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Autore: Kat Chan    19/03/2008    5 recensioni
[AGGIORNAMENTO del 05/07/2011 circa lo stato della storia, nel profilo.]
L x Misa. Un momento nel tempo. Un incontro avvenuto per caso. Il fato capovolto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Misa Amane
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Rewrite




Theme 8: Our Own World ~ Un mondo tutto nostro

Dopo un po' Misa si era abituata alle telefonate inutili ad ogni ora del giorno. All'inizio, era stato molto irritante, e lo sgridava sempre per averla disturbata nel mezzo di un servizio fotografico o di un'intervista. La sua scusa era sempre l'indagine, ma lei continuava a dargli del pervertito perché sapeva che l'unica cosa che voleva era sentire la sua voce e pensare a oscenità. Naturalmente, quest'accusa sempre ripetuta incontrava ogni volta lo stesso lungo silenzio dall'altro capo del filo, prima che un pacato Ryuuzaki replicasse, "Non so perché ti sia fatta quest'impressione su di me, Misa-san."

Alle volte era così frustrante, che un giorno decise di richiamarlo per dirgli cosa ne pensava dei suoi modi. Fu solo allora che Misa scoprì che usava ogni volta dei numeri diversi. E l'ultimo numero che aveva sulla memoria del cellulare era stato sconnesso. Sospettava che avrebbe trovato lo stesso messaggio registrato con tutti i numeri con cui l'aveva chiamata prima di allora.

Ma quando lo scassinatore fu catturato, Misa pensò che anche le chiacchierate con lo strano detective avrebbero avuto fine. Al solo pensiero si sentiva piuttosto depressa. Le telefonava nei momenti peggiori –lo faceva di proposito, ne era certa– ma era bello avere una nuova costante nella sua vita. Era stabilizzante. Ma non lo si poteva evitare. E infatti, il suo telefonino smise di squillare.

Finché una notte, intorno alle tre del mattino, quand'era immersa in un sonno pesante fu svegliata dal trillo rivelatore del suo cellulare. Misa era certa che la suoneria fosse dieci volte più forte del normale (o lo era il suo bisogno di parlare?), e si trascinò quasi dal letto per afferrare la cosa oltraggiosa dal suo tavolino.

"Pronto?" brontolò.

"Ah, Misa-san," la voce di Ryuuzaki era vispa, e fin troppo sveglia per i suoi gusti. "Sei sveglia."

"Non lo ero fino a cinque minuti fa!" sbraitò. "Non lo sai che ora è? Perché mi hai chiamato?!"

"Hm? Oh, beh, il caso su cui sto lavorando attualmente è alquanto noioso," spiegò. "Perciò, pensavo di vedere un po' come stavi."

"… alle tre del mattino," asserì Misa, in tono piatto.

"Sì. E' un brutto momento?"

"Sono le tre del mattino, Ryuuzaki-san! Certo che è un brutto momento!" strillò, sperando con tutta se stessa di rovinargli un timpano. "Misa ha bisogno di dormire! Non riesco a pensare a quest'ora."

"Davvero?" domandò lui, sorpreso. "Io mi trovo meglio adesso, c'è tanto silenzio."

"Perché le persone normali a quest'ora dormono," insinuò.

"Sprecano il loro tempo. Allora, come sta Misa-san?" chiese, mitemente.

Lei si accigliò. "Non ti ho… Misa non riesce a credere che tu abbia chiamato perché ti annoiavi! Misa pensa che tu abbia chiamato perché vuoi immaginarla in lingerie!"

"Dormi in lingerie?" La domanda fu posta in maniera innocente, ma Misa non la interpretò in tal senso.

"Ryuuzaki-san è davvero un pervertito!"

"Non è giusto, Misa-san. Sei stata tu a mettere in mezzo il tuo vestiario da notte," ribatté.

Lei gonfiò le guance per la frustrazione e l'imbarazzo. Aveva ragione, ovviamente, ma avrebbe preferito morire piuttosto che dargli quella soddisfazione. Al contrario, Misa rilasciò l'aria dei suoi polmoni, soffiando deliberatamente forte nella cornetta, e sentì una punta di gioia infantile quando lo udì sibilare per reazione alla scarica statica inattesa.

"Che risposta immatura, Misa-san," borbottò, decisamente contrariato.

"Che ti serva da lezione per aver svegliato la povera Misa," rimbrottò lei con fare pratico. "E solo perché dici di annoiarti."

"Beh, se sei veramente così stanca, allora ti lascerò tornare subito a letto," propose Ryuuzaki.

"No!" esclamò Misa, fin troppo in fretta per poterne essere contenta. Sospirò, sedendosi sul bordo del letto. "Tanto ormai Misa è sveglissima. E poi è tanto che non chiami," disse, un po' giù. "Misa pensava che ti fossi dimenticato di lei."

"Impossibile," le assicurò, quasi all'istante. "Ma diventa difficile trovare il tempo per fare qualcosa come una conversazione tranquilla quando ho del lavoro tra le mani."

"Hmmmm," Misa strinse le labbra, ponderando la situazione."Ryuuzaki-san è così richiesto come detective? Hai molti casi?"

"Mi tengo occupato," disse, aggirando agilmente una risposta completa. "Ma sembra che anche Misa-san sia abbastanza impegnata. Ho visto i cammei che hai fatto di recente in televisione."

"Davvero?" Si rianimò, felice e fiera. "Sono molto ricercata dai programmi televisivi ultimamente. La mia manager dice che sarà ottimo per la carriera di Misa."

"Dovrebbe," convenne lui. Lo sentì armeggiare con qualcosa, producendo un leggero suono metallico che non riuscì ad identificare. "Misa-san è un'attrice ricca di talento."

Lei sorrise radiosa, anche se lui non poteva vederla. Come ogni altra celebrità, le piaceva che si accarezzasse il suo ego. Misa amava essere amata. "Sì. E Misa sta lavorando molto duramente per essere ancora più brava per quando otterrà una parte in un film!"

"Non vedo l'ora," le disse. Sentì ancora una volta il suono metallico, questa volta un po' più acuto.

"Andrai a vedere il mio primo film?" Misa provò ad immaginarsi Ryuuzaki in un cinema, ma l'unica cosa che le venne in mente fu lui appollaiato in modo strano sulla sua sedia, mentre il resto del pubblico pagante dietro gli lanciava popcorn e pretendeva che si sedesse come una persona normale.

"Certamente," rispose, la voce stranamente smorzata, per una volta.

"A Misa farebbe piacere," ammise. Fissò la parete di fronte a sé, catturando con gli occhi il luccichio della luce lunare che si rifletteva su una cornice. E sebbene non riuscisse a vedere la fotografia in sé, sapeva cosa fosse, di chi fossero i volti sorridenti che raffigurava, e sentì un'ondata di freddo travolgerla. Il suo umore cambiò drasticamente. "Ryuuzaki-san?"

"Sì?" replicò, e dalla sua cautela lei intuì che doveva aver percepito il suo mutamento.

"Il loro assassino non è ancora stato processato," affermò, incupendosi. "Perché? Perché?"

Ryuuzaki non l'aveva chiamata dopo che lo scassinatore era stato trovato. A telefonarle era stato uno dei regolari ufficiali che si occupavano del caso. E adesso, dopo che era passato poco più di un mese, doveva ancora mettere su il processo. Tempo e ancora tempo, se non avessero fatto presto il suo avvocato avrebbe trovato un modo per allontanare di qualche anno la prigione. Per Misa, sarebbe stato come venire a sapere un'altra volta della morte dei suoi genitori.

"Mi dispiace, Misa-san," cominciò lui, con solidarietà. "L'unica cosa che ho potuto fare è stata trovarlo, e arrestarlo. Non controllo le corti."

"Ma tu dovresti essere un grande detective!" gridò, sentendo sgorgare all'improvviso la sua collera. "E' questo che hanno detto a Misa. Non hai trovato delle prove contro di lui? Ce l'hai la conferma che è stato lui, giusto? Allora perché lo hanno soltanto messo in prigione?"

"Sì, le prove ci sono," acconsentì. "Nella mia mente non c'è dubbio che è lui l'uccisore dei genitori di Misa-san. Però, la giustizia non funziona così. Non si può rinchiudere una persona e buttare la chiave senza concedergli un processo in cui possa difendersi."

"Anche se se lo merita?" scattò, serrando la mano libera in un pugno tanto stretto da sbiancarsi le nocche. "Lui lo merita!"

"Anche se se lo merita," confermò Ryuuzaki, calmo, "la giustizia non può essere affrettata."

Misa ribollì. "Misa odia la tua giustizia! La odia! Non funziona!"

Lui tacque per molto dopo quella dichiarazione, e Misa si chiese se per caso in realtà non avesse attaccato. Alla fine, lo sentì prendere un profondo respiro prima di dire, "Misa-san, se punissimo semplicemente chiunque pensassimo lo meriti, in breve tempo non saremmo migliori dei criminali che hanno ricevuto la pena. Sarebbe fin troppo allettante seguire questo ragionamento; puniremmo gli evasori, e non diventeremmo nient'altro che biechi assassini anche noi."

Lei strinse gli occhi. "Vale anche per te, Ryuuzaki-san?"

"Credo che neanch'io riuscirei a resistere alla tentazione di abusare di un potere del genere," rispose. "Chiunque fosse dotato di un potere così grande sarebbe pericoloso. Persino una persona estremamente virtuosa si corromperebbe inevitabilmente per le circostanze, presto o tardi."

Ad essere onesti, Misa sapeva cosa intendesse, dove stesse andando a parare. Sapeva che Ryuuzaki aveva ragione. Eppure, non riusciva a fare a meno di aggrapparsi a quella rabbia che l'aveva avvelenata dalla morte dei suoi genitori. Alla fin fine, loro erano morti, i suoi preziosi, buoni genitori, mentre il loro assassino camminava ancora per le strade come se nulla fosse, come se fosse parte integrante del sistema, per quel che valeva. La disgustava.

"Dovrei lasciare che Misa-san si riposi un po'," disse lui, interrompendo i suoi pensieri.

"Non andartene, Ryuuzaki-san," lo pregò, avvinghiandosi alla cornetta. "E' un po' di tempo che Misa non parla decentemente con qualcuno. Niente conversazioni normali, insomma."

"Questa è una conversazione normale?" Suonava piuttosto scettico.

"No," riconobbe lei. "Ma ci va abbastanza vicino."

"Ah."

"Misa vuole solo sentire la voce di qualcun altro. Non ne posso più di ascoltare la mia," concluse, sgonfiando lentamente il proprio virtuosismo e facendo spazio ad una leggera depressione.

"Cosa vuoi che ti dica?" domandò, curioso.

"Puoi parlarmi del tuo caso?"

"No."

"Oh," Aggrottò le sopracciglia, ma quella risposta non la stupiva davvero. "Allora… Tu di cosa vuoi parlare, Ryuuzaki-san?"

"Io? Beh, potremmo parlare di questa torta che ho comprato proprio oggi al panificio che ho trovato qui vicino."

"Torta?" ripeté Misa, completamente disorientata.

"Sì, torta. Sono giunto alla conclusione che tutti sarebbero molto più felici se solo mangiassero più dolci," spiegò, con una convinzione che faceva pensare che stesse parlando di un fatto scientificamente comprovato. "Non ho mai visto nessuno che dopo aver mangiato un dolce è meno felice di prima."

"Misa non mangia le torte," Fece una faccia nauseata. "Fanno ingrassare tantissimo."

"Non mangi le torte?" La voce di Ryuuzaki era leggermente orripilata. "Quasi tutto fa ingrassare, se mangiato in modo scorretto."

Lei si portò una mano al fianco. "E come si mangia una torta in modo 'corretto'?"

"Lo gusti, ovviamente," replicò. "Questa torta è specialmente buona per quello scopo, perché la glassa è buonissima. Ce ne hanno messa molta, e ci vogliono diverse forchettate piene prima di arrivare anche solo a toccare la torta in sé."

La bocca di Misa si contorse. Sembrava quasi… Puerilmente contento della cosa. Sbatté le palpebre quando il suono metallico risuonò ancora nel suo orecchio. "Ryuuzaki-san?"

"Sì?"

"Ma la stai mangiando adesso quella torta?"

"Sì."

Emise un suono involontario di disgusto mentre gettava un'occhiata al suo orologio. "Sono quasi le quattro del mattino!"

"E' una torta molto buona," fu la sua risposta.

"Ora capisco perché Ryuuzaki-san non riesce a dormire," disse Misa. "Mangi troppo zucchero."

"Non penso che sia possibile, Misa-san," ribatté lui. "Io dormo quando lo desidero. Semplicemente non ne ho il tempo."

"Ma hai il tempo per svegliare Misa nel cuore della notte?" lo sfidò.

"Preferisco parlare con Misa-san che dormire," ammise Ryuuzaki.

Suo malgrado, Misa arrossì violentemente per quella frase. Era abituata ai complimenti, con la sua professione. Ma le dava ancora una strana sensazione riceverne da qualcuno e su qualcosa che non erano collegati al suo lavoro. "Davvero?" chiese, in uno slancio di brio.

"Certo," disse, ignaro dell'effetto che avevano provocato le sue parole poco prima. "Parlare con Misa-san mi permette di interrompere per un po' il mio lavoro. E non posso mangiare la torta mentre dormo."

Ci fu un lungo silenzio dall'altro capo del filo.

"… Misa-san? Ti sei addormentata?"

"Ryuuzaki-san?"

"Sì?"

"Tu non sai proprio come si parla, con le donne."

"Hm?" fece lui, e lo sentì addentare un altro pezzo di dolce. "Davvero? Non l'avevo mai notato."

   
 
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