Capitolo Nono
Il mittente
Il
frammento di memoria volteggia di fronte a lui, concreto, eppure impalpabile.
Come
il ricordo di un sogno, che, lentamente, scompare alla luce del mattino.
Javik
tende una mano, fino a sfiorarne la superficie metallica.
Un’eco
scaturisce dal manufatto, una voce femminile risuona fra i pensieri del
prothean
- … è stato bello
combattere al tuo fianco, capitano…-
Un
senso di freddo, un lampo, un interruttore che scatta.
Ritrae
le dita, come scottato.
E’
ancora troppo presto. Per quanto una
parte di lui possa desiderarlo, ancora la sua mente non è pronta. Non vuole
affrontare la ferita di un’intera razza sterminata. Il peso della vendetta già
lo sta schiacciando.. ed è un peso sterile, fermo, un peso che non peggiora e
non migliora. Eppure, quando toccherà quel frammento desiderando di ricordare,
allora la vendetta sarà solo un aspetto marginale, un modo per placare il
dolore.
Il
dolore. Sarà accecante, sarà infinito, perché è semplicemente troppo, per una persona sola.
Con
uno sbuffo, ripone il frammento di memoria e si sdraia sulla branda.
Socchiude
gli occhi, sentendo le palpitazioni delicate di chi ha vissuto in quel luogo,
prima di lui.
L’energia
vitale s’inerpica sulle pareti della Normandy, quasi animandola di vita
propria. La memoria collettiva di tutti coloro che, su quella nave, hanno
vissuto, amato, riso, sofferto. Tutti gli ultimi, profondi respiri prima del
balzo, le ultime preghiere prima di una missione suicida.
Si
ritrae un attimo, in ascolto. Qualcuno sta camminando, fuori dalla stiva.
-…
e così oggi, quasi vent’anni dopo, ancora non so cucinare le frittelle.- sta
dicendo la voce di Shepard. La sente appoggiarsi contro la parete, il lieve
tonfo dello stivale contro il metallo.
-
L’eroina della galassia non sa preparare la colazione. E’ stranamente
confortante sapere che anche tu fallisci, qualche volta.-
Diversamente
da quelli di Shepard, i movimenti di Thane sono leggeri, impercettibili.
Javik
riesce a sentire solo la sua voce, una voce che trabocca d’amore.
Quando
Konstantin ride, anche la sua risata è diversa. Fa pensare a tempi più
semplici, tempi in cui i Razziatori erano solo un mito, un’affascinante sfida
per gli studiosi. Tempi in cui la guerra del Primo Contattore era già alle
spalle e la galassia sembrava determinata ad inaugurare un’era di pace.
-
Vuol dire che toccherà a te preparare la colazione, quando lasceremo
-
Non credo che lascerai mai
-
Non intendevo un distacco definitivo. Ma, a Razziatori distrutti, mi piacerebbe
una vacanza.-
Una
pausa. Il suono dolce e ovattato di un bacio.
-
Piacerebbe anche a me, siha.-
Javik
scuote la testa, con una smorfia. L’amore. Sembra una cosa tenera, innocua.
Ma
è solo un lusso che non ci si può permettere, è una sensazione che sfalsa la
realtà… è chiudere gli occhi di fronte alla minaccia, è esporsi e rischiare la
distruzione.
In
guerra, ci sono cose che vanno dimenticate, soppresse.
Non
ci devono essere distrazioni, conversazioni sussurrate contro una parete, baci
rubati a luce spenta. Non ci devono nemmeno essere progetti o speranze per il
futuro. Deve esserci solo il presente e l’odio da cui trarre forza. E’ questo
che va insegnato ad un soldato, perché possa sopravvivere.
Fuori,
Shepard e Thane hanno ripreso a chiacchierare.
-
Il maggiore Alenko ha detto di volerti parlare.- sta dicendo il drell
-
Forse ha ricevuto aggiornamenti da Hackett. Dobbiamo coordinarci, prima di
raggiungere
-
Forse.-
-
Non ne sembri molto convinto.-
Shepard
ride, quella risata che la fa sembrare sciocca:- che c’è? Sei geloso?-
Di
nuovo, il suono di un bacio. Un bacio profondo, dolce come caramello.
-
Buonanotte, siha.- ribatte Thane,
mentre Konstantin ricomincia a ridere.
-
Ti raggiungo non appena ho finito con Kaidan… o forse prima farò una doccia,
ancora non ho deciso…-
Mentre
s’incammina per i corridoi della Normandy, Konstantin Shepard non sa se si
sente davvero felice o se è solo un’illusione, creata dalla sua mente per
distoglierla dallo scontro imminente.
Sa
solo che, finché Hackett non la chiamerà per dirle che la flotta è pronta e che
il Crucibolo può spostarsi, lei potrà vivere in quella bolla, in quella
versione di mondo in cui tutto, in fondo, sta andando per il meglio.
Sono
passati due giorni dall’attacco alla base di Cerberus e tutti, chi in un modo,
chi in un altro, si stanno preparando per lo scontro finale.
Lei
non ha bisogno di altre preparazioni. E’ come se tutta la sua vita l’avesse
spinta in quella direzione, come se ogni prova affrontata fosse solo per
prepararla al momento in cui distruggerà i Razziatori.
Konstantin
non sa dire se l’idea di un destino già segnato la conforti o la spaventi. Ha
sempre cercato di prendere da sola le proprie decisioni, di plasmare la sua
vita sul modello di certi ideali… eppure, se fosse certa che la fine è già
stabilita, forse potrebbe riposarsi.
Accantona
l’argomento con un cenno della mano.
-
Ciao piccola.- la saluta la voce di Emeirin, non appena svolta l’angolo.
-
Ciao.- risponde Konstantin - pensavo stessi dormendo.-
-
E’ uno strano momento, per dormire.- sospira la donna - tu che scusa hai?-
- A
me non servono scuse - ribatte la comandante, con un sorriso - Questa è la mia nave.-
-
Già da bambina, eri sicura che ne avresti avuta una tutta tua. Te lo ricordi?-
-
Certo.- Shepard annuisce, intenerita - ero sicura di tante cose, quand’ero
bambina.-
Emeirin
si ferma, scostandole delicatamente una ciocca di capelli dalla fronte.
- “io diventerò un soldato, zia”- recita,
con voce dolce - avevi ragione, bambina.-
Konstantin
scuote la testa: la vita da soldato non era esattamente come l’aveva
immaginata, da piccola, ma ci si avvicinava parecchio. Solo che i nemici erano
più grossi e cattivi e, molto spesso, le autorità nemmeno ascoltavano i tuoi
avvertimenti.
-
Ti trovi bene sulla Normandy, Emeirin?- chiede
-
Certo. I membri del tuo equipaggio sono delle persone meravigliose. E Thane è…
eccezionale. Tuo padre approverebbe senz’altro.-
Konstantin
sente il calore salirle alle guance. Si sente infantile, eppure quell’idea le
fa piacere. Emeirin è tutto quello che le è rimasto, di suo padre, della sua
famiglia, della sua vita prima dell’Alleanza e dell’addestramento N7. Potendo,
non tornerebbe indietro, ma questo non significa che non si senta più legata
alle sue origini, al tempo in cui l’universo era più piccolo e la vita più
semplice.
Intanto,
sono arrivate agli alloggi dell’equipaggio.
-
Piccola, ti lascio ai doveri del comando.-
-
IDA, ne sei sicura?-
-
Il margine d’errore è infinitesimale.-
Kaidan
tace, accarezzando pensosamente il bordo del datapad.
-
Quindi…- ripete, dopo qualche istante - ne sei davvero sicura.-
-
Sì, ne è sicura, ma prova a chiederglielo ancora una volta, magari ti andrà
bene e riceverai la risposta che vuoi sentire…- borbotta Joker, che ha
accompagnato IDA negli alloggi dell’equipaggio.
Kaidan
sospira:- non era mia intenzione dubitare delle indagini di IDA ma… ma è
difficile, da accettare.-
-
Sarà un brutto colpo per Lola… ma lei cade sempre in piedi.- esclama James
Vega, che si aggira fra letti e scrivanie come un animale in gabbia
Javik
tace, in disparte, a braccia conserte.
L’ha
sempre saputo, che qualcosa non andava.
Come
un’eco, il ricordo di una sensazione.
Ci
sta ancora rimuginando (è come un insetto che ti ronza troppo vicino al viso,
come un riflesso storpiato dall’acqua, che si è trasmutato in qualcos’altro)
quando Shepard entra nella stanza.
-
Ragazzi.- saluta - Dev’essere una cosa dannatamente seria, per richiedere la
presenza dell’intero equipaggio.-
-
Shepard…- Kaidan le va incontro, le appoggia una mano sul braccio -… c’è una
cosa, che dobbiamo dirti.-
La
donna solleva un sopracciglio:- cosa?-
-
IDA e la specialista Trainor hanno scoperto qualcosa sull’autore delle mail.
Abbiamo scoperto chi ha inviato i messaggi al Q.G. sulla Terra, ogni volta, un
giorno prima dell’attacco dei Razziatori, con precisione chirurgica. Abbiamo
rintracciato il mittente.-
Ripete
quel concetto come se fosse difficile da comprendere, ma la verità è che non sa
come proseguire.
Alla
fine, le parole gli rimangono impigliate in gola. Tace, la mano ancora posata
sulla pelle tiepida del comandante.
-
Shepard…-
-
E’ Emeirin.- dice Javik alla fine, a bruciapelo, senza giri di parole.
Konstantin
si volta verso di lui e lo fissa, in silenzio, per qualche secondo, senza
capire.
-
Cosa?-
- Sto
dicendo che Emeirin Stone è il mittente di quegli strani messaggi. Che, in
qualche modo, è collegata ai Razziatori.- le spiega il prothean, con una calma
distante, asettica.
Il
suo tono è quello che più fa infuriare Shepard. Perché a lui non importa niente,
ad eccezione della sua egoistica, folle, malata vendetta. Affogare nel
combattimento quel senso di vuoto che non l’abbandona mai.
Se
non fosse per la mano di Kaidan sul suo braccio, dove una carezza si è
tramutata in una stretta ferrea, forse Konstantin scatterebbe in avanti e
colpirebbe Javik in pieno viso.
-
Magari non è come sembra.- azzarda Liara, speranzosa.
La
sua voce dolce e determinata ha il potere di risvegliare quella parte di
Shepard che l’ha resa l’eroina della galassia. Si scrolla di dosso lo sgomento
e l’ira e riesce a prendere un respiro profondo. L’aria sembra rovente, nella
sua gola.
-
IDA - dice, con voce perfettamente controllata - perché pensi che Emeirin abbia
a che fare coi Razziatori?-
-
Abbiamo utilizzato i dati inviatici dall’Ammiraglio Anderson e li abbiamo
combinati con…- la specialista Trainor s’interrompe prima che Shepard le chieda
di sorvolare sulla parte troppo tecnica -… insomma, le mail sono partite
dall’ultimo domicilio conosciuto della signorina Stone.-
-
Solo questo?-
-
No, Shepard. Purtroppo c’è dell’altro. I messaggi non si sono interrotti quando
la signorina Stone è stata presa prigioniera da Cerberus. Con i dati recuperati
dalla base abbiamo potuto accertare che… che i messaggi sono stati inoltrati anche
da lì.-
Konstantin
si accascia su una sedia di metallo, scuotendo la testa per schiarirsi le idee
-
Ceberus non avrebbe mai messo a repentaglio la sicurezza della propria base,
permettendo ad una prigioniera di comunicare con l’esterno. Dev’esserci sotto
qualcosa. Qualcosa che ci sfugge.-
-
Beh, a me non sembra così strano - commenta James - Insomma, l’Uomo Misterioso
si crede l’eroe dell’umanità, l’ultimo baluardo della nostra razza… forse si è
servito di Emeirin e delle sue informazioni per ridurre al minimo le vittime
sulla Terra…-
Konstantin
scambia uno sguardo con Garrus e Tali. Entrambi le restituiscono un’espressione
sospettosa. Sanno come lavora Cerberus. E di recente le sue uniche priorità
sono state gli studi sui Razziatori e la tutela della propria sicurezza.
-
Dopo Sanctuary, credo che l’Uomo Misterioso abbia ben altri piani, per il
futuro. Non credo gl’interessi particolarmente, di quello che succede sulla
Terra. E’ convinto di essere a un passo dal trionfo finale. Dalla vittoria sui
Razziatori e l’instaurazione del dominio umano sulla Galassia - mentre parla,
Shepard sente un brivido gelido correrle lungo la schiena. Persino a dirlo, suona folle.
-
Che intendi fare con Emeirin, comandante?- la scuote Javik, fissandola a lungo,
dritta negli occhi.
-
Le parlerò.- ribatte Konstantin, sicura - Quando non sapevamo chi fosse il
mittente, avevamo deciso di lasciargli il beneficio del dubbio. Di comprendere
se avevamo a che fare con un nemico o con un alleato… adesso abbiamo il modo di
scoprirlo.-
-
Shepard.- la richiama la voce metallica di IDA - abbiamo un problema.-
-
Un altro?- geme Konstantin
-
Se preferisci, puoi interpretarlo come un successivo sviluppo di quello che già
stavamo affrontando.-
-
IDA, che sta succedendo?-
-
Qualcuno si è appena inserito nei sistemi della Normandy. Mi…- per qualche
istante, la voce artificiale tentenna, incredibilmente umana, quasi confusa -…
mi ha tagliata fuori.-
-
Ha fatto cosa?- Shepard prende un
respiro profondo - Spiegati meglio.-
-
Sta impostando una rotta e né io né Jeff siamo in grado di opporci.- replica
IDA
-
Ma è possibile?- domanda Kaidan, perplesso
-
Non lo è.- borbotta Joker, seccato
-
Jeff intende dire che, con la migliore tecnologia della galassia, è comunque
estremamente difficile. Sono stata creata e incorporata nella Normandy,
integrata con la tecnologia dei Razziatori per essere più efficiente. Infine, i
miei blocchi sono stati rimossi. Dovrebbe essere impossibile scindermi dalla
nave. Forse il fatto che io stia occupando anche questa piattaforma fisica ha creato
un punto di debolezza nel sistema di sicurezza.-
Shepard
si alza in piedi, facendo crocchiare le spalle.
Si
sente intorpidita, come dopo una corsa di ore. La prospettiva di una doccia e
di una serata tranquilla assieme a Thane è improvvisamente diventata lontana
anni luce.
-
Cosa possiamo fare?- chiede ad IDA
Lei
si stringe nelle spalle:- Non credo sia possibile fermarla.-
Nessuno
si è posto domande su chi li sia dirottando. E’ ovvio, palese, e nessuno vuole
essere chi dirà a Shepard che la donna che l’ha cresciuta probabilmente è stata
indottrinata o, peggio ancora, è volontariamente dalla parte dei Razziatori.
-
Dov’è adesso?- mormora Konstantin, dopo un prolungato silenzio
IDA
tace qualche secondo, poi risponde:- è ancora nel supporto vitale, comandante.-
-
Posto
questo capitolo in anticipo perché non mi piace quasi per niente - inoltre è
praticamente inutile - ma andava messo, così per il prossimo aggiornamento “regolare”
posso mettere qualcosa che mi piace J (che piace a me, ma che a
Shep non piacerà affatto...).
Vabbé,
non c’è molto da dire, a parte grazie per essere arrivati fin qui senza tirarmi
cose addosso o senza scrivermi papiri sulle inevitabili incongruenze.
I
prossimi capitoli sono quelli che più mi piacciono e che più mi preoccupano. Speriamo
bene!
Alla
prossima!
-
Nota
delirante: oggi ho di nuovo finito ME3 e, colta da uno strano affetto nei
confronti dei geth, ho scelto controllo.
E’ vergognoso, detesto aver dato ragione all’Uomo Misterioso! Però era
stranamente confortante vedere i Razziatori riparare i portali e non carbonizzare
nessuno! Sto iniziando a provare una specie di simp… no, niente, dimenticate
quello che ho detto. Oddio. Mi affeziono davvero troppo in fretta.