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Autore: cioshua    09/09/2013    2 recensioni
-Harry, guardami. – gli dico alzando un sopracciglio. Lui mi guarda. –Io sono italiana. Tu no. Io sono un’aspirante giornalista. Tu no. Io sono la Styles figa. Tu no. Io posso, tu….no. Mi dispiace, fratello. – concludo.
-Tu hai problemi, io no. – risponde mio fratello ridendo.
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“E fu così che finì. Nessun ultimo abbraccio, quello che dovrebbe consolarti e augurarti buona vita, senza bisogno di dar fiato alla bocca. Nessun tipico ultimo bacio che va a bagnarsi di lacrime. Nessun "comunque sei stato la cosa migliore che mi sia mai capitata.” Niente di niente. Finì lentamente e in modo strano, proprio come era iniziata qualche settimana prima. In realtà neppure io saprei dire com’è andata veramente. Era una faccenda confusa. So solo che alla fine ci ritrovammo a non aver più nulla da dirci alla sera, senza il benché minimo interesse su come era andata la nostra giornata. Probabilmente perchè tanto sapevamo che era sempre la stessa, o almeno questo è quel che volevamo credere. So anche che venne una sera in cui ci ritrovammo in uno sguardo, uno di quelli che da tempo ormai evitavamo, e capimmo che ci eravamo persi. Ma forse era troppo tardi per ritrovarsi di nuovo."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 

“I signori Malik, Styles e consorti sono desiderati in presidenza.”



La voce metallica esce dagli altoparlanti del corridoio, mentre tutti gli studenti si guardano confusi e divertiti. Per quanto mi riguarda, Harry non ha ancora una consorte, si devono essere sbagliati.
 

Sì, sì, scusi prof…I fratelli Styles e Alice e Zayn in presidenza, avete capito.”



Annuncia di nuovo, provocando le fragorose risate dei ragazzi nel corridoio. A causa della mia visita giornaliera in presidenza dovrò – purtroppo – rinunciare alla interessantissima lezione di Matematica del professor Stutterer a prima ora. Me ne farò una ragione. 
Mi incammino insieme ad Alice verso la presidenza, dove, un passo fuori, troviamo Harry e Zayn ad aspettarci. La professoressa Mountainlion sbuca fuori dalla vicepresidenza e ci fa cenno di entrare, sorridendo soddisfatta.
-Prego, cari, il preside vi sta aspettando. – e detto questo, ci indica la porta ben conosciuta con su inciso “presidenza”.
-Mi sa che per Zayn è la prima volta che viene chiamato in presidenza…- nota Alice, dopo aver sbadigliato. Lui annuisce nervosamente, sfregandosi le mani in modo concitato.
-Il preside è uno dei nostri, tranquillo. Sai quante volte ci siamo stati qui dentro? – gli chiede Harry, in un tentativo di rassicurarlo. Zayn scuote la testa. –Non si possono contare, in effetti. 
Busso sulla porta di legno due volte, mettendo da parte i discorsi poco rassicuranti di Hazza. 
Quando il Preside ci dà il permesso per entrare, facciamo la nostra apparizione teatrale, salutandolo come se fosse un vecchio amico e accomodandoci sulle poltrone davanti la sua scrivania. Abbiamo avuto la fortuna di guadagnarci la simpatia del Preside in questi anni, e la massima punizione cha abbiamo ricevuto è stata una sospensione di tre giorni. È troppo buono con noi, ci adora.
Mi avvicino alla macchinetta del caffè, facendo cenno al professore.
-Sì, grazie, Styles. – accetta il caffè lui, meglio tenerselo buono. Vedo Zayn trattenere le risate. In effetti è una situazione alquanto strana e buffa, ma una volta entrati nella nostra comitiva ci si deve fare abitudine, a questa come ad altre molte piccole cose. 
Porgo il caffè al professore e aspetto il mio, appoggiata alla cara vecchia macchinetta, mentre lo stesso inizia a parlare.
-Allora ragazzi, voglio essere chiaro con voi. In questi anni vi ho coperto e difeso molte volte dai casini in cui vi siete cacciati, ma questa è una cosa che non posso accettare. Un comportamento del genere non è accettato alla Goldsmiths University, e credo che questa sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. – inizia, mettendo su il suo tono serio. Prendo il mio caffè e mi siedo accanto agli altri, confusa.
-Mi scusi, prof, non seguo il filo del discorso. Che significa tutto questo? – interrompe Alice, corrugando la fronte.
-Significa che ho video della telecamera di sicurezza e testimoni che vi hanno trovati mentre rientravate nel college in piena notte. – annuncia, girando lo schermo del suo portatile e mostrandoci il video di me e Zayn che usciamo, seguiti dopo poco da Alice e Harry. Mi sta venendo un mancamento. Un calo di pressione, di zuccheri, di qualunque cosa si possa calare nel mio corpo, non so.
Harry si tortura la guancia destra con la mano, tipico di quando è nervoso.
-Siete espulsi. – proclama, mantenendo il solito tono severo e duro. La nostra prima reazione è quella di scoppiare a ridere rumorosamente.
-Ma quanto è simpatico, prof, mi mancavano le sue battute in questo periodo! E pensare che stavo per crederci…- commento, facendo finta di asciugarmi una lacrima e continuando a bere il mio caffè.
-Io ero serio, ragazzi. Siete espulsi. Desidero parlare con le vostre famiglie, ed entro una settimana dovete abbandonare il college. – dice, facendomi affogare. Alice inizia a darmi colpi atroci sulla schiena, facendomi andare ancora più caffè di traverso. Quando mi riprendo, mi aggiungo alle proteste degli altri.
-Lei non può, la Goldsmiths è la nostra casa! – mi oppongo, alzando la voce in tono teatrale.
-Non è valido usare le battute di Harry Potter, Simona. – mi richiama, fingendosi basito. Dannazione. Impreco a bassa voce. 
-Professore, ma noi siamo i suoi alunni migliori! Beh, non in campo scolastico, ma siamo molto più divertenti e simpatici di quella massa di presuntuosi secchioni là fuori…- obietta mio fratello, io gli do un calcio per farlo stare zitto. Non peggiorare la situazione.
Zayn, in tutto questo, ci fissa continuamente con la bocca spalancata, incapace di proferire parola.
-Professore, deve ascoltarmi, noi non abbiamo altro posto dove andare…la Goldsmiths rappresenta il nostro futuro, senza questa università non siamo niente. – spiega lui con calma. 
Ditemi che è un incubo, vi prego.
Il preside ci guarda per qualche istante, riflettendo fra sé e sé. Alla fine, arriva ad una conclusione provvisoria.
-Ascoltatemi. Voglio vedere al più presto le vostre famiglie, insieme a loro decideremo il da farsi. Se è possibile, voglio vedere tutti entro venerdì. Per adesso, siete ancora studenti della Goldsmiths…- decide, passandosi una mano sulla fronte. Noi esultiamo rumorosamente, facendoci poi rimproverare per abbassare la voce.
-Questa conversazione deve rimanere in questa stanza, intesi? Fino a quando non sarà ufficiale, nessuno dovrà sapere della vostra espulsione, nemmeno i professori. Eccetto la professoressa Mountainlion e il professor Camp. – ci chiarisce. Noi acconsentiamo, sollevati di molto, e dopodiché il preside ci manda nelle rispettive classi. 
Così, io e Harry andiamo in palestra per Educazione Fisica. Oggi parteciperò alla lezione, ho deciso, non lo faccio da troppo tempo.
Quando arriviamo, i nostri compagni sono sulla linea bianca che aspettano che ci cambiamo. Corro nello spogliatoio femminile e in quattro e quattr’otto infilo il leggins e sono già pronta per affrontare questa sfida giornaliera.
Mi metto all’ultimo posto in fila e iniziamo a correre. Sono già stanca.
-Styles, mettiti dietro tuo fratello! – mi ordina il professore. Che palle, Harry è primo in fila. Faccio come dice il rompi palle del professore e mi metto dietro il riccio.
Mentre corro, un pensiero scomodo mi passa per la mente… oggi è mercoledì. Significa che domani è giovedì! Significa che la scommessa è finita e io sono nella merda! 
Mi blocco di colpo, facendo cadere tutte le persone che ho dietro. Mi scuso, correndo verso lo spogliatoio. Devo parlare urgentemente con Zayn, oggi è l’ultimo giorno, non posso sprecarlo.
Invento una scusa al professore, dicendo di sentirmi male e di stare andando verso l’infermeria, mentre invece corro verso l’aula di Francese. Poco prima la porta mi fermo, calmando il respiro e pronta per entrare. Busso due volte e apro la porta.
-Buongiorno, prof. La professoressa Cucumber vorrebbe parlare con Malik. – dico, cercando di apparire calma. La professoressa Sage dà il permesso a Zayn di uscire, così ci ritroviamo sulla soglia della porta, io ancora con il fiatone.
-Sai cosa vuole la Cucumber? – mi chiede, mentre ci incamminiamo verso l’aula magna.
-Niente. Volevo solo stare un po’ con te. – ammetto, scrollando le spalle. Lui ride, mettendomi un braccio intorno alle spalle. Ci sediamo in due delle sedie blu intorno al tavolo ovale. -Oggi pomeriggio che fai? – continuo, incrociando le gambe sulla sedia.
-A dire la verità…sono impegnato. Tutta la giornata. – risponde lui, grattandosi la nuca. Non può lasciarmi sola per tutta la giornata, non è giusto!
-Come? Perché? – gli chiedo, corrugando la fronte. E necessito delle spiegazioni valide.
-Beh, di pomeriggio devo lavorare al bar e di sera ho un impegno…torna mio padre a Londra, ed è da molto che non lo vedo. – spiega, dispiaciuto. Cerco di evitare il broncio, le braccia incrociate e le smorfie in generale.
-Oh. Capisco. – commento, distogliendo lo sguardo da Zayn e puntandolo sulla porta che si apre lentamente. Si fa spazio nella stanza Emily, una ragazza che sta nella casa accanto alla mia, è davvero simpatica. La saluto da lontano con un sorriso, lei ricambia. Anche lei, come Zayn, va all’ultimo anno di college. 
-Dai, non te la prendere…se vuoi stasera puoi venire con me. – propone, riportando l’attenzione su di lui. Inarco un sopracciglio.
-Da tuo padre? – domando, in cerca di conferma. Nel frattempo, attacco i capelli in uno chignon improvvisato con due elastici. È un po’ deforme, ma non importa.
-Sì, giusto per stare assieme. – annuisce, soddisfatto della sua proposta. –Adesso che ci penso, dovremmo andare dalla Overmay a prendere i nostri quaderni. – conclude, alzandosi dalla sedia e prendendomi le mani. Adesso dobbiamo fare un altro viaggio dalla parte opposta dell’università per andare a prendere due quaderni, bene.
Arriviamo fino all’aula professori al terzo piano, trovando dentro le professoresse Overmay e Flower.
-Buongiorno, prof, siamo venuti a prendere i nostri quaderni. – annuncio, appena dentro la stanza, Zayn accanto a me. Lei fa una risatina, prendendo i due quaderni gialli dalla sua borsa e porgendoceli.
-Certo che voi due siete sempre insieme, eh? – commenta, maliziosa. Ecco, mi mancava la professoressa che fa commenti su me e Zayn. Noi rispondiamo con delle risate alquanto imbarazzate, abbandonando in fretta la stanza subito dopo.
Mentre camminiamo per i corridoi, incontriamo il professor Camp.
-Ragazzi, cercavo proprio voi. Volevo informarvi che, a causa dell’inconveniente di cui siete bene a conoscenza, vi è stato vietato di partecipare al mash-up della scuola. – ci informa, lasciando trasparire dall’ultima frase una nota dispiaciuta. Io e Zayn spalanchiamo la bocca, increduli.
-Ma non è giusto, io ho mixato gran parte di quel mash-up! Questa scuola sembra non volermi dare tregua…- commenta lui, sbigottito. Il professore si gratta nervosamente la nuca. È evidente che anche lui è dispiaciuto per la nostra espulsione e per  quest’ultima brutta notizia. 
-Sono stata esiliata dall’unica attività interessante a cui la scuola mi ha permesso di partecipare…incredibile. – osservo sbalordita. Zayn ha ragione, questa università non ci dà tregua.
Cerchiamo, come al solito, di protestare contro questa decisione invano, fino a quando il professore ci abbandona in mezzo al corridoio e torna nel suo ufficio.
Veniamo poi costretti a separarci per tornare alle nostre noiose lezioni quotidiane da una Degrees piuttosto incazzata, che quasi ci manda in classe a calci.

La parte difficile arriva quando io, Zayn, Harry e Alice siamo riuniti nel cortile della scuola a mensa per annunciare ai nostri genitori il colloquio dal preside. 
Alice e Zayn non chiamano, perché essendo maggiorenni vivono da soli a Londra per studiare, e poi Alice non potrebbe fare arrivare i suoi genitori dall’Italia entro una settimana per discutere della sua espulsione e poi farli ritornare. 
Restiamo così io e Harry che, per precauzione, decidiamo di chiamare Jeff, anziché mia madre. Che Dio ci assista. Harry compone il numero mentre attendiamo.
“Pronto, papà?” 
“Ciao, Harry, da quanto non ci si sente!”
“Ehm, sì, già, da tanto…papà, io e     Simona dobbiamo dirti una cosa.”
“Ditemi, non fatemi preoccupare…”
afferro il telefono, conoscendo il poco tatto di mio fratello nel dare gli annunci. Mi schiarisco la gola.
“Noi siamo stati espulsi. Cioè, non ci hanno espulsi, non ancora, vogliono parlare con te e la mamma per decidere cosa fare.”
La butto lì. Sarò stata troppo pacata?
“Voi che cosa avete fatto?! Quando vostra madre lo verrà a sapere…”
“Beh, in teoria è solo sua madre, io non c’entro niente…” cerca di protestare Harry.
Il resto della telefonata consiste in urla, imprecazioni e proteste, ma in fin dei conti non ci è andata molto male. Potevamo anche essere espulsi, e la reazione sarebbe stata ben peggiore.

Finite le lezioni, mi ritrovo con il mio gruppo di giornalismo nell’aula di informatica per discutere del nuovo progetto affidatoci dalla Greater, dato che Zayn mi ha lasciata da sola. 
Faccio vedere ai ragazzi le foto della cattedrale sulla mia chiave usb scattate con la macchina fotografica di Chiara e pezzi di articoli scopiazzati dal web.
-Bene, con queste informazioni dobbiamo stendere un articolo tutto nostro, nessuna parola deve essere presa in prestito da questo materiale, ci servono come fonti. – chiarisco, togliendo la chiavetta dal computer. –Io propongo di scegliere un giorno della settimana in cui tutti possiamo andare a visitare la cattedrale per avere le idee più chiare, poi ci riuniremo e scriveremo tutti insieme l’articolo. – continuo, facendo avanti e indietro per l’aula.
-Jackson si occuperà delle fotografie, Ellie provvederà a farci avere uno spazio all’interno del giornale dell’università e Lorraine si accerterà che l’articolo vada in stampa correttamente. Per il resto, uniremo le menti e scriveremo fino allo svenimento. In fondo siamo in ventidue, possiamo farcela. – concludo con una risata, coinvolgendo tutto il gruppo. 
La riunione di 10 minuti si conclude così, adesso posso finalmente tornare a casa a riposarmi.
Piuttosto, approfitto del fatto che Zayn sia a lavoro per passare un po’ di tempo con le mie migliori amiche e decidere come vestirmi per stasera.
Il salone della Settima si trasforma, in questo modo, in una passerella per sfilate di moda. Il primo completo, sotto consiglio di Chiara, è composto da una gonna a fiori a vita alta e una fascia nera infilata dentro la prima. 
-Ti sta una merda. – dice Alice spassionatamente, gesticolando per mandarmi via dalla stanza.
-Grazie, Ali. – la ringrazio ironicamente, tornando nella mia stanza. Immagino i possibili battibecchi tra le due in questo momento per il commento poco carino di Alice. Esilarante.
Torno in passerella con dei jeans chiari e una camicetta azzurra. Mi astengo dai commenti, mentre Chiara alza un sopracciglio.
-Sembri un quadro antico. – critica me e il completo, disinteressata. Adesso non è più la gara per trovare l’outfit giusto a Simona, ma la guerra all’ultima offesa. Cominciamo bene.
Trovo un vecchio vestito completamente bianco in fondo all’armadio, ricamato con dei fiori, con le bretelle di medio spessore e la scollatura leggermente alta, che lascia scoperta la schiena. Sperando con tutto il cuore che mi entri, lo sfilo dalla gruccia e abbino un paio di tacchi neri. Non sarà un po’ troppo per una cena con il padre? 
Quando torno in salone, Chiara e Alice sembrano estasiate ed esaltate allo stesso momento.
-Non va bene. È troppo elegante! – obietto, quasi correndo verso la mia stanza.
Alla fine, arriviamo alla soluzione finale, ovvero cercare degli outfits su Tumblr.
Cerchiamo pezzi di ogni outfit dentro il mio armadio, abbinando un pantalone nero e un maglione leggero beige con delle scarpe e una borsa dello stesso colore del pantalone. Non troppo elegante, ma nemmeno indecente. 
Il mio telefono vibra sul tavolino basso del soggiorno.


Da: Zaynie Ranger ♥
A: Pooh Bear
Vengo a prenderti alle 20:30, Winnie. Fatti trovare pronta e non farmi aspettare. Z xx.


Da: Pooh Bear
A: Zaynie Ranger ♥
Ricevuto. Non ritardare! Ti aspetto.


Sorrido sinceramente, rimanendo a fissare il display del cellulare per qualche secondo. Ritorno alla realtà, sotto lo sguardo investigativo delle mie amiche.
-Zayn mi viene a prendere alle 20:30, mi ha scritto. – faccio sapere loro. Chiara propone di uscire e andare a prendere un gelato e, per accontentarla, in meno di 15 minuti siamo alla prima gelateria vicina il college.
Sono appena le 16 e io non so davvero cosa fare fino alle 20:30 senza Zayn. Quando siamo insieme un passatempo lo troviamo sempre, il tempo vola via subito. Dovrò passare le prossime quattro ore nella speranza che Alice e Chiara non mi facciano pentire di avere accettato l’invito a cena. 
-Dovresti farti le sopracciglia. E i baffetti. – osserva Alice, mentre siamo sedute in uno dei tavolini fuori la gelateria. Roteo gli occhi, Chiara ridacchia divertita.
-Possiamo farti una maschera di bellezza? – mi chiede quest’ultima, illuminata da questa sua idea geniale che, a mio parere, sembra essere un altro modo per divertirsi e usarmi come cavia. Acconsento, comunque, per il bene comune.
Quando ritorniamo a casa mia, mi fanno accomodare sulla sedia girevole della mia stanza. Lego i capelli in una coda di cavallo e, per precauzione, indosso anche una fascia per capelli, in caso i due geni del male dovessero sporcarmi.
Chiara tira fuori dalla sua borsa una bustina violetta, che deve contenere quella che è la maschera di bellezza. Inizia a spremere fuori il contenuto violaceo della bustina e, aiutata da Alice, comincia a stenderlo sul mio viso. 
Mettendo da parte i ripetuti tentativi di infilarmi la crema dentro il naso o in bocca, quando, a fine stesura, mi guardo allo specchio del bagno, noto che il mio aspetto assomiglia molto a quello di un alieno viola. E il mio naso sembra ancora più grande. Spero che questa roba si tolga al più presto.
Nell’attesa, Alice e Chiara preparano le strisce depilatorie e le pinzette per le sopracciglia. Ho seriamente paura di queste due.

Gloriosamente riesco a superare la prova ceretta, maschera e sopracciglia senza lividi, cicatrici o aloni rossi sul mio viso, il ché è un gran traguardo. Indosso fieramente il mio completo, abbinando un ciondolo semplice dorato e infine aspetto l’arrivo di Zayn in salone, insieme a Liam.
-Quindi…ti porta dal padre? Non sarà un poco presto? Da quant’è che uscite insieme? – inizia a chiedere quest’ultimo, accigliato. Alzo gli occhi al cielo.
-Liam, non è una cosa seria, tranquillo. È solo per stare insieme, infondo. – spiego, scrollando le spalle. Lui ridacchia.
-Certo che suo padre dovrà aver fatto un gran bel viaggio…volare dal Pakistan fino a Londra, sarà stato piuttosto pesante…- commenta. Io spalanco gli occhi.
-Vuoi dirmi che Zayn è mezzo pakistano? Oddio, io lo sapevo, in effetti ogni tanto ha quell’aria un po’ da vu cumprà, non so se mi spiego…- osservo, sorpresa. Liam scoppia a ridere per la mia ultima affermazione, mentre il campanello di casa suona. Mi alzo di scatto dal divano, saluto velocemente Liam e gli altri e corro verso la porta. Prima di aprire, mi sistemo alla meglio i capelli e prendo la borsa. Sono pronta, posso farcela.
Apro la porta, scena di una tipica serie televisiva americana, Zayn di fronte a me, splendido come sempre, che mi sorride e mi porge la mano.
Dopo i vari saluti e le procedure di rottura del ghiaccio, mi informa che saremo in venti minuti a casa di suo padre con la sua macchina. La mia prima reazione è la solita che ha una ragazza quando un ragazzo le dice di avere una macchina (ommaigod!!11!1). Ecco, tutto il mio entusiasmo svanisce quando mi si presenta davanti un rottame non più identificabile come macchina. Mi volto a guardare Zayn.
-Ma cammina? - gli domando seriamente, lui ridacchia mentre cerca le chiavi nella tasca dei pantaloni. 
-Dovrebbe. - risponde, aprendomi la portiera e facendo accomodare nel catorcio. Spero seriamente che ce la faccia a sopportare il viaggio di andata e ritorno. -Tranquilla, sarà pure un relitto ma cammina. - tenta di rassicurarmi, prendendo posto.
Sarò psicologicamente pronta ad una serata come quella che si presenta? Si vedrà.

Fatto sta che arrivo a metà serata illesa. Il padre, Yaser, è una brava persona, e hanno una casa spettacolare. Una villa nei pressi di Primrose Hill; la parte più bella è in assoluto il giardino immenso decorato da decine di piante e fiori di ogni tipo, nulla togliendo agli interni niente male. Possiamo dire che i soldi non se li fanno mancare, ecco.
Ci ritroviamo io e Zayn da soli in cucina, lui lava i piatti mentre io aiuto a sparecchiare.
-Che programmi hai per domani? Abbiamo giorno libero, c'è la disinfestazione del cortile. - mi chiede, girandosi a guardarmi con il sapone per i piatti nelle mani. Distolgo lo sguarda da quello scenario buffo per concentrarmi sulla domanda. 
-Credo proprio di niente, come al solito. Dove intendi portarmi? - stavolta domando io, dando per scontato che Zayn abbia intenzione di trascorrere - o sprecare - un altro giorno della sua vita insieme a me. Sinceramente, è più confortante la prima opzione.
Lui ridacchia, sciacqua il sapone dalle sue mani e le asciuga su un panno posato sul bancone; poi, con i suoi comodi, si decide a girarsi e a guardarmi negli occhi.
-Cosa ti fa credere che io voglia stare con te domani? - mi domanda, ridendo sotto i baffi. Io alzo un sopracciglio, guardandolo storto. 
-Il fatto che, nonostante io sia una cosiddetta rompi coglioni 24 ore su 24, nonostante ci capiti spesso di litigare per scemenze, nonostante io abbia guardato quasi tutte le stagioni di Chuck senza te e ti abbia sequestrato il dvd, ma soprattutto nonostante mi rifiuti di farmi chiamare Pooh Bear davanti mezzo corpo studentesco, tu non hai mai rifiutato un mio invito, non ti sei mai rifiutato di passare del tempo insieme a me. E sinceramente, mi capita spesso di chiedermi il perché. - concludo, soddisfatta del mio discorso da Oscar. 
Lui annuisce, ridendosela liberamente.
-Ammirevole, potrei commuovermi. - risponde, posando lo strofinaccio di nuovo sul bancone e avvicinandosi a me. -Mmmh, ascolta...conosco un bel posto vicino Parliament Hill Fields; pensaci, io e te, di sera, sulla collina di Parliament Hill illuminata solo dalle stelle e dalla luna...- inizia, avvicinandosi ancora di più. 
Note: Mi chiamo Simona e non sto andando in iperventilazione. Tranquilla, non c'è nulla da temere da un Zayn Malik innocuo. Zayn che abbaia non morde, diceva un detto. O qualcosa di simile. -E poi ti porto a pattinare. Che ne dici? - conclude, ad un soffio di distanza dal mio viso.
-Penso che sia un'ottima idea...- acconsento, cercando di tenere il mio tono fermo e indifferente. Non cedere, Simona.
Prontamente, nella stanza irrompe il padre di Zayn. Io ritorno subito al tavolo, metto via la tovaglia, e Zayn torna a lavare i piatti. Il padre si trattiene giusto per il tempo di un bicchiere d'acqua e poi ci lascia di nuovo da soli. Io e Zayn ci lasciamo andare ad una risata liberatoria.
-Magari domani sera aggiungi qualche candela profumata, sarebbe una buona idea. - propongo, ridendo, lui scuote la testa e rotea gli occhi. Certo, vuole fare le cose in grande però ad una minima richiesta si tira indietro. Fifone.
Finite le nostre faccende da casalinghe disperate, ci decidiamo a salutare Yaser Malik - che, per dirla tutta, è anche lui un figo come suo figlio - e a lasciare la villa di Primrose Hill per tornare alla Goldsmiths. Sono già le 23.30 e il coprifuoco dell'università è a mezzanotte, non ci conviene farci beccare un'altra volta fuori.
-Zayn, per tutta la sera ho pensato, anche se non ho voluto dirtelo, dato che tuo padre è a Londra non dovrebbe venire anche lui all'università per...insomma...quel fatto? - gli chiedo, ad un certo punto del percorso di ritorno a casa sul catorcio.
-Devo dirti la verità, anche io ci ho pensato per tutta la sera, ma forse non era il momento giusto. Avrebbe potuto fare una scenata, e non era il caso davanti a te. Non sarebbe stato...opportuno, mi hai capito. - replica, gesticolando nervosamente. 
Ad essere sinceri, sono dispiaciuta per questo fatto dell'espulsione per me, Alice e Harry ma soprattutto per Zayn. Noi abbiamo rischiato di essere espulsi insieme a Niall, Louis, Liam e Chiara un sacco di volte, lui invece è uno studente nuovo e per colpa mia è stato compromesso. La sua opportunità di diventare qualcuno all'interno della Goldsmiths, di crearsi un futuro attraverso quell'università è andata in fumo per colpa mia. Non è una novità, per me, impedire a qualcuno di seguire i propri sogni e le proprie ambizioni per dei capricci personali.
-Tutto ok? A che pensi? - chiede, schioccandomi le dita davanti agli occhi. Che. Fastidio. Mi accorgo di essere già arrivati a New Cross, siamo quasi arrivati al college.
-Niente di ché, davvero...- gli assicuro, sorridendo. 
Quando arriviamo davanti l'ingresso principale del campus mi sento abbastanza frustrata, ma anche felice per la bellissima, come sempre, serata passata con Zayn. Ci facciamo aprire i cancelli dal guardiano, il signor Brown, e ci incamminiamo finalmente verso le nostre case.
23.50 - Arrriviamo davanti la Nona. Zayn decide comunque di accompagnarmi fino alla Settima, anche se si ferma poco prima, alla fine della Ottava. Mi sento stranamente osservata.
-Grazie di tutto, come al solito, Zayn. E' stata una serata meravigliosa, davvero, mi sono divertita tanto. Poi tuo padre è uguale a te, ed è anche divertente. - lo ringrazio, ridendo. Lui risponde alla risata, scrollando poi le spalle. Guardo un'altra volta il display del cellulare: mancano cinque minuti a mezzanotte, mancano cinque minuti alla fine della scommessa. E' stato bello finché è durato.
-Oggi, quando la Degrees ci ha separati, mi ha fermato il professore Whitered che prima ci guardava da lontano e mi ha detto con tono maniacale "io vi shippo" indicando te e me. - confessa, scoppiando a ridere subito dopo. Io lo seguo nelle risate, ci mancava solo Whitered che ci shippa. Beh, come biasimarlo? Tutti ci shippano.
Continuiamo a commentare l'accaduto fra le risate generali, quando è il turno di Zayn di guardare l'ora sul display del cellulare.
-Manca un minuto alla mezzanotte...ci pensi che ci siamo conosciuti esattamente una settimana fa? E pensare che la prima volta che ti vidi mi stavi sul cazzo in una maniera impressionante...ed ero anche felice che Shoe non ti avesse fatto le fotocopie, lo ammetto. - riconosce, pronunciando l'ultima frase tutta d'un fiato. Io gli rivolgo uno sguardo ironico, della serie "mi stai prendendo per il culo, dimmelo". 
Inizia ad avvicinarsi lentamente, proprio come stava facendo qualche momento fa in cucina, prima che entrasse suo padre dentro. Mi prende dolcemente le mani. Simona, non tutto è ancora perduto, puoi farcela! 
-Volevo solo dirti una cosa che mi tengo dentro da un po' di tempo, e credo che dovresti saperla...- continua.
Si avvicina, si avvicina sempre di più, i nostri nasi - non poi così piccoli - che si sfiorano.
Chiudo gli occhi...sento il contatto delle sue labbra con le mie...riesco a percepire il suo respiro sulla pelle, tipo la pubblicità delle Vigorsol...tornando seri.
Sapore di miele...o forse pollo. Sapore di rabbia, di parole trattenute, sapore di risate, di sorrisi e sguardi di nascosto...sapore di appuntamenti di nascondo andati a finire male...sa-sa-sapore di sale...ok, scherzo. Odore di giornale appena andato in stampa, odore della terra bagnata intorno al Marble Arch...
Zayn si stacca lentamente dalle mie labbra. Avvicina le sue labbra al mio orecchio destro, mentre il mio corpo non reagisce ai comandi della mia mente.
-So della scommessa. - sussurra infine. Sento il mondo crollarmi addosso, mentre le gambe tremano e il cuore perde un battito, per poi tornare a battere veloce. Devo aver sentito male.
-Q-quale scommessa? - balbetto nervosa, cercando di sviare il discorso.
-Andiamo, sai bene di quale scommessa parlo. - replica con un sorriso amaro, e allontanandosi da me mentre cammina all'indietro. Uno dei suoi vizi.
-Zayn, posso spiegarti...- inizio, entrando nel panico. 
Tutto ciò che devi fare, Simona, è mantenere la calma. E' tutto solo un brutto sogno, tranquilla.
-Non c'è niente da spiegare, hai già fatto abbastanza. Vuoi sapere la verità sul tuo conto? Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno. Tu ti consideri uno spirito libero, ti rifugi dietro stupide scommesse per paura che qualcuno possa rinchiuderti in una gabbia. - ribatte, alterato. Inizia ad alzare il tono della voce mentre le parole che non mi ha detto e che voleva tanto dirmi escono con rabbia dalla stessa bocca che un minuto fa mi ha baciata. -E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei costruita da sola, ed è una gabbia dalla quale non uscirai, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa. Con me hai chiuso. - conclude. Inizia a camminare a passo spedito verso casa sua, lo raggiungo.
-Aspetta, Zayn, ti prego! - lo supplico. - Hai fottutamente ragione. Tutte quelle cazzo di cose, tutte le cose che hai detto su di me sono fottutamente vere, non posso negarlo. Ma io ti giuro che tutto quello che ho fatto, tutto quello che ho detto durante questa settimana non era condizionato dalla scommessa o da nessun'altra cosa. Per tutto il tempo che sono stata con te ti ho mostrato in maggioranza una parte di me, quella che doveva apparire perfetta, anche se alla fine mi sono lasciata andare, sono stata me stessa, Zayn. Quelle cose che ti ho detto le pensavo sul serio. Sarò pure una persona di merda, una fifona, non sono uno spirito libero e mi sono costruita una gabbia, ok, lo accetto, sono così. Ma non posso accettare che tu mandi tutto a puttane per una stupida scommessa. - replico, parlando velocemente e lasciandomi bagnare la guancia da una lacrima di troppo.
-Io non ti credo, come posso crederti? Mi ricordo ogni singola cosa successa in questa settimana, a partire da quando Chiara e io abbiamo organizzato il primo appuntamento fino a quando ti ho portato su una fottutissima mongolfiera per stupirti, per farti felice. E cosa ho guadagnato? L'espulsione. Tu, Simona, porti guai. Non solo alle persone che ti stanno intorno, quelle che provano ad aiutarti, ma anche a te stessa. Non voglio essere preso in giro un momento in più, dannazione, non sono un premio che si vince alla fine di una scommessa! - sbraita, incazzato nero. Mi passo le mani fra i capelli, implorandolo mentalmente di non gridare, che attireremo l'attenzione.
Sento il rumore di una porta chiudersi dietro di noi e alcune voci, ma non mi giro, continuo a guardare Zayn.
-Io non ti ho preso in giro, Zayn. Volevo anche io stessa convincermi di star facendo tutto questo per la scommessa, per me stessa, ma non era così, e lo sapevo bene, anche se non volevo ammetterlo. Tutti lo sapevano, lo sapeva Chiara, lo sapeva Alice, lo sapeva mio fratello e lo sapeva Louis e il resto dei ragazzi, e....- continuo, quando mi blocco, sconvolta dalle mie stesse parole. Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?
-Louis Tomlinson ti ha detto della scommessa, non è vero? - gli chiedo, cercando di tranquillizzarmi.
-Non me ne sbatte un cazzo né di Tomlinson né della scommessa, ok? Il punto è che io sapevo fin dal principio di questa presa in giro ma ho continuato, ho voluto uscire con te, perché mi fai dannatamente stare bene, ma evidentemente la persona che mi faceva ridere e divertire non era la stessa che è in questo momento davanti a me. Non voglio sapere più niente di te, abbiamo chiuso. - sentenzia, rimanendo impassibile alle lacrime di rabbia che solcano il mio viso.
Davanti a me, Niall, Liam e Louis cercando di fermare Harry intento ad ammazzare Zayn. Rumore, solo rumore, non riesco a scandire le parole. Focalizzo il mio obbiettivo, Louis William Tomlinson. Mi scaglio contro di lui, iniziando a picchiarlo, come spesso mi è capitato negli ultimi giorni.
Interviene Liam che mi stacca di peso da Tomlinson, mentre io cerco di liberarmi lui mi tiene stretta.
-Ti odio Tomlinson, hai rovinato tutto un'altra volta! Ti odio con tutto il mio cuore, vaffanculo! - gli urlo contro, Liam che mi trascina verso casa.
Non mi importa se ci hanno visti, non mi importa se stanno tutti gli studenti assistendo alla mini rissa fuori la Nona, non mi importa di niente.
Rumore. Le mie orecchie percepiscono solo un rumore indistinto, gli occhi annebbiati, il respiro mi manca.
Perché è tutto così difficile?





«Allora, come ti senti?
«Di merda, Liam, come dovrei sentirmi? In fin dei conti abbiamo passato dei bei momenti insieme, ma non sono quel tipo di persona che si fa usare come se fosse un premio alla lotteria. Semplicemente, non mi sta bene il suo gioco. Credo che prima o poi tutti e due ce ne faremo una ragione.



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ZAN ZAN ZAAAAAAAAAAANNN!
Finalmente ho postato IL capitolo, direi uno dei più importanti di tutta la storia.
Si è finalmente scoperto che la voce che parlava con Zayn alla fine di ogni giornata era Liam!
Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate, posterò il prossimo capitolo quando questo riceverà almeno 2 recensioni, non chiedo tanto HAHHAHAHHAHA.
Ci si sente!

 

  
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