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Autore: Lady_Wolf_91    08/09/2013    5 recensioni
Avevo già pubblicato questa storia e devo dire che mi aveva dato soddisfazione, ma ho deciso di cancellarla e ripostarla perché, dopo averla riletta ho deciso di cambiare delle cose, spero vi piaccia questa nuova versione di reborn.
una storia d'amore, una storia di lupi
'perché quando un lupo sceglie una compagna è per sempre'
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Reborn, Bitte, Master Plan'
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Una storia d’amore,
una storia di lupi,
una storia di rinascita
    
 
 
 
 
 
 
 
                                           
 
 
Reborn
 
 
 
 
     PRIMO CAPITOLO
 
 
Jacke
 
 
 
 
Scivolavo sempre più giù nell'acqua pungente.
Dicono che quando stai per morire rivedi tutta la tua vita come in un
film, per me non fu così, riuscivo solo a pensare al freddo pungente che
mi entrava nelle ossa, alle mie dita che diventavano blu e insensibili, ai
vestiti che sembravano fatti d'amianto e mi trascinavano sempre più
giù, in quell'abisso profondo.
A un tratto qualcuno iniziò a tirarmi in superfice, cercai di
farmi forza e collaborare, ma il mio
cervello non reagiva, riuscivo solo a pensare al freddo.
Del mio
salvatore riuscivo a vedere solo le mani, dolci e affusolate, come quelle di una
donna, ma forti e possenti come quelle di un uomo, furono proprio
quelle mani a trascinarmi fuori dall'abisso e furono sempre loro a portarmi al sicuro, in un angolo sulla neve morbida, lontano dal
lago ghiacciato. Intanto tutto quello che riuscivo a fare era
tremare, cercai di parlare senza successo, tremavo come un povero agnellino prima di essere sbranato, nel più completo silenzio sentivo solo il battere dei miei denti, il mio corpo
tentava disperatamente di riscaldarsi, senza però avere successo.
Il mio salvatore rimaneva in silenzio, non sentivo più le
sue mani su di me, forse, anzi, probabilmente era andato via, d’altronde chiunque mi avesse visto in
quel momento, mi avrebbe scommesso un centesimo sulla mia sopravvivenza, sorrisi o almeno immaginai
di averlo fatto, mentre già mi vedevo sulla prima pagina del giornale in
una delle mie pose migliori “giovane e brillante (chissà perché dicono
sempre cosi dei morti) muore tragicamente durante una gita in
montagna, disperati parenti e amici".
Immaginavo che mia madre avrebbe finito con l’incolpare di tutto a mio padre e che, lui, si
sarebbe buttato nell'alcol, sarei stato un ottimo pretesto per farli, finalmente, divorziare.
Mia sorella, lei sicuramente avrebbe pianto, era così legata a me, stavo male al solo
pensiero non ero solo suo fratello ero amico padre e madre. Sì, probabilmente lei e i miei amici avrebbero pianto.
A un tratto, il flusso dei miei pensieri fu bloccato da qualcosa di liscio e caldo che aveva iniziato a leccarmi il collo. Tentai, in vano, di girarmi, riuscii
solo a muovere gli occhi che rimasero come incantati da due occhi verde zaffiro che mi
scrutavano, distolsi lo sguardo da quegli occhi così magnetici e notai che erano contornati da un naso grande nero e umido
che si muoveva in modo impercettibile e, da due grandi orecchie appuntite
che in movimento, alla ricerca d’informazioni.
                    Lupo
Non sarei morto
congelato come pensavo, sarei morto sbranato dai
lupi, bene, fantastico, udii un rumore alla mia sinistra, distolsi per un momento lo sguardo dal grande lupo bianco che avevo difronte e vidi altri due lupi fare capolino, il più vicino era grande e nero con due occhi glaciali che non smettevano di fissare il lupo bianco, l’altro,
il più piccolo, era marrone,
gli occhi grandi color nocciola, se ne stava con la testa inclinata, quasi come se stesse pensando.
Notai subito che erano molto
grandi, e pensai che almeno sarei morto in fretta.
Il lupo bianco, il più grande dei tre, continuava a
guardarmi con insistenza mi sentivo quasi violato da quegli occhi come
se potessero leggermi dentro e non si limitava a fissarmi, mi toccava, mi
leccava, mi annusava, sembrava quasi che volesse assaggiarmi.
 Eppure non avevo paura, forse perché ero mezzo morto o forse perché ero
tutto matto, ma riuscivo solo a pensare che fossero
bellissimi, cosi grandi e imponenti, mi sarebbe piaciuto
toccarli, soprattutto il lupo dagli occhi verdi con il manto
candido che dava l'impressione di essere morbidissimo.
A un tratto ripensai al mio salvatore, forse i lupi erano il motivo per cui era scappato, o forse avevano ucciso prima lui? Ispirai profondamente, ero stanco, volevo solo chiudere gli occhi, sentii delle voci, voci che urlavano
il mio nome, mi stavano cercando, qualcuno mi stava cercando ma ormai sapevo
che non sarebbero arrivati in tempo, erano troppo lontani, anche se i lupi
fossero scappati, anche se fossero riusciti a ritrovarmi, ormai era troppo tardi, potevo sentire la vita che lentamente mi abbandonava.
I lupi si agitarono, il più piccolo guai e mentre il lupo nero ringhiò,
 quello bianco continuava a guardarmi come se stesse
aspettando una risposta a una domanda che non aveva fatto o che io non
avevo sentito,poi,all'improvviso, mi alitò in faccia, il collo iniziò a
formicolarmi, le mani a prudermi, iniziai a sentirmi sudato, stonato, confuso, gli
altri due lupi iniziarono a ululare, anche se a me sembrava che cantassero, infine il
lupo bianco digrignò i denti e mi morse.
All inizio non sentii nulla, pensai fosse perché ero mezzo congelato, fu quando si staccò dal collo per mordermi il fianco che iniziai a sentire le stelle,
il collo sembrava andarmi a fuoco e con una forza, che non credevo di avere,
urlai, mi voltai a guardare per un’ultima volta quegli occhi verdi e svenni.
 

Mi risvegliai col suono acuto e fastidioso dei macchinari medici, al caldo, avvolto
da coperte e borse d'acqua calda, riuscivo a muovere le mani e i piedi,
A girare la testa e a vedere, un ricordo mi attraversò la mente, come un lampo e senza accorgermene portai la mano al collo, fasciato, feci la stessa cosa con il fianco sinistro, fasciato anche quello, quindi, non era stato un orrendo incubo? Mi ritrovai a sorridere, in quel momento dovevo sembrare una mummia, ma stranamente non sentivo il minimo dolore, immagino dovessi ringraziare chiunque avesse inventato i sedativi.
Solo dopo un po’ mi accorsi della presenza di un’infermiera, una bella donna sulla trentina con un delizioso neo appena sotto la bocca e dei boccoli rossi tenuti a bada da un cerchietto nero lucido, mi guardò sorridendo dolcemente"finalmente!ben tornato
Jacke vado a chiamare il medico" si precipitò fuori dalla stanza tenendo stretta tra le braccia una cartellina grigiastra, subito dopo mia madre entrò con un passo deciso e con un
un’espressione accigliata, portando nella stanza il suo orribile
profumo dolciastro che mi diede fastidio più del solito. Mi guardò con
occhi stanchi e spenti, senza lasciar trapelare la minima emozione, accanto a lei c'era June, la mia sorellina che con una mano si torturava i lunghi capelli castani, raccolti in una treccia e con l’altra si stropicciava il vestitino blu. Appena mi vide sveglio sorrise e i suoi piccoli occhioni si riempirono di lacrime, mi corse in braccio mentre mia madre rimaneva
impassibile."Jakieeee!"mi abbracciò così forte che i tubicini collegati alle macchine si schiacciarono dichiarando immediatamente la mia morte "June
smettila di fare la bambina e scendi da tuo fratello!” non fare la
bambina detto a una bambina di sei anni, vi fa capire qualcosa in più su mia madre, June ubbidì sbuffando, mentre lei si avvicinò e prese ad accarezzarmi i capelli
"Sarai contento eh Jacke..cosa diremo ora alla gente?” non
risposi, non dissi una sola parola, per tutto il tempo, da quando mi ero risvegliato, non avevo aperto bocca, avevo paura che se l’avessi fatto ne sarebbe uscito solo ghiaccio.
A interrompere quel silenzio imbarazzante ci pensò la bella infermiera "Ottimo! Jacke i tuoi parametri vitali sono davvero sorprendenti, sosterremmo altri esami per sicurezza ma, sono sicura che  tra un paio di giorni potrai tornare a casa!"
Gli esami furono tutti incredibilmente positivi, medici e infermieri erano fieri dei miei prodigiosi progressi, ben presto, venne il giorno di ritornare alla mia vecchia vita.
 

Il viaggio in macchia fu lunghissimo,interminabile,nessuno diceva nulla
persino June se ne stava in silenzio, limitandosi a stringermi forte la mano, quasi temesse che potessi volare via.
 
 
Tornati a, mio padre mi abbracciò senza dire nulla, mia madre si
accese una sigaretta e se ne andò in cucina, mi staccai dall’abbraccio paterno e me ne andai in camera seguito da June, che mi lasciò solo, dopo che le giurai di non andare da nessuna parte e che non mi sarebbe successo nulla!
Nessuno di noi parlò, nessuno di noi  aveva voglia, non parlammo dell’incidente o di quello che mi era successo dopo, non ne parlammo quella sera, né le successive.











Angolino mio di me
e alla fine ho deciso di cancellare la storia e ripostarla da capo, perché ammetto di averla postata in modo confuso e quindi, niente, non nego che mi è dispiaciuto farlo, ma questa storietta mi ha dato delle soddisfazioni e ho ricevuto dei commenti (non vi ringrazierò mai abbastanza) che mi hanno scaldato il cuore e che ricorderò per sempre *^*
quindi mi sembrava giusto, ora che mi sono decisa a rileggerla ripostarla in modo completo, ok, non mi resta che dirvi, buona lettura ^^

 
   
 
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