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Autore: CharlieIlvendicatore    14/09/2013    3 recensioni
"The Gate Control" o la "La teoria del cancello" è una teoria neurologica secondo la quale quando si prova dolore gli stimoli tattili, scatenati nello stesso luogo in cui esso ha sede, lo inibiscono. E' il motivo per cui sfreghiamo o comprimiamo la ferita quando ci facciamo male. E se fosse così anche per un dolore diverso? quello che viene dalla nostra testa, quello che non riusciamo a capire. Forse è per questo che ci ritroviamo mille volte a pensare e a pensare a chi ci ha ferito e che ci arrovelliamo e immaginiamo cosa sarebbe cambiato se avessimo agito in modo diverso. Forse è il motivo per cui sentiamo il disperato bisogno di parlarne. Sono i nostri modi per toccare, comprimere quel tasto dolente al fine di provare un po' meno dolore? Questo è ciò che crede Cloe, la protagonista, ma il suo imbarazzo a parlare di qualsiasi cosa di romantico, di confidarsi con qualcuno la blocca terribilmente e la porterà ad aprirsi veramente solo con un ragazzo conosciuto su internet. E se lui fosse una persona che in realtà conosce anche fin troppo bene?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu qualche giorno dopo la mia messaggiata in incognito con Armin.  Ero tremendamente spaventata dalla sua confessione. Mi comportavo con lui con il mio, ormai brevettato, metodo di agire coi ragazzi che mi davano da pensare: Scappare. Avevo persino cambiato il mio percorso mattutino per evitare di incontrare i due gemelli nel tragitto casa-scuola. Peccato che non avessi alcuna intenzione di interrompere i rapporti con Alexy, che ormai vedevo quasi a ogni cambio d'ora. Lui era quasi sempre presente, alle costole del fratello, neanche lo facesse apposta per complicarmi la vita. In più ero costretta a passare da sola con lui almeno un paio d'ore di "lavori forzati" dopo la scuola. Il mio comportamento era talmente freddo e apatico che mi aveva soprannominata "ghiaccio-spray", ogni volta che dicevo qualcosa di acido lo rimarcava con uno "sshh" che ricordava il suono di una bomboletta. Nonostante le mie gelide intenzioni  riusciva irrimediabilmente a strapparmi qualche sorriso, chiacchierata o battuta ogni giorno, era tremendamente bravo, doveva essere una dote di famiglia.
Quella mattina stavo facendo la mia strada alternativa quando sentii un veicolo sfrecciare a allarmante velocità, pericolosamente vicino alla mia cigolante graziella. Solamente quando mi si parò davanti, tagliandomi la strada, mi resi conto che si trattava della moto di Castiel. Utilizzai il mio metodo brevettato per frenare bruscamente: impennare puntando i piedi a terra e facendo scivolare la bici in avanti, questo mi permise di evitare centinaia di euro di danni alla carrozzeria della vettura del Rosso. Avevo ancora il manubrio in mano e la bici in verticale davanti a me quando si tolse il casco.
-Ehi Cloe dove vai di bello?- Io mi ricomposi facendo scivolare la bici al mio fianco.
-Secondo te?- Commentai indispettita per la pericolosa manovra del mio compagno di banco.
-Mah..l'ora e il buonsenso mi dicono a scuola... ma la strada complicata mi confonde le idee.- Rispose lo spericolato ghignando.- Ti do un passaggio io se vuoi, così per una volta non arrivi in ritardo.-
In effetti le stradine complicate avevano allargato enormemente il tempo di percorso del mio tragitto casa-scuola, e, rimanendo l'orario della sveglia immutato, facevo più ritardi del solito. Decisi di accettare la proposta di Castiel e, dopo un cenno di assenso, legai la bici ad un palo e mi avvicinai alla moto. Lui scese e estrasse un casco un po' più piccolo del suo dal sedile, come se, in qualche modo, lo avesse programmato in anticipo. Senza fare domade mi infilai il casco e montai sulla moto. Castiel si assicurò che fossi ben seduta e aggrappata alle maniglie laterali, poi partì. In un battibaleno raggiungemmo la scuola e, altrettanto velocemente, la superammo.... Ma che diavolo?!
-Dove stiamo andando?- Ero alquanto sorpresa e infastidita dal cambio di direzione.
-Dove vuoi andare?-
-A scuola!!- Urlai  per sovrastare i rumori della strada e il vento contrario.
-Altrimenti?- Come altrimenti?? iniziavo a innervosirmi ancora di più.
-Portami a casa.- I rumori della strada erano intensi e dovetti ripeterlo più volte, ma finalmente mi capì e fece cenno di sì col capo. La moto invertì la marcia e sfrecciò a tutta velocità prima raggiungendo e poi allontanandosi dalla scuola, verso il mio quartiere. Ero quasi sicura che Castiel non rispettasse affatto i limiti, nè il codice della strada. Fu sorprendente la rapidità con cui raggiungemmo la mia abitazione, per poi superarla... ma cosa?! Decisi di non sprecare altro fiato per commentare, prima o poi saremmo dovuti scendere e allora mi avrebbe sentito. Non gliel'avrei fatta passare liscia facilmente. Capii che ci stavamo dirigendo fuori città.. ma dove diavolo aveva intenzione di andare? Beh, sarebbe finita prima la benzina che i confini del paese e allora gliene avrei cantate quattro, anche se per tornare avrei dovuto prendere il treno.  La moto entrò dentro a un cancello e percorse un lungo sentiero di ghiaia in mezzo a un prato curatissimo, per poi fermarsi. Scesi velocemente e mi tolsi il casco,  per lamentarmi con lui del cambio di programma, ma la vista di un'imponente bianca magione mi mozzò il respiro. L'ingresso, sopraelevato di qualche gradino dal terreno, si trovava sotto a un colonnato in stile dorico in marmo bianco. Dalle finestre, anch'esse riccamente decorate ai lati, si poteva intuire che la casa avesse più di due piani. Nel frattempo lui aveva parcheggiato la moto e si era sfilato il casco.
-E'-e' casa tua?- dissi ancora spiazzata dall'inaspettata ricchezza del Rosso.
-No, ci vivono i domestici.- Non capivo se stesse scherzando, sul mio volto le sopracciglia si contrassero in un'espressione confusa. Dopo la reazione di  sorpresa che aveva scatenato in me quella reggia proprio non sapevo che aspettarmi, avrei anche potuto credergli. -Ovvio che è casa mia, l'avevi detto tu che volevi andare a casa!- Ritornai in me.
-Io intendevo casa mia, cretino!-
-Non pensavo ci tenessi tanto a portarmi a casa tua...- Disse con tono che voleva sembrare malizioso, ma notai qualcosa che non avevo visto prima: una sorta di tristezza e tensione che non era comune in lui. Dovendolo sopportare di fianco a me  tutti i giorni per sei ore conoscevo ogni sua espressione, ma quella non rientrava nel mio database.
-Io a casa mia e tu dove ne hai voglia, era questo il piano.-
-Allora mi scuso per aver disturbato i tuoi piani.- Castiel che si scusava senza tono ironico, la cosa più strana che potesse capitarmi. Si avviò verso l'ingresso della magione e si girò verso di me, sempre con quell'espressione di amarezza nervosa stampata in faccia.-Che fai, resti lì?-  Nel rivedere il suo viso così malinconico di colpo svanì tutto il rancore che provavo verso di lui per avermi trascinata in quel posto. Per una qualche ragione il ragazzo sembrava scosso, decisi di assecondarlo con l'intento scoprire il motivo della sua tristezza. Lo raggiunsi e lo seguii all'interno dell'edificio. Nonostante la pregiatezza del mobilio l'interno stonava decisamente con l'esterno: sul divano di pelle ad angolo e sul pavimento erano ammucchiati cartoni di pizza, vestiti ed una chitarra elettrica. Il ragazzo si avvicinò al divano, spostò una serie di oggetti non ben identificati, si sedette e mi fece cenno di sistemarmi a fianco a lui.  Quando presi posizione mi diede in braccio la sua chitarra.-Sai suonare?- Chiese dolcemente... iniziavo a non essere sicura che si trattasse di Castiel.
-No, sono una frana in queste cose.- Il ragazzo si propose di insegnarmi a suonare, partendo dal "DO". Mi spiegò come dovevo tenere le dita. Il fatto di dover schiacciare con forza le dure corde di ferro tenendo i tre polpastrelli ad un'assurda distanza tra loro sembrava una cosa impossibile. Dopo vari tentativi riuscii a eseguire perfettamente la nota: inutile dire che dovetti posizionare le dita con l'altra mano e che l'accordo mi provocò una piccola piaga sotto l'indice. Non ero tagliata per la musica, in particolar modo per la chitarra. Visto il mio insuccesso Castiel mi confiscò lo strumento e si mise a accarezzare le corde con il plettro, io mi presi la libertà di togliermi le scarpe e sdraiarmi alle sue spalle. Iniziò a suonare vari pezzi, una noia mortale. Così abituata a sentire le canzoni nella loro interezza il solo suono della chitarra elettrica senza amplificatore non lo reggevo per più di due minuti. Ogni tanto riconoscevo qualche motivetto e canticchiavo. -Mama, take this badge off of me
I can't use it anymore. 
-Lui si girava verso di me e accennava un sorriso ogni qualvolta riconoscevo un pezzo dell'antologia del Rock. Continuavo a annoiarmi a morte, ma vedevo lui così impegnato che mi dispiaceva disturbarlo e, inoltre, pensavo non avessimo tante altre alternative di svago. Riconobbi le note di "Nothing else Matters" dei Metallica. -So close, no matter how far
Couldn't be much more from the heart 
-. Mentre canticchiavo a bassa voce mi accorsi che stavolta non mi aveva fatto nessun cenno di assenso per aver riconosciuto la canzone. Mi sporsi per guardarlo in faccia e notai che una lacrima scendeva lungo il suo volto. Non un pianto, solo una goccia  scivolava sulla sua guancia.
-Cos'hai?- mi attentai a dire. Il Rosso trasalì per poi rispondere:-Nulla.- a voce bassa.  
-Sicuro sicuro?- Chiesi nel tentavivo di scucirgli qualcosa.
-Sì- 
-Davvero?- Non ero contenta del suo evitare le mie domande, avrei insistito fino al raggiungimento del mio intento.
-Stai zitta!- Il commentò brusco di Castiel mi indispettì ulteriormente. Balzai giù dal divano per mettermi in piedi davanti a lui e urlare.
-Non so quale sia il tuo problema, ma tu non ti puoi permettere di trascinarmi qui e poi evitare anche le mie domande! Io non so cos'hai, ma volevo solo aiutarti.. e tu mi rispondi in quel modo!?Sai cosa ti dico? O rispondi o me ne vado!- Alla fine del discorso avevo il fiatone per essermi sgolata, meno male che i vicini di Castiel erano a ettari di distanza da quel salotto.
-Vattene.- Questo era decisamente troppo, non sapevo bene come sarei tornata a casa ma mi diressi energicamente verso la porta, senza neanche curarmi di riprendere le mie scarpe. Sentii  la chitarra toccare per terra e una mano stringermi vigorosamente il polso. 
-Scusami, siediti ti spiego tutto.-Mi calmai e ritornammo sul divano, quel gesto doveva essere molto difficoltoso per l'orgoglioso Castiel. Dopo qualche momento di pausa sospirò e si decise a vuotare il sacco.
-Ecco... La mia ex è passata in città per un giorno... - Le parole gli uscirono a fatica, ma si fece coraggio e continuò.-Mi ero promesso che non l'avrei rivista, ma, senza neanche accorgermene, mi sono ritrovato ad andare verso casa sua con il suo casco nella moto... Pensavo che in qualche modo, vedendomi magari, le sarebbe venuta voglia di andare a fare un giro, non so... Volevo fare finta di incontrarla per caso... ma era un'idea tremendamente stupida, lei non mi aveva neanche detto che era in città, l'ho saputo da Lysandre...-
Sembrava nervoso e agitato, gli costava terribilmente raccontarmi tutto questo. Continuai ad ascoltare senza interromperlo.-Capisci, se lei avesse voluto... allora mi sono detto che dovevo trovare un modo per distrarmi e, mentre vagavo per la città, ti ho incontrata. Ho pensato che, se avessi passato il tempo con qualcuno, avrei resistito alla tentazione di piazzarmi sotto casa sua e dimostrargli quanto sono patetico... ecco... Tu eri perfetta, mi piace passare il tempo con te, ma oggi proprio non sono in vena quindi scusami.- Non avevo mai visto Castiel in questo modo, di solito era così beffardo e sicuro di sè che sembrava inscalfibile, invece adesso  si mostrava tremendamente fragile.  Non pensavo che dietro di lui si potesse nascondere un ragazzo che soffre per una storia d'amore andata male.
Gli chiesi più informazioni su di lei. Si chiamava Debrah e si erano conosciuti in un concerto di una coverband dei metallica, proprio sulle note di Nothing else Matters. Dopo poco era diventata la vocalist del suo gruppo con Lysandre. Erano stati insieme un anno, a quanto affermava Castiel, ma dal modo in cui insisteva sulla cosa sembrava che in realtà l'anno non lo avessero raggiunto per poco e lui esagerasse, come se il tempo facesse sembrare la relazione più importante. Lei lo aveva lasciato per cercare di intraprendere una carriera nel mondo della musica. Nonostante non si fossero lasciati con rancore, lei aveva tagliato tutti i ponti poco dopo la separazione.
-Cloe, ti posso chiedere un favore?- 
-Dimmi...- Gli avrei fatto mille favori per farlo stare meglio, dovevo assolutamente fare qualcosa per risolvere questa situazione. Nonostante non fosse la persona più gentile del mondo, non si meritava di star male in quel modo.
-Potresti rimanere con me per il resto della giornata, sai.. fino a quando lei non riparte...-  In effetti non era una cattiva idea, almeno avrei potuto evitare che facesse qualcosa di cui si sarebbe pentito.
-Certo-
-Grazie mille-
-Tranquillo, quand'è che vi siete lasciati?-
-A ottobre dell'anno scorso.- Era passato più di un anno e ancora ci pensava? La cosa era davvero seria,  avrei voluto aiutarlo ma non sapevo come.
-Sei patologico.- Provai a sdrammatizzare.
-Perché?-
-Se pensi ha un ex per più della metà del tempo in cui siete stati insieme, l'infiammazione da acuta diventa cronica Castieluccio.- Odiava i nomignoli anche più di me, infatti mi arrivò un  pizzicotto sul retro del braccio.
-Ahiiii.-
-Non azzardarti a chiamarmi mai più in quel modo.- Il suo sguardo si era fatto più sereno, sebbene permanesse una sorta di amarezza. Capii che cambiare argomento era la sola cosa che poteva farlo stare meglio in quel momento, ma prima volevo togliermi un'ultima curiosità.
-Allora quando dicevi di avere un'amico nelle mie stesse condizioni ti parlavi di te stesso?-
-No, di Lysandre.- Non mi ero nemmeno dovuta sforzare per cambiare argomento, il che mi aveva tolto da una bella grana. In aggiunta ero anche curiosa.
-Cioè?-
-Non la sai la storia?- Feci cenno di no con la testa.-Lysandre è pazzamente innamorato di Rosalya dalla prima, ma lei se ne stava sempre con Ambra e le sue amichette e neanche sapeva della sua esistenza. Un giorno però lei ha disobbedito  alla sorellina di Nathaniel, è stata cacciata dal gruppo e l'arpia ha iniziato a far girare brutte voci sul suo conto. Ad esempio diceva che era stata con mezza scuola, lei ci è rimasta molto male e Lys le è diventato amico. Lui ci provava spudoratamente, ma Rosa ha conosciuto tramite lui suo fratello e nel giro di una settimana si sono messi insieme. Lys ci sta male ancora adesso.- Questa storia spiegava anche la strana solitudine dell'estroversa Rosalya prima dell'arrivo di Alexy. Castiel aveva acquistato una strana grinta nel parlare di queste cose. Chi sospettava che dietro al burbero Rosso si nascondesse una comara pettegola? In effetti un'indizio c'era: non si perdeva mai un numero del giornale di Peggy. 
-Sai Cloe, adesso che mi ci fai pensare... ti vorrei parlare di un'altra cosa importante.- Il suo viso cambiò totalmente, ora sembrava si stesse trattenendo dal ridere a crepapelle.
-Si?..- Ero un po' stupita dal suo cambiamento improvviso d'umore.
-Ho serie ragioni di credere che il tuo ragazzo ci stia provando con Lysandre.- Mi misi una mano sulla fronte in segno di disperazione. Ma Alexy non poteva evitare di essere così spudorato? Sospirai rassegnata.
-Domani quello mi sente.-
-Non sembri molto sorpresa.- Disse accigliato.-Lo sapevi già?- Alexy se la sarebbe presa con me per averne parlato con qualcuno, ma in fondo era tutta colpa del suo comportamento "antisgamo". Speravo solo che che il mio amichetto pettegolo avrebbe tenuto il forno tappato.
-Io non ti ho detto nulla.- Mi chiusi la bocca con la mano come se ci fosse una zip e luì ripetè il gesto, segno che non avrebbe detto una parola. Poi si abbandonò alle risate più sfrenate, Alexy non sarebbe stato affatto contento. Gli tirai un pugno sul braccio, sforzandomi di beccargli il nervo circonflesso per fargli più male.
-Ti fa così ridere che Alexy sia gay?-
-Nono, mi fa ridere che quello svampito di Lys non se ne sia ancora accorto "E' un ragazzo così cordiale e affabile".- Disse imitando la voce del povero Lysandre. Poi ricominciò a sghignazzare, alla fine si ricompose in un sorriso beffardo. Tornò a guardarmi con aria interrogativa: stava meditando qualcosa. Muoveva la mandibola avanti-indietro con fare pensieroso, infine si decise a esprimere le connessioni che gli unici tre neuroni superstiti nella sua calotta cranica si erano ostinati a fare.
-Ma come mai sei così strana ultimamente? So che si tratta di un ragazzo pensavo fosse per Alexy... ma ora so che non è nè il tuo moroso gay e neanche quell'idiota del delegato.- Non pensavo che si notasse tanto che avevo da pensare in questi giorni... Castiel che faceva il mentalista però proprio non lo reggevo.
-Fatti gli affari tuoi!- Quando gli risposi così invece di rimanerci male cominciò a ghignare.
-Ho colto nel segno.- Disse divertito, poi iniziò a grattarsi il mento interrogandosi su chi potesse essere il misterioso ragazzo, il mio compagno di banco si era rivelato troppo impiccione per i miei gusti.-Dai dimmi chi è!!!-
-Te lo scordi!- Se pensava che mi sarei esposta così tanto si sbagliava di grosso, avevo la bocca cucita.
-Ah si? Beh potrei scordarmi diciamo... che mi hai detto di non rivelare a nessuno che al tuo moroso piacciono gli uomini, Ambra ci sguazzerebbe in una notizia del genere...- 
-Sei un vile ricattatore.- Fece per prendere il cellulare dalla tasca, ma lo fermai. Non volevo che Alexy scoprisse che avevo rivelato il suo segreto, ce l'avrebbe avuta a morte con me... e io tenevo in modo inspiegabile al mio fidanzato gay.-Okok...si tratta di Armin, ma non è come pensi... è stato lui che mi ha detto che gli piaccio...-Mi guardò un attimo socchiudendo piano gli occhi.
- il gemello NERD?- Feci cenno di sì.-Dai, racconta.- Ok.. rivolevo il vecchio Castiel, poca confidenza e pochi discorsi imbarazzanti. Aspettai per qualche secondo per vedere se ritornava in sè, ma niente. La situazione lo divertiva enormemente e soprattutto il fatto che fossi tremendamente imbarazzata e infastidita. A malavoglia raccontai la storia dall'inizio alla fine, era molto interessato.
-E' talmente strano e intricato il modo in cui vi siete conosciuti, sembra la trama di un film.- In effetti le coincidenze nella storia erano strane in modo quasi inquietante. Sembrava fosse "destino". Alzai gli occhi al cielo e sospirai, mostrando tutta la mia preoccupazione per la situazione.
-Sai, ancora non riesco a immaginarvi insieme...-
-Insieme? Ma non se ne parla!!- Al mio intervento seguì una risata nervosa, troppo esplicativa per il nuovo Castiel che provava a leggermi nel pensiero.
-Ma se si vede lontano un miglio che ti piace.-
-Nooo- Non rispose, mi fissava con una faccia che sembrava dire "guarda che ti conosco"-No-Provai a riconvincerlo, forse due semplici "no" non sarebbero bastati, ma non riuscivo a inventarmi altro in quel momento.
-Ma se sorridi solo a dire il suo nome.-
-Non è vero...- decisi di confutare la sua teoria.-..Armin!- Gli angoli della mia bocca irrimediabilmente si alzarono in una sorta di sorriso incontrollato... Diamine! Il Rosso si mise a ridere a crepapelle, io feci la faccia più scocciata possibile e incrocia le braccia. 
-Non capisco perché ti comporti così..Capisco che tu sia timida, ma non dovresti provarci.Da come l'hai descritta basterebbe che tu ti comportassi normalmente come fa con me per ottenere qualcosa...- Estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca destra dei jeans.
-Ma io non voglio ottenere nulla.- Tirò fuori dal pacchetto una sigaretta e un accendino.
-Perchè?-Strinse il filtro tra le labbra per poi accenderla e dare un tiro. Perché.. bella domanda. Avevo miliardi di risposte: gli impegni, la scuola, il non conoscersi abbastanza, il fatto che potesse venir ridotto a un colabrodo da mio fratello.. Dissi la cosa più vera che mi venne in mente.
-Forse paura...-
-E' un tipo violento?- Commentò a labbra strette per non farsi scappare la sigaretta.
-Ma Cosa? No!-
-E allora di che hai paura?-
-Di finire come te ad esempio.- Il Rosso impugnò la sigaretta tra due dita e lasciò andare una nuovola di fumo grigio dalle sue labbra.
-Touché!..- Si morse il labbro inferiore per poi tornare a parlare. -Ma prima o poi dovrai trovarti un ragazzo no? O vuoi finire come la Strauss?- Un velato accenno a quella zitella inacidita della nostra prof di lettere. Anche se il matrimonio non era nei miei piani, da eterna single non sarei stata come lei. In effetti proprio in quel periodo i miei ormoni impazziti da adolescente bramavano disperatamente un ragazzo.
-No solo che non lui.-
-E perché?-
-E' troppo difficile, se mi interessasse meno di quello che pensa forse ce la farei...-
-Se ti interessasse meno di quello che pensa non staremmo qui a parlarne, comunque sono contento che non ti voglia mettere con lui: Quando gli amici si mettono con qualcuno finiscono sempre per abbandonarti un pochino, quando sono dell'altro sesso è anche peggio perché c'è anche la gelosia del compagno... e tu mi servi ancora, almeno per oggi pomeriggio.- Quella sua sorta di egoismo faceva trasparire un po' di affetto nei miei confronti, almeno la mia presenza serviva un po' a non farlo disperare per questa Debrah.
-Non parliamone più va... Non parliamo più di queste cose.- Il ragazzo annuì in silenzio col capo, la sigaretta stretta tra le labbra, poi la staccò nuovamente.
-Vuoi?- Disse avvicinandomi il pacchetto ancora aperto. Ma stiamo scherzando?
-Perché non mi offri direttamente un tumore ai polmoni? Ma no forse preferirei una morte più rapida e indolore se non ti dispiace...- Risposi in modo sarcastico alla sua assurda proposta.
-Come sei drastica. Hai mai provato?-
-Ma scherzi?Tu non hai idea di quanto possano essere rischiosi quegli stupidi bastoncini, non ne vale la pena.-
-Allora come lo sai che non ti piace?-
-Lo so e basta!- Mi porse la sua sigaretta già accesa con la mano destra dicendo.
-A volte bisogna correre il rischio.. e poi potrebbe piacerti.- Quelle poche parole incesive e il suo sguardo mi convinsero a provare. Allungai le dita verso la sigaretta per poi prenderla con la punta delle dita, la ispezionai come fosse qualcosa di alieno e la portai guardinga verso la mia bocca. Inspirai in po' di fumo per poi riabbandonarlo all'aria. Nonostante non avessi la benchéminima intenzione di comininciare a fumare dovevo ammettere che non era male.
-Guarda che devi aspirare!- Lo guardai confuso.-Fai così- disse riprendendo dalle mie mani la sigaretta.-Aspiri e poi inghiottisci.- Capii come dovevo fare e ripetei il gesto. Il tutto finì in una tosse convulsa e in un'orribile sensazione di caldo rovente nella mia gola. Per non parlare del sapore.. Ero del tutto convinta che non avrei mai più toccato una sigaretta in vita mia! Tossii ancora, anche se non ne sentivo la necessità, giusto per cercare di scacciare il più possibile quel veleno dai miei polmoni.. Il Rosso se la rideva bellamente come al solito, che odioso! Passammo il resto della mattina a commentare programmi scemi alla televisione, Castiel sembrava avesse riconquistato un po' di gioia di vivere e il suo comportamento tornava ad essere quello di sempre. Non sapevo se fosse un bene o un male, ma era tornato il vecchio Castiel. A ora di pranzo rimontammo in sella alla motocicletta. Aveva intenzione di portarmi in un posto dove facevano dei panini buonissimi, chissà quale schifezza mi sarebbe toccato trangugiare. Probabilmente avrei solo dato un morso al mio pranzo bisunto, per poi rifilarlo al Rosso. La moto sfrecciava a una velocità troppo elevata per le strade del centro, finché non raggiunse un luogo vagamente noto. Ci trovavamo dietro al liceo, in una stretta stradina che dava sulle mura dell'istituto, poco lontano a dove avevo abbandonato la bici. Intorno non c'era l'ombra di un locale o un paninaro, solo casette a schiera.
-Ma dov'è il cibo?- Chiesi un po' confusa, ancora in sella alla moto.
-Vai e raggiungi il tuo compagno di punizione scema!Non ti ho portato direttamente davanti così almeno non ci vede insieme no?- 
-Ma come farai oggi pomeriggio?-
-Non preoccuparti, starò da Lys.-Mi fece scendere dalla moto, mi tolsi il casco. Lui lo prese dalle mie mani e lo ripose sotto al sedile. 
-Ma...- mugulai ancora indecisa sul da farsi. Sganciò il suo casco e lo alzò quanto bastava per scoprirsi il viso.
-A volte bisogna correre il rischio.- Lo guardai per qualche secondo. Indipendentemente da come sarebbe andato il resto della giornata apprezzavo immensamente il suo gesto. Nonostante avesse bisogno della mia presenza mi stava lasciando andare per fare quello che credeva il mio bene. Avevo guadagnato un amico migliore di quello che potessi immaginare. Per ringraziarlo mi avvicinai a lui e mi arrampicai sul suo collo per riuscire a raggiungere la sua guancia con le mie labbra. Non sapevo in realtà se avesse apprezzato il gesto o meno, ma lui si rimise il casco e disse:-E' questo lo spirito giusto!- per poi sparire, a tutta velocità, in sella alla moto.
Benchè fosse l'una del pomeriggio i nuvoloni scuri carichi di pioggia rendevano quella stradina buia e tetra. Mi strinsi nella giacca e avanzai di qualche metro per svoltare un angolo che dava su un altro borghetto stretto e ombroso. All'improvviso udii qualche passo e un altro rumore non ben identificato alle mie spalle. Non feci in tempo a girarmi che sentii una fredda lama poggiarsi sulla mia gola. Un brivido mi percorse  la schiena quando un respiro caldo e umido accarezzò il mio collo. 
-Continua a camminare, non voltarti.-
  
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