Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rota    13/09/2013    1 recensioni
Del bianco accecante della neve si conserva il candore e l'indifferenza, come quel telo che tutto copre e nulla lascia più vivo, tra l'erba secca sopravvissuta agli ultimi giorni di Autunno e le prime gelate d'Inverno e la terra morbida che conserva, chiusi, i germogli di una vita acerba per iniziare la vita, come una placenta protettiva e un grembo caldo assieme. Del bianco accecante della neve si mantiene l'innocenza che eleva sopra ogni giudizio e la maestosità che investe l'assenza di macchie o imperfezioni, tra l'assordante giustezza che si fa eco tra le pareti altissime del banco del tribunale e lo schioccare di ali bianche, di qua e di là, delle guardie in alta uniforme.
[AU - Pre RivEren]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Eren, Jaeger
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Knocking' on Heaven's Door'
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*Autore: margherota
*Titolo: Knocking' on Heaven's Door – Snow
*Fandom: Shingeki no Kyojin
*Personaggi: Rivaille, Eren Jaeger, Altri
*Generi: Introspettivo, Generale
*Avvertimenti: AU, Missing Moment, Flash fic
*Rating: Giallo
*Credit: “Knocking' on Heaven's Door” e le sue lyrics appartengono a Bob Dylan; Rivaille, Eren e tutti gli altri personaggi di Shingeki no Kyojin appartengono a Isayama Hajime
*Dedica: Alla Danna, che voleva una RivEren e io ho il dovere di accontentarla (L) A Shichan, che condivide con me questo OTP (L) A Lucifer, a cui dovevo un regalo di compleanno (L)
*Note: In un Universo Alternativo, ripercorro le varie fasi che /per me/ hanno definito la bellezza della RivEren. Sarà una serie, non so quanto lunga, non so neanche se arriverò allo yaoi vero e proprio o se resterò nello shonen ai. La trama riprende pari pari quella dell'opera originale e la varia secondo il nuovo contesto che ho inserito. Qui i “Giganti” sono i “Diavoli” o “Demoni” che dir si voglia, giusto per precisare. Lo stile è volutamente “alto”, diciamo così.
Terza flash fic, riguardante la famosa scena del processo.
Buona lettura (L)




 

 

 

 

 

 

Del bianco accecante della neve si conserva il candore e l'indifferenza, come quel telo che tutto copre e nulla lascia più vivo, tra l'erba secca sopravvissuta agli ultimi giorni di Autunno e le prime gelate d'Inverno e la terra morbida che conserva, chiusi, i germogli di una vita acerba per iniziare la vita, come una placenta protettiva e un grembo caldo assieme. Del bianco accecante della neve si mantiene l'innocenza che eleva sopra ogni giudizio e la maestosità che investe l'assenza di macchie o imperfezioni, tra l'assordante giustezza che si fa eco tra le pareti altissime del banco del tribunale e lo schioccare di ali bianche, di qua e di là, delle guardie in alta uniforme.

C'è dolore a tenere fermo Eren, nuove catene e nuovi lacci che gli tengono imbrigliati muscoli e piume contro un palo e una ringhiera fredda. Gli occhi attorno a sé che vede sono di un'umanità spaventata e pronta a giudicare, incline a assecondare una natura leziosa che si compiace d'essere superiore allo scarafaggio solo per gloriarsi di quel pezzo di sterco ulteriore che lercia l'aspetto; gli occhi attorno a sé che non riesce a vedere pesano sulle sue spalle e sulla sua persona peggio che colpi di martello sopra il metallo fuso e caldo, recidivi e decisi, sferzanti e con la precisa volontà di plasmare secondo un proprio gusto orrido, stomachevole, bestiale.
E ci sono gli occhi del giudice, freddi, là sopra il banco. E ci sono gli occhi di Mikasa e Armin, nascosti in mezzo alle ombre della folla.

Guarda avanti pur con le spalle piegate verso il terreno, risponde alle domande che gli vengono rivolte con la stessa emozione di sempre. Le ali sobbalzano agli sbalzi emotivi e qualche piuma non perfettamente bianca cade a terra quando il movimento è costretto e non viene finito come previsto dall'atto iniziale – una di quelle gli sfiora il viso, e brucia più di un graffio.

Prova schifo per le parole stesse degli angeli dalle ali bianche, nel marciume di intenti e di morale che si palesa ai suoi occhi. Il nero che lo ha invaso non gli ha tolto la visione del perfetto bianco dalla memoria e dall'animo, Eren sa cosa sia giusto e cosa sbagliato perché il mondo è sempre stato diviso in quelle due fazioni e nel suo radicalismo ha seguito una e una sola strada. E per quanto la furia del demonio lo abbia invaso, ha paradossalmente brillato di splendore nel suo ossimoro e non l'ha derubato della dignità, permettendogli di passare da una all'altra parte senza cedere a bassi compromessi. È contro quei compromessi, la colpa degli ignavi e dei traditori, che la sua ira si scaglia.

Ed Eren grida, nel silenzio rinnovato delle piume bianche – l'eco travolge le coscienze dei presenti come lo strillo delle trombe dei alti serafini, di quei messaggeri divini e celesti, al Figlio stesso che grida e gridò allo scandalo nei templi sacri addobbati a mercati di strada: chiara la voce, diretto l'intento.

E persino gli angeli tremano a quella forza spaventosa, perché non c'è nulla di più alto che Dio, e si trema di fronte alla verità pronunciata senza fronzoli. Solo chi è pronto di nervi e non ha paura riesce a mantenere lo spirito alto e pronto a ogni evenienza, senza tremare di paura per un ragazzino che urla.

Eren riceve il primo colpo del tacco del calzare di Rivaille senza alcuna preparazione, né psicologica né fisica, ed è così sorpreso che non avverte subito il dolore, ma distingue il colore delle sue piume prima di vedere lui.

Bianchissimo. Come la purezza della neve.

   
 
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