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Autore: Nymeria90    13/09/2013    2 recensioni
– Di che cosa hai paura, Shepard?-
Fissò il cielo sopra di lui e all’improvviso le stelle parvero spegnersi, oscurate da un’ombra scura, enorme, dalla forma vagamente umana.
L’ombra nel cielo guardò giù, verso di lui, dentro di lui, si sentì invadere da un’oscurità che gli ghiacciò l’anima.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì, un istante dopo, non c’era più nulla.
- Di cosa ho paura mi chiedi?- sussurrò con voce roca mentre qualcosa dentro di sé si contorceva, implorandogli di tacere, perché solo così avrebbe potuto dimenticare. Non lo ascoltò: – C’è un’unica cosa che mi fa paura: l’eternità.-
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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Normandy SR2, 2186

 
Liara si fermò davanti al memoriale e, subito, i suoi occhi si posarono sull’ultimo nome che vi era comparso: Mordin Solus.
Non poteva dire di essere stata amica del professore, ma, nei pochi giorni in cui era rimasto sulla Normandy, si era accorta di apprezzare molto la compagnia di quel Salarian chiacchierone.
Era la persona più intelligente che avesse mai conosciuto e, cosa rara, molto rara, per una mente così sottile, sapeva mettersi in discussione.
Ciò che aveva fatto per i Krogan ne era la prova: dopo essere stato uno degli artefici della genofagia era morto per debellarla.
Non sapeva se al suo posto sarebbe riuscita a comportarsi nello stesso modo: ne dubitava, l’altruismo non era la sua qualità più spiccata.
- Ehi …- Garrus le si avvicinò, con aria afflitta.
- Come stai?-
Il Turian si strinse nelle spalle – Sapevo che la lista prima o poi si sarebbe allungata ma …- scosse il capo, amareggiato – Spero che i Krogan si dimostrino degni di un simile sacrificio.-
Liara sfiorò brevemente le sue dita – I Krogan erano un grande popolo: l’hai visto tu stesso su Tuchanka. Torneranno ad essere grandi, lo so. -
- Conosci tutti i segreti della galassia, eppure continui ad essere terribilmente ingenua.-
Liara si avvicinò al memoriale, studiando attentamente ogni nome, se li impresse nella memoria, intimando a se stessa di non dimenticarli. Si domandò se, un giorno, ci sarebbe stato anche il suo, o quello di Garrus, o Tali, o Ashley, o Shepard.
Distolse rapidamente lo sguardo, imponendosi di rimanere calma, lucida.
- Sai qual è il pregio di vivere nell’ombra, Garrus?- il Turian non rispose, né si aspettava che lo facesse – Anche la più piccola luce ti abbaglia; conosco molti segreti oscuri ma, di tanto in tanto, c’è n’è qualcuno luminoso.-
- E quando non ci sarà più alcuna luce, Liara? Cosa succederà?-
Liara si mise al suo fianco, passandogli un braccio attorno alla vita sottile, stringendosi a lui in uno slancio di affetto che chiunque altro avrebbe interpretato con malizia. Ma non Garrus.
- Le antiche Asari amavano dire che, su Thessia, tra una persona e l’altra c’è solo luce. – appoggiò la testa sulla sua spalla – Io credo che avessero ragione, e tu?-
Garrus la strinse con delicatezza, reclinando il capo fino a posarlo sul suo – Sarebbe bello poterci credere, Ombra. Sarebbe bello. -
 
http://www.youtube.com/watch?v=-q4AhdDY1uY

C’erano troppe zone rosse sulla mappa, troppi sistemi in balia dei Razziatori, troppi mondi che bruciavano.
Shepard fece scorrere i dati sul datapad, studiando attentamente il posizionamento delle flotte, i loro rifornimenti, le armi di cui disponevano. Non riusciva a togliersi dalla mente l’idea che stessero facendo troppo poco, troppo tardi.
Aveva ottenuto l’aiuto dei Krogan ma per farlo aveva dovuto rinunciare ai Salarian. Si chiese se Mordin fosse morto per niente, se il suo sacrificio sarebbe stato tradito dalla sua stessa gente. Forse avrebbe dovuto lasciare che i Salarian sabotassero la cura. Mordin si sarebbe opposto e Wrex, in un modo o nell’altro, sarebbe venuto a saperlo, ma era un rischio che, forse, avrebbe dovuto correre. Aveva scelto la via più lunga, ma adesso non era più così sicuro che l’avrebbe riportato a casa.
Chiuse gli occhi immaginando se stesso puntare la pistola contro Mordin, nei laboratori ai piedi del Velo, e fare fuoco, gli occhi rossi e il viso sfigurato. Immaginò l’ira di Wrex, la delusione, il disgusto … e, se stesso, pistola alzata e occhi crudeli.
Buttò i datapad sul tavolino e si lasciò andare sullo schienale della poltrona, fissando con aria assente i pesci che vorticavano pigramente nell’acquario.
Questa volta aveva scelto di non tradire i suoi amici, ma la prossima volta?
Se per salvare Thessia, Palaven o, addirittura, la Terra fosse stato necessario uccidere Liara o Garrus o James o … o Ashley … lui che cos’avrebbe fatto?
Scosse il capo, scacciando quei pensieri fastidiosi: ci avrebbe pensato quando e, soprattutto, se si fosse presentata l’occasione.
Oggi è morto un Razziatore, conta solo questo.
Si stropicciò gli occhi, fissando con aria mesta il letto, morbido e invitante. Era stanco e più di ogni altra cosa desiderava concedersi un bel sonno ristoratore, però sapeva che non ci sarebbe stato alcun riposo.
Solo alberi, un bambino che bruciava e le voci dei morti.
Qualcuno bussò, ma Shepard decise di ignorare quel visitatore sconosciuto, non aveva la forza di affrontare una conversazione, qualunque fosse l’argomento. Non quella sera.
La persona oltre la porta non si diede per vinta, bussando di nuovo. Shepard inarcò un sopracciglio e rimase a fissare i pesci in un ostinato immobilismo.
- Liara desidera parlarti, comandante.- lo informò IDA.
La sua onnipresenza cominciava a dargli sui nervi.
Con un sospiro rassegnato le disse di farla passare, ricordando solo in quel momento di aver chiamato lui Liara.
- Volevi parlarmi, comandante?- esordì l’Asari entrando nella stanza.
Shepard annuì, invitandola a sedersi al suo fianco. Quando Liara si fu accomodata, Shepard si mise a frugare tra i datapad finché non trovò quello che lo interessava, lo accese e glielo passò.
- Il Consigliere Salarian sospetta che Udina sia corrotto.- le spiegò – Ho chiesto a IDA di fare delle ricerche sui suoi spostamenti, i contatti, i depositi bancari e tutto il resto: non ha trovato niente, pulito come una verginella. Ma qualcosa non mi convince, è troppo …-
– Troppo pulito.- concluse Liara facendo scorrere lentamente i dati – Nessuna spesa extra, nessun movimento strano … guarda …- indicò una serie di numeri - … persino il giorno in cui la Terra è stata attaccata, tutto sembra normale: telefonate di routine, nessun tentativo di contattare la Terra o qualcuno al di fuori della Cittadella, persino gli accessi ad extranet sono nella norma. Esattamente come tutti gli altri giorni.-
Shepard annuì – Invece sappiamo bene che non è stato un giorno qualunque. Io credo che Udina si nasconda dietro un muro ben protetto, dietro il quale fa tutti i suoi giochetti. Voglio che tu scavalchi quel muro, Liara. – le rivolse un’occhiata penetrante – Puoi farlo?-
Un sorrisetto compiaciuto si dipinse sul viso dell’Asari – Domani saprò dirti anche quante volte è andato in bagno.-
Shepard si rilassò – Bene. Non voglio che il Consigliere Salarian pensi di avere più informazioni di me. Si credono indispensabili …- la sua voce s’indurì, al ricordo del terribile ricatto cui la Dalatrass lo aveva sottoposto - … intendo dimostrargli il contrario.-
Liara spense il datapad e lo appoggiò sopra gli altri – Non tutti i Salarian condividono la posizione della Dalatrass, l’SOS ti ha garantito il suo appoggio.-
- Non ho bisogno di qualche Salarian.- ribatté Shepard – Ho bisogno di tutti i Salarian.- scrollò le spalle e si alzò, prendendo due bicchieri e una bottiglia di vino dal mobiletto accanto all’acquario.
Riempì i due calici e ne porse uno a Liara che lo fece vorticare lentamente.
- L’ultima volta che ho bevuto del vino terrestre è stato dopo che mi hai aiutata a diventare l’Ombra.- ricordò. – Molte cose sono cambiate da allora, tranne la tua espressione. Sembra che non dormi da quel giorno.- sospirò - Se non saranno i Razziatori ad ucciderti lo farà la stanchezza.-
“Mi riposerò quando sarò morto.” aveva detto a Garrus nella sala briefing, quando il Turian aveva espresso le stesse preoccupazioni di Liara.
Aprì la bocca per ripetere quelle parole ma, inaspettatamente, dalle sue labbra uscì qualcosa di troppo simile a una confessione – Non appena  chiudo gli occhi arrivano gli incubi e allora mi sveglio, di soprassalto, convinto di averli scacciati, ma poi mi guardo intorno e li trovo ancora lì, annidati nelle pareti di questa nave, come parassiti impossibili da debellare. Non mi addormento perché ho paura di svegliarmi, perché so che un giorno, semplicemente, preferirò affrontare gli incubi della notte piuttosto che quelli della vita reale.-
Liara aprì la bocca per confortarlo ma lui la zittì con un brusco cenno della mano, vergognandosi per quel piccolo attimo di debolezza – Dimentica quello che ho detto, non ha importanza.-
Liara abbassò la testa, torcendosi le mani in un gesto che gli ricordò Tali – Mi dispiace per Mordin.- mormorò con sincera afflizione.
Shepard esitò un attimo, poi si alzò e si avvicinò al letto e, dopo essersi sdraiato sulla schiena, le chiese di raggiungerlo.
- Shepard non mi sembra …- protestò, imbarazzata.
- È un ordine, T’Soni. – la interruppe, perentorio.
Di malavoglia Liara si sdraiò accanto a lui, rigida e paonazza.
Ignorando l’imbarazzo dell’Asari, Shepard indicò la vetrata sopra di loro, dove lo sguardo si perdeva nell’infinito punteggiato di stelle.
- Le vedi tutte quelle stelle, Liara?- lei annuì, a disagio - Ricordo che quando mio padre morì, mia madre mi portò all’osservatorio, su Arcturus.- sentì Liara rilassarsi impercettibilmente, cullata dalla dolcezza del suo tono, non aveva mai parlato della sua infanzia con nessuno, ma quella sera, per la prima volta, ne sentiva un disperato bisogno - Io piangevo, non mi davo pace, ma lei s’inginocchiò al mio fianco e mi disse: “Guarda le stelle, Alexander: lì riposano le anime di coloro che sono morti. Tuo padre ci guarda da quelle stelle e, quando ti senti solo, ricordati che lui sarà sempre lì per guidarti e, un giorno, ci sarò anch’io”.- sentì una strana malinconia insinuarsi nel suo petto mentre quel ricordo da tempo dimenticato gli aggrediva con violenza la mente: Hannah era stata una brava madre, a modo suo, ma se ne accorgeva solo adesso, quando ormai era troppo tardi.
Sentì Liara appoggiarsi a lui, fragile e insicura come la prima volta che l’aveva incontrata – Credi che ci sia posto anche per le Asari tra quelle stelle?- chiese in un sussurro.
Shepard si girò a guardarla. Aveva il viso rivolto verso le stelle, le lacrime le scorrevano lungo il viso, senza che facesse nulla per combatterle: anche lei stava pensando a sua madre.
- Ci sono tutti lassù: mio padre, tua madre, Kaidan, Mordin …- tornò a fissare le stelle che mai gli erano parse così luminose, mentre nella mente elencava altri nomi, nomi che appartenevano solo a lui - … loro vegliano su di noi: sempre. –
E lo farò anch’io…
Liara strinse con forza la sua mano aggrappandosi a lui come a volerlo trattenere lì, su quella nave che era la loro casa – Un giorno raggiungeremo le stelle anche noi.- sussurrò con voce roca, quasi gli avesse letto nel pensiero – Ma non oggi, Alexander. Non oggi.-
 
 
 
Note
 
Questo capitolo non doveva interrompersi quì, in realtà queste prime parti dovevano essere due semplici passaggi per introdurre gli avvenimenti della Cittadella, ma scrivendo mi sono resa conto che diventava davvero troppo lungo così ho deciso di spezzarlo, anche se in questa prima parte non succede poi molto.
Mi scuso per la noia che vi è calata addosso, però almeno non è stato troppo lungo :)
  
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