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Autore: Lione94    08/09/2013    2 recensioni
Un nome,
una profezia,
una guerra millenaria fra Angeli e Demoni.
Allie Fox, come ogni comune adolescente, ha smesso di credere alla magia dei bambini, ma sarà costretta a ricrederci dopo aver messo la sua firma su un libro incantato: mai sottovalutare il potere delle parole!
Sarà così coinvolta in un conflitto tra Bene e Male e, tra profezie, diavoli guastafeste, gatti parlanti, angeli custodi e un affascinate Principe dei Demoni, la sua vita cambierà completamente.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. La magia del Natale









 I giorni erano passati così velocemente che le vacanze di Natale erano già arrivate.
 Il Natale era sempre stato la mia festa preferita, ma mai come quest’anno l’avevo amata. Secondo le leggi di Grimorio Natale significava Tregua, in altre parole due settimane senza né angeli né diavoli, e soprattutto di questi ultimi ero contenta di sbarazzarmene per un po’.
 Gli ultimi giorni erano diventati davvero un incubo, ben peggiore di quelli che avevo fatto quando circa qualche settimana fa avevo osservato con quanta furia fossero capaci di combattere i diavoli. Ormai tutto si era trasformato in una corsa contro il tempo. Ogni indizio ritrovato per giungere alla Penna del Destino portava i due schieramenti nemici a scontrarsi ancora e ancora.
 Io ero costantemente concentrata sul mio potere di Occhi di Specchio per aiutare gli angeli ma era tutto inutile: la Penna sembrava introvabile. E poi quella profezia: “Quando l’alba e il tramonto si uniranno in un raggio di luna, le tenebre verranno sconfitte e il sole risplenderà nel cielo per sempre”… cosa voleva dire? Quando si sarebbe avverata? E soprattutto come? Dovevamo forse aspettare una qualche specie di strana eclisse? Nessuno aveva una risposta.
 Inutile dire che quel bacio mai ricevuto da Layo era ancora atteso. Non bastava il pasticcio in cui mi ero cacciata ma dovevo anche andare in fissazione per il figlio di colui a cui sarebbe tanto piaciuto uccidermi tra le pene dell’Inferno… Il che rendeva tutto più complicato.
 Potevano andare peggio di così le cose?
 << Allie Samantha Fox >> urlò mio padre dal piano di sotto << Scendi subito! >>
 Lo trovai alla fine delle scale con in mano un foglio stropicciato e la faccia livida.
 << Che cos’è questa?! >>
 Osservai bene quello che aveva tra le mani. Ma che cos’er… ARGH! Ok. Era giunta la mia fine.
 << Davvero pensavi di riuscire a nascondermi la tua pagella? >>
 << Papà non era nascosta! L’ho solo poggiata lì e me ne sono dimenticata… >>
 << Certo >> sbottò, interrompendomi, mio padre, guardandomi con uno sguardo così tagliente che mi sentii trafitta come da una spada << Sotto il divano? >>
 Abbassai gli occhi, colpevole. In realtà era vero che mi ero dimenticata dove l’avevo nascosta, altrimenti avrei cercato un posto migliore dove custodirla fino a che non l’avrei dovuta riportare a scuola con una bella firma falsificata impressa sopra.
 << Guarda i tuoi voti Allie: sono un disastro! Stai andando male quasi in tutte le materie! Sei sempre andata così bene a scuola. Ma che cosa fai il pomeriggio a casa quando non ci sono? >>
 Non risposi alla sua domanda. Cosa avrei potuto inventarmi? Non avevo tempo di studiare se pensavo a come mantenermi in vita!
 << E’ per un ragazzo che ti comporti così Al? >>
 << Papà! No! >> ci mancava solo che adesso Nathaniel si mettesse strane idee in testa! << Ti prometto che recupererò. Quest’anno i programmi sono molto difficili ma recupererò! >>
 Mio padre mi osservò bene con un lungo sguardo indagatore, poi poggiò sul tavolo la pagella spiegazzata e piena di polvere per via di tutti i giorni che aveva passato sotto il divano del salone, e infine con un sospiro disse: << Va bene Al. Dopotutto c’è ancora tempo prima della fine dell’anno scolastico ma mettiti a studiare e non farmi pentire della mia fiducia >>
 << No papà >>.
 Risalii le scale un po’ triste: mi era dispiaciuto molto vedere la delusione sul volto di mio padre. Quando entrai in camera, trovai Gwen. Era affacciata alla finestra e osservava un punto lontano emettendo dei lunghi sospiri che appannavano il vetro su cui aveva poggiato la fronte. Sobbalzai: ancora non mi ero del tutto abituata a vederla comparire così all’improvviso.
 << Gwen? >>
 Si riscosse dal suo sogno ad occhi aperti e tossicchiò: << Oh, Allie! Scusa ero distratta >> indicò fuori dalla finestra << Guarda, sta arrivando Gabriel >>.
 Guardai oltre il vetro e vidi un puntino bianco che si faceva sempre più vicino fino a che la finestra non si aprì e insieme a una folata di vento glaciale la figura di Gabriel entrò con un battito d’ali nella mia stanza. Richiusi in fretta la finestra. Brr che freddo! A Heyl l’inverno quest’anno era davvero gelido, anche se la neve ancora si faceva attendere.
 Mi girai verso il Principe degli Angeli. Accidenti, con lui sembrava che tutto quello che lo circondava risplendesse di luce nuova.
 Mi salutò solenne ed elegante come suo solito e poi strizzò un occhio dal colore blu come l’oceano a Gwen. L’angelo al mio fianco si sciolse come neve al sole. Non avevo mai notato come Gwen si comportasse quando c’era Gabriel nei dintorni, beh d’altronde ero sempre stata circondata da altri angeli e le circostanze in cui incontravamo il Principe non mi avevano mai lasciato del tempo per osservarli. Gwen più che un serio Angelo Custode sembrava un’adolescente alla sua prima cotta. Gabriel si passò una mano tra i capelli biondi, scompigliandosi la ciocca bianca che gli ricadeva sulla fronte, e arrossì un po’ imbarazzato per lo sguardo insistente di Gwen.
 Mi voltai a guardare prima l’uno e poi l’altro come se stessi seguendo una partita di ping-pong. 
 Ma da quant’è che andava avanti quella storia? Conoscendo la loro vera età sperai che non fosse per un secolo.
 << Gabriel >> quasi mi vergognai di rovinargli il momento << Qual è il motivo della tua visita? >>
 << Oh sì >> l’angelo si riprese e puntò un dito verso il letto << Questi vengono dal Paradiso, sono  tutti per te! >>
 Sul materasso ricoperto di piumoni apparve una catasta di scatole di tutte le grandezze, dalla più piccola alla più grande, impacchettate con una carta argentata così sbrilluccicante che sembrava vi fossero state attaccate delle stelle vere.
 << Sono regali di Natale? >> domandai meravigliata guardandoli a bocca aperta per quant’erano numerosi << Tutti per me?! >>
 Gabriel annuì con un grosso sorriso disegnato sul volto e mi consegnò una lettera che si tirò fuori da un’ala piumata. Era della mamma. Osservai la sua calligrafia rotonda e disordinata come la mia (strano, avrei quasi giurato che gli angeli avessero tutti una scrittura molto elegante) e iniziai a leggere.


Cara Allie, per il nostro primo Natale finalmente insieme ho cercato di rimediare a tutti i regali che non ho mai potuto farti in questi diciotto anni. Un bacio, mamma.
P.s. C’è anche quello di Evangeline.
P.p.s. Almeno aspetta la vigilia di Natale per aprirli!

 Oh no! Le mie mani erano già pronte ad aprire una scatola ma rinunciai. Avrei aspettato ancora un giorno per scartarli. Non avevo mai visto così tanti regali tutti per me in vita mia. Di solito erano due: quelli dei gemelli Keyl e quello di mio padre, e quest’ultimo solitamente non era mai una cosa solitamente gradita. Ricordai che al Natale di quando avevo sette anni mi aveva regalato una mazza e un guantone da baseball invece della bambola che avevo desiderato tanto. Povero papà, era veramente negato con i regali.
 << Perché non è venuta Ivoene a portarli? >> chiesi a Gabriel che si era seduto sulla scrivania insieme a Gwen (chissà perché per loro quel tavolo sembrava molto più comodo delle comuni sedie) e fissava insistentemente la mano di Gwen posata vicino a lui come se solo con la forza del pensiero potesse spostarla tra le sue. Ah che galantuomini questi angeli!
 << Ti ricordo che nel periodo di tregua nessuna creatura magica può stare fuori dal proprio mondo, ad eccezione dei Custodi. Io ho ricevuto un permesso speciale da Evangeline per l’occasione >>.
 Aveva ricevuto o si era fatto dare?
 << Oh giusto, la Tregua >>.
 Proprio quando Gwen si era decisa ad avvicinare la mano a quella dell’ignaro angelo, Gabriel scattò in piedi e annunciò: << Il tempo è finito. Torno nei Cieli. Buon Natale Allie! Gwen… >>
 Il mio angelo custode lanciò un lungo sospiro.
 Ah no, caro! Tu non vai da nessuna parte. Prima che potesse muoversi, li incantai tutti e due con il mio sguardo.
 Li osservai soddisfatta mentre Gabriel prendeva tra le sue mani quella di Gwen per portarsela alle labbra e darle un tenero bacio. Le guance di Gwen si tinsero di rosso mentre sorrideva estasiata.
 Lo so che questo si chiama imbrogliare ma… amo il mio potere! E poi quei due avevano solo bisogno di una piccola spintarella.
 L’incanto finì e Gabriel si ritrovò molto confuso. Scosse la testa mentre Gwen ritirava di scatto la mano e dopo un flebile saluto sparì in una nuvola di fumo azzurro. L’unico angelo rimasto si girò verso di me con lo sguardo furibondo.
 << Allie che hai fatto? >> mi puntò un dito contro << Hai forse osato incantarci? >>
 << Io? Non potrei mai Gwen! >> esclamai fintamente offesa, assumendo un’aria innocentemente sdegnosa.
 Tanto ormai una nuova storia in Grimorio era stata scritta.
 << Guai a te se lo rifai! >>.
 Il suono del campanello mi salvò dalla sua lunga ramanzina. Mi sbrigai a nascondere sotto il letto tutti i regali. Nessuno doveva vederli. Scesi le scale e papà mi lanciò uno sguardo interrogativo. Aspettavamo Alexandra per la cena ma era ancora troppo presto perché arrivasse. Non attendevamo nessuno a quell’ora. Quando aprii la porta a una Genevieve abbastanza su di giri papà si ritirò in cucina borbottando: << Ah, questioni femminili >>.
 << Al dobbiamo parlare! >> esclamò Jo con uno stridulo tono di voce.
 << Oddio Jo, hai un’aria sconvolta >>.
 Prima che potesse aggiungere altro la portai in camera mia e quando aprii la porta Gwen non c’era più e al suo posto trovai Salem appollaiato sul mio letto mentre schiacciava un pisolino. Da qualche periodo non la smettevano più di controllarmi, non potevo mai avere un attimo per me.
 << Allie ma ti sei fatta il gatto? >> domandò Jo, guardandolo meravigliata. Sembrava davvero stupita di averlo visto… come se non avesse mai visto un gatto in vita sua!
 << Ehm no, certo che no. E’ un randagio che ospito ogni tanto ma non dirlo a mio padre >> aggiunsi alla fine per sicurezza. Non sia mai che mio padre si insospettisse. Diedi una carezza a Salem e lo svegliai quando lo pizzicai dietro il collo. Aprì gli occhi color nocciola e mi fulminò con un’occhiataccia.
 Così impari a controllarmi sempre, pensai sorridendogli.
 Genevieve intanto era rimasta ferma sulla porta senza muovere un passo. Gli occhi di Salem si assottigliarono quando posò lo sguardo sulla mia amica.
 << Al credo che sia meglio andarne a parlare fuori. Sai non vorrei che ci sentisse tuo padre >>.
 Prima che potessi fare qualcosa Jo mi trascinò fuori dalla stanza. Sentii solo un ringhio soffuso di Salem mentre mi sbrigavo ad afferrare il cappotto e il cappello di lana e poi uscii da casa.
 << Si tratta di Mark? >>
 Jo annuì mentre mi trascinava tra i campi in cui il grano stava crescendo bene per la mietitura di giugno nonostante il freddo pungente dell’inverno. Un refolo di vento mi fece rabbrividire e mi strinsi bene nel mio caldo cappottone. Per fortuna che avevo preso anche il cappello che mi teneva ben calda la testa. Stava scendendo la sera e la temperatura col buio calava rapidamente.
 << Jo fermati. Mi vuoi dire dove stiamo andando? Guarda che qui non ci sentirà davvero nessuno >>.
 La mia riccioluta amica finalmente si fermò. Eravamo al confine di un campo, le case erano abbastanza lontane. Vicino a noi c’era una stradina poco battuta, dove un vecchio lampione malfunzionante faceva luce a intermittenza.
 Davvero inquietante, pensai.
 << Jo mi vuoi dire qualcosa? Mi stai preoccupando! >>
 Sperai che non avesse combinato qualche sciocchezza con Mark.
 Si girò e notai il suo strano sguardo. Dietro il suo colore naturale c’era una strana sfumatura gialla.
 << Allora era vero che Salem adesso se la fa con i perdenti >>.
 Oh cavolo!
 << Ehm credo che sia ora di rientrare... >>
 Jo mi afferrò per il braccio e sorrise: << Ma se adesso arriva la parte divertente >>.
 I suoi rossi capelli si accorciarono e assunsero una sfumatura violacea, i suoi canini si fecero appuntiti e i suoi occhi divennero gialli. Diventò molto più alta di me fino a sovrastarmi di molti centimetri.
 << Evil! Lo sapevo che c’era qualcosa di strano! >> esclamai strattonando il polso intrappolato nella sua stretta.
 Grazie ai miei Occhi di Specchio ero riuscita a vedere il suo vero aspetto ma era troppo tardi. Perché il Richiamangeli non aveva suonato prima?
 Come se avesse letto i miei pensieri, Evil disse: << E’ stato fin troppo semplice zittire quel fastidioso ciondolo che porti addosso. Mai sentito parlare di bolle d’aria? >>
 << Come hai fatto a eludere la Tregua? >>
 << Oh per noi diavoli è così facile infrangere le regole. Ma non preoccuparti bocconcino, vengo in pace >>.
 Quel nomignolo con cui mi chiamò mi fece rabbrividire.
 << Ma se non sai nemmeno cosa significa quella parola! >> lo ripresi beffarda ma il suo sguardo mi spense il sorriso.
 Capii di essere nei guai, in grossi guai. Con la G enorme!
 << Capisco perfettamente perché mio cugino se l’è svignata >> disse il diavolo portandosi la mia mano alle labbra per baciarla. Non era assolutamente il gesto dolce che avevo visto tra Gabriel e Gwen. Questo sapeva di pura lussuria. Rabbrividii ancora quando sentii i suoi canini sfregarmi contro la pelle del dorso. << Fa perdere la testa quel tuo sorriso >>.
 Mi tolse il cappello, che cadde a terra, e lo vidi respirare forte il mio profumo portato dal vento quando i capelli mi ricaddero sulle spalle.
 << Lasciami Evil o te ne pentirai! >>
 Cercai di sfuggire dalla sua presa ma m’intrappolò nel suo abbraccio.
 << Non ti conviene agitarti ancora Allie. Non mi rendi le cose semplici così >>
 Quel suo sguardo giallo era così pieno di desiderio. Iniziai a sudare freddo quando mi sbottonò il cappotto e iniziò a baciarmi il collo. Erano così bravi i diavoli a farti desistere da ogni tentativo di scappare da loro ma solo il pensiero di un altro mezzo diavolo mi faceva restare lucida. Il Richiamangeli iniziò a tintinnare sonoramente: Evil aveva perso il controllo.
 Cercai di dargli uno schiaffo sul volto ma la cosa non lo scalfì minimamente. Con una mano poggiata sulla mia schiena, mi spinse ancora di più contro il suo corpo. Lì il desiderio si avvertiva chiaramente, ancora più forte che nei suoi occhi. Oddio!
 << Lasciami, lasciami! >>
 << Sta buona! >> sussurrò mordendomi piano il collo. Una fitta di dolore mi percorse il corpo.
 << Sei uno schifoso, Evil! >> gli urlai contro << Io non starò mai con te! >>.
 Il grano di fronte a noi si mosse e vidi una macchia scura saltare contro di noi. Sia Evil che io fummo sbalzati all’indietro. Il colpo con il terreno mi mozzò il fiato e per un attimo la vista si oscurò. Ahio, che brutta botta!
 Quando il velo nero che copriva il mondo circostante sfumò vidi Layo, tornato in forma umana da quella lupesca, ed Evil che si fronteggiavano. Gli occhi dei due cugini sembravano spizzare scintille.
 << Che ti sei messo in testa? >> ringhiò Layo spingendolo forte.
 << Oh avanti cugino, non abbiamo sempre condiviso tutto? >> rispose Evil scacciando le mani di Layo poggiate sulle sue spalle. Quando notò la rabbia che la rabbia del cugino non accennava a diminuire il suo sorriso da sbruffone si spense.
 << Non ti azzardare a toccarla mai più o sarà l’ultima cosa che farai! >>
 << Non posso crederci! Allora è vero che ti sei rammollito >> esclamò Evil guardandolo schifato << Non sei mai stato come noi. Sarai sempre l’anello debole della catena >>.
 Le parole del diavolo ferirono Layo più di quanto volesse ma non diede a vederlo. Notai solo il suo sguardo farsi più cupo. << Sempre meglio che come te. Come ti sei ridotto Evil? Corri appresso alle umane? >>
 << Oh no cugino, non sono io che tradisce la famiglia per un così tenero angioletto >>.
 Tutti e due si voltarono a guardarmi mentre con fatica mi rimettevo in piedi. I loro sguardi erano così diversi ma indecifrabili in quel momento.
 << Sparisci Evil >>
 << Non saremo così clementi quando tornerai Layo e io di certo non ti salverò ancora dalle ire di tuo padre >> mi guardo ancora e sorrise malefico << E di certo non risparmierò la tua amichetta >>.
 Prima che il cugino potesse afferrarlo con un evidente intento di strozzarlo, Evil sparì in una densa nuvola di fumo nero puzzolente. Il Richiamangeli finalmente smise di tintinnare. Il pericolo era passato.
 Layo lanciò un lungo sospiro e si avvicinò: << Stai bene? >>
 << Sì ma è stato un brutto spavento >> mi buttai tra le sue braccia e lui mi strinse forte a sé. Il suo abbraccio era completamente diverso da quello opprimente di Evil. Sì, erano quelle le braccia tra cui volevo stare.
 << Per fortuna Salem ha avuto la buona idea di avvertirmi >> disse lui con un sospiro mentre mi passava un braccio intorno alle spalle e iniziavamo a camminare lentamente verso casa.
 << E perché non Gwen? >>
 Layo evitò il mio sguardo. << Ero nei paraggi >> disse << Come tutti gli altri giorni >>.
 Non potevo crederci. Era stato così vicino a casa per tutto questo tempo ed io non ero mai riuscita a vederlo.
 << Pensavo che fosse più sicuro che rimanessi a casa per via di tuo padre >> osservai.
 Ripensai a sua madre, la signora Lawolf, e alla forte protezione che riusciva a dare al figlio anche se ricercato dal Re dei Diavoli in persona.
 Layo si fermò per guardarmi e sentii il cuore iniziare a battere veloce, sempre più veloce.
 << Aspettavo di trovarti sola >> mi sussurrò chinandosi piano verso di me.
 Impaziente mi alzai sulle punte e le nostre labbra si incontrarono per un bacio tremante, pieno di desiderio. Era da tempo che aspettavamo questo momento, tutti e due. Le nostre labbra sembravano combaciare perfettamente e lo sentii stringermi con foga a se. Da dolce com’era cominciato, il nostro bacio divenne ardente, da mozzare il fiato.
 Sentii le gambe cedermi e se non fosse stato per le sue braccia che mi tenevano sarei finita a terra. Posai una mano tremante sul suo volto. Il cuore mi batteva così forte che sentivo i battiti rimbombarmi nelle orecchie. Mai mi ero sentita così per un semplice bacio.
 Quando ci staccammo aprii gli occhi e sospirai. Avrei voluto non fermarmi solo a quello. Layo mi osservò con il respiro accelerato.
 << Portami via >>
 All’improvviso Layo si trasformò nel solito lupo marrone dall’occhio destro cerchiato di bianco. Mi fece l’occhiolino e saltai a cavalcioni sulla sua schiena e non potei fare a meno di ridere mentre cavalcavo a tutta velocità per la città buia. Layo, veloce e invisibile ai pochi occhi umani che ancora giravano per la strada, abbaiò una risata anche lui. Era da tanto tempo che non ci sentivamo così spensierati. Ripensai alla prima volta che mi aveva fatto correre con lui, quando ancora doveva tutto iniziare. Erano solo passati dei mesi ma sembravano anni.
 In men che non si dica ci ritrovammo a casa sua. Le luci erano tutte spente, segno che non c’era nessuno.
 << Vieni Allie >>.
 Tornato in forma umana Layo mi trascinò dentro e mi condusse verso la sua stanza.
 << Dov’è tua madre? >> dissi mentre attraversavamo il corridoio.
 << E’ andata a trovare mia zia nella contea qui vicino, sarà di ritorno domani >>.
 << E la tua protezione? >> domandai preoccupata.
 Lui si fermò si fronte una porta e si girò per sorridermi, divertito. << Oh sopravvivrò per due giorni >>.
 Ero già stata in quella casa ma non avevo mai visto la sua camera. Layo mi aprì la porta con un inchino galante che mi fece ridere. Ero così emozionata all’idea di cosa sarebbe successo tra di noi. Entrai nel suo mondo. La stanza era piccola e sembrava non ci fosse abbastanza spazio per tutte le cose che si trovavano al suo interno ma era molto accogliente. Le pareti erano dipinte di un azzurro cielo e una era completamente coperta da una libreria e un armadio con le ante aperte (in cui sembrava fosse esplosa una bomba) che Layo si affrettò a chiudere.
 Nell’altra parete, sotto una grande finestra che affacciava sui campi lontani, c’era una piccola scrivania di legno strapiena di libri di scuola e fogli sistemati in una disordinata pila alquanto instabile. Dalla luce che proveniva dai vetri, riuscii a leggere di cosa si trattava: erano domande di iscrizione all’università, e molte erano per quelle davvero lontane da Heyl.
 A quella vista sentii una fitta al cuore.
 << Non vedi l’ora di scappare eh? >> scherzai abbozzando un falso sorriso.
 Layo seguì il mio sguardo e sorrise anche lui. Un sorriso triste. << Pensavo ancora di poter essere un ragazzo come tutti gli altri >> una nota amara risuonò nella sua voce.
 << Oh Layo! >> lo abbracciai stretto e ci sdraiammo sul suo letto, intrecciando le dita delle mani. Sentivo l’elettricità nell’aria, l’eccitazione crescere. << Prima o poi questa storia finirà e noi lo saremo. Niente più mezzi angeli o mezzi diavoli. Solo noi stessi… >> mi persi nel suo sguardo << Come adesso >> aggiunsi sussurrando piano.
 Ci baciammo ancora e ancora. Adesso che finalmente potevo avere le sue labbra non avrei mai smesso di desiderarle. Sentivo le sue mani vagare sul mio corpo, infilarsi sotto i vestiti. Mi trascinò sotto di lui e osservai i suoi occhi assumere una tonalità rossastra che mi fece rabbrividire e questa volta non per paura.
 << Buon Natale, Allie >> mormorò baciandomi le labbra, il volto, il collo, sempre più giù.
 << Buon Natale, Layo >>.
 Chiusi gli occhi e fu amore.
  
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