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Autore: RobiSmolderhalder    12/09/2013    9 recensioni
Just A Little Woman nasce in una notte insonne.
La protagonista è Bella Swan. Bella ha una vita comune, un giorno scopre di essere incinta. Jacob, il fidanzato non accetta che lei vuole tenere questo piccolo esserino. il senso materno, che, immediatamente si impossessa di lei, le impone a non uccidere quel piccolo. Ce la farà Bella a passare la gravidanza da sola? Senza il padre del bambino? O arriverà qualcuno in suo soccorso?
Scoprite con me l'evolversi della storia.
Roby
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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Just A Little Woman.

 

 

Impasse.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mille pensieri vorticano la mia mente, mentre per la seconda volta prendo lo stesso autobus che mi ha portata inconsapevolmente a casa di Edward. Non è possibile, devo assolutamente sapere se era Jacob l’uomo – che non è esattamente termine adatto per definirlo – che ha mandato in fumo il matrimonio di Edward, anche se, dal mio canto, se così fosse lo ringrazierei a vita. È un pensiero egoistico da parte mia, ma se Jacob non mi avesse lasciata e se Michelle non avesse cornificato Edward, noi adesso non saremmo qui. Edward avrebbe continuato la sua vita da zerbino fin quando non si sarebbe reso conto che non viveva come doveva. Ed io…io credo che prima o poi avrei aperto gli occhi su di lui, rendendomi conto di ciò che in realtà è. Avremmo comunque sprecato ancora tempo e il destino ci ha fatti ritrovare, distrutti, malandati ma ancora speranzosi, donandoci forza a vicenda, pronti per ricominciare. Tengo bene a mente il numero 12 che sarebbe il numero della fermata dove dovrei scendere, cerco di ricordare bene la strada che ho percorso con Edward, la stessa che ci ha portati a casa sua e fortunatamente la mia memoria oggi non mi ha fatto alcuno scherzo. Arrivo a destinazione, scendo in fretta e furia e inizio a correre. Poi mi fermo, pensando che sì, voglio assolutamente sapere che non è come credo, ma che la salute di mio figlio è molto più importante di qualsiasi altra cosa. Inizio a camminare lentamente e dopo pochi isolati arrivo a casa di Edward. Sembra passato un tempo lunghissimo dall’ultima volta che ci sono stata, quando invece ho lasciato la dimora solo stamane.
«Ciao.» Mormora confuso, dato che sono entrata in casa sua senza preavviso. Si sposta lasciandomi entrare e gli do un piccolo bacio sulle labbra. Mi siedo sul divano e appoggio la mia borsetta sul piccolo tavolino in vetro.
«Come mai sei qui?» Mi chiede dolcemente. Io lo guardo e sfilo dalla tasca posteriore della mia tuta una foto, la fotografia di Jacob, siamo io e lui nei primi anni che eravamo fidanzati, è l’unica foto che mi è rimasta, l’ho lasciata solo per far vedere il volto del padre a mio figlio, un giorno. Mia madre ha buttato via tutte le foto di mio padre, ed io una avrei voluto vederla, non per nostalgia, ma solo per vedere che faccia ha il bastardo, magari lo avrò incontrato milioni di volte senza saperlo. 
«Conosci questo ragazzo?» Chiedo a Edward sperando che mi dica di no. Prende la foto con curiosità e non appena scuote la testa sospiro rumorosamente.
«No, non lo conosco. Lui è Jacob?» Mi chiede serrando la mascella.
«Sì è lui. L’ho incontrato oggi quando mi hanno tolto il gesso…che cosa strana prima mi rompe il braccio poi lo incontro quando me lo aggiustano. Ma non è questo il problema. Era in compagnia di una ragazza bellissima e li sentivo parlare, ma avrò sicuramente capito male perché se tu non lo conosci…»
«Bella! È stato lui a romperti il braccio?» Domanda alzando di qualche ottava la voce. Io annuisco spaventata, non per il suo tono, ma per la stupida che sono! Dio. Mi prendo a schiaffi mentalmente per aver lasciato che le parole mi sfuggissero di bocca.
«Perché non me lo hai detto prima! Mi avevi detto che eri caduta, non che era stato lui!» Urla camminando avanti e indietro per tutta la stanza, con le mani tra i capelli. Chiudo gli occhi, chiedendomi perché questa discussione è venuta fuori in questo modo assolutamente sbagliato. Mi alzo avvicinandomi cautamente e prendo la sua mano tra le mie.
«Edward. È passato quello…scusa, non volevo mentirti è solo che…»
«Evidentemente lo ami ancora, dato che hai continuato a difenderlo.» Sussurra sciogliendo le nostre mani. Rimango paralizzata, stupita da una frase come quella che mi ha appena rivolto. 
«Non lo hai detto davvero.» Sussurro a voce bassissima. Lui mi guarda con un lampo di rabbia negli occhi ed io scoppio a piangere senza accorgermene. No, non è possibile, non lo pensa davvero, è solo arrabbiato. Continuo a ripetere questa frase come un mantra e rimango a fissarlo, lui non abbassa lo sguardo né lo cambia, c’è sempre rabbia all’interno. Non riesco nemmeno io a capire perché non ho voluto denunciare Jacob, o forse, l’ho fatto solo per evitare una qualsiasi guerra che sarebbe potuta scoppiare. Sì, decisamente, l’ho fatto perché ero troppo delusa anche per poter solo affrontare un argomento del genere, volevo cancellarlo dalla mia vita in modo assoluto, e denunciandolo, per quanto ridicolo possa essere, lo avrei avuto tra i piedi e davanti ai miei occhi ancora per un po’.
«Bella.» Sussurra. Guardo i suoi occhi e sospiro.
«Edward. Non voglio litigare con te.» Mormoro sentendo le mie orecchie bollenti.
«Devi essere sincera con me, Bella. Sempre, qualsiasi cosa accada, dalla più futile alla più grave. Non mi piacciono le bugie.»
«Ci eravamo appena conosciuti! Quando ti ho detto del braccio non sapevi nemmeno che ero gravida, Edward! Ho sbagliato, d’accordo, ti chiedo scusa, ma non c’è bisogno di fare così.» 
«Io odio le bugie.»
«Ed io non te le dirò più.» Sussurro arrendendomi. Lascia il contatto visivo per primo e si siede sul divano. Afferro la mia borsa e faccio per andarmene via, ma non appena muovo i piedi lui mi afferra il braccio.
«Adesso dove vai? Sono le nove di sera.»
«Vado a casa.»
«Ti accompagno.» Dire che l’atmosfera è tesa è un eufemismo bello e buono, annuisco seguendolo in macchina e il tragitto, che dura all’incirca quaranta minuti, passa con quel solito silenzio imbarazzante. Mi sento a disagio e non vedo l’ora di stare sotto le coperte per scoppiare a piangere e liberarmi di questo peso che in automatico si è formato nel mio stomaco. Nemmeno a me piacciono le bugie ma, di certo, non volevo che lui sapesse che Jacob, il mio ex fidanzato e padre del figlio che ho in grembo, mi aveva anche rotto il braccio, che poi, sono sicura al cento per cento non l’ha fatto di proposito, questo non lo giustifica, ma non toglie che comunque non mi ha malmenata o comunque fatto del male intenzionale. Spegne il motore della macchina e nel silenzio tombale si riesce a sentire il mio cuore che batte forsennato minacciando di uscire dalla propria cassa toracica.
«Perché mi hai chiesto se conoscevo Jacob?» Mi chiede con una punta di rassegnazione nella voce, quando invece non lo immagina neppure. Mi sono chiesta mille volte in questi brevi minuti cosa stesse pensando, e sapevo che non appena saremmo arrivati avrebbe preso in ballo il motivo per cui mi sono recata da lui.
«Perché credo di averlo visto con Michelle, la tua ex fidanzata.» Sussurro.
«E anche se fosse?»
«Volevo solo capire se l’avevi trovata a letto con lui.»
«A te cosa cambia?» Mormora arrabbiandosi più di poco prima, lo riconosco dalla sua mascella tesa che potrebbe strapparsi da un momento all’altro, dalle sue nocche che rischiano di venire fuori e dal tono, cupo e freddo, della sua voce.
«Mi cambia sapere se mi ha tradita o meno in tutti questi anni Edward! Dio, perché devi fare così? » Urlo fuori di me. Apro la portiera ed esco velocemente dall’auto.
«Ne parliamo domani…» Dico mentre entro dentro casa, rimango immobile all’entrata con la porta aperta e non appena sento le gomme dell’auto stridere sull’asfalto sussurro un “vaffanculo” che mi parte dal profondo. Lancio la mia borsetta sul divano e noto un bigliettino sul tavolino.

Stasera torno tardi piccola, dentro il forno c’è la carne arrosto con le patate, ti basta riscaldarla. A stanotte. Riguardati
Mamma.

Abolisco dalla mia mente l’idea di mangiare, ma non appena sento un piccolo calcetto da parte del mio piccolo capisco che non posso non mangiare, devo pensare a lui…non sono sola qui. Riscaldo l’arrosto con le patate e mentre rigiro venti volte il cibo prima di mangiarlo una lacrima scivola dal mio occhio. Mi sento come se avessi portato a termine un compito totalmente sbagliato, mi sento inutile, mi sento assolutamente sbagliata. Ed è strano sentirsi così per una situazione risolvibile in un battito di ciglia. Allora penso che è vero, sono sbagliata e inutile. Mio padre non mi ha voluta, il mio ragazzo non ha voluto restare con me proprio nel momento in cui più avrei avuto bisogno di lui, poi è arrivato Edward…credevo che tutto si fosse risolto, che averlo al mio fianco non mi avrebbe mai più fatta sentire così…invece sono ancora al punto di partenza, credevo di aver fatto tanti passi avanti ed era sembrato reale qualche volta, adesso quei passi che credevo aver compiuto in avanti sono tornati indietro. E ancora una volta sono qui, sola, a casa mia a piangermi addosso. Niente potrà mai cambiare tutto questo, non fini a quando mio figlio non verrà al mondo e quella l’unica cosa che potrà cambiare il mio perenne stato di impasse.

 

**

Tornare alla vita normale, dopo due giorni che a me personalmente sono sembrati secoli è strano. È come quando torni da una vacanza e non sai cosa ti aspetta al ritorno. Afferro il succo al mirtillo dalla macchinetta automatica e mentre lo apro, noto come tremano visibilmente le mie mani. Tra qualche minuto dovrebbero arrivare le mie amiche e, di certo, non voglio che mi vedano in questo stato. Prendo l’orario scolastico dalla mia borsa e controllo in che aula mi devo dirigere. Letteratura Giapponese- Aula 24/B. Manca un quarto d’ora alle nove, mi dirigo in giardino e mi siedo sulla panca. Mi stringo nel mio cardigan, l’aria di Novembre è più calda del solito, ma oggi è terribilmente più fredda e mi maledico per non aver portato con me un cappottino. Abbasso la maglia più che posso, in modo che il freddo non possa colpire il mio ventre e con la coda dell’occhio vedo Edward avvicinarsi a me. Mi rimetto composta, cercando di non far la figura della stupida ma…troppo tardi, i suoi occhi mi stanno prendendo in giro. Sospiro, pensando che forse, il peggio è passato e lo guardo.
«Buongiorno?» Chiede gentilmente.
«Ciao.» Sussurro, combattendo con tutte le mie forze a non buttarmi su di lui e riempirlo di baci.
«Posso?» Mi chiede indicando il posto vuoto sulla panca di fianco a me, sposto la mia borsa e annuisco. Rimaniamo in silenzio, fin quando non arrivano le mie amiche e non appena ci accorgiamo che sono le nove ognuno di noi si dirige nella propria aula.
«Che succede Bella?» Mi chiede Melanie, che ha la stessa mia lezione.
«Niente perché?» 
«Oh ma dai! Si vede da lontano un miglio che siete entrambi nervosi!» Esclama scoppiando a ridere. Io scuoto la testa e la guardo, torturando con i denti il mio labbro inferiore.
«Può capitare no?» Mormoro prendendo posto e lasciando la mia amica con mille punti interrogativi sulla mente. La mattina passa freneticamente, tra un’aula e un’altra, ogni tanto mi scuote un piccolo capogiro ma penso che sia per colpa della situazione movimentata. Ho cercato Edward tra i corridoi ma di lui nemmeno l’ombra, ho intravisto sua sorella per mia sfortuna, e mi ha incenerita con lo sguardo, io l’ho ignorata, non me ne frega nulla ora come ora. Non appena sto per entrare nell’ultima aula della giornata la porta mi arriva dritta in faccia, facendomi cadere per terra seguita da i miei libri.
«Oddio! Perdonami…ecco io. » Un ragazzo biondo e con gli occhi in preda al panico inizia a urlare frasi incomprensibili, gli faccio un cenno con la mano e mi rialzo. Tasto il mio sedere, quello più colpito di tutti, fortunatamente e scoppio a ridere, vedendo qual ragazzo pallido.
«Sta tranquillo! Sto bene.» Dico cercando di farlo tranquillizzare. Prende i miei libri e me li porge sorridendomi dolcemente…è davvero un bel ragazzo, nonostante da qualche mese i miei gusti si sono limitati alla bellezza irraggiungibile di Edward.
«Piacere. Io sono Mike.» Sussurra porgendomi la mano. Io l’afferro e gli sorrido.
«Io sono Isabella.» Mormoro per poi entrare finalmente in aula. Dietro di me, siede quel ragazzo di poco prima, e non per essere eretica ma sta sfondando la mia schiena con il suo sguardo, roteo gli occhi e comincio a contare i minuti che mi separano dal pranzo.

 

«Pronto?» Rispondo con un sospiro, notando il numero di Edward.
«Chi era quello?» Mormora sbuffando arrabbiato. Roteo gli occhi,  sapendo esattamente di chi parla.
«Chi?» 
«Lo sai, Bella. Apri la porta.» Stacca la chiamata, facendomi scoppiare a ridere, rendendomi conto che non so assolutamente il motivo che mi fa sorridere. Mia madre mi guarda con gli occhi sgranati ed io le faccio un gesto con la mano facendole intendere che è tutto okay. Apro il portoncino e poi la porta, mi posiziono davanti ad essa e aspetto il campanellino che segna che l’ascensore è arrivato.
«Ciao eh!» Esclamo non potendo nascondere un sorriso furbo. Lui mi ignora ed entra in casa, sicuramente convinto che io sia da sola, dato il comportamento strano che ha avuto il primo giorno e l’ultimo, che ha incontrato mia madre. Mi prende delicatamente per un braccio e mi stringe a sé. Io mi arrampico su di lui e lo bacio con tutta la forza che possiedo, facendogli capire che è stato uno stronzo con me, nonostante anche io abbia sbagliato, facendogli capire quanto mi è mancato tutto questo, nonostante non sia passato poi molto tempo. Le sue mani accarezzano i miei fianchi e un gemito scappa dalle mie labbra. Mia madre si schiarisce la voce ed Edward si stacca velocemente dalle mie labbra, lo guardo arrabbiata e mia madre scappa in cucina.
«Potevi dirmi che c’era tua mamma! » Esclama a bassa voce, per paura di farsi sentire.
«Scusa? Non mi hai chiesto se ero da sola.» Dico incrociando le braccia al petto, gli lancio uno sguardo di sfida e lui mi sorride ammiccando. Mi prende per mano e mi porta in cucina.
«Buonasera Reneé. Scusa…io…»
«Non preoccuparti Edward. Come stai?» Gli chiede mia madre sorridendogli e facendo in modo di metterlo a suo agio. Lui scioglie l’intreccio che avevano creato le nostre mani e si gratta il mento.
«Tutto bene grazie…e…tu?» Balbetta combattendo con tutte le forze per dare del tu a mia madre. Lo guardo in cagnesco e mi dirigo in sala. Non lo sopporto quando fa così. Li sento parlare e noto che da quando sono uscita da quella stanza parlano con più facilità, questa consapevolezza mi rende nervosa e devi spiegarmi il motivo. Mi alzo dal divano sbuffando e afferro la sua mano.
«Andiamo a fare un giro?» Gli chiedo cercando di apparire dolce, tentativo vano si sente nell’aria il mio nervosismo. Lui annuisce e saluta mia madre.

 

«Perché ti comporti così? L’ho capito sai? Sono io che non vado bene! Come sono uscita dalla cucina sei diventato subito normale!» Urlo non appena entriamo in macchina.
«Bella…» Sussurra lasciando una qualsiasi frase in sospeso.
«Niente Bella! Bella di qua, Bella di la! Basta Edward. La prima volta non ho detto nulla, ma adesso ho sentito il bisogno di estraniare questo pensiero con te. E devi dirmelo.»
«È complicato…»
«Cosa è complicato? Non c’è nulla di complicato! » Urlo fuori di me.
«Raccontami meglio dell’incontro con Jacob?» Mi chiede sviando l’argomento.
«Non cambiare argomento Edward! Dimmi il perché del tuo comportamento, ed io ti dirò di Jacob. » Mormoro guardandolo in cagnesco.
«Prima tu. » Mormora nella penombra dell’abitacolo e…Dio…vorrei solo saltargli addosso. Ora.
«No, tu. »
«Tu. »
«NO! Tu! »
«Dai Bella, prima tu! » Lo guardo amareggiata e abbandono le braccia sulle mie gambe, arrendendomi facendomi capire quanto testardo sia questo ragazzo.
«Perché l’ho visto parlare con una ragazza, sicuramente la sua nuova fiamma, ma non importa. Ecco, lei ha detto una cosa…ed io ho pensato che fosse Michelle. » Mormoro guardandolo.
«Cosa ha detto? »
«Sta vendendo la nostra casa a Pankow, quel codardo di un Cullen. » Dico, cercando di imitare la voce da oca di quella ragazza.
«Descrivimela.»
«È più alta di me. Non molto magra, ha il culo quanto una porta aerea! I capelli lunghi e biondo platino…ah sì! Ha un neo vicino al labbro sulla destra. » Mormoro pensando se c’è altro da aggiungere.
«Quella è Rosalie. Non è Michelle e sono amiche. Ho scoperto, da mio fratello – ex fidanzato di Rosalie- che entrambe avevano intenzione di andare a vivere lì. Una volta avermi sposato, Michelle, avrebbe avuto metà dei miei beni. Avevano un obbiettivo, andare a vivere da sole in quella casa. Una volta che Michelle mi avrebbe lasciato io le avrei dato tutto…e Rosalie avrebbe preso il mio posto in quella casa…»Mormora con lo sguardo cupo.
«Ah! Ma quindi Michelle e bisex? »
«No, sono amiche dall’asilo lei e Rosalie…»
«Grande coppia, davvero…» Dico sovrappensiero. 
«Ma a te che importa scusa?» Mi chiede alzando di qualche ottava la voce.
«Bè…così…sai, credevo che Jacob mi tradiva quando stava con me…volevo solo averne la conferma.» Un sorriso amaro, alle mie parole, si forma nel suo viso e io mi do della stupida ancora una volta.
«Bella…»
«No Edward, ascoltami! È solo curiosità la mia…non capisco perché tu debba fare così. Dicono che quando amiamo, ma amiamo per davvero faremmo di tutto per la persona in questione. Se io avessi davvero amato Jacob…credo che avrei abortito per farlo felice, certo, questo non toglie che mi sarei sentita in colpa tutta la vita…ma mi sarei sacrificata per un amore vero. Quindi no, Edward. Togliti dalla testa quello che stai pensando, perché io so cosa. » Dico risoluta, sicura che questa è la realtà dei fatti.
«Bella…dal primo giorno ho sempre avuto paura di perderti. Paura che tu potessi sfuggirmi dalle braccia. » Mormora triste. Io mi avvicino a lui e gli depongo un piccolo bacio sulle labbra.
«Non puoi perdermi Edward. Sono qui. » Mormoro puntando il dito sul suo cuore. «Come tu sei qui. » Dico prendendo la sua mano tra le mie e deponendola sul mio di cuore. Lui mi sorride e afferra la mia nuca avvicinandomi a lui, per poi finalmente baciarmi per come si deve. L’elettricità, che dal primo giorno, c’è tra di noi si fa più presente, attaccandoci come due calamite, chiudendo quella bolla che ora come ora non potrebbe mai scoppiare, è forte, come noi, come quello che proviamo verso l’altro.
Mi stacco dalle sue labbra e sorrido.
«Adesso tocca a te. » Dico sedendomi sul sedile del passeggero.
«Bella…»
«Dai Edward! » Urlo scocciata.
«Okay. Ma non giudicarmi per questo, avevo solo quindici anni. » Sussurra, io annuisco e inarco le sopracciglia.
«Il mio primo amore fu tua madre. La prima volta che la vidi fu per una visita di controllo che fece  mia madre. C’era il sospetto che fosse vittima di un tumore al seno…ma poi per fortuna erano solo dubbi. Per un mese intero, ogni settimana mia madre si recava nel suo studio ed io volevo sempre andare con lei. Per la prima volta mi ero innamorato…la sognavo tutte le notte…anzi no, era solo una cotta perché dopo qualche mese non ci pensai più…» Rimango sbigottita, non riuscendo ad immaginarmi Edward al fianco di mia madre. Lo guardo in modo strano, in un modo che forse nemmeno io comprendo. La mia reazione ancora più strana è quella di scoppiargli a ridere in faccia.
«Quindi tu…volevi…con mia madre…ahahahahaha, oddio! » Urlo tra le risa.
«No! Non ho mai pensato a tua madre…ed io…ecco…no! Ma che ti salta in mente! » Urla anche lui spaventato. Io lo guardo negli occhi e torno seria.
«Ma ti è passata sì? » 
«Certo! Altrimenti non ti avrei mai più cercata. Insomma, è una cosa assurda. »
«Oh, capita sai? Promettimi che però smetterai di comportarti in modo freddo con me quando c’è lei. » Sussurro.
«Scusa…io non volevo darti l’impressione sbagliata…»
«Prometti! » urlo ridendo ancora.
«Prometto. E poi credo che lei non mi abbia riconosciuto. »
«Credo anch’io. » Concludo scoppiando ancora a ridere. La serata passa così, nella sua macchina, e non importa se ha iniziato a piovere e fa freddo, siamo noi, nel nostro stato perenne di impasse.

 

 

 

 

 

Eccomi!
Perdonate il ritardo…ma come dicevo l’altra volta sto riprendendo il ritmo ;)
Grazie mille a tutte quante, per seguire, preferire e ricordare questa storia!
Un bacione
 A presto… I promise :D

Roby <3

   
 
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