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Autore: edwardsbeer    09/09/2013    0 recensioni
Amanda era una ragazza a cui piaceva studiare ma anche divertirsi, non era la classica secchiona. Aveva molti amici ma non frequentava ragazzi, non la trovavano attraente, soltanto perché usava vestiti larghi che non mettevano in risalto le sue figure. Non voleva sentirsi osservata.
Stava attraversando un brutto periodo, aveva iniziato ad usare il fumo come anti-stress e l’alcool per scordare i problemi. Credeva che potesse funzionare, ma non aveva pensato che la sua vita sarebbe potuta peggiorare.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hold On
chapter two



 

Non fece in tempo a girarsi che sentì qualcuno dirle “Prendi”.
Era il ragazzo di prima, le stava porgendo una maglietta.
Perché aveva una maglietta? Le persone di solito non portano magliette in più a scuola.

“Una t-shirt?” chiese interrogativa la ragazza.
“Hem si, ne ho sempre una di scorta nell’armadietto” porse un’altra volta la maglia ad Amanda, la quale la guardò senza prenderla.
”dai, prendila. Non sono un coglione come quelli”.

La ragazza la prese ed andò in bagno. Non amava i gesti di carità verso di lei ma con quella felpa faceva troppo caldo. La guardò, era arancione con la scritta “lego” al centro –Può andare- pensò tra sé. La indossò e provò a farsi una foto con il telefono per vedere come le stava – Costa tanto mettere un fottuto specchio in questo cazzo di bagno?!?-. Guardò la foto, quella maglia era così, così, ARANCIONE. Le stava a mo’ di vestito ma meglio larga che stretta. Era anche impregnata del profumo di quel ragazzo –Almeno profuma- pensò, non riuscì a capire di cosa ma non era importante. Uscì dal bagno e si affrettò a raggiungere il suo armadietto, vi mise la maglia sporca dentro e tirò fuori il libro di matematica. –Cazzo il test, ora come faccio? Non lo supererò mai- pensò. Guardò il telefono, aveva ancora dieci minuti. Non ne valeva la pena continuare a studiare, decise di rilassarsi. O almeno provarci.
Andò nel giardino, cercò una panchina libera e vi si sedette. Poggiò la schiena sullo schienale, mise una gamba sulla panchina raggomitolandola verso il petto e l’altra la lasciò penzoloni . Sfilò dalla tasca dei suoi blue jeans il tabacco, le cartine e i filtri. Mise accuratamente il tabacco ed il filtro sulla cartina per poi arrotolarla su se stessa, bagnò con la lingua l’estremità e la sigillò. Prese l’accendino e fece avvicinare la sigaretta alla fiamma, la portò alla bocca e inspirò profondamente. In quel momento pensava soltanto ad ispirare ed espirare, era come se intorno a lei c’era il nulla, finalmente si stava rilassando.
La campanella le risuonò nelle orecchie, gettò la cicca a terra e la spense pestandola con il piede per poi dirigersi verso l’aula.
Il professore entrò in classe e distribuì i fogli, Amanda fissò il pezzo di carta ed iniziò a leggere. Sembrava un’altra lingua, le parole sembravano non avere un filo logico. Iniziò a picchiettare, nervosamente, con la penna sul banco, venne richiamata diverse volte per questo. Chiuse gli occhi e provò a concentrarsi, quando li riaprì tutti quei numeri e lettere presero un senso.
Mancavano pochi minuti alla fine, la ragazza era agitata. Non riusciva a scrivere nulla ma guardava costantemente l’orologio sopra la lavagna ed il compito. La lancetta dei secondi improvvisamente diventò interessante, talmente tanto che Amanda non finì l’ultimo problema del test.
Il professore guardò l’orologio “ragazzi tempo scaduto, consegnate e ricordate di aver scritto il nome” annunciò alla classe. Dopo una manciata di secondi suonò la campanella e tutti si brigarono a consegnare, compresa Amanda, si alzarono e, incuranti di ciò che stesse dicendo il professore, uscirono dall’aula.

***

Amanda si diresse verso il suo armadietto, vi ripose i libri all’interno e si avviò verso la palestra –dai Amanda è solo l’ultima ora- pensò. Andò nello spogliatoio, aprì l’armadietto e, dopo aver controllato che nessuno la stesse guardando, si iniziò a cambiare. Quella tuta, divisa, uniforme, come la si vuole chiamare, era larga e comoda. Pantaloncino blu e maglia bianca con il logo dell’istituto, non che fosse bellissima ma meglio delle divise da cheerleader. Che poi “divise” erano una specie di intimo alla fine, quella gonna non copriva poi così tanto e la maglia arrivava fin sotto il seno. Sì, ballavano praticamente nude.
Richiuse l’armadietto e si avviò verso la palestra dove già era entrato il professore. Ora voleva soltanto finire quest’ora e andare a casa a rilassarsi.

“Morrison!”Disse qualcuno lanciandole il pallone da pallavolo contro.
“Stai con me”

Si girò e vide un ragazzo molto alto, moro con una piccola cresta e degli occhi verdi. Aveva la carnagione chiara, marmorea, una leggera barba gli incorniciava il viso. La maglia bianca a maniche corte fasciava il suo petto e dei pantaloncini blu coprivano le sue gambe muscolose. Greg –mmh bene. No non è bene, io questo non lo sopporto!- pensò tra sé e sé.
Greg era il solito ragazzo figo, capitano della squadra di football e tutte le ragazze gli correvano dietro. Beh figo lo era, ma nulla gli permetteva tutte queste arie.
Amanda camminò verso la loro parte del campo e si posizionò. Era dietro alla battuta, l’altra squadra si stava posizionando.
Si girò la palla tra le mani, la sbatté in terra e la riprese. La lanciò sopra i suoi occhi e con il palmo la colpì. Punto.
Rifece la stessa cosa una seconda volta ma, invece di colpire il campo avversario, colpì un avversario. In piena faccia.
Lo guardò, era lui.
Quello che l'aveva colpita durante l'intervallo.

Complimenti, ti sei vendicata” Disse con ostilità.

Alzò la rete e piombò nel campo avversario. Si avvicinò ad Amanda e le puntò un dito contro il petto mentre l’altra mano era stretta in un pugno. Si riusciva a leggere l’odio nei suoi occhi nocciola.

Ora hai avuto la tua rivincita, contenta?

La ragazza non parlò ma lo continuò a fissare, non aveva la forza di muovere un muscolo. Nella sua testa aveva mille insulti da volergli sbattere contro ma dalla sua bocca non usciva nulla. Era terrorizzata, per anni era stata in disparte senza mai dare fastidio a nessuno. Aveva la sua cerchia di amici, non era mai stata alle grandi feste organizzate dalle cheerleader  pur avendo un’amica cheerleader. Non amava la confusione, eppure quando si ubriacava nella sua testa regnava il caos più totale. Forse era questo a farle amare l’alcool.

“Allora, sei felice?”

Tutti li fissavano, odiava sentirsi osservata. Per questo mangiava nei corridoi o ad un angolino isolato della mensa, oppure indossava vestiti informi nonostante le sue amiche, e sua madre, cercassero di convincerla a mostrare di più.
Rimase lì ferma davanti a lui e persa nei suoi pensieri.

Sfigata

Non riusciva a parlare, si sentiva come paralizzata – dai, dì qualche parola. Sei capace a parlare, almeno fino a 10 minuti fa parlavi. Dai Amanda ce la puoi fare. Ce la puoi fare- ripeteva a se stessa
Aprì la bocca ma non uscì nulla. La richiuse di getto. Il ragazzo si girò e fece per tornare al suo posto.

Meglio sfigata che con quella faccia” Ribbattè.

Degli “ohh” si alzarono tra le persone che assistevano alla scena –Vai Morrison, grande Morrison. Lo sapevo che ce l’avresti fatta- pensò
Lui continuò a camminare, si chinò per prendere il pallone e lo tirò violentemente prima di entrare dentro gli spogliatoi.
 
***

Amanda camminava velocemente, e nervosamente, per i corridoi, non voleva incontrare nessuno dopo l’accaduto in palestra. Anche se lei si stava ancora complimentando con se stessa per quella risposta, forse era meglio se avesse taciuto. Sarebbe rimasta nell’ombra come negli anni passati e saremmo stati tutti più felici.

Hey” Disse qualcuno aumentando il passo verso di lei.

Menomale che non voleva incontrare nessuno. Non si girò, continuò a camminare ignorando chi l’avesse salutata. Aumentò il passo tanto per essere sicura che non l’avrebbe raggiunta.

Mi stai ignorando?” aggiunse.

Si girò e vide il ragazzo dai capelli arancioni, cercò una risposta convincente.

Hey rosso” Sorrise.
Ho saputo di come hai smerdato il mio amico se…”
Già sapeva dove sarebbe andato a parare, non voleva che qualcuno la insultasse o altro così lo interruppe prima che finì la frase.
Ehm si, io- io non volevo. E’ solo che lui mi ha insultato. Quindi io, cioè, allora ho provato a ribattere ma…” dissi nervosamente.
Hey, hey, tranquilla” Mi interruppe poggiandomi una mano sulla spalla per farmi calmare. “Volevo solo dirti che sei stata una grande” aggiunse.
Davvero?” Risposi scioccata.
Si, nessuno l’ha mai sfottuto così” Rise.
Ah comunque grazie della maglietta, te la riporto dopo che l’ho lavata
“Non c’è bisogno, te la regalo” Sorrise.
“Oh no, io-io voglio riportartela. Cioè, non voglio che me la regali” Rispose imbarazzata e insicura.
“Consideralo un regalo di compleanno” replicò.

Amanda non disse più nulla, si limitò a guardarsi le scarpe e continuare a camminare. Nessuno l’aveva mai trattata così, o meglio, lei non si era mai fatta trattare così da nessuno. Odiava la carità verso di lei.

“Ciao rosso” Disse per poi riprendere la sua camminata.
“Ed” puntualizzò.
“Ciao Ed”.

 
  Wee.

Ssalve a tutti C:
Non so come vi sembra questa storia,
quindi, dopo tanto tempo. ho deciso di postare il secondo capitolo.
Fatemi sapere che ne pensate C:
Se volete scrivermi su twitter
questo è il mio nick
 @sheeranismine .
E ciao, al prossimo capitolo c:
  
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