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Autore: Pikky    07/09/2013    5 recensioni
SPOILER di tutta la seconda stagione e lievi spoiler della TERZA
Capitan Uncino è già stato a Neverland, da ragazzino. Era un Ragazzo Sperduto che a differenza degli altri è riuscito a fuggire, anche grazie all'aiuto di una sirena, Ariel. Qualche anno dopo la ritrova nella Foresta Incantata e avrà modo di ricambiare il favore.
Tempo dopo, infine, quando torna a Neverland per trovare il modo di vendicare la morte di Milah, la ritrova per caso. Cosa succederà? Cosa li vedrà accomunati? Come potrà essergli utile nei suoi piani di vendetta contro il Coccodrillo?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo Sette

 

Neverland, due anni dopo

– Sì, papà, starò attenta – lo rassicurò Ariel.

Dopo due anni, si era decisa a rimettere piede nella Foresta Incantata per cercare Killian e ringraziarlo per tutto ciò che aveva fatto per lei. Immaginava dovesse essere abbastanza in pena per la sua sorte, per cui andarlo a trovare di persona era il minimo. Probabilmente, non a torto, la credeva morta, o comunque prigioniera. Del resto per lei era passato molto tempo, ma per lui doveva esserne trascorso molto di più. Forse si era anche dimenticato di lei.

– Quando tornerai? – le domandò re Tritone, con tono apprensivo.

– Non lo so – rispose Ariel, stringendosi nelle spalle. – Sai che il tempo scorre diversamente, là.

– E tu sai che non intendevo questo – ribatté re Tritone, con un sorriso affettuoso.

– Oh, quello – disse Ariel, capendo al volo.

In quegli ultimi due anni, lei e suo padre si erano avvicinati molto, ricostruendo da capo il loro rapporto.

Re Tritone aveva realizzato di essere stato troppo apprensivo e protettivo nei confronti della figlia, e così le aveva concesso tutta la libertà che da adulta ormai meritava. Ariel aveva apprezzato e aveva colto l’occasione per avanzare delle richieste: la vicenda nella Foresta Incantata le aveva fatto capire di essere troppo ingenua ed indifesa, e di conseguenza aveva stabilito di dover imparare a badare a se stessa. Aveva chiesto aiuto al padre per quanto riguardava gestire al meglio i propri poteri di sirena, mentre per ciò che concerneva le abilità da affinare da umana si era rivolta agli indiani, altri abitanti di Neverland con cui suo padre, prima della morte della madre, aveva stretto un alleanza per difendersi da Peter Pan. Per amore della figlia, re Tritone era tornato in superficie dopo tanti anni e aveva rinnovato quel patto. Finalmente aveva compreso che era inutile nascondersi, e pian piano stava tornando alla vita a cui per paura aveva rinunciato dopo la perdita della moglie.

– Già, quello – confermò re Tritone, interrompendo le riflessioni di Ariel. – Se hai rivalutato la proposta di quel pirata, non ti biasimo – dichiarò dunque, stringendo per un attimo la mano della figlia.

Ariel sorrise con affetto. Quella frase significava molto, per lei, e le dimostrava ancora una volta quanto suo padre fosse cambiato.

– Non lo so ancora, ad essere onesta. Prenderò una decisione quando tornerò là, credo – disse dunque. In quei due anni, infatti, aveva pensato più volte alla proposta che Killian le aveva fatto. Se avesse potuto tornare indietro nel tempo, l’avrebbe accettata. Ciò però non era possibile e da un lato lei ne era felice, perché altrimenti non avrebbe potuto riavvicinarsi alla propria famiglia e tornare sirena, anche se non in modo definitivo. D’altro canto, però, ora che iniziava a riprendersi, aveva capito che quel mondo che l’aveva fatta soffrire poteva avere in serbo altre sorprese, forse piacevoli, se esplorato con la dovuta cautela.

– Capisco. Qualsiasi decisione prenderai, sarò qui ad aspettarti – decretò re Tritone. – Ora va’ – la esortò dunque, dandole una lieve pacca sulle spalle.

Ariel annuì, diede un ultimo abbraccio al padre e si allontanò.

 

Foresta Incantata

Ariel sapeva come muoversi, questa volta, così come era certa che per trovare Killian avrebbe dovuto iniziare dalle locande e dai porti. Impiegò qualche tempo per rintracciarlo, ma alla fine vi riuscì.

Lo trovò a Tortuga (1), il covo di pirati per eccellenza di tutta la Foresta Incantata. Tortuga era una piccola isola in cui si trovava un grande porto e un piccolo villaggio costituito per lo più da locande e da bordelli. C’era anche una grande piazza in cui ogni giorno si teneva un mercato nel quale era possibile acquistare di tutto, dai viveri alle armi.

A Tortuga, infatti, i pirati si recavano principalmente per fare rifornimento di cibo, di birra e di donne.

Non appena si avvicinò all’isola a nuoto, Ariel restò a bocca aperta.

Il porto era pieno di navi e illuminato grazie a una serie di torce poste sulle banchine, e un gran vociare giungeva alle sue orecchie. Con cautela nuotò fino alla banchina che aveva meno navi ormeggiate ad essa e vi si issò sopra. Subito la coda lasciò il posto alle gambe, e immediatamente Ariel usò la propria collana per eliminare ogni traccia di acqua dal proprio corpo e per coprire le proprie nudità con degli abiti. Nessuno avrebbe dovuto scoprire la sua vera natura.

Si alzò in piedi e si diresse verso il villaggio, con la speranza di trovare Killian. L’ultimo marinaio con cui aveva parlato, qualche ora prima, le aveva detto senza esitazioni che lo avrebbe trovato su quell’isola, dove era diretto per fare rifornimento.

Vedendo tutta quella moltitudine di persone e di locande, la speranza di Ariel per un attimo vacillò. Si passò una mano tra i capelli, mordendosi un labbro. Da dove poteva partire?

Con un sospiro rassegnato entrò in una locanda alla propria destra.

Quasi un’ora dopo, quando ormai aveva perso le speranze e stava iniziando a prendere in considerazione l’eventualità di perlustrare anche i bordelli, lo trovò. Un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra, vedendolo seduto ad un tavolo con un boccale di birra in una mano e dei dadi nell’altra, circondato da una serie di uomini che dovevano costituire la sua ciurma.

Ariel si avvicinò al tavolo e si schiarì la voce per attirare l’attenzione, ma il frastuono era così forte che nessuno la udì.

Killian Jones! – urlò dunque a gran voce, augurandosi di avere più successo.

Sentendosi chiamato in causa e disturbato, Killian alzò lo sguardo con espressione annoiata, che subito mutò in una smorfia sorpresa, non appena riconobbe la figura che era in piedi vicino al proprio tavolo.

– Ariel?! – esclamò, con un sorriso. Non riusciva a credere ai propri occhi.

– Già, in persona – confermò la ragazza. Killian scolò in un solo sorso la birra che restava nel boccale, posò i dadi sul tavolo e si alzò dalla panca, per poi raggiungerla. Non appena le fu di fronte, Ariel gli gettò le braccia al collo, felice di rivederlo.

Ti… Ti credevo morta – le confessò il pirata, ricambiando l’abbraccio, che poi sciolse quel tanto che bastava per riuscire a parlare pur tenendola stretta a sé. Aveva bisogni di sentire che era reale, che non era frutto della sua fantasia. – Aspetta un attimo, però… – borbottò dunque, inarcando un sopracciglio. – Sei davvero tu oppure ho bevuto un po’ troppo e ho le allucinazioni? – domandò in tono divertito.

Ariel scoppiò a ridere di gusto. – Mi sembri abbastanza sobrio per fare battute quindi no, non hai bevuto troppo – rispose, dandogli un pizzicotto per fugare ogni dubbio. Fece per dire qualcos’altro, ma dovette interrompersi.

– Tu! – l’apostrofò infatti una donna, afferrandola per un braccio per separarla da Killian. Ariel la guardò perplessa, senza capire il motivo dell’intromissione. Era tanto bella quanto fuori di sé; i lunghi capelli scuri e mossi incorniciavano un volto i cui occhi azzurri emanavano lampi d’ira e la bocca era corrucciata in una smorfia di disappunto. – E tu! – aggiunse, avvicinandosi pericolosamente a quest’ultimo. – Me ne vado per pochi minuti e ti trovo tra le braccia di una prostituta? – strillò, furiosa.

Come… come osi? – tuonò Ariel, sentendosi chiamata in causa. La donna si voltò verso di lei e la guardò come se fosse un insetto fastidioso. Le persone intorno a loro e la ciurma di Killian si fecero più attente, pregustando una rissa. A Tortuga eventi di quel genere erano all’ordine del giorno, ma restavano comunque una grande fonte di divertimento. – Ho forse l’aria di una prostituta, io? – proseguì, avvicinandosi, con gli occhi ridotti a due fessure. – Tra le due semmai sei tu quella con la scollatura più generosa e…

– Basta, basta, fermatevi! – s’intromise Killian. – Credo sia il caso di chiarire qualche equivoco – stabilì, deciso.

L’attenzione dei presenti scemò; il divertimento era finito ancora prima di iniziare.

Ariel incrociò le braccia in attesa, e la donna fece altrettanto.

Milah, lei è Ariel. Te ne avevo parlato, ricordi? È la sirena che mi ha salvato da Neverland – disse Killian, rivolgendosi per primo alla donna, che subito rilassò le membra, comprendendo. – E Ariel, lei è Milah, la mia compagna – aggiunse rivolto alla sirena, che subito spalancò gli occhi e arrossì, sorpresa e imbarazzata.

– Oh, io… Mi… Mi dispiace, non avevo idea che… Oh! Scusa! Scusate! – borbottò Ariel, torturandosi le mani.

– No, sono io a doverti chiedere scusa – ribatté Milah, altrettanto in imbarazzo. – Ho dato per scontato che fossi quel genere di donna perché… Beh, quando si tratta di Killian la maggior parte delle volte è così, specie qui a Tortuga. Si è lasciato dietro un sacco di cuori infranti.

Il pirata inarcò un sopracciglio, mentre Milah gli si fece vicina e Ariel scoppiò a ridere, portandosi una mano alla bocca.

– Chissà perché, ma la cosa non mi sorprende – disse poi, incrociando le braccia. Ricordava bene gli sguardi seducenti e le battute allusive che lanciava alle cameriere, quelle poche volte in cui erano andati in qualche locanda a rifocillarsi durante la sua ultima avventura nella Foresta Incantata. – Per lo meno ora si è messo la testa a posto – aggiunse poi, con un sorriso.

Era sorpresa di vedere Killian accanto ad una donna; era da sempre convinta che i pirati fossero degli spiriti liberi, sprezzanti verso ogni tipo di legame affettivo, specie verso l’amore. Raramente aveva sentito parlare di donne accolte a bordo di una nave e i pochi casi in cui i pirati facevano eccezione era perché si trattava di un grande amore o di una situazione particolare.

Come la mia, pensò Ariel, richiamando alla mente la proposta di Killian di due anni prima.

– Sì, beh, sai… L’incontro con Milah è stato inaspettato (2) – disse quest’ultimo, interrompendo le sue riflessioni. Passò un braccio attorno alle spalle della donna, che subito si strinse a lui.

Ariel abbassò lo sguardo, sentendosi di troppo, e avvertendo gli angoli degli occhi pizzicare.

Non aveva messo in conto quell’eventualità.

Non credeva che persino la manifestazione d’affetto più innocente le avrebbe fatto tornare alla mente Eric e le avrebbe fatto sentire ancora di più la mancanza delle sue braccia che la stringevano, della sua voce, del suo profumo, semplicemente di tutta la sua persona.

Continuava a fare male anche a distanza di tutto quel tempo.

Finché teneva la mente impegnata riusciva a non pensarci, a vivere la propria vita come se nulla fosse accaduto, a sopravvivere. Quando però vedeva due persone qualsiasi innamorate, ciò che aveva perso le tornava alla mente con prepotenza, rimarcando tutto il dolore provato. Aveva sperato che forse, vivendo una vita avventurosa a bordo della nave di Killian, non avrebbe più avuto occasioni di vedere persone innamorate e felici e quindi avrebbe dimenticato davvero tutto, ma si sbagliava.

Era stata una stupida a pensare che la ferita che si portava dentro potesse rimarginarsi a quel modo. Era ancora viva e pulsante, al centro del suo petto, e in quel momento aveva ripreso a stillare sangue.

 

Killian era decisamente sorpreso dall’inaspettata visita di Ariel. Per un attimo aveva davvero creduto che fosse un’allucinazione, ma quando poco aveva sfoderato il suo bel caratterino davanti a Milah aveva avuto la certezza che fosse lei.

Un grande senso di sollievo lo aveva pervaso, nel vederla viva e vegeta.

Nel tempo trascorso dalla notte in cui aveva ucciso Oscar, infatti, non aveva potuto fare a meno di sentirsi in colpa.

Se solo avesse insistito di più nel farla desistere, non avrebbero mai messo in atto quel piano.

Se solo avesse immobilizzato Oscar con più fermezza, questi non si sarebbe mai liberato dalla sua stretta e avrebbe potuto tramortirlo o ucciderlo per poi fuggire insieme alla sirena.

Se solo fosse arrivato al castello un po’ prima, avrebbe potuto salvare Ariel senza costringerla a usare la collana per farlo.

Col tempo i sensi di colpa si erano un po’ alleviati, ma quella sera avevano cessato di esistere ed erano stati sostituiti dall’interrogativo che per anni lo aveva tormentato.

Perché Ariel non aveva aspettato che arrivasse in suo soccorso?

Scosse la testa, confuso.

Dopo tutto quel tempo ancora non sapeva rispondere.

Avrebbe posto la domanda alla diretta interessata, non appena gli si fosse presentata l’occasione.

 

Ariel rimase per un po’ nella locanda, seduta di fronte a Killian e Milah. Giocò a dadi con il resto della ciurma e bevve persino un boccale di birra, che le diede l’allegria e il coraggio necessari ad affrontare una serata di quel tipo, che per lei era una novità.

Quando ormai era notte fonda, il capitano si alzò dalla panca e annunciò il proprio ritorno alla nave. Milah e alcuni membri dell’equipaggio lo seguirono, e altrettanto fece Ariel, dato che Killian ci teneva a mostrarle la propria imbarcazione.

– Questa è la tua nave? – domandò Ariel, non appena giunsero a destinazione.

Da quel che poteva vedere grazie alla luce delle torce poste sul molo, si trovava di fronte ad una grande e maestosa imbarcazione che non aveva nulla da invidiare alle altre che erano ormeggiate lì vicino.

– Già. Ti presento la Jolly Roger – rispose Killian, con gli occhi che gli brillavano. – Ti piace?

– Altroché, è bellissima! – esclamò Ariel.

– E mi permette anche di viaggiare attraverso i vari mondi, sai? È fatta di un legno magico che può attraversare qualsiasi portale – spiegò Killian, entusiasta. Doveva essere davvero orgoglioso della propria nave.

– Wow, ma è fantastico! – esclamò Ariel, altrettanto estasiata. – Chissà quanti mondi avrai visitato… – aggiunse, con una nota d’invidia.

– Molti – disse Milah, con un sorriso. – Grazie a questa nave abbiamo visto molti luoghi – aggiunse, prima di congedarsi dal capitano dicendogli che lo avrebbe aspettato in cabina. Killian sorrise, prima di darle un fugace bacio sulle labbra e rivolgerle una sguardo carico di aspettative.

– Perché sei qui? – domandò Killian ad Ariel qualche istante dopo, non appena furono soli. Finalmente poteva parlarle liberamente ed essere sicuro di avere risposte sincere. Da quello che aveva potuto vedere alla locanda, la ragazza si sentiva un po’ in soggezione in mezzo a tanta gente.

– Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me, tempo fa. E dirti che ora sto bene – rispose Ariel.

– E lo fai dopo cinque anni? – chiese il pirata, inarcando un sopracciglio.

Ariel si morse un labbro. Non poteva dirgli che aveva quasi riconsiderato la sua proposta di unirsi alla sua ciurma ma che aveva cambiato idea non appena aveva conosciuto quella donna, Milah. Non poteva dirgli che quando li aveva visti così innamorati il dolore per la morte di Eric era riaffiorato, insieme alla nostalgia che aveva di lui.

– Per me è passato meno tempo – disse dunque, nel tentativo di guadagnare tempo. – Due anni.

– È comunque tanto.

All’improvviso le venne un’idea. Aveva portato un dono per Killian, e lo avrebbe usato.

– Ho avuto un po’ da fare – si difese dunque. – Raccogliere i cocci non è stato facile… E nemmeno trovare questo – proseguì, estraendo di tasca un fagiolo magico (3). – È stata dura convincere mio padre a darmene uno. Da quando mia madre è morta ha smesso di commerciare fagioli con i giganti e quei pochi che ci sono rimasti li tiene sotto chiave.

Killian osservò rapito il fagiolo che Ariel teneva nel palmo della mano destra. – Questi… Questi sono rari, qui – fu soltanto in grado di dire. I fagioli facevano gola a molti e tra i pirati erano oggetto di vere e proprie cacce al tesoro.

– Lo so – convenne Ariel. – È per questo che voglio fartene dono. Per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me – aggiunse. Non gli disse che lo aveva portato con sé come garanzia, che glielo avrebbe offerto come merce di scambio nel caso in cui si fosse mostrato titubante nell’accoglierla nella sua ciurma, né che glielo avrebbe dato comunque come dono per ringraziarlo. – Tieni – lo esortò dunque, con un movimento del capo. Se lo era meritato.

Killian le prese il fagiolo di mano e lo mise in tasca.

– Grazie, Ariel – disse. – Il tuo è un dono molto gradito. Ne farò buon uso.

La ragazza si strinse nelle spalle, un po’ in imbarazzo.

– Ti trovo bene – gli disse quindi. – Hai una bella nave, una ciurma numerosa… E una bella donna al tuo fianco.

– Già, Milah – convenne Killian, con un sorriso spontaneo. – È straordinaria. Piena di voglia di vivere, di sete d’avventura… Sono io quello fortunato ad averla incontrata, nonostante lei sostenga il contrario.

– Davvero? – domandò Ariel, aggrottando le sopracciglia e domandandosi perché mai una donna dovesse ritenersi fortunata a incontrare un pirata. Normalmente stavano bene attente a rimanere alla larga da una qualsiasi ciurma di avventurieri.

– Sì, beh… Diciamo che l’ho salvata da una vita che le non sentiva più sua – rispose Killian. – Quando l’ho incontrata era molto infelice – aggiunse, rammentando lo sguardo triste di Milah, quando l’aveva vista per la prima volta. Non appena aveva iniziato a raccontarle le proprie avventure, però, quello sguardo spento si era accesso di curiosità e meraviglia. Sorridere era stato il passo successivo, e quando Killian aveva visto quell’espressione di gioia sul viso di Milah aveva pensato che non ci fosse cosa più bella al mondo. – Era sposata con un uomo che non  amava – concluse, incrociando le braccia. Quel codardo non era stato nemmeno in grado di tirare fuori gli attributi per tenere la moglie al proprio fianco, quando l’indomani si era recato sulla sua nave per reclamarla. Era stato solo in grado di implorarlo con voce piagnucolante. Milah meritava di meglio.

– Oh! – esclamò Ariel, realizzando ciò che aveva appena udito. – Quindi vuoi dire che tu… che tu l’hai rapita da suo marito? – domandò, con una nota di incredulità nella propria voce.

– Io non l’ho rapita! – esclamò Killian, piccato. – Milah mi ha seguito di sua spontanea volontà! – si difese. Perché tutti credevano che la decisione fosse stata solo sua?

– Va bene, va bene – borbottò Ariel. – Ti credo, non c’è bisogno di scaldarsi tanto.

Killian inarcò un sopracciglio, poi scoppiò in una risatina, scuotendo la testa.

– Anche io ti trovo bene – disse dunque, per cambiare discorso.

È tutta una facciata, avrebbe voluto rispondergli Ariel ricordando quanto poco fosse bastato per farle venire le lacrime agli occhi, poco prima.

– È stata dura – disse invece, con un’alzata di spalle. E lo è ancora.

– Sei tornata a Neverland, vero? – chiese Killian. – Hai usato la tua collana, dopo che Oscar ti ha catturata?

– Sì, e per poco non sono morta – rispose Ariel, abbassando lo sguardo. Non avrebbe mai dimenticato come le forze l’avevano man mano abbandonata.

– Posso farti una domanda? – osò domandare il pirata, credendo che fosse giunto il momento giusto.

– Certo.

Killian prese un respiro profondo. Dopo tanto tempo, il momento della verità era finalmente giunto.

– Perché non hai aspettato che io venissi a liberarti? – chiese infine, con una nota di tristezza nella voce.

Ariel strabuzzò gli occhi, confusa.

– Che diavolo stai dicendo, Killian?

– Mi riferisco alla notte in cui sei stata catturata. Quando mi hai detto di scappare, io ti ho detto, anzi, diciamo pure che ti ho promesso che sarei tornato a salvarti – spiegò il pirata, per fugare ogni dubbio. – Sono tornato il giorno dopo e Oscar mi ha detto che eri svanita nel nulla. Perché non mi hai aspettato, Ariel?

Ariel batté le palpebre più volte, esterrefatta. Davvero Killian era tornato al castello di Oscar? Davvero si era cacciato in una situazione pericolosa solo per salvarla? Perché lo aveva fatto? E perché lei non lo aveva udito mentre le prometteva che sarebbe tornato?

Io… Io non ne avevo idea – si giustificò, con rammarico. – Quando sono arrivate le guardie c’è stato un sacco di frastuono, e quando tu sei scappato non ho sentito nulla. Mi dispiace – argomentò, rammentando quella notte che volentieri avrebbe preferito dimenticare. – Ti avrei aspettato, altrimenti – decretò infine, con un sorriso permeato di malinconia.

In un solo attimo tutta la sua vita era cambiata.

In un solo attimo, il fato le aveva giocato un brutto scherzo, portandola a prendere la difficile decisione di salvarsi la vita mettendola in gioco usando la propria collana.

Inevitabilmente finì per chiedersi cosa sarebbe successo, se così non fosse stato.

Avrebbe aspettato Killian, lui l’avrebbe liberata e lei probabilmente si sarebbe unita alla sua ciurma.

Forse ora ci saresti tu al posto di Milah, le sussurrò un’infida vocina nella propria mente.

Ariel scosse la testa.

Dubitava che tra lei e Killian ci sarebbe mai stato un tale esito, nemmeno nel caso in cui lei non fosse tornata a Neverland. Non che non lo trovasse affascinante, ma il ricordo di Eric sarebbe stato ancora troppo doloroso per permetterle di aprire di nuovo il proprio cuore, proprio come lo era ancora in quel momento.

Aveva infatti paura di soffrire, di sentirsi di nuovo lacerata e senza speranze, e quando era tornata a Neverland aveva promesso a se stessa che non si sarebbe mai più legata ad un uomo. Si sentiva come se il cuore le fosse stato strappato dal petto e dubitava che le sarebbe stato rimesso a posto. Nessuno sarebbe stato in grado di farlo, probabilmente.

– È acqua passata, ormai – sentenziò Killian, con un’alzata di spalle, interrompendo quei pensieri. Dopo tutto quel tempo aveva ricevuto risposta alla sua domanda e ne era rimasto un po’ deluso. Tutto si sarebbe aspettato tranne che Ariel non avesse udito la sua promessa. Ora capiva perché aveva usato la collana e si rammaricava di non aver agito abbastanza in fretta per poterla salvare. Il passato però non si poteva cambiare. Ormai era andata così. – Hai trovato quello che cercavi? – domandò dunque.

– Sì, più o meno – rispose Ariel. – Mio padre mi ha accolta senza remore e mi ha perdonata per essere scappata. Ci siamo avvicinati molto e mi è stato d’aiuto.

Tuo… tuo padre? – la interruppe Killian, perplesso. – Come hai fatto a metterti in contatto con lui da umana? – domandò dunque, rendendosi anche conto che non era la prima volta che Ariel nominava suo padre. Prima, però, era stato troppo distratto dal fagiolo magico per rendersene conto.

– Oh già – borbottò la sirenza. Aveva omesso la parte più importante. – Quando sono fuggita dal castello di Oscar con la mia collana sono apparsa priva di sensi nella sala del trono del mio palazzo, e mio padre mi ha guarita e accudita. Non appena mi sono svegliata, poi, mi ha fatto tornare di nuovo sirena, anche se non è riuscito a contrastare del tutto l’incantesimo della strega del mare – spiegò quindi, cercando di essere breve per non annoiare il pirata.

– Ecco perché ora hai le gambe – constatò Killian.

– Già. Finché sono in acqua resto sirena; non appena metto piede a terra divento umana – sintetizzò. – Ho una doppia natura, ora.

– Credo di capire perché tu non ti sia fatta viva fino ad ora – confessò Killian, con un risatina. Non doveva essere stato facile abituarsi a tutte quelle novità.

– Non è il solo motivo – rivelò la sirena, un po’ titubante. – Avevo anche un po’ paura, data la mia ultima esperienza in questo mondo. Sai, credevo che…

– Oscar – completò per lei il pirata, pronunciando quell’unico nome che riassumeva tutti i timori che Ariel doveva provare.

Ariel annuì.

– Che ne è stato di lui? – chiese dunque. Aveva paura che dopo tutto quel tempo non l’avesse dimenticata, che fosse ancora ricercata, e che se avesse messo piede nella Foresta Incantata sarebbe stata di nuovo catturata.

– È morto – rispose Killian, atono. – L’ho ucciso io quando sono tornato al castello a salvarti – rivelò senza la minima traccia di rammarico.

Co… come? – balbettò Ariel, faticando a realizzare ciò che aveva appena udito. – Perché l’hai fatto? – fu solo in grado di chiedere.

– Per tanti motivi – rispose Killian, con un’alzata di spalle. – Primo: sono un pirata. Secondo: se lo avessi risparmiato mi avrebbe ucciso o fatto catturare. Terzo: se lo meritava – elencò, in tono quasi annoiato. Non era minimamente pentito di quel che aveva fatto. – Vuoi che continui?

– No – disse Ariel, secca.

Si avvicinò al parapetto della nave e vi si appoggiò, dando le spalle a Killian. Non riusciva a credere alle proprie orecchie.

Killian aveva ucciso Oscar?

Oscar era morto e non era più una minaccia per lei?

Nonostante fosse sconvolta da ciò che Killian aveva fatto, non poté fare a meno di sentirsi sollevata. In quei giorni in cui aveva vagato per la Foresta Incantata in cerca del pirata era stata molto guardinga e ben attenta a stare alla larga da Sunnydale. Aveva cercato anche di non dare troppo nell’occhio per timore che Oscar in qualche modo venisse a sapere del suo ritorno e si mettesse di nuovo sulle sue tracce.

Era tutto finito, ora.

Non aveva più nulla da temere da quell’uomo.

Si voltò di nuovo verso Killian.

– Non nego di sentirmi più sicura, ora – disse in un sussuro. – Però…

– Però cosa, Ariel? – la interruppe il pirata, in tono irato. – Non starai per farmi una predica, vero? – ringhiò, avvicinandosi a lei.

Ariel abbassò lo sguardo, non sapendo cosa dire.

– Non voglio farti nessuna predica – disse poi, guardandolo negli occhi. – Però, ecco… Non spettava a te ucciderlo. Non spettava a te dargli quello che si meritava.

– E a chi spettava? A te? Hai avuto la tua occasione e l’hai sprecata, lo sai meglio di me – sbottò Killian, ormai spazientito.

– Hai ragione, l’ho sprecata – disse Ariel, pacata. Non era andata a cercarlo per fare discussioni. – Non me ne pento, però. Sono felice di non essere un’assassina.

Killian si calmò, anch’egli per niente desideroso di diatribe. Era felice di vedere Ariel viva, ed era tutto ciò che importava.

– Anche io ne sono felice. Non avresti mai sopportato quel fardello – convenne dunque, addolcendo i toni.

– Lo so – constatò Ariel con un sospiro. Ancora stentava a credere a cosa si era creduta capace di fare, due anni prima, a quanto fosse stata vicina a cedere all’oscurità. Sperava di non doversi trovare mai più in una situazione del genere. – Grazie ancora per quello che hai fatto per me tempo fa – ribadì dunque. – Ora è tempo che me ne vada – decretò infine. Non c’era più nulla che la trattenesse in quel mondo, ormai. L’idea di rivalutare la proposta di Killian si era rivelata effimera ed era scemata non appena aveva capito che in quel modo non sarebbe fuggita dal proprio dolore, che continuava a perseguitarla come una maledizione.

– Di già? – chiese il pirata, non nascondendo una note di delusione

– Quello per cui sono venuta qui l’ho fatto – replicò Ariel con un’alzata di spalle. – Sono felice che tu stia bene e che sia felice accanto a Milah.

– Spero che un giorno anche tu possa essere di nuovo felice – le augurò Killian, prima di allargare le braccia in un muto invito.

Ariel restò in silenzio e si fece avanti per abbracciarlo. Dubitava che avrebbe sperimentato di nuovo la felicità che l’amore poteva offrire, ma non lo disse ad alta voce.

Rimase stretta a Killian per pochi secondi, senza dire una parola, dopodiché si separò da lui e, sempre in silenzio, scese dalla Jolly Roger.

Mentre la guardava allontanarsi, Killian si domandò se l’avrebbe mai rivista.

 

 

Note

(1)  Ennesimo riferimento a “Pirati dei Caraibi”. È un pozzo infinito a cui attingere, quel film.

(2)  Per Ariel sono passati due anni, per Killian cinque. Milah è da poco nella sua ciurma, diciamo qualche mese. Da quello che ho dedotto io dalla 2x04 con il mio scarso spirito d’osservazione, Bae (per quel poco che appare) aveva circa cinque anni, massimo sei. Parlando di Oscar, nei capitoli precedenti, avevo fatto riferimento a Tremotino che si era azzoppato da solo per non combattere, fatto avvenuto un po’ prima che Oscar attuasse il suo piano contro Eric. Ecco perché ho fatto passare cinque anni per Killian e due per Ariel (ho immaginato che un anno a Neverland equivalga a due e mezzo nella Foresta Incantata).

(3)  È lo stesso fagiolo che vediamo nella 2x04. Quando Spugna parla con Tremotino, ricordo che dice che il fagiolo ancora non è suo, ma può procurarselo, per cui ho immaginato che fosse già nelle mani del pirata e che glielo avesse dato Ariel.  Per il resto non ci viene mostrato come Spugna viene catturato da Uncino, per cui può essere benissimo che nel procurarsi il fagiolo si sia lasciato sfuggire che era per l’oscuro e che Milah abbia avuto l’intuizione di usarlo come merce di scambio per salvare la vita di Killian.

 

Ed eccoci qui anche con il settimo capitolo, dove Killian ed Ariel si sono riuniti per però separarsi di nuovo. Non temete, però; saranno presto riuniti.^^

Spero che il capitolo vi sia piaciuto; a me personalmente non convince molto la parte finale, ma non sapevo come renderla altrimenti. Forse ho messo un po’ troppa carne al fuoco. xD

Ringrazio come sempre chi mi segue, legge e recensisce; siete dolcissime e mi date sempre la forza e lo sprono necessari a scrivere :)

A presto^^

Sara

   
 
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