Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: _Falsa Pista_    13/09/2013    0 recensioni
Dodici anni.
Dodici anni di prigionia per Sirius Black, innocente,
condannato senza processo, dimenticato dal mondo.
In questa One-shot ripercorro dodici anni di solitudine, prigionia,
rabbia, vendetta, ricordi e rimpianti.
Dodici anni ad Azkaban.
E quando finalmente riuscirà ad uscire Sirius si accorgerà che la sua vita non potrà
più essere come quella di prima, perché Azkaban non si dimentica tanto facilmente.
Buona lettura,
_Falsa Pista_
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
.Dodici anni.
 
Novembre 1981.
 
Ancora non ci puoi credere.
Non puoi credere che il suo piano abbia potuto funzionare.
Non puoi credere di essere stato così cieco da non accorgertene.
Non puoi credere che non li rivedrai mai più, James, Lily, morti...
Non riesci a ricordare il loro sorriso, non riesci a sentire le loro risate perdute, non riesci a ricordarti la loro felicità; i Dissennatori sono qui per questo, per portarti via ogni ricordo dolce, ogni pensiero d’affetto.
Nella mente ti rimane solo l’immagine dei loro corpi morti, ma è un pensiero marginale, accantonato in un angolo.
La tua mente è occupata da un altro pensiero.
La vendetta.
 
1982.
Non è cambiato niente.
Ad Azkaban non cambia mai niente.
Però sei sicuro che sia passato un anno. Ne hai la certezza, anche se non hai calendari né tantomeno qualcuno a cui chiedere.
Lo vedi dal mare.
Il mare è l’unica cosa che si vede dalla tua cella, sei stato fortunato, hai una cella panoramica.
Il mare è l’unica cosa che si sente dalla tua cella a parte le grida terribili degli altri prigionieri e i loro lamenti, che sono ancora peggio. E il rumore delle onde che si infrangono contro le mura è una tortura ancora più grande del silenzio.
Sei stato sfortunato, hai una cella panoramica.
Hai una cella da dove si vede il mare, cioè qualcosa del mondo fuori, che ti ricordi sempre che c’è, un mondo fuori, a cui tu però non appartieni più.
Così è dal mare che capisci che è passato un anno.
E’ grigio e freddo, talvolta tempestoso.
E’ il mare d’autunno, lo stesso che hai visto la prima volta che sei entrato lì dentro.
 
1983.
Tre anni sono passati.
Tre anni dalla prima volta che l’hai visto, chissà come sarà.
Chissà cosa starà facendo, chissà con chi sarà.
Due anni sono passati.
Due anni dall’ultima volta che l’hai visto, due anni da quando sei entrato lì dentro.
Il mare è tornato burrascoso.
E tu pensi a Harry, a Harry Potter, figlio di James e di Lily, unico testimone della loro esistenza e del loro amore.
Ti accorgi di non sapere più che faccia ha.
 
1984.
Stringi i pugni attorno alle sbarre fredde e arrugginite della cella.
Il Dissennatore di guardia si avvicina, e tu ne sei contento.
E terrorizzato.
Ed estasiato.
E vorresti scappare, ma rimani stretto alle sbarre, il più vicino possibile a lui.
Che si avvicina.
E così rivedi quella notte, quella casa distrutta, come ogni cosa dentro di te, rivedi quei corpi spezzati in mezzo alle macerie.
Rivedi James, morto.
Ti accasci sul pavimento, ansimando, mentre le lacrime ti scorrono lungo le guance. Strisciando ti rintani nell’angolo più lontano della cella.
E coltivi il tuo odio, lo fai crescere, dai ossigeno alla sua fiamma.
Ogni volta desideri rivivere quella scena, perché non vuoi che il dolore se ne vada, che si plachi, perché insieme a esso scivolerebbe via anche la tua sete di vendetta, e non puoi permettertelo.
Devi uccidere Peter, è la tua unica ragione di vita.
 
1985.
Sono passati quattro anni, ormai.
Come sempre lo sai, senza bisogno di conferme.
Non hai fatto tacche sul muro, né segni per terra, per contare i giorni.
Contare i giorni, che stupidaggine!
E’ una cosa per chi a una vita davanti, un futuro.
Uno conta i giorni prima della libertà, prima della fuga.
E tu non avrai nessuna delle due cose.
Perciò non conti i giorni, non ti servirebbe.
Tu non hai più una vita.
 
1986. 
Cinque anni sono passati.
E non è cambiato niente.
Questo perché ad Azkaban non c’è niente.
Niente che possa cambiare.
Tutto rimane immutato.
Anche il tuo dolore.
Perché ancora ti svegli sudato dopo aver sognato la loro morte. Per l’ennesima volta.
Non è cambiato niente, fin’ora.
E la tua speranza che qualcosa possa cambiare in futuro si affievolisce ogni giorno che passa.
 
 
1987.
Il mare, dopo aver raccolto gli ultimi raggi estivi, ha rimesso il mantello cupo.
E’ di nuovo autunno.
Il sesto da quando sei lì dentro.
Ogni tanto, quando non alimenti la tua vendetta, quando non ti crogioli nel tuo dolore, quando il dissennatore davanti alla tua cella è un po’ più lontano, pensi al mondo fuori.
A volte ti stupisci che ci sia ancora, un modo fuori.
A volte pensi a quante cose saranno cambiate, mentre tu sei rinchiuso lì.
In sei anni il mondo va avanti, e tu sei stato lasciato indietro.
 
1988.
Sette anni.
Abbatti i pugni contro la parete.
Sette maledetti anni.
Dimenticato, sei stato dimenticato dal mondo.
I pugni cozzano di nuovo contro il muro ruvido.
Nessun processo, nessun’ inchiesta; ti hanno sbattuto in quella gabbia a marcire per tutta la vita.
Qualche taglio si apre sulle nocche.
Per tutta la vita? Ma che sciocchezze, la tua vita è finita sette anni fa.
Anzi, a dir la verità la tua vita è durata sette anni.
Gridi, un grido terribile, fatto di niente, cioè tutto quello che è rimasto dentro di te.
I sette anni della scuola, gli unici che potresti definire vissuti e non sopravvissuti o addirittura lasciati passare, come tutti quelli che li hanno preceduti o seguiti.
E’ la legge del contrappasso.
Sette anni di felicità assoluta. E sette di completo nulla.
Continui a tempestare il muro di pugni. Il tuo sangue si sovrappone alle altre macchie già presenti.
Sangue di altri che prima di te hanno scagliato la loro disperazione contro il muro.
E gridi di nuovo, sapendo che da quella cella sono usciti solo da morti.
E che tu farai lo stesso.
 
1989.
Per l’ottava volta il mare veste l’abito polveroso dell’autunno.
Con il volto sciupato schiacciato contro le sbarre guardi fuori da quella minuscola finestra.
Otto anni.
Sei irriconoscibile.
La tua mente, cavalcando le onde lunghe che vedono i tuoi occhi, ripercorre gli anni.
All’indietro.
Torni a Hogwarts, a quando eri con loro, a quando tutti ti amavano, eri popolare, conosciuto, famoso e vivo.
Ripensi ad ogni faccia, e ne riscopri decine che credevi dimenticate.
I compagni, i professori, il preside, le squadre di Quidditch, Gazza e Mrs Purr, i prefetti, i Caposcuola, i tanti amici, qualche nemico.
I Malandrini, quando ancora c’ erano.
E poi la gente dell’Ordine della Fenice, quelli che sono morti durante la guerra e quelli che sono ancora vivi. O perlomeno lo erano prima che tu entrassi li dentro.
Otto anni.
Otto anni sono passati e nessuno è voluto scendere all’inferno per venirti a trovare, nemmeno una volta.
Delle tre persone che l’avrebbero fatto una è morta, a causa tua.
Un’altra ti odia con tutto sé stesso, a causa di un inganno.
L’altra, l’ultima, sta vivendo la tua vita al tuo posto.
Ti ha già rubato otto anni.
Ma quando lo rincontrerai, fosse anche all’inferno, troverai il modo di farteli restituire.
 
1990.
Ancora una volta ti sei avvicinato il più possibile al Dissennatore, l’hai provocato e chiamato per rivivere ancora una volta i tuoi incubi.
E tutto per mantenere viva la brace della vendetta.
Così i tuoi pensieri sono tornati a nove anni prima, hai gridato, come ogni volta, e alla fine ti sei accasciato sul pavimento gelido.
E ci sei rimasto per ore.
La luce che si affievoliva, fino a scomparire, e il debole chiarore di una nuova alba come unico segno dell’inutile passare del tempo.
Sei rimasto immobile, le braccia aperte, lo sguardo rivolto al soffitto, la mente vuota.
Completamente vuota.
Una volta non eri capace di stare zitto per dieci minuti di fila, fermo neanche per cinque, immobile nemmeno uno.
Il tuo volto si muove in una smorfia senza nome.
Sarebbe orgogliosa tua madre, quella vecchia megera.
Hai imparato a stare immobile, da vero Black.
O vero cadavere.
Nove anni e sei una persona totalmente diversa. Anzi, non sei più nemmeno una persona.
Un guscio vuoto; è la cosa a cui assomigli di più.
 
1991.
Ormai sono passati dieci anni.
Ed è di nuovo autunno.
Quando eri ancora vivo era il tuo periodo preferito dell’anno, perché tornavi a casa, a Hogwarts, dalla tua famiglia di pazzi sconclusionati.
I tuoi amici.
Dieci anni.
Chissà come è cambiato il mondo.
Per la gente la guerra ormai sarà solo un ricordo, mentre per te è quasi l’unico ricordo.
Sicuramente è l’ultimo.
Non c’è stato più niente, dopo.
Saranno state costruite case nuove su quelle distrutte, saranno stati eretti monumenti ai caduti.
Dieci anni.
Pensi a Harry, è il suo momento ormai.
Non sai dove ha passato tutto questo tempo, non sai chi l’abbia preso con sé, non conosci il suo carattere, né il suo modo di fare.
Ma dentro di te sai che, il primo settembre, quando arriverà a Hogwarts per la prima volta e si infilerà il Cappello Parlante, questo griderà “Grifondoro”.
Non lo conosci, ma non può essere altrimenti.
Harry sarà un Grifondoro, come i suoi genitori.
 
1992.
Un tonfo contro il muro.
E’ la prima volta che questo pensiero ti sfiora.
Un altro tonfo.
Ma non è un semplice pensiero, è una certezza. Una terribile certezza.
Un altro tonfo e i primi schizzi di sangue.
La consapevolezza ti ha preso alla gola come una stretta mortale.
Di nuovo un tonfo, le ferite si allargano un po’ di più.
Non uscirai mai di lì.
Ormai sul muro è comparsa una macchia.
Dentro di te avevi pensato che prima o poi le cose si sarebbero aggiustate.
Una macchia rosso acceso. L’ennesimo tonfo viene coperto da un gemito.
Avevi stupidamente creduto che qualcuno avrebbe indagato, avrebbe cercato la verità, che infine saresti uscito.
Ormai le gocce di sangue cominciano a scorrere lente lungo la parete sporca.
Ora ne hai la certezza, non uscirai mai, mai più. Nessuno verrà a tirarti fuori, nessuno ti vuole più, né vivo né morto. Solamente ti lasciano lì, in mezzo al niente.
Dimenticato.
Le scie rosse acceso scivolano lentamente e si intersecano a quelle opache di sangue già secco. L’ultima traccia di corpi che non esistono più, sangue di altri disperati.
Hanno creduto all’incredibile, hanno davvero pensato che avresti potuto fare una cosa simile, nessuno ha avuto dubbi, nemmeno Silente.
Nemmeno Remus.
Sul pavimento lurido si forma una piccola pozza.
Tutta la tua vita è stata menzogna, tutti quelli che credevi amici ti hanno tradito.
L’unico che non avrebbe mai dubitato di te è morto da tempo.
La pozza si allarga sempre più, mentre il sangue scorre lungo i polsi di Sirius, distrutto dalla consapevolezza.
Non uscirà mai più.
E non avrà mai la sua vendetta.
 
1993.
E’ di nuovo autunno e se lo volessi potresti sapere il mese e il giorno esatto.
Ma per dodici anni non ti è importato, così rimani senza saperlo.
Per la prima volta vedi i cambio della stagione dalle foglie secche sul terreno, dalla brina mattutina, dai cappotti della gente.
Non hai più bisogno del mare.
Sei riuscito a uscire, sei fuori, sei libero.
Ma rimane ti rimane comunque una sensazione strana, che non ti lascia mai.
Dentro la tua anima senti di non appartenere più completamente al mondo.
La tua vita prima e quella dopo Azkaban sono come due pezzi di filo uniti da un nodo.
Stanno insieme, ma non combaciano alla perfezione.
E mai lo faranno.
 
 
Ecco qua un’altra storia, non so cosa mi stia prendendo in questo periodo!
Devo dire che questa, un’ispirazione improvvisa, mi soddisfa veramente tanto, e spero di essere riuscita a descrivere correttamente le emozioni di Sirius.
Insomma, a volte cova vendetta, a volte è sopraffatto dalla rabbia, a volte si calma e sfoglia i ricordi passati.
Spero vi sia piaciuta, i prego di recensire, la mia ispirazione ne ha un disperato bisogno... :)
Grazie a tutti quelli che hanno letto, ciao
_Falsa Pista_
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _Falsa Pista_