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Autore: EuphemiaMorrigan    09/09/2013    3 recensioni
Uno Spin-off della raccolta su Madara e Naruto; perché... Sì.
Un Izuna buono e gentile con ogni essere vivente, tranne Tobirama. Un Tobirama stronzo e antipatico con tutti, anche con Izuna.
Un Madara felicemente inconsapevole. Un Naruto schifosamente bravo a mentire.
Un Hashirama con problemi di depressione. Una Mito leggermente violenta con il marito.
Fughe dei poveri Senju braccati dagli Uchiha.
Piani di omicidio lanciando piante ornamentali.
Ed un Madara sempre più inconsapevole del disastro annunciato che gli gravita attorno!
Perché, in fondo, più odi una una persona... Più vorresti portartela a letto.
(TobiramaXIzuna. Accenni: MadaraXNaruto. HashiramaXMito. E l'allegra (?) famiglia Uchiha al completo)...
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hashirama Senju, Izuna Uchiha, Madara Uchiha, Naruto Uzumaki, Tobirama Senju
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Il piano d'azione di Izuna Uchiha-

Note dell'autrice: Hello. I'm the Nostag... °Tossisce°... Pardon, non dovrei scrivere dopo aver visto i video di Doug. Comunque, torniamo al discorso principale: anche questa si avvicina alla fine, tra qualche capitolo! Così come a Tossicità equivalente ne manca uno (Sto lavorando su una scena che per ora mi causa qualche problema, però è, spero, questione di giorni)...
Vorrei concludere presto queste due storie!
Vi lascio alla lettura, un bacio!

 

Era lì.

Pronto a lanciarsi a braccia aperte tra le fauci del lupo.

Inspirò una profonda boccata d'aria, scrutò i dintorni con agitazione e tornò a posare lo sguardo sulla porta serrata che si stagliava minacciosa dinanzi a lui.

Ok, per quale motivo lo stava facendo?

Ovviamente per Tobirama; che in quel momento era chissà dove a tentare di schiarirsi le idee, in completa solitudine. Da qualche settimana si era praticamente trasferito a casa sua; parlava poco e solo se interpellato e, il suo sguardo, era profondamente addolorato.

Non lo aveva mai visto in quello stato.

E quel Tobirama non gli piaceva, per niente.

Per questo avrebbe parlato con Butsuma e, a costo di scatenare una Guerra, gli avrebbe fatto capire quanto le sue parole di disprezzo avessero ferito il figlio minore.

Izuna non voleva essere accettato, sapeva che era praticamente impossibile, però... Non poteva permettere a quell'uomo di rendere infelice il suo compagno.

Si fece coraggio, gonfiò il petto buttando fuori un sospiro e suonò al campanello, attendendo di venir accolto.

Sulla soglia apparve una donna di bella presenza, alta, formosa e dai capelli rossi come il fuoco; osservò attentamente quella figura famigliare e parlò «Tu sei un Uchiha!».

Perfetto! Iniziamo malissimo... Pensò il ragazzo, percependo dell'astio nella sua voce. Assottigliò le labbra fine e mormorò «Sono Izuna Uchiha».

«Oh... -Sussurrò lei, come se si fosse improvvisamente ricordata di chi aveva di fronte; si passo le dita sotto al mento e sorrise- ...Il fidanzato di Tobirama. Ci ha parlato di te, almeno un pochino! Io sono Mito Uzumaki, la moglie di Hashirama. Trovo strano che non ci siamo riconosciuti, eppure ti avevo già intravisto» Concluse, allungando una mano verso di lui.

Il ragazzo sbatté le palpebre in modo confuso, poi riuscì finalmente a tornare lucido e scacciare l'ansia che lo stava schiacciando «Già, che strano. Forse è causa della situazione».

«Vuoi parlare con Butsuma-sama, vero?» Nemmeno pareva una domanda.

«Devo farlo... -Affermò deciso- ...Per il bene di Tobirama, è mio compito» Aggiunse, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans e stringendo le spalle.

Mito si spostò leggermente dall'ingresso e lo fece accomodare, gli sorrise gentile una nuova volta e disse «È nel giardino sul retro, ti indico la strada... -Gli sfiorò delicatamente un avambraccio e, continuando a camminare, aggiunse sincera- ...Spero che vada tutto bene».

Dannati Uzumaki... Si ritrovò a pensare il giovane Uchiha con un pizzico di divertimento. Come potevano tutti i membri di quella famiglia, o almeno quelli che conosceva, apparire sempre così empatici con gli altri?

Sempre così disponibili e gentili?

Non che Mito avesse fatto chissà cosa, e continuava ad essere assolutamente convinto che mai nessuno potesse superare il cognato in premura (O stupidità, che dir si voglia), ma il suo sorriso lo aveva rilassato all'istante.

Si sentì dare una pacca tra le scapole quando giunsero in giardino e lei si allontanò, muovendo il capo in un gesto d'incitamento prima di scomparire in una delle grandi stanze di quella dimora.

Sospirò ancora, osservando la schiena dritta di Butsuma Senju e la sua postura rigida come se, nonostante gli desse le spalle, avesse avvertito la sua presenza.

«Non sono interessato, Uchiha» Difatti parlò, con tono glaciale, senza degnarsi nemmeno di voltarsi.

Izuna strinse saldamente i pugni e sputò fuori, irritato «Non è interessato a come stia suo figlio?».

«Da quando sta con te quello non è più mio figlio» Dichiarò con tono di disprezzo, puntando le sue iridi su quelle del ragazzo più giovane, cercando di intimorirlo.

«Perché?... -Domandò in tono flebile- ...Ciò che la infastidisce non è il mio sesso, vero? Almeno non solo. È il mio cognome, giusto? Mi chiedo è il perché di tutto questo odio» Concluse, sinceramente curioso di capire da dove era nato quell'astio immotivato che Uchiha e Senju provavano l'uno per l'altro.

Butsuma incrociò le braccia al petto ed assunse un'espressione pensierosa, scrutò attentamente il ragazzo dinanzi a sé e dichiarò «Hai lo stesso sguardo di Tajima... -Scoccò la lingua contro il palato, riprendendo- ...Vuoi un motivo? Non esiste! Semplicemente Uchiha e Senju sono troppo differenti per essere amici, amanti o semplici conoscenti. Io e tuo padre ci rispettavamo, e per un periodo di tempo abbiamo avuto anche l'ardire di considerarci amici, ma... Non poteva funzionare. Come non può tra te e Tobirama, seppur... -Fece una smorfia schifata con le labbra- ...Il rapporto che vi lega è decisamente differente».

Izuna arcuò un sopracciglio e riferì duro «Madara aveva nove anni quando incontrò Hashirama. Ed ora, a più di trenta, ancora si frequentano, ancora... -Sbuffò, scuotendo la testa, come se volesse scacciare una mosca molesta- ...Ancora si voglio bene! Anche se mio fratello non lo ammetterà mai considera me, Hashirama e Naruto la sua unica famiglia. Quindi lei ha torto!» Finì, scandendo lentamente ogni parola.

Butsuma si ritrovò a sorridere di quel tono strafottente e domandò, sarcastico «Quanto credi che durerà? Intendo tra te e Tobirama. Uno? Due? Tre anni? Non vi do di più e sono anche stato generoso».

Uchiha ghignò diverto, si sedette comodamente su una delle sedie del giardino ed accavallò le gambe «Si sbaglia! Probabilmente la nostra relazione dura da quasi vent'anni».

«Di cosa Diavolo parli?» Indagò, avvicinandosi un poco a lui.

Il giovane scostò dal volto una ciocca di capelli corvini e cominciò piano «All'inizio credevo fosse solamente attrazione fisica... Poi ho compreso che, probabilmente, io e Tobirama stiamo insieme dalla prima volta che i nostri occhi si sono incrociati. Dia la colpa a Madara e Hashirama»

 

«Amico mio!» Salutò un ragazzino di appena dodici anni, trascinandosi per un polso un bambinetto di sette che sbuffava e strattonava con violenza il suo braccio.

«Sei in ritardo lurido Senju, come al solito» Gli sbraitò contro l'altro; tenendo saldo per la mano suo fratello. Non si fidava a lasciarlo libero, soprattutto con la strada trafficata a pochi passi da loro; non che Izuna fosse stupido, piuttosto era Madara ad essere estremamente protettivo con lui.

Hashirama saltellò attorno al suo migliore amico con gli occhi che gli brillavano di gioia «Lui è Izuna!» Esclamò euforico, scrutando attentamente quel bambino, della stessa età di Tobirama, che lo osservava con occhi grandi e scioccati.

«Idiota!... -Lo sgridò l'amico, dandogli un pugno in testa- ...Non vedi che così lo spaventi?» Il tono rasentava l'isteria e somigliava vagamente ad una mamma chioccia.

Mentre i fratelli maggiori litigavano, o meglio: Madara litigava da solo e Hashirama si accucciava a terra con le lacrime agli occhi; i minori si lanciavano occhiate curiose e sospette.

Izuna si sentì arrossire le gote, imbarazzato da quegli occhi che lo studiavano da interi minuti, non era abituato a confrontarsi con ragazzi della sua età.

«Tsz.. Femminuccia!» Sputò fuori improvvisamente il bambino dai capelli argentei; in tono abbastanza alto da farsi sentire da lui. Credeva, fermamente, che sarebbe scoppiato a piangere; dato che appariva così piccolo e delicato.

C-come?... Pensò Izuna inclinando il collo, rialzò il viso fulminandolo con un'occhiataccia e si staccò violentemente dalla mano del fratello maggiore; raggiunse quell'odioso bambinetto viziato e lo spinse a terra, ringhiando «Vaffanculo, Senju».

Il vocabolario forbito lo aveva ereditato da Madara.

Quello stesso Madara che si trattenne a stento dallo scoppiare fragorosamente a ridere e fargli un applauso; all'improvviso, però, si ricordò delle macchine e lo riagguantò per la vita, posizionandolo ancora accanto a sé, sempre più protettivo.

Hashirama scosse la testa ed osservò il suo fratellino fumare di rabbia e maledire, con epiteti poco affettuosi, il maledetto mini-Uchiha.

Peccato, speravo potessero diventare amici...

 

«Mmh... Capisco!» Borbottò Butsuma perso nei suoi pensieri, non era al corrente di quell'incontro. Non che fosse mai stato un padre presente nella vita dei suoi figli, aveva sempre dato priorità ad altro.

Errando. Ma era troppo orgoglioso per ammetterlo.

«Beh... -Izuna si grattò il capo, imbarazzato- ...Ha iniziato lui, io mi sono solamente difeso» Aggiunse, cercando di giustificarsi.

Il più grande si poggiò una mano sotto al mento, nel frattempo che raccontava si era seduto dinanzi al ragazzo, e chiese, titubante di far uscire dalle sue labbra quelle parole, «E da lì vi siete... Piaciuti?».

Uchiha sorrise e negò «Oh, no. Da lì ci siamo odiati».

 

«Tu: insignificante Uchiha!».

Quella voce, quel tono strafottente ed odioso, era sicuramente...

«Tobirama -inutile- Senju» Buttò fuori infastidito, mantenendo la cartella piena di libri su una spalla e non degnandolo di uno sguardo.

«Perché i nostri genitori ci hanno iscritto alla stessa, dannata, scuola?» Chiese più a se stesso che al suo interlocutore, infilandosi le mani in tasca e camminando gobbo. Come se la consapevolezza di dover trascorrere cinque anni nello stesso complesso scolastico fosse stata ben peggiore di una bastonata.

«Sadismo» Affermò perentorio Izuna, scrollò le spalle e si bloccò dinanzi ai cancelli aperti del suo -loro- nuovo Inferno.

Tobirama posò gli occhi sul suo profilo ancora infantile ed ordinò «Non starmi tra i piedi».

«Il disprezzo è reciproco» Replicò allontanandosi da lui con un'espressione beffarda sul viso pallido.

Pregando, entrambi, di non avere la sfortuna di capitare nella stessa classe.

 

«Oh, perché?» Domandò improvvisamente l'Uchiha, arrestando il suo racconto.

«Perché, cosa?» Rimbeccò Butsuma.

Izuna si portò le mani giunte tra le gambe e si piegò un poco in avanti, chiedendo curioso «Perché lo stesso liceo? Sapeva che ci sarei stato anch'io. Se ci disprezzava tanto per quale motivo iscrivere suo figlio al mio stesso istituto? Ce ne erano molti di migliori».

Il Senju si grattò una guancia, quasi a disagio, e rispose «L'ennesima sfida con Tajima! Peccato che siete stati smistati sempre in classi diverse, nella stessa ci sarebbe stato più confronto».

«Per fortuna!... -Esclamò ridendo- ...Si sarebbe ritrovato con due figli morti» Continuò, provando una strana sensazione di imbarazzo a parlare così amichevolmente con quell'uomo che mal sopportava, ma si ripeté che lo stava facendo per il suo compagno.

«Due?» Chiese guardingo. Quel ragazzo, ormai uomo, non era poi così male come credeva. Peccato che i radicati preconcetti che aveva gli impedivano di vedere oltre.

«Io e Tobirama ci saremmo ammazzati e, probabilmente, Madara avrebbe sgozzato Hashirama per vendetta. Sono abbastanza certo che sarebbe successo!» Lo informò, trattenendo le risa divertite.

L'uomo adulto spostò lo sguardo alla sua destra e lo invitò pensieroso, dopo qualche secondo di silenzio, «Continua...».

«Mmmh?... -Mugolò Izuna, leggermente confuso, poi si ricordò del racconto e dichiarò- ...Non credo ci sia altro da dire: quando ci incontravamo ci insultavamo, giungendo anche alle mani, e quando non accadeva... A me mancava un po'... -Addolcì il tono di voce, osservando qualcosa davanti a sé con occhi vacui- ...Poi c'è stato l'ultimo giorno dell'ultimo anno».

 

«Senju... Suppongo sia un addio» Sussurrò ad un Tobirama stranamente agitato, portandosi una mano dietro la nuca e grattandosi lo scalpo; chiedendosi tra sé e sé per quale motivo si fosse avvicinato di sua spontanea volontà a quell'odioso ragazzo.

Dai, diglielo. Tobirama, provaci... S'incitò questi, ma lasciò perdere un secondo dopo rispondendo con il solito tono strafottente e distaccato «Aspettavo questo giorno con ansia, Uchiha».

Non era vero!

Il pensiero di non vederlo più, anche solo di sfuggita, lo intristiva terribilmente. Però Izuna lo odiava, si era fatto odiare, non poteva pretendere altro.

Il ragazzo più piccolo gli sorrise, non un ghigno di scherno e superiorità, ma un autentico sorriso caloroso e gentile si disegnò selle sue labbra sottili «Stammi bene, Tobirama» Soffiò sincero, allontanandosi da lui e alzando una mano in segno di saluto.

In fondo le litigate con lo sporco Senju gli sarebbero mancate.

Il ragazzo dai capelli argentei lo vide scomparire lentamente dalla sua vista, arricciò le labbra in un impercettibile sorriso di rimando e gli diede le spalle.

Forse, in futuro, avrebbe avuto un'altra possibilità!

Stammi bene anche tu, Izuna...

 

«Tutto qui?» Domandò leggermente deluso, sorseggiando il tè che gli aveva gentilmente offerto Mito; andata da loro per sincerarsi che non si fossero scannati, li aveva invece trovati a parlare tranquillamente seduti ad un tavolo da giardino.

Cosa aveva di speciale quell'Izuna? Pareva impossibile odiarlo dopo pochi minuti di conoscenza.

L'uomo dai capelli corvini si mordicchiò pensieroso l'unghia del pollice e poi riferì «Beh... Ci siamo rivisti, per caso, ed ogni volta ci prendevamo a male parole; se non peggio. Poi una sera... Non ne ho idea sinceramente, ancora non so spiegarmi come sia accaduto! Ma come ho detto, in fondo, io e Tobirama stavamo insieme da tempo, anche se non lo sapevamo».

Butsuma sbuffò pesantemente ed incrociò le braccia al petto, tornò a guardarlo con occhi duri e seri, informandosi attento «Cosa vuoi da me?».

«Vorrei che parlasse con Tobirama, che comprendesse ed accettasse le sue scelte» Rispose, sicuro come non era mai stato prima.

«Tu non mi sei simpatico, Uchiha. Non credere che solo perché ho ascoltato il tuo racconto ti abbia accettato, non sarà mai così!» Esclamò, aspettando una sua reazione; cercando una risposta. Un motivo in più per tornare a rivolgere parola al figlio minore.

Izuna sorrise fiaccamente e socchiuse gli occhi «Non voglio essere accettato da lei. Vorrei solo che Tobirama non stesse male per questo».

Sta davvero mettendo al primo posto lui?... Si chiese basito, trovando finalmente la risposta che cercava!

Izuna era un Uchiha e non gli sarebbe mai piaciuto.

Era un uomo e lo avrebbe sempre disprezzato.

Però... Poteva almeno tentare di levigare i suoi spigoli; perché prima di essere Butsuma Senju era un padre e... Amava i suoi figli.

«Ci penserò».

«Ma...» Tentò di dire, prima di venir bloccato dall'uomo adulto.

Butsuma posò i palmi sul tavolo facendo leva su questi e rialzandosi lentamente, lo osservò ancora e dichiarò «Accontentati del “ci penserò”... -Si incamminò lentamente verso l'interno della sua abitazione e aggiunse- ...Continuerò a sperare in una vostra separazione, i miei pensieri su di te non cambieranno».

 

Izuna, una volta uscito sano e salvo dalla tana del nemico, decise di camminare un po' per le vie di Konoha; ripensando a come aveva trascorso più di metà pomeriggio.

Se Madara lo avesse anche solo sospettato avrebbe sfondato la porta di casa Senju gridando al rapimento, litigando con il vecchio Butsuma e cercando di recidergli la giugulare a morsi.

Non sarebbe stato nemmeno tanto male come scenario, almeno si sarebbe divertito.

Però non era stato il caso di riferirgli i suoi piani per la giornata, per due motivi:

Il povero Naruto avrebbe dovuto calmarlo e rimetterci la pelle.

L'omicidio era ancora illegale.

Sorrise di quei pensieri ed infilò le chiavi nella serratura, trovandosi dinanzi un sorpreso Tobirama con la mano ancora a mezz'aria «Stavi per uscire?».

«Volevo venire a cercarti... -Confessò, incrociando le braccia al torace ed indagando- ...Cosa hai fatto oggi?».

Il ragazzo dai capelli corvini si finse pensieroso e chiarificò «Una semplice passeggiata, nulla di speciale!».

«Allora per quale motivo mio padre mi ha chiamato dicendo, testuali parole: “Non mi interessa chi ti porti a letto, ma farmelo vedere il meno possibile”?!» Chiese assottigliando gli occhi e sbarrandogli, ancora, il passaggio.

Izuna sorrise tra sé e decise che una piccola bugia non avrebbe fatto male in quella situazione «Non saprei cosa risponderti, ma sono felice per te».

Il compagno sbatté le palpebre, addolcì l'espressione del volto e lo abbracciò; domandando dispiaciuto «Non ti dà fastidio ciò che ha detto?».

Izuna gli circondò la vita e posò una guancia sulla sua spalla, ridendo piano «Uomini Uchiha. Uomini Senju. Siamo tutti uguali!».

Non ti azzardare a farmi passare del tempo con Madara, Izuna!

Lo ami? Perfetto, problemi tuoi! Ma non voglio il Senju tra i piedi, Otouto!

Sì, erano veramente tutti uguali.

E testardi.

Maledettamente testardi.

   
 
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