11/09/2013
0 recensioni- Impressions. -
a Midnight Red OS.
a Midnight Red OS.
Adèle disegnava, disegnava fiori, disegnava nuvole, disegnava stelle. Disegnava.
Colton la guardava, le osservava le mani che correvano veloci sulla tela, con la tecnica impressionista o con quella cubista, con quella futurista o macchiaiola. E amava ogni singolo dipinto che faceva, che fosse di mare o terra, di aria o di sabbia, era bello, era sempre bello.
E Adèle quando aveva le mani piene di tempera se le puliva sulla maglia o lasciava una ditata sul naso di Colton, che poi si lamentava tanto.
-Delly, smettila! Lo sai che dopo mi rimane il naso blu!-
Lei rideva, rideva, e poi lo baciava proprio lì, sul naso, e si ritrovava con le labbra piene di colore, ma non le importava, perché lei viveva nei colori. Colorare la faceva felice, in un modo o nell’altro riempiva il vuoto che suo fratello, Joey, le aveva lasciato andandosene di casa così prematuramente, lasciandola dagli zii paterni.
Ma lui non era veramente suo fratello, lei lo sapeva che era stata adottata, sennò avrebbe avuto la pelle scura, come quella di papà.
Per quello dipingeva. Dipingeva per riempire il vuoto, ed erano sempre gli stessi soggetti: le nuvole, i fiori, le stelle. Adèle riuniva un prato sotto un cielo nuvoloso e pieno di comete, o solo un cielo fitto, o delle bellissime peonie.
-Ma perché dipingi sempre quello? Prova a cambiare soggetto!- la incitava Colton, cingendola da dietro e osservando il dipinto che usciva fuori dal pennello.
-Perché sì.- rispondeva lei, cambiando discorso.
Non voleva rispondergli perché ogni volta che dipingeva le sembrava di rivedere suo fratello nelle aiuole di peonie della nonna, perché tutte le volte che guardavano il cielo assieme facevano a gara a chi vedeva la nuvola più strana o a chi vedeva più stelle cadenti. Perché tutte le sere piangeva per lui, che non vedeva da dieci lunghi anni.
Non voleva far stare in pensiero Colton, era l’ultima cosa che voleva.
E lei continuava a dipingere quei soggetti, nonostante le continue domande del ragazzo.
Lui la amava, disegno dopo disegno, macchia dopo macchia, e gli sembrava che lei fosse sempre più felice, più soddisfatta del suo lavoro.
Anche Adèle lo amava, lo amava più di quanto si ama il pane con la nutella, più dei gattini che trovava in campagna dallo zio, più del fuoco caldo d’inverno. Sì, lo amava tanto.
-Un giorno viaggeremo il mondo assieme, io, te e i tuoi colori.- diceva Colton, quando lei non disegnava.
-Me lo prometti?-
-Te lo prometto.-
E lì si baciavano, sempre, la teneva stretta a sé e lei respirava a fondo il suo profumo, o a volte l’odore dei suoi pastelli ad olio.
-Credi che venderò almeno questi due quadri?- chiese Adèle, sfiorando il suo dipinto.
-Delly, se non li vendi te li compro io, sono bellissimi.- la rincuorò Colton, abbracciandola.
Ed ogni giorno, da allora, Colton continuò a portare a casa i quadri di Adèle, quelli che non vendeva. E lei lo amava, giorno dopo giorno, disegno dopo disegno, macchia dopo macchia.
*Angolo autrice*
Ciao fansiulle/baldi ragazzuoli.
Me ne sono uscita adesso con questa puttanata storica troppo corta, perchè mi andava di scrivere e perchè avevo trovato ispirazione. Scusate, lo so che fa schifo, ma sopportatemela, sto correggendo una FF e quindi ho idee altrove lmao.
Aspettatevi il primo capitolo di questa FF [[Trouble]] e il sesto capitolo di "I'll always take care of you."
Bene, mi dileguo, lasciate se volete una piccola recensione.
Akiis xoxo.