Ciao a tutti ^__^ Sono Lyra, o meglio Linda, ed è la prima volta che pubblico una mia fanfictions O_O In pratica sto tremando dall'emozione XD Principalmente scrivo solo su Inuyasha (non chiedetemi perchè -__-'') e leggo fanfictions su Harry Potter (ma solo Draco/Hermione *-*), Dr.House (Huddy °ç°), e HSM (Sharpay/Troy :Q__). Scrivo già da un annetto buono... o forse sono addirittura due XP Amo le long fic con un pizzico di pepe, ma anche divertenti, quindi preparatevi ad una storia piacevole e piena di humour! Per quanto riguarda la pubblicazione dei capitoli... *me si gratta la nuca come MiroChan* non sono granchè come costanza... molto spesso finisce che non concludo le mie storie çOç Ma siate speranzosi e verrete ripagati! X°D E soprattutto, non tiratemi pomodori, please ^-^ E ricordatevi... Commentate numerosi!! Voglio sapere i vostri pareri e tutto! (Anche perchè ho una mezza idea in testa per questa fic... ma nulla di concreto ^^) Magari i vostri consigli verranno adoperati nei prossimi capitoli!! Bacioni <3
˜– s —™
Capitolo Uno: Una Lamborghini per due.
Kagome saltellò allegramente giù per le scale del
Tempio. Si sistemò rapidamente la camicetta, appena spiegazzata, ingranando la
marcia verso la scuola. La giornata era soleggiante, una delicata brezza
sorvolava appena la città, e non erano previsti test. Era un’ ottima giornata.
Ma una cosa la bloccò. Una macchina lussuosa si era appena fermata nel parcheggio della Villa di fronte. Visto che il padrone utilizzava solo macchine di seconda mano, quello poteva significare una sola cosa.
Dalla macchina spuntò una testa castana, che si voltò immediatamente verso di lei.
“SANGOCHAN!!!” – urlò Kagome, correndo immediatamente
verso la sua migliore amica. Quella fece lo stesso, concludendo in un grande
abbraccio nelle vicinanze della Lamborghini.
“Incredibile! Sei tornata a casa!” – esclamò la moretta,
talmente felice da non riuscire a smuovere la mascella da quell’enorme sorriso.
La sua migliore amica era finalmente accanto a lei!
“Si, proprio oggi!” – disse, cercando di apparire
tranquilla, con un sorriso gentile in volto – “Mio padre ha deciso che è meglio
che io venga a contatto con la società vera!” – blaterò, come se fosse ciò che
ripeteva da una vita.
“Finalmente!” – si lasciò scappare la ragazza – “Erano
due settimane che non riuscivo a vederti per colpa di tutti i compiti che ti
davano!” – berciò, offesa.
Sango Kimie Hirai scoppiò in una debole risata. “Scusami
KaChan, ma non potevo fare altrimenti” – si scusò, sincera – “Sai benissimo dei
patti di mio padre”.
“Se
avessi preso il massimo dei voti, blablabla…” – esclamò, sarcastica – “Ti ha
trasformato in un mostro!”. Era evidente il riferimento: Sango era praticamente
una delle studentesse più rigide, precise e perfette che avesse mai
incontrato.
“No, mi sono trasformata da sola… e tutto per stare un
po’ con te!” – azzardò, con un risolino.
Kagome alzò un sopracciglio. “Seee… a chi la dai a
bere?”.
Sango scoppiò a ridere violentemente. “Mi sei mancata un
sacco!” – urlò, abbracciandola di slancio. Solitamente non era così appiccicosa,
ma era talmente curiosa ed eccitata da non riuscire a trattenersi. “Ci credi?!
Io, nella tua scuola!!!” esclamò, facendo una giravolta su se stessa, a braccia
aperte.
Kagome sentì il respiro mozzarle. “COSA???”. Aveva per
caso sentito male? O davvero la sua migliore amica, nonché la studentessa più
brava del mondo, sarebbe venuta nella sua scuola??
“DAVVERO?!”.
“SI!!!” – rispose, agitata come mai prima. Neanche al
test d’ingresso per la scuola privata era stata così emozionata, e nemmeno
quando aveva visto che era stata accettata col massimo dei voti! “Comincio da
domani!!!”.
Kagome a quelle parole si rese evidentemente conto che
lei, quel giorno, aveva scuola. Che
se non avesse corso, sarebbe arrivata in ritardo. Che, se non si fosse
svegliata, avrebbe preso una nota. E chi l’avrebbe sentita la sua migliore
amica?! “SangoChan, scusami, ma devo scappare, se no perdo
l’autobus!”.
Sango sorrise gioiosa. “Scordati che ti lasci andare con
l’autobus!” – e detto ciò, si voltò verso Kohaku, il suo autista personale.
“KOHAKUSAMA!” – lo chiamò, dolcemente – “Potresti portare la mia amica a scuola?
Se no arriva in ritardo!”.
Kagome sentì un rivolo di adrenlina risalirle fino allo
stomaco. Lei, su una Lamborghini?!
Arrivare a scuola su una macchina nera, con i vetri oscurati e con quelle stranissime porte che si aprono verso
l’alto!? “Oddio, grazie SangoChan! Sei mitica!!!” – esultò, mentre Kohaku, col
sorriso dipinto in volto, accettava volentieri e le apriva addirittura la
portiera.
Sango scosse il capo. “Di nulla!”. Si mandarono un bacio con la mano e poi la sua migliore amica partì all’impazzata verso la lezione della prima ora.
Sono a casa... - pensò, serena.
˜– s —™
Kagome Higurashi destò parecchia attenzione quella
mattina, quando sul vialetto della scuola comparve una Lamborghini nera come la
notte, talmente lussuosa che alcuni ragazzi la fotografarono col cellulare. Ed
uscì lei.
La
mascella di Inuyasha Hanyou cadde fino al suolo. Com’era possibile che Higurashi
possedesse una tale macchina? Chi gliel’aveva prestata? Erano questi dubbi che
volteggiavano nella sua testa, mentre a petto in fuori si avvicinava alla
ragazza.
“Hai rubato una Lamborghini… wow” sussurrò, strascicato,
come sempre faceva con lei. Sapeva che la irritava da morire.
La mora
lo fulminò con lo sguardo. “Si certo, ora sono anche una ladra! Tappati la bocca
cretino!” - lo canzonò, fissandolo negli occhi dorati, come in segno di
sfida.
“Scherzi a parte…” – mormorò, stranamente serio – “Chi è
il povero sfigato a cui l’hai portata via?”. E quella nota tagliente nella voce
fece il suo dovere.
“STRONZO, CHIUDI QUELLA BOCCACCIA!” – sbraitò, offesa.
Com’era possibile che la facesse arrabbiare in quella maniera? Non lo sapeva.
Però aveva voglia di urlare quando era vicino a lui.
“Posata ed educata come sempre Higurashi…” – soffiò,
dandosi mentalmente dello stronzo. E sorrise furbo, stortando leggermente il
capo.
Kagome strinse i pugni. Aveva una voglia matta di
portare le mani al collo e stritolarlo! “Guarda, se non fossi una persona buona
di cuore, generosa, intelligente e gentile, ti avrei già tagliato in mille pezzi
e sotterrato fuori città!!!” – lo sfidò, cercando di contenere un accenno di
rabbia.
Inuyasha spalancò gli occhi con finta sorpresa. “Oddio,
devo avere paura?” – biascicò, come se fosse realmente spaventato. Ma il ghigno
sadico sul suo volto mostrava ben altro.
La
mora alzò l’indice portandoselo di fronte al viso, pericolosamente vicino a
quello del ragazzo. “Dovresti”.
“Io
non ho mai paura” – ribattè lui, mentre le sue iridi dorate brillavano come mai
prima d’ora.
“Anche io” – sussurrò lei, pronta alla battaglia. Era
talmente fiera e combattiva da vedere solo il suo nemico in quel mare di volti,
molti dei quali girati verso di loro. C’era solo Inuyasha Hanyou e il suo ghigno
malefico.
“RAGAZZI, CONTEGNO!”. La voce del Preside si diffuse
velocemente nella folla, e quasi tutti si avviarono verso l’entrata. Kagome e
Inuyasha si fissarono ancora, miele e cioccolato.
Era sfida
aperta, tutti lo sapevano.
Si allontanarono verso il portone, disperdendosi.
˜– s —™
Sango sistemò piano piano le sue cose nella sua stanza. Erano tre anni che era
praticamente vuota, ed ora poteva finalmente metterci qualche quadro, poster…
No, in effetti non aveva alcun poster da mettere. Ricordava perfettamente quella
di Kagome: cinque poster di Johnny Depp, tre di Orlando Bloom e uno di Leonardo
di Caprio ai tempi d’oro del Titanic. La sua invece, per quanto ricca di
medaglie nell’atletica, attestati per autorevoli test d’inglese, francese,
matematica e calcolo, era vuota. La sentiva così.
Cos’altro avrebbe potuto metterci?
Un
disegno? Era completamente negata.
Un
poster? E di chi?
Un quadro? Già ce n’erano.
Forse farei bene a mettere nuove mensole... -
riflettè, guardando la librerai ormai strapiena di romanzi, libri scolastici,
fumetti, quaderni, blocchi per gli appunti.
Ci
pensò su ancora un po’. Magari poteva chiedere consiglio a Kagome sul da farsi.
Era lei quella con le idee geniali, con la creatività sempre pronta.
Un “toc toc” la distrasse dai suoi pensieri.
"Sango, posso entrare?". Era la voce melodiosa di sua
mamma.
“Ma
certo” – rispose, pacata. La massa di capelli rossi fece capolino appena sopra
la maniglia. La sua altezza non l’aveva certamente presa da lei.
“Tutto bene?” – domandò gentilmente, sfiorando con lo
sguardo i borsoni e qualche scatolone poggiato sul letto.
“Si, tutto a posto… mi sto ambientando” – mormorò, con
un sorrisetto. Era venuta molte volte a mangiare a casa sua, nei weekend liberi
dallo studio, ma non aveva più dormito nella sua stanza da tre anni a quella
parte. Era strano ritornarci, cercando addirittura di risistemarla da capo. I
mobili erano però sempre gli stessi: in legno bianco, fini ed eleganti; ma i
muri erano vuoti, così come la scrivania. C’erano solo i libri che aveva letto
fino alla quinta elementare, tutti i testi scolastici e i suoi ricordi. E non era poco.
“Prima o poi ti riabituerai” – mormorò sua mamma,
leggendole quasi nella mente.
Sango sospirò. “Mi sembra strano essere di nuovo a casa”
– confessò, con un cipiglio di amarezza.
“So
che era quello che desideravi” – aggiunse, sedendosi sull’unico spiraglio libero
del letto, sommerso da scatole – “Papà me ne aveva
parlato”.
Si
morse alla lingua. Aveva detto solo a suo padre che avrebbe voluto frequentare
una scuola normale, non aveva minimamente pensato di rivelarlo a sua mamma.
“Scusami ma”.
“Non importa tesoro. Ti posso capire, in fondo era lui
quello da convincere” – esclamò, ridendo.
Sango rise a sua volta. “Hai ragione! Ma a te va
bene?”.
“Spero che sia davvero come speri, e che impari molto da
questa esperienza”.
Sua
mamma era sempre stata equilibrata ed onesta, era incredibile. Quanto le voleva
bene.
“Ne
sono certa! Grazie ma!”. Le stampò un delicato bacio sulla guancia.
La
signora Hirai si alzò sorridente, ed uscì salutando sua
figlia.
Sango sentì nuovamente la gioia di essere tornata a casa… quanto le mancavano le persone a lei care.
˜– s —™
Non
appena Kagome mise il piede fuori dalla scuola, si rese conto che
“Kohaku, giusto?” – esclamò, ricordando il nome del
guidatore. Aveva i capelli corti, brizzolati, color cenere, e gli occhi del
medesimo colore. Pareva avere sui quarant’anni.
“Esatto signorina” – rispose, educato come
sempre.
Kagome assunse una tonalità rosea. Signorina?! Era
costretto a chiamarla a quel modo!? In un certo senso era sempre stata la
paladina dei deboli e degli oppressi. “Chiamami Kagome”.
“Kagome” – ripetè, con un debole sorriso “Vi porto a
casa?”.
“Si, grazie”.
“Aspetta Kagome, non ti ricordi che dovevo venire da te
a studiare, oggi?” – sbraitò una voce, mentre una figura in corsa la spinse
all’interno della macchina e si chiuse dietro la portiera. Kagome battè il
gomito contro il sedile in pelle, lanciando un piccolo “ahia”
innervosito.
“La
scusi… è un po’ sbadata”.
La
mora si voltò, febbricitante, e lo fu ancor di più non appena realizzò che di
fianco a lei si trovava Inuyasha Hanyou, più sadico che mai, cinto nella solita
divisa scolastica. La stava squadrando divertito.
Kohaku li fissò un po’ sorpreso e titubante, ma poi mise
in moto.
Kagome lo fulminò. “Fottuto stronzo, cosa cavolo ci fai
qui?!”.
“Controllo chi è il proprietario di questa favola,
Higurashi” – rispose, sincero, guardando attentamente i sedili di pelle,
l’interno perfettamente rifinito e la retina che li separava dal guidatore.
“Chissà quanto costa…”.
“Una cifra che non ti puoi permettere!” – replicò acida,
mentre si massaggiava ancora lievemente il gomito.
“Questo lo dici tu” – soffiò, misterioso,
innervosendola.
Non
sopportava di stargli vicino, la faceva stare in… apprensione. Voleva stargli più lontano
possibile. “Hanyou, smettila di dire cazzate, cosa
vuoi?!”.
Il
tono della ragazza era evidentemente stressato. E questo gli piaceva. “Voglio
conoscere il proprietario dell’auto” – continuò a dire,
testardo.
“Saranno cazzi miei, non credi?!” – esalò, arrabbiata.
Dannazione, lo voleva fuori da quell’auto! Subito!
Inuyasha la osservò qualche istante, per poi ghignare
soddisfatto. “La mia presenza ti scombussola così tanto, Higurashi?”. E il
vederla arrossire ancora di più, forse per la rabbia, forse per l’imbarazzo, lo
resero incredibilmente felice. Al perché ci avrebbe pensato
dopo.
“Ti
sbagli”. Cos’era quella terribile sensazione allo stomaco? Era vero; non si
sentiva a suo agio con Hanyou. Affatto. Preferiva le stesse a quindici metri di
distanza, zitto e coperto da un sacchetto dalla
spazzatura.
“Invece ci ho visto proprio giusto… ammettilo, ti
eccito”.
E
con quella boiata colossale, Kagome sentì la mascella sfiorarle il pavimento
dell’auto.
…Eccitarla? ECCITARLA!? Come poteva lui eccitarla!? Si ritrovò a fissarlo
nella sua completa figura,
inconsciamente, ovvio. Capelli argentati, frangia ribelle, pupille color oro
colato, naso dritto e pelle d’alabastro. Fisico scolpito nel marmo… braccia
possenti… i muscoli guizzavano sotto la camicia sottile… O-KAMI-SAMA! Cosa
diamine stava pensando?!
Nella furia arrossì a dismisura camuffando
quell’improvviso e alquanto
inaspettato imbarazzo con la rabbia cieca. “STUPIDO CRETINO!! COME OSI DIRE
UNA COSA DEL GENERE?! TAPPATI QUELLA BOCCACCIA UNA VOLTA PER
TUTTE!!”.
Il
povero Kohaku si subì un urlo degno di Tarzan, mentre svoltava – finalmente, pensò – nella via che
portava al Tempio Higurashi. Ancora pochi
isolati…
Inuyasha scoppiò in un ghigno che Kagome definì subito sexy.
...Sexy? SEXY?!?! No, no, Kagome, frena! Da quando in
qua Inuyasha Hanyou è sexy?! - si disse, veloce, mimetizzando un certo
imbarazzo.
“Kagome Higurashi attratta da Inuyasha Hanyou” –
sussurrò lui, talmente basso e roco che la mora sentì un peso scenderle giù
dalla gola fino allo stomaco, impedendole di muoversi. Aveva forse ingoiato un
sasso? “N-non…è vero…” – faticò a dire, mentre le guance sembravano paonazze e
la voce si faceva addirittura più bassa del solito. Oddio, cosa le stava
succedendo!?
“Davvero?” – continuò, suadente – “E se mi avvicinassi…
cosa faresti?”.
A che gioco stava giocando? Inuyasha Hanyou si stava chinando su di lei, più gagliardo che mai e con un sorrisetto stampato in volto. Vide in quegli occhi un guizzo sinistro, qualcosa che non aveva mai notato, una specie di favoloso luccichio.
Favoloso luccichio? Ma mi sono completamente fusa il
cervello?!
Il mezzodemone affondò su di lei. Sentiva il profumo fresco della ragazza invadergli le narici… ed accidenti, era incredibilmente buono! Delizioso…- pensò, mentre i suoi occhi fissavano quelle due pozze color cioccolato, talmente intense da fargli perdere un attimo il senso dell’orientamento.
Cosa...cosa...diamine...oddio... - esclamò Kagome mentre sentiva tutto il corpo improvvisamente caldo. E poi... come mai stava guardando quella bocca? Cosa stava succedendo? Perchè voleva quella bocca?
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