Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: FrecklefaceMnemosyne    14/03/2008    0 recensioni
Fantasia degenerativa con senso logico e temporale, spesso sconfinante nella scarsa originalità. Insomma, un Sogno Ipocrita qualunque. Il vostro... Il Mio. Un Evento. Un’opportunità. Un Qualunque Inizio... Ma quando mai un Inizio è da sottovalutare?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dov’era

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dov’era.

 

Dov’era...

 

DOV’ERA?

 

 

 

 

 

 

 

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Eccolo, il mio brillante piano. Bruciato in partenza per abbandono.

Matteo non si trovava, semplicemente. C’era un che di ironico nel pensare che mi avesse discretamente sbattuto in faccia la sua presenza distaccata per tutta la serata, della serie ehi,ticontrollocomunquesai, ed ad un tratto fosse sparito.

 

Come se ad un certo punto fossi stata promossa di grado. Come fossi davvero Una Di Loro.

Curioso che avessi smesso di sentirmi tale nel momento in cui non fossi più riuscita a localizzarlo.

 

Attraversavo il piano principale a falcate che via via perdevano decisione ed ampiezza. Giravo a vuoto, con i piedi, con la mente; il rollìo di una nave in preda alle correnti avverse, con al timone un marinaio inesperto. Me ne resi conto ritrovandomi per la terza volta davanti allo stesso tavolo di vip, e per la quarta alla deriva dello stesso pensiero di cui non ricordavo né l’inizio né il contenuto.

 

L’incanto che credevo non ci fosse mai stato, stava svanendo come una patina nebbiosa. Un Incanto al Contrario, oltretutto: chiunque altro al mio posto avrebbe preferito la realtà di fama, luci abbaglianti e raccomandati.

Tante Cenerentole felici della zucca frantumata e degli zoccoli di legno.

Erano stati i Tokio Hotel la mia carrozza, le mie scarpine di cristallo, e la fine dell’Incanto consisteva nel riconoscere, a poco a poco, i volti delle celebrità presenti. La loro nitidezza, l’associarli nella mia mente a giornali, televisione e pop-corn da grande schermo era una novità; significava accettare di essere dove in condizioni normali non sarei giunta.

Era fastidioso.

Ero spaventata.

 

La caviglia sinistra vibrò instabile nella calzatura, affaticata. Mi aspettava un altro giro cieco in senso orario della sala.

 

 

 

 

~

 

 

 

 

 

 

 

- Lainey!

I boccoli anticiparono il mio movimento secco, nell’alzare la testa.

- Snoop.

Mio malgrado, abbozzai un sorriso fiacco. Dovevo avere più o meno lo sguardo di chi ha appena rubato un tester di rossetto al centro commerciale.

- Che ci fai qui rannicchiata?

Alla sesta perlustrazione, la sopracitata caviglia aveva deciso che poteva bastare così, e mi ero fermata, ma non intendevo accomodarmi sensatamente in una poltroncina libera. Avevo la sgradevole sensazione che qualcuno si sarebbe accorto di me, di certo non l’unica persona che inconsciamente avrei voluto mi recuperasse. L’unica a cui avrei offerto la possibilità di rimediare.

Ma se quella persona non fosse venuta a cercarmi... Avrei preferito non saperlo.

E poi non volevo essere trovata.

Ero stanca di essere trovata.

Volevo trovare io.

Così, avevo approfittato della prima rientranza illuminata nella parete ovest, dove tutto giungeva ovattato, per accucciarmi, riflettere ed organizzarmi.

Ma alla fine, ero stata passivamente trovata perfino lì.

- Non hai l’aria di divertirti un granché. – Sotto il mio sguardo incredulo, fece forza sugli addominali e mi si afflosciò accanto. Le treccine rigide aderirono al muro. - E poi, dai, solo tre balli, mi deludi! Mica ti meritano solo quei tedeschi qui -

- ...Deduco di essere stata osservata – Da qualche parte, nel serbatoio delle mie smorfie, era rimasta energia per un sorriso ammiccante. Snoop ricambiò, poi distolse lo sguardo.

Mi sentivo vagamente meglio: la sua presenza sfacciata era il chiudersi di un Cerchio. Lui era stata l’Inizio: se me ne fossi andata senza vederlo un’ultima volta, avrei avuto qualcos’altro su cui rimuginare.

Mi risollevai traendo spinta dalla sua nodosa mano tesa, e con la coda dell’occhio, finalmente, localizzai Matteo ad una ventina di metri.

Fu la caviglia contrariata a prendere l’iniziativa, avanzando.

- Grazie, Snoop.

Lui plasmò un sorriso sghembo ed un cenno del capo.

Cerchio Chiuso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~

 

 

 

 

 

 

 

 

Due metri.

Scivolai oltre sei cantanti quasi senza toccarli, con un’agilità dettata dalla stanchezza.

 

Cinque metri.

Matteo era di spalle, ma immobile. L’avrei raggiunto.

 

Otto metri.

 

Attraversai il centro della pista, investita a meteora da un faro psichedelico bianco.

L’avrei raggiunto.

 

Undici metri.

Qualcuno mi afferrò il polso con delicatezza.

Guadagnai un altro metro prima di essere trattenuta a viva forza

e costretta

a voltarmi.

 

 

 

Non l’avrei raggiunto.

 

 

 

 

 

 

 

 

~

 

 

 

 

 

 

 

 

Le sue dita scottavano intorno al mio polso, ma non osavo abbassare lo sguardo per controllare se l’ustione fosse visibile. Pensai che ore prima avevo compiuto io quel gesto nei suoi confronti, col semplice intento di spostarci dalla calca. Mi chiesi se avesse provato la stessa cosa.

Poi non mi chiesi più nulla.

C’era un campo di forza in mezzo a noi, lo sentivo. Creava resistenza ed attrazione insieme, e non ero in grado di muovermi, persa in una curva di quei lineamenti di cera, persa in occhi scuri che avevano vissuto esperienze amplificate, ma nessuno si era accorto di niente, a nessuno importava niente.

 

 

 

Car alarm won't let you back to sleep
You're kept awake dreaming someone else's dream
Coffee is cold, but it'll get you through
Compromise, that's nothing new to you

Let's see colours that have never been seen
Let's go to places no one else has been

 

 

Ero stata trovata di nuovo.

 

It's hot as hell, honey, in this room
Sure hope the weather will break soon
The air is heavy, heavy as a truck
Need the rain to wash away our bad luck

 

 

 

Si avvicinò di appena un passo silenzioso, le dita ancora chiuse appena sopra la mia mano, quasi avessi potuto sfuggirgli un’altra volta.

Ignoravo che musica andasse, chi ci circondasse, perfino dove fossi.

Rilassai impercettibilmente i muscoli sentendolo più vicino, e non colsi il momento esatto in cui immerse il viso nei miei capelli, tanto s’era mosso lentamente. Il suo profumo mi alterava.

Mi limitai ad appoggiare il mento sulla sua spalla. Non ce ne sarebbe stato bisogno – avevo la testa talmente leggera - ma s’incastrò perfettamente, come fosse sempre stata lì, come dovesse restarci.

 

 

 

Non c’era una regola.

C’era? Io non la conoscevo.

 

 

 

Bill Kaulitz non ballava in pubblico.

Per chissà quanto tempo, si limitò a spostare il peso da un lato del corpo all’altro, un moto indefinito che lo distinguesse dall’immobilità.

Mi ci volle parecchio per comprenderlo, un istante per adeguarmi al suo ondeggiare; quanto alla voglia di staccarmi, quella non si fece sentire mai. Dovevo avere gli arti intorpiditi, e gli occhi socchiusi dolevano per le luci accecanti.

Ma il mio polso era stato liberato, ed i polpastrelli di Bill avevano preso a scivolare leggeri lungo l’avambraccio, un brivido lieve ma inesorabile seguiva il precedente, e poi un altro ancora. Ritirò di qualche centimetro la testa dai miei boccoli, ma non bastò a far scomparire la sensazione di un istante del suo naso freddo sotto il lobo destro.

 

Non conoscevo la regola.

E andava bene così.

 

 

 

Electrical Storm ...
Electrical Storm.

 

 

 

 

 

Quattro e quarantaquattro a.m.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dov’eri sparita? Credevo non avrei più rivisto l’interno di questa limousine!”

“Potrei rigirarti la domanda, Matteo.”

“Non attacca, ti ho cercato per tutta la sera.”

E chi ci crede. Sapevi esattamente dov’ero seduta... Non sono io ad essermi volatilizzata con una centralinista posticcia travestita da showgirl dopo circa –”

“D’accordo, tregua, con le parole ci sai fare troppo bene. Piuttosto, una cosa...”

“Illuminami.”

“per contratto con l’emittente avresti dovuto posare con un numero minimo di vip, e invece non appari in manco uno scatto.”

“Non mi dire. Siamo nei guai?”

“No, ho scattato delle foto per te. Puoi sempre dire di aver realizzato tu il servizio, e -”

“Queste foto sono pessime.”

“Grazie.”

E... E non sono vere. Non le ho realizzate io, non le ho sentite.”

“Non sei nella posizione di lamentarti. D’accordo, lasciamo perdere...

...Divertita?”

 

(...)

 

“Allora?”

“Io...” Tic. Tic. Tic. Scorro le istantanee digitali.

Una bionda sorridente che non ricordo d’aver mai incrociato.

Una band esordiente che dicevano avesse le carte giuste per sfondare; ne avevo un ricordo sfocato.

Snoop dall’espressione annoiata, uno sguardo che non mi avrebbe mai rivolto. Una foto di gruppo.

Poi, una panoramica della pista. Espressioni esagitate, trucco sciolto, pose plastiche da esibizionisti. E in un angolo meno illuminato...

Due sagome scure. Una, femminile, curvilinea. L’altra, alta e slanciata. strette in una staticità stridente con l’insieme.

“Tieni questa” sussurro senza fiato. “Descrive la mia serata”

“Non mi hai detto se ti sei divertita”

 

 

 

Divertirsi.

 

 

 

 

Ti Divertirai! Regolamento dell’evento. Letto ventun giorni prima.

Divertente, vero? Georg Listing, sei ore prima.

Non hai l’aria di divertirti un granché. Snoop Dogg, mezz’ora prima.

 

 

 

 

 

 

 

Ed il profumo indescrivibile di Bill kaulitz, leader dei Tokio Hotel, nelle narici.

Mh.” Mugolai.

 

E mi addormentai di schianto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sono rimasta senza parole, quasi boccheggio...

Il capitolo è stato un parto. Ma lo amo dalla prima all’ultima parola, e spero sia lo stesso per voi, vista la vergognosa attesa.

 

L’epilogo tra pochi giorni. Stavolta per davvero, perché è già scritto.^^

E siccome comincio già a sentirmi triste, comincio con un bacio ed un ringraziamento preliminare a  chiunque abbia attraversato queste 12(+1) pagine web.

 

Muny_4Ever, quel particolare delle feste delle medie mi è tristemente impresso. Sapevo di essere capita. Grazie del sostegno.

_Princess_: sono orgogliosa a mia volta di apparire insieme a te nella sua classifica, la stimo molto. Ti ringrazio di questa recensione e sono felice che la mia storia ti piaccia (o ti sia piaciuta, dipende dai punti di vista e dall’epilogo).

Ruka88, al solito mi circondi di punti esclamativi. Spero sia valsa la pena! Un bacione.

Lucilla_bella, Volevo ringraziarti di cuore per la vicinanza. A volte la tastiera ha questo potere. Non sono due mani, degli occhi, ma si può emozionare, e ti ho sentita vicina. E’ passata. Grazie delle numerose recensioni.

Lady Vibeke... non ti rimborso il cuscino, né la tastiera, ma sappi che il tuo essere (s)venuta m’ha fatto spisciare. Io... Boh. Al prossimo verbale di riunione di condominio. Grazie. Grazie e basta. Un bacio.

 

 

 

 

...Sempre vostra.

 

 

Sara

 

 

 

  
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