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Autore: Aniel_    09/09/2013    13 recensioni
Dean, Sam e Cas, dopo una caccia pericolosa, vengono portati d'urgenza al Sacro Cuore.
J.D. si annoia perché, si sa, durante il turno di notte non accade mai nulla di interessante.
[Crossover Supernatural/Scrubs]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fandom: Supernatural/Scrubs
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, Sam, John Dorian, Chris Turk, Perry Cox, Bob Kelso, Carla Espinosa, Laverne Roberts
Rating: SAFE
Genere: introspettivo, commedia
Warning:  pre-slash, crossover
Words: 1699
Note: è una piccola shottina senza pretese, un regalino per Nadia che la voleva. Ecco qui!

Disclaimer: non mi appartiene né Dean, né Cas, né il Sacro Cuore mi appartengono. #tristezza
 
Welcome to Sacred Heart
 
11: 23 p.m.
 
Quando Sam aprì gli occhi scattò con il busto in avanti, ispirando un ansito secco. Mani forti e decise lo spinsero nuovamente sdraiato, luci forti e fastidiose gli impedivano di vedere cosa stesse accadendo e la sensazione di avere la testa spaccata a metà non deponeva a favore della causa.
«Signore, la prego, deve stare fermo altrimenti sarò costretta a sedarla.» si lamentò una donna, avvicinandogli le mani al viso e spalancandogli un occhio con due dita. «È stabile.» aggiunse, voltandosi verso un altro uomo.
Sam focalizzò a stento le pareti rossastre. Un forte odore di disinfettante gli fece venire la nausea.
«Dove sono?» biascicò, tossendo appena.
«In ambulanza. La stiamo portando in ospedale.»
«Mio- mio fratello...?»
«I due uomini che erano con lei sono stati recuperati da un'altra ambulanza. Ora, la prego, smetta di agitarsi.»
Fece come gli era stato ordinato e lasciò che la sua mente - aiutata da una dose spropositata di antidolorifici- vagasse verso i ricordi di quella sera: un covo di demoni, un'imboscata, misere difese, lui che veniva schiantato contro un albero... e poi il vuoto.
 
11: 49 p.m.
 
J.D. si accoccolò sull'unico materasso disponibile della saletta reperibili, sbadigliando rumorosamente.
Odiava il turno di notte, non accadeva mai nulla di interessante e, a parte assicurarsi che pazienti come il signor Calrson mantenessero segni vitali buoni nonostante anni e anni di coma irreversibile, non aveva poi molto di cui occuparsi.
Così quando la porta della saletta di spalancò, rivelando una Laverne seriamente preoccupata, il medicò esordì con un sono "yazzie!", scalciando qualcosa di invisibile alla sua destra.
«Non dovresti gioire delle disgrazie altrui. Hai idea di cosa potrebbe dire Dio, a riguardo?»
"La vita umana è preziosa, J.D., e va preservata. Gioire delle sfortune altrui è un grave peccato."
"Sì, ma ipotizziamo che un assassino si sloghi una caviglia mentre insegue l'ennesima vittima..."
Dio si fermò a riflettere. "Oh beh, in questo caso... forse..."
"Oh, sul serio?"
"No! Finirai all'inferno!"
J.D. scosse il capo e superò Laverne. «Sono diventato buddhista, non te l'ho mai detto?»
Raggiunse Carla all'entrata mentre quest'ultima, seguita da uno stuolo di infermiere, spingevano le barelle di tre pazienti all'interno dell'ospedale.
«Che succede?»
«Uno ha una gamba rotta, è sedato al momento. Un altro ha un ramo conficcato in una spalla e...» si fermò, indicando l'ultimo uomo, «... quello lì ha perso molto sangue ed è in evidente stato confusionale.»
J.D. lo raggiunse: alcune ciocche scure erano completamente inzuppate di sangue, gli zigomi feriti, un copioso rivolo di sangue scendeva giù da una tempia. Doveva aver sbattuto la testa... contro un camion in corsa, magari.
«Può dirmi come si sente?»
«Dean!» gridò l'altro, ignorandolo. «Dean... mi dispiace. Io- mi dispiace così tanto.»
«Okay, si calmi adesso. Deve dirmi come si sente.»
L'uomo scosse il capo, troppo scosso per potergli dare retta. «È colpa mia. Dovevo immaginarlo e- tutti quei demoni... io non-» piagnucolò, «non volevo, sul serio, non-»
«Ha perso i sensi» mormorò, mentre Carla preparava la flebo.
«Era sotto shock da quando è salito in ambulanza. Delirava.» spiegò l'infermiera, accarezzando con lo sguardo il paziente trafitto dal ramo. «Vai a chiamare Turk, Bambi. Qui ci penso io. Quello lì morirà dissanguato se non gli tiriamo fuori quell'affare dalla spalla.»
Eppure quel paziente non sembrava poi così preoccupato, notò J.D.
Continuava a guardare con insistenza l'altro uomo, chiedendo a chiunque gli capitasse a tiro sue notizie. «Sta bene? Ditemi se sta bene. Cas? Castiel? Maledizione, perché non-» ma una fitta di dolore gli tolse il fiato e il medico lo raggiunse, posandogli una mano sul braccio.
«Mi occuperò io del suo amico ma deve calmarsi, per favore.»
Quel Dean imprecò e il ramo si conficcò un centimetro più a fondo, facendolo urlare.
No, calmarsi a quanto sembrava non era un'opzione.
 
8: 23 a.m.
 
Quando Dean aprì gli occhi avvertì una piacevole sensazione di leggerezza, come se qualcuno gli avesse portato via un grande peso di cui non conosceva l'esistenza. Fece per stiracchiarsi ma qualcosa tirò forte all'altezza della spalla, costringendolo a non muoversi.
Non faceva molto male ma era di certo fastidioso.
«Dovrai limitare i movimenti per un po'.» annunciò una voce.
Dean scattò sull'attenti e squadrò l'uomo di colore vestito di un verde ridicolo che gli sorrideva con una sicurezza che lo indispose.
«Come?»
«Sono il Dr. Turk, quello che ti ha staccato lo stuzzicadenti dalla spalla. Dicevo, dovrai limitare i movimenti per un po' o farai saltare i punti.»
Solo in quel momento ricordò tutto: la lotta, l'ambulanza, l'ospedale, Castiel...
Con un movimento troppo aggressivo, fu costretto a ripiegarsi sul letto, gemendo di dolore.
«Il Dr. Dorian mi ha chiesto di dirti che il tuo amico sta facendo degli esami e una tac, mentre tuo fratello è nella stanza in fondo al corridoio. Ha una gamba rotta e per il momento non può andarsene in giro... e nemmeno tu.»
Dean sospirò. «Mio fratello è sveglio?»
«Sì. Ci ha fornito tutti i documenti...» rispose il chirurgo, sfogliando la cartella clinica ai piedi del letto. «Dean Hasselhoff, giusto?»
Almeno Sam è stato abbastanza lucido da tirare fuori i nomi giusti con le assicurazioni sanitarie...
«Esatto. Dean e Sam Hasselhoff, e Castiel Novak.»
Il Dr. Turk rise. «È un nome assurdo.»
«Non importunare i miei pazienti, Turkelton.» lo ammonì un uomo anziano, con un sorriso tiratissimo stampato in viso. «Chiedo scusa, signor Hasselhoff, al dr. Turk piace parlare. Io sono Bob Kelso, primario di medicina, spero che si goda il soggiorno. Noi faremo di tutto per mettere lei e i suoi amici a vostro agio.»
Dean aggrottò la fronte. Vorrà banchettare sulla carcassa del denaro degli Hasselhoff.
«Grazie» gracchiò, e dopo un ulteriore scambio forzato di convenevoli, il primario li lasciò, probabilmente per dare lo stesso "benvenuto" anche a Sam.
«Quando posso vedere mio fratello?»
Turk si strinse nelle proprie spalle. «Vedo se riesco a procurargli una sedia a rotelle. Non hai idea di quanti anziani pigri abbiamo in questo posto.»
Dean rise, più rilassato, e iniziò ad aspettare.
 
10: 40 a.m.
 
J.D sospirò, guardando Dean incrociare le braccia sul letto di Castiel, lo sguardo chino e ansioso. Avevano cercato di trattenerlo nella propria stanza ma non aveva voluto saperne: una volta resi noti i risultati degli esami di Castiel, lo aveva semplicemente raggiunto.
«Dr. Cox, credo si tratti di un trauma cerebrale dovuto all'impatto con... beh, qualsiasi cosa lo abbia colpito. Questo spiegherebbe perché il paziente ha perso la cognizione della realtà.» osservò, teso.
«Shakira, non credo che il nostro amico sia pazzo. Se così fosse dovrei forse negare l'esistenza dei demoni di cui ci ha parlato fino allo svilimento durante la tac? Come potrei? Ne ho sposato uno, maledizione. Ho suggellato il nostro patto con un bacio e sono abbastanza certo che ci sia qualcosa in quelle clausole microscopiche del mio contratto di matrimonio a proposito del vendere la mia anima a quell'essere infimo che chiamo moglie.»
«Oh, ma andiamo... Jordan non è così terribile.»
«Oh no, non lo è. Quella donna è una persecuzione costante, è il demonio! Mi chiedo ancora come mio figlio abbia fatto a non nascere con zampe caprine e un paio di piccole corna chiaramente ereditate dalla nonna!»
J.D. sorrise. «Ha il fascino del padre, è evidente.»
Il Dr. Cox si grattò distrattamente il naso prima di incrociare le braccia e spalancare le pupille. «Non provarci con me, pivello. C'è già abbastanza tensione omoerotica nell'aria da quando quei due hanno messo piede qui parlando di apocalissi e mostri spaventosi, senza che tu dia un più che superfluo contributo.»
J.D. si accigliò. «Crede che siano innamorati?»
«Oh sì, Aisha, credo che passino tutte le notti ad accarezzarsi i capelli e a parlare d'amore... un po' come te e la tua dolce metà, se non fosse che Gandhi non ha più i capelli dal lontano '94.»
Dovrei nascondere i capelli di Turk in un luogo più sicuro...
«Doveva vederli... erano morbidi come cotone.»
Cox grugnì, infastidito, ed entrò nella stanza, attirando l'attenzione di Dean.
«Come sta?» gli chiese, preoccupato.
«Non morirà, è solo confuso e avrà bisogno di riposo. Consiglio di limitare le lotte ai demoni, ai fantasmi, alle fate e giù di lì.»
Dean avvampò, schiarendosi la voce. «È molto confuso, sì.»
«La tua dolce metà sarà in forma entro domani.»
«La mia... cosa?»
«Oh, non preoccuparti. Il dr. Dorian sarà più che felice di discutere con voi sulle precauzioni e sul sesso sicuro.»
J.D. sventolò entrambe le braccia, imbarazzato. «Quello che il Dr. Cox sta cercando di dire è che... uhm... abbiamo notato un attaccamento particolare tra voi, e... uhm...»
«Lascia che ti spieghi cosa sono costretto a vedere ogni giorno:» continuò Cox, come se niente fosse, «vedo madri che perdono figli, figli che perdono padri, uomini che perdono amici ma gli amanti? Oh, gli amanti. Gli amanti sono quelli che rubano le sedie a rotelle, che scatenano l'inferno. Gli amanti sono quelli che più odio perché non ascoltano e passano il tempo al capezzale dell'altro... o altra... e sì, direi che vi odio. Vi odio tanto. Vi megaodio tutti. Buona giornata!»
 
7: 32 p.m.
 
Castiel aprì gli occhi, il corpo per gran parte addormentato, e un atroce mal di testa.
Doveva aver dormito per alcune ore, aveva quasi tutti gli arti intorpiditi e... beh, Dean stava dormendo sulla poltrona accanto al suo letto.
«Dean?» lo chiamò, con gentilezza, accarezzandogli un braccio.
«Ehi...» mormorò l'altro, la voce impastata dal sonno. «Come... come ti senti?»
«Debole.» sorrise, grattandosi una guancia. «Ma vivo.»
L'espressione sul viso di Dean si indurì. «Non farlo più.» lo ammonì.
«Lo so. Ti chiedo scusa... la prossima volta ti darò retta.» si scusò, sinceramente dispiaciuto, «sono stato uno sciocco.»
«No!» replicò l'altro, fermo, afferrandogli una mano. «Non osare mai più prenderle al posto mio, sono stato chiaro?»
Castiel gli accarezzò il polso e sospirò, lieto di quel contatto. «Sam?»
«Sta parlando con un dottore sull'efficacia di alcuni prodotti per capelli.»
E allora Castiel rise, insinuando le dita tra quelle di Dean, stringendolo forte. Dean sbadigliò. «Dovresti riposare» gli consigliò.
Il cacciatore chiuse gli occhi. «Sto bene qui.»
Castiel non riuscì a convincerlo a tornare nella propria stanza e quando un medico spocchioso fece capolino dalla porta, sorridendo sornione e parlottando di quanto amasse avere ragione, lui semplicemente non riuscì a capire.
 
Due giorni dopo
 
J.D. sorrise mentre Dean, Sam e Castiel lasciavano l'ospedale, chi felice (Sam lieto di poter di nuovo camminare liberamente) chi meno ("Perché non possiamo tornare a mangiare la torta qui, ogni tanto? Era squisita!").
La voce di Kelso arrivò alle sue orecchie come un ruggito. «Ci hanno imbrogliati! Hasselhoff è un nome falso! Abbiamo solo sprecato denaro!»
J.D. si nascose per non farsi notare e rise.
Dopotutto il turno di notte non era poi così male.
FINE
   
 
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