Giuliano, io cerco Daniele.. -
Sorrisi e mi addentrai totalmente nel backstage, verso Giuliano che finalmente era tornato ad avere i suoi soliti colori.
- Oh eccola la signorina! -
..ma non ci riuscivo proprio a pensare a Giuliano in quel momento, continuavo a sovrapporgli dei capelli rosa e degli occhi celesti e glaciali.

 
- Cediamo il posto ora ai Dashboard**! Grazie del sostegno! -
Il cantante della prima band del concerto annunciò l’arrivo sul palco di Giuliano e i suoi. Allora, riscossami dai miei pensieri, mi allontanai dalla colonna alla quale ero appoggiata per riavvicinarmi al palco dal quale Giuliano già mi cercava con lo sguardo.
Gli sorrisi leggera, spegnendo l’ennesima sigaretta sotto la scarpa e salutandolo con la mano ora libera. Chiara e Paoletto mi affiancarono sotto al palco, ma io stavo cercando ben altra persona che non vedevo dalla nostra prima chiacchierata, giusto un’ora prima.
Mi girai preoccupata verso Chiara. – Ma Daniele e il suo amico? –
- Boh, li ho persi. -
Soffiai tra le labbra insieme al fumo del mio ultimo tiro un peccato, a un volume un po’ troppo alto a quanto pare, perchè Paolo si girò e mi chiese chi dei due mi piaceva. Alla vista della mia faccia stralunata e sconvolta però ritirò la domanda (retorica) e si mise a fissare Nira, il bassista del gruppo.
Il mio cervello, allora e solo allora, collegò la mia nuovissima ossessione per Lui a quel sentimento che fino all’entrata nel backstage ero sicura di provare nei confronti di 
Giuliano.
Poteva allora essere quella una infatuazione? Poteva crescere ancora?
Non potevo crederci, già era ben più forte delle prime volte che me ne ero accorta per qualcun altro, per chiunque altro.
Una voce crudele nella mia testa, mi disse Sarà forse amore?, ma non le diedi retta.
Piuttosto continuai a vagare con lo sguardo per tutta la sala cercandolo.

Eccolo!
Era semplicemente seduto sulla prima fila di sedie di fronte al palco e aspettava che 
Giuliano, Francesco e Nira si mettessero a suonare per venire con noi, lì, sotto ai nostri amici.
Continuai a guardarlo per un attimo stando attenta a non farmi beccare da 
Giuliano, reazione involontaria, inutilmente. In un solo momento entrambi si girarono verso di me: da una parte Giuliano che mi rivolge un’occhiataccia per guardare poi male lui, dall’altra Lui che mi sorride con il suo meraviglioso sorriso luminoso e gli occhi dolci. Sorrisi di rimando. Pare per riflesso involontario, come se il mio corpo non obbedisse più a me, ma fosse autonomo.
Sentii un primo accordo di chitarra porre inizio all’esibizione e feci per rigirarmi verso il palco, ma poi vidi Lui alzarsi e dirigersi dritto verso di me, senza ancora avermi levata gli occhi di dosso. Il mondo tornò per un attimo silenzioso, immobile e in bianco e nero, salvo quella figura colorata che avanzava nel mio monotono mondo.
Mi si era semplicemente affiancato senza rompere mai il nostro contatto visivo e poi, sempre  sorridendomi, aveva rivolto il viso e gli occhi al gruppo che suonava un metro sopra di noi.

 
Quando sentii qualcuno abbracciarmi da dietro quasi ebbi un infarto, ma era solamente Edoardo, uno dei miei amici infiltrati, che mi diceva di aver trovato un’ottimo panorama e di seguirlo. Lo seguii, di lui mi fido tutt’ora.
Quando mi allontanai di pochi millimetri dal calore di Lui, avvertii come una fitta allo stomaco, ma mi contraddissi da sola pensando ho fame.
Edo mi portò nel backstage, dietro le scalette di accesso al palco, dove c’era uno spazio vuoto che dava direttamente sul fianco di 
Giuliano, a petto nudo –quando se la era levata la maglietta?-, indaffaratissimo e presissimo dalla sua batteria.
Poco dopo sentii dei passi nel backstage, ero abbracciata ad Edoardo e guardavo 
Giuliano, non badavo a chi stava entrando o uscendo fino a quando la voce di Martina, un’altra infiltrata, non mi disse all’orecchio: - L’amico di Daniele -com’è che si chiama?- sta fissando l’ingresso al backstage fin da quando vi siete chiusi qui dentro, non credo cerchi Edoardo.. –
Sorrisi all’idea e il primo gesto fu quello di spostarmi da addosso Edo, poi pensai al “Com’è che si chiama?” di Martina, cercando di arrivarci.
Ero sicura si fosse presentato il sabato precedente, quando ero troppo fuori per ricordarmi il suo nome, ma ero abbastanza sicura che si chiamasse o Ivan o Yuri.
Questa era una grave mancanza.. e decisi di colmarla.
Andai da lui, lentamente, e lo vidi sospirare quando mi vide uscire da sola dal backstage, lo vidi sgranare gli occhi quando andai dritta da lui.
- Ciao di nuovo. -
- Ciao. – Rise apertamente prima di rispondermi, probabilmente preoccupato dalla mia follia buona, in fin dei conti.
- Scusa la domanda un po’ strana, ma te.. ti chiami Yuri o Ivan? –
Questa volta rise di cuore e io abbozzai un sorriso imbarazzato diventando semiviola.
Ero semiconvinta che si chiamasse Yuri, ma tanto sapevo che non avrei mai indovinato, ho gravi problemi a ricordare e a dare i nomi giusti alle persone.
- Ivan. -
Ecco appunto. – Yuri. –
- Ivan. -
- Eh, Yuri! –
- Ok.. –
E continuò a ridere. E continuai a sorridere imbarazzata.
Ma non era quello il momento di abbassare lo sguardo: lui si stava portando, lento, una sigaretta alle labbra, socchiudendole leggermente per potervi poggiare il filtro, liberando così le mani che avrebbero potuto cercare un accendino.
L’accese e aspirò il primo tiro socchiudendo gli occhi, per goderselo meglio.
- Yuri.. – soffiò fuori insieme al fumo del primo tiro. E del secondo.
Al terzo mi guardò sorridendo e mi disse – 
Giuliano mi sta fulminando con gli occhi da dieci minuti buoni.. meglio se guardiamo il concerto. –
Il mio cervello ci mise un po’ a riconnettersi dopo il black out totale che quei semplici gesti e il suo modo di fumare gli avevano provocato. Mi avevano provocato.
Fu in quel momento, mentre tornavo nel backstage da Edoardo e Martina, con Yuri appresso, che mi resi conto che, forse, per Giuliano mi era passata, ma per Ivan.. per lui sarebbe stata molto più difficile perchè forse mi piaceva sul serio.

 
Chiara ed io, al penultimo pezzo dei Dashboard, ci eravamo sedute sul gradino più alto delle scale che portavano al palco. Sul gradino sotto il mio, sedeva Yuri.
Giuliano aveva appena preso le bacchette e la maglietta e stava tornando giù, nel backstage, a passo spedito, passando lo sguardo, severo, da me ad Ivan. Senza sosta.
Non era per niente rassicurante. Almeno non per me.
Mi sentivo come messa sotto interrogatorio, come se la magia che mi aveva avvolta fino a quel momento fosse stata rinchiusa in una capsula di vetro insieme alla rosa del Piccolo Principe e lì fosse rimasta, riportandomi al freddo, buio e sporco centro sociale occupato.

Complimenti vari si levarono da un po’ tutti i nostri amici insieme a pacche sulle spalle, baci e abbracci verso Giuliano che, pur godendosi il momento, non perdeva un’occasione sola per fulminarci tutti e due. Se gli sguardi potessero uccidere, saremmo morti quella sera.
Mi alzai dal mio gradino, sorpassai Ivan senza guardarlo, non volevo ricadere nella sua rete prima che la magia tornasse, e andai con un sorrisone verso 
Giuliano. Lo abbracciai dicendogli che era stato un concerto meraviglioso, che avevano fatto un ottimo lavoro.
E lui mi aveva risposto acido che se io avessi seguito un minimo il concerto avrei potuto giudicarlo meglio. E aveva tutte le sue ragioni.
Mi caddero tutte le certezze che avevo avuto fino a quel momento.
Avevo tradito 
Giuliano, una delle persone più importanti della mia vita di quel momento per una persona che non conoscevo praticamente per nulla.
Una persona della quale mi ricordavo il nome solo alcune volte.
Non era plausibile. Doveva esserci per forza qualcosa sotto, doveva. Per me, per
Giuliano.

 
- Regà siamo tutti? -
- La fermata è di qua.. –
- ..e dobbiamo sperare non sia appena passato il notturno! -
- Se no sono cavoli. –
Giuliano mi guardò. Perchè continuavamo a completarci le frasi nonostante lui cercasse di allontanarsi da me in quel momento? Perchè cominciavo a sentirmi in colpa nonostante non dovessi, in quanto non ragazza di Giuliano e non traditrice con Yuri? ..Ivan?
Sapesse solo il cielo quanto volli quei due ragazzi con me in quel momento!
Due persone fantastiche e la grande confusione che regnava sovrana.
Ci dirigemmo alla fermata in gruppo, tanti da occupare tutta la panchina grande della pensilina vuota e troppi per starci tutti. Rimanemmo in piedi Ivan ed io.
Ivan.. lo chiamai lì per la prima volta Ivan.
Parlavamo della perversione anche da lucido di uno dei nostri infiltrati e per spiegarglielo meglio gli dissi Sai Ivan, lui è.., forse non dovevo farlo davanti a 
Giuliano.
Finito il discorso cercai il più possibile di non guardarlo.
Lui, lì in piedi di fronte a me, con una mano in tasca che giocherellava con l’accendino e l’altra che cercava il contatto attraverso la stoffa. Lui, lì in piedi di fronte a me, con i capelli rosa che gli ricadevo leggeri sulla fronte e su parte degli occhi celesti e profondi, i suoi capelli rosa che incorniciavano il suo viso avorio, a loro volta incorniciati dal cappuccio della felpa underground.
Lui che mi guardava fisso e che ogni volta che pensava a qualcosa mordeva il piercing piano, giusto per farmi contorcere di più lo stomaco, e spostava il peso da un piede all’altro.
Lui che quando sbatteva le ciglia lo faceva lentamente e con cotanta leggiadria da farmi desiderare di baciarlo con foga.
Io, stupida mentitrice, che mentivo a me stessa. Non avevo fame e neanche troppi ormoni, era lui che era meraviglioso, in ogni sua più piccola sfumatura. Ed era lui che, da bravo ragno tentatore, mi aveva fatta cadere nella sua rete molto elaborata e naturale.
Fu lì, alla fermata del N14 che mi resi conto che forse lo amavo. Forse.. forse lo amavo.

 

 

 

 
* Il Faro è il nome del Centro Sociale Occupato.
** Dashboard è il nome falso che ho messo al gruppo di
Giuliano, per un po' di privacy. Ho scelto Dashboard perchè stavo ascoltando i Dashboard Confessional, non per altro. 
    E, detto fra noi, i Dashboard Confessional non sono miei, ma di loro stessi. ^__^

Note dell'autrice:
Eh bene sì, sono tornata a torturarvi con una nuova ff, questa volta diciamo biografica.
Non mi capacito del perchè io l'abbia scritta, ma è venuta fuori bene.. a me piace e ho deciso di pubblicarla. ^___^
A parte questo, vorrei sapere da voi se volete che la continui o che resti una one-shot.. fatemi sapere..!
Spero vi sia piaciuta... un commentino lo lasciate? ^____^
Baci a tutti*
So long and goodnight,
- Purple Bullet.

   
 
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