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Autore: Daisy Pearl    18/09/2013    5 recensioni
Finì di parlare e ansimò brevemente, come se avesse fatto una corsa infinita, lo sentii andare avanti e indietro e in qualche modo riuscii a immaginarmelo. Aveva un lungo abito bianco che si adagiava sul pavimento in pietra. La veste ondeggiava con eleganza e sembrava brillare di luce propria. Le lunghe ali erano spalancate sulle sue spalle, candide come il vestito e, a completarne la figura c’erano i classici boccoli oro che gli ricadevano sulle spalle con gentilezza. Potevo quasi vedere gli occhi azzurri come il cielo fissarmi attendendo che fossi in grado di alzarmi, in quel modo mi avrebbe potuta portare dove dovevo stare.
Mi avrebbe portata all’inferno.
- Questa è la storia di Mar e di Dave. Una storia di magia, tradimenti, colpi di scena, pazza, lucidità, amore. Bene e male si intrecciano in continuazione fondendosi in alcuni punti per poi separarsi. Il confine tra bianco e nero non è mai stato così invisibile.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
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CAPITOLO 5

Scusate, questo capitolo non è stato riletto a causa di una prolungata assenza di sonno. Provvederò a farlo domani, ma non voglio lasciarvi senza capitolo!
Approfitto per ringraziare Tutti quelli che seguono questa storia, la preferiscono e la recensiscono! Grazie grazie grazie.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi piacci e spero di non deludervi.
Daisy


Alzarmi da quella panchina fu una vera impresa. Ogni volta che ci provavo le gambe mi tremavano e di conseguenza mi sedevo sperando che passasse. Ripetei il procedimento più volte sempre col medesimo risultato. Ero spaventata, qualsiasi persona sana di mente lo sarebbe stata, ma io non potevo comportarmi in quel modo. Dovevo reagire! Eppure il mio corpo non sembrava pensarla come la mia testa, le gambe proprio non volevano reggermi.
Quella donna era davvero pericolosa, non potevo sottostare alle sue richieste. Mi avrebbe dato ciò che volevo, il potere, ma a quale prezzo? Sicuramente non mi aveva rivelato tutto quello che aveva intenzione di farci col libro, una volta che esso fosse stato ricreato, ma l’istinto mi diceva che non era nulla di buono.
Quando finalmente riuscii ad alzarmi e allontanarmi da quel parco giochi infernale fui  anche in grado di pensare con maggiore lucidità.
Le avevo detto di no e lei mi aveva fatta accasciare a terra per il dolore. A rigor di logica, essendo questo il trattamento che mi aveva riservato al mio rifiuto, cosa poteva farmi di peggio. Cercai di auto convincermi che la parte più dolorosa era passata, lei era sparita, forse si era arresa. Sapevo che non era così, però. Se fossi stata nei suoi panni io non mi sarei arresa, probabilmente avrei dato una prova della mia forza e poi avrei lasciato la vittima a rimurginare, tutto ciò prima di attaccare con maggiore forza.
Il solo pensiero mi fece rabbrividire. Lei probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa che avrei fatto io, quindi il peggio doveva ancora arrivare. Il ritmo del mio cuore aumentò e fui costretta a fermarmi per fare un respiro profondo, sperando che questo mi calmasse. Non funzionò. Ripresi a camminare cercando di riflettere senza tener conto della paura.
Se avrebbe agito come pensavo, allora probabilmente mi avrebbe lasciato un po’ di tregua, per farmi riflettere e portarmi ad accettare. Quindi avevo un po’ di tempo, dovevo sfruttarlo al massimo.
Presi un altro respiro profondo per calmarmi ulteriormente. Quello che mi aveva spaventata di più era quel senso di impotenza che avevo avuto quando lei aveva dato prova della sua forza, la consapevolezza di non poter far nulla per bloccarla o almeno contrastarla mi faceva sentire debole e indifesa. Odiavo essere indifesa. Mi ero sempre reputata una persona forte eppure non potevo nulla contro di lei, semplicemente perché non ne avevo i mezzi. Era come se io fossi una scimmia e lei l’essere umano: cervello simile, ma capacità diverse. Quindi la prima cosa che dovevo fare era ergermi al suo livello.
Dovevo recuperare dei poteri. Non vedevo altro modo e l’idea sicuramente non mi dispiaceva, anzi.
Doveva pur esserci in giro per il mondo un costrutto magico dal quale assorbire il potere, non mi importava quanto sarebbe stato difficile farlo.
Prima ancora però dovevo trovarlo. Sorrisi un po’ rincuorata mentre la pausa scemava lentamente, avevo un piano d’attacco, ero pronta a contrastare e questo mi dava coraggio. Me la sarei cavata, come sempre.
Presi il cellulare e digitai su google la voce ‘oggetti magici’. Speranzosa attesi che la pagina si caricasse, ma appena lo fece ne rimasi delusa.
La prima voce citava ‘oggetti magici di Harry Potter- wikipedia’. Sbuffai, non mi servivano oggetti magici tratta da un libro e quindi inesistenti, avevo bisogno di qualcosa di reale.
Seguivano diversi siti nei quali venivano menzionate diverse cose con la facoltà di proteggere le persone, ma nessun costrutto dal quale assorbire energia. Sbuffai spazientita rimettendo il cellulare in tasca. Dovevo aspettarmelo, era impossibile fare una ricerca mirata su internet.
Alzai gli occhi al cielo mentre riflettevo sulla mia prossima mossa. Forse avrei dovuto provare con la biblioteca della città, oppure sarei potuta andare in un museo, lì era pieno di oggetti antichi, figuriamoci se non ce ne fosse nemmeno uno toccato da uno stregone.
Sbuffai, mentre imboccai la direzione del mio appartamento. Sapevo che le mie erano speranze vane. Ammettendo che trovassi un oggetto del genere in un museo, come avrei spiegato il semplice fatto che volevo toccarlo? O portarlo a casa per studiare il meccanismo per liberarne il potere? Non avrei potuto, non senza i poteri di persuasione che possedevo prima.
Mi portai una mano sulla faccia, esasperata. La sensazione di impotenza stava andando a sostituire l’entusiasmo iniziale.
Avrei potuto rubarlo, ma era infattibile, mi avrebbero sicuramente presa. Non c’era via d’uscita. Non conoscevo nessuno che potesse dirmi dove trovare un oggetto magico senza doverlo rubare o dover setacciare il mondo in lungo e in largo. D’altro canto forse avrei potuto cercare proprio un tale genere di persona.
Mi venne da ripensare alla prima volta che avevo sentito parlare di magia. Questa parola era uscita dalle labbra di Alex e io all’inizio ero stata scettica, per me ciò che facevo io non era magia, ma solo un’arte. Poi lui mi ci aveva fatta riflettere e, alla luce di tutto ciò che era accaduto dopo, compreso il mio incontro di quel pomeriggio, non potevo far a meno di crederci. La magia esisteva e io la volevo.
Mi bloccai mentre un sorriso vittorioso comparve sul mio volto. Alex era la persona che cercavo. Quando aveva raccontato a me e a Dave la storia della maledizione aveva detto che lui si era  molto appassionato, da giovane, a tutto questo genere di storie, tanto è vero che le aveva persino studiate. Lui poteva sapere o comunque aveva i mezzi per trovare quello che stavo cercando.
Sospirai quasi di sollievo perché avevo trovato una soluzione. Mi compiacqui di me stessa, in qualunque modo cadessi, qualsiasi cosa mi rompessi nella caduta, io sapevo sempre come rialzarmi e sapevo di farlo con stile.
 
La mattina dopo uscii di casa seguita da Emily.
“Dove diavolo stai andando così presto?” le domandai sperando che non avesse alcuna intenzione di venire con me.
“Dove vai tu!”
“Non puoi venire!” sibilai. Dio quanto avrei voluto che fosse ancora automatizzata per mandarla a sbattere contro un muro.
“Lo sai che non  mi perderei un esame per nulla al mondo!” ribattè guardandomi come se fossi impazzita.
“Esame?” ero perplessa, di cosa stava parlando.
“All’università! Oggi abbiamo l’ultimo esame del semestre!”
Sgranai gli occhi per la sorpresa. Mi ero dimenticata della vita ‘normale’, dopo la scarcerazione di Alan studiare era stato l’ultimo dei miei pensieri. Alzai le spalle.
“Credo che l’esame lo darò a settembre!”
“E dove stai andando allora?”
Sorrisi incurante di quello che avrebbe pensato di me, il giorno dopo sarebbe ripartita per stare a casa sua nelle vacanze estive, quindi non l’avrei rivista per un po’.
“Sai cosa? Non ti interessa!” sgranò gli occhi sorpresa dalla mia mancanza di gentilezza.
Ero stanca di essere la Mar che fingeva di essere una brava ragazza, io non volevo esserlo, mi faceva sentire debole, e non lo sarei stata mai più. Promisi a me stessa che quello che era accaduto il giorno prima al parco giochi non doveva succedere più. Avrei lottato e per farlo mi sarei dovuta liberare delle maschere inutili, come quella di ragazza per bene. Sorrisi mentre davo le spalle ad un Emily in procinto di piangere.
 
 
Alex mi aprì la porta e mi rivolse un sorriso di finta cortesia prima di sbarrarmi la strada impedendomi di entrare.
“Credo che Dave non voglia vederti al momento!” disse più sollevato che dispiaciuto. Non era una novità che non mi trovasse una compagnia adatta a Dave.
Gli rivolsi uno sguardo accigliato. “E perché?”
Mi guardò come se fossi impazzita.
“Senti io non avrei voluto ascoltare, ma lui urlava. Ho assistito al vostro litigio e non credo che, dopo ciò che è successo, lui voglia vederti. È ferito!”
Improvvisamente mi tornò in mente tutto, il litigio, le parole di Dave, le sue lacrime. Sentii il cuore farsi più pesante mentre il peso di ciò che mi aveva detto si aggiungeva al mio. Come avevo fatto a dimenticarmene completamente? Probabilmente ero stata talmente sconvolta dall’incontro con quella specie di strega da aver posto in secondo piano il problema con Dave. Poco male, ero ancora troppo agitata per preoccuparmi dei suoi sentimenti. Cercai di riprendere lucidità dopo quel breve momento di sorpresa, avevo cose più importanti da fare.
“Ehm sì, ma non sono qui per Dave, devo parlare con te!”
Lui parve leggermente stupito, ma dopo i primi attimi di indecisione si spostò di lato per farmi entrare. Varcai la soglia e mi diressi direttamente in cucina, dove di solito trattavamo tutti i nostri argomenti di discussione. Lì per lì mi ritrovai a pensare che era buffo che Dave non volesse vedermi, dal momento che era lui stesso che aveva deciso di far finire ciò che c’era tra di noi. Cercai di tranquillizzarmi pensando che non sarebbe finita finchè non l’avessi voluto io. Mi trovai a sorridere.
Alex si poggiò con la spalla allo stipite della porta e incrociò le braccia al petto in attesa di sentire quello che avevo da dire.
“Ho trovato un modo per fronteggiare Alan!”
Improvvisamente si fece molto più interessato.
“Stai dicendo seriamente?” parve sorpreso.
Annuii con impazienza.
“In realtà è un modo per me di recuperare i miei poteri per poterlo fronteggiare!” specificai, preparandomi alla parte difficile.
Lo sguardo di Alex si assottigliò.
“E Dave?”
Mi accigliai. “Cosa c’entra Dave?”
“Anche lui deve recuperare i suoi poteri!”
Alzai gli occhi al cielo. “Ovviamente!” dissi consapevole che Dave non avrebbe visto nemmeno una briciola di potere. Lui non c’entrava nulla con Jasmine e tutto il resto, era una cosa che dovevo fare da sola.
Eppure Jasmine aveva fatto riferimento ai suoi progetti per me, avrei dovuto ricostruire la parte nera del libro, ma perché non aveva bisogno di quella bianca? O forse ne aveva bisogno anche di quella e aveva contattato anche Dave. Improvvisamente mi ritrovai ad essere preoccupata per la sua incolumità. Non sopportavo nemmeno l’idea di vedere Dave piegato in due dal dolore come lo ero stata io il giorno prima. Sospirai cercando di togliermi tale immagine raccapricciante dalla testa.
Poi perché dovevo essere preoccupata per lui? Era perfettamente in grado di cavasela da solo anche se non era forte e intelligente come me.
Ti preoccupi per Dave perché sei debole.
Sembrava che la vocina nella mia testa, quella che pensavo fosse la mia coscienza, si stesse prendendo gioco di me. Buffo,  mi stavo prendendo in giro da sola, che pena.
Mi costrinsi a mettere da parte tutti questi pensieri per poter proseguire la conversazione.
“E come potresti fare? Il libro è stato distrutto!”
“Semplice! Con un oggetto magico!”
Alex sgranò gli occhi, evidentemente preso alla sprovvista. In quell’istante seppi di non essermi sbagliata, lui sapeva qualcosa.
“E’ assurdo!” tentò di sviarmi.
“No, non  lo è. Il libro era un oggetto magico dal quale io, Dave e Alan abbiamo tratto potere. Potremmo fare la stessa cosa con un qualsiasi altro oggetto!”
“E come fai ad essere sicura che funzioni?”
“Intuito formidabile!” esclamai. Alex mi guardò con un’ombra di scetticismo negli occhi.
“E come pensi di trovare un oggetto del genere, ammesso che ne esistano?”
Sorrisi trionfante: mi aveva appena posto la domanda giusta. “Me lo dirai tu!”
Sgranò gli occhi visibilmente sorpreso. “Io? E cosa ne saprei io?” lo vidi deglutire pesantemente, probabilmente a causa dell’ansia. Sapevo che lui aveva più conoscenza di quanta ne desse a vedere.
“Bè tu stesso ci hai raccontato che in passato eri molto interessato a leggende, quindi avrai senz’ombra di dubbio sentito parlare di un qualche oggetto portentoso. Mi basta anche un tostapane magico, l’importante è che abbia in se del potere!”
“Non lo posso fare!”
“Perché?”
“Perché non conosco un oggetto del genere!”
Lo guardai minacciosamente. “Stai mentendo!” lo accusai.
“Pensi che ti mentirei su una cosa del genere? Ci tengo quanto te a vedere Alan Black fuori dai giochi!”
“Non abbastanza se pensi che Dave possa fare tutto da solo!”
Si stupì. “Cosa stai dicendo?”
Ghignai. “Dico che ho capito il tuo piano. Tu conosci un oggetto del genere, ma non vuoi assolutamente che io ne prenda il potere. Tu non ti fidi di me e vorresti che tutto fosse nelle mani del caro e affidabile Dave!” lo scimmiottai con la voce “Eppure Dave è così fragile, da solo non durerebbe un giorno. Serve un lavoro di squadra!”
Si fece guardingo. “E cosa mi assicura che una volta preso il potere tu lo darai anche a Dave? È universalmente noto che tu non sei molto portata per i lavori di squadra.”
“Perché lo faremo insieme, lo libereremo insieme!” sperai che le mie parole bastassero a convincerlo “Di che oggetto si tratta?”
Alex scosse la testa, sembrava si fosse arreso e non cercasse più di raggirarmi. Mi ritrovai a sorridere soddisfatta.
“Ho sentito parlare di questi oggetti, ma non so proprio dove possano essere. In più so che è quasi impossibile estrarre il loro potere, sono congegni estremamente complicati.”
Strinsi i pugni incapace di capire se fosse un bluff o meno.
“Non c’è un modo di rintracciarne uno?”
Lui scosse la testa, sembrava afflitto, ma non capivo se lo era veramente.
Mi avvicinai a lui cercando di essere il più disperata possibile, per convincerlo della necessità e della mia bontà d’animo. “Ti prego trovane uno!” lo supplicai.
Mi alzai dalla sedia e gli diedi le spalle incamminandomi verso l’uscita. Lui non mi seguì. Raggiunsi l’entrata e aprii la porta, per poi richiuderla senza però varcarla. Così rimasi in  casa Sullivan all’insaputa di Alex, determinata a scoprire quello che lui sapeva e se durate il nostro colloquio stesse fingendo o meno.
In punta dei piedi mi avvicinai alla cucina, dopo di che mi nascosi dietro un angolo e attesi una qualsiasi mossa di Alex. Lo sentivo camminare nervosamente per la stanza, sembrava fosse indeciso su cosa fare. Me lo immaginavo con la fronte aggrottata e mi sembrava quasi di vedere le rotelle del suo cervello girare freneticamente nella speranza di trovare una soluzione.
“Pronto? Vorrei parlare col signor Dush!”
La voce di Alex giunse alle mie orecchie inaspettata tanto è vero che per un attimo credetti che mi avesse scoperta. Trattenni il respiro e feci capolino con la testa oltre la porta della cucina. Lui era di spalle aveva un braccio alzato in modo tale da far arrivare la mano all’orecchio. Stava parlando al telefono. Sospirai di sollievo nascondendomi nuovamente e cercando di sentire il più possibile.
“Non posso lasciargli un messaggio! E’urgente ho bisogno di parlare proprio con lui!” lo sentii insistere. Chi era il signor Dush e perché Alex lo aveva chiamato proprio dopo la conversazione con me?
“Signor Dush, è un piacere sentirla!” continuò Alex con tono quasi servizievole.
Seguì un attimo di pausa, dopo il quale Alex continuò il suo discorso.
“Il signor Black è stato rilasciato giusto ieri!”
Trattenni il respiro. Stava parlando Alan, non c’era alcun dubbio, ma come faceva questo tale, il signor Dush, a conoscere Alan? Forse gliene aveva parlato in confidenza Alex, ma perché avrebbe dovuto farlo? La situazione era perfettamente sotto controllo e cosa avrebbe potuto fare un completo estraneo in più? Proprio non riuscivo a comprendere. Sentii i passi di Alan avvicinarsi e, quando si fermò seppi che si trovava esattamente dalla parte opposta del muro dove mi trovavo io. Posai l’orecchio destro alla parete e trattenni il fiato per sentire meglio. Fortunatamente da quella posizione riuscivo a sentire anche cosa veniva detto dall’altro capo del telefono.
Il signor Stone ci ha già informati!”
Riflettei un attimo. Dove avevo già sentito il cognome Stone? Non riuscivo proprio a ricordare.
“Com’è stato possibile che lui sia uscito? Era praticamente condannato!”
“Crediamo abbia avuto un aiuto dall’esterno!”
“Che genere di aiuto?”
Alex Greenwood, queste sono informazioni riservate che io non posso dirti!”
Alex parve arrabbiarsi. “Come puoi dire una cosa del genere? Io ci sono dentro fino alla punta dei capelli! Uno dei ragazzi minacciati da questa situazione è il mio figlioccio!”
Tutti noi comprendiamo la tua preoccupazione e l’idea era quella di tenere d’occhio il signor Black, in modo tale da renderlo inoffensivo, nel caso avesse voluto vendicarsi sui due ragazzi e su di te!”
Alex sospirò.
“Dimmi che è tutto sotto controllo!”
Ci stiamo lavorando. Il signor Black sembra scomparso nel nulla! Stiamo tenendo sorvegliata la villa dove abitava, ma ancora non si è fatto vedere.”
Ascoltai sempre più interessata chiedendomi chi fossero quelle persone che si erano intromesse nella nostra vita senza che noi lo sapessimo. Era già inquietante che Jasmine mi osservasse tramite gli animali o le persone senza che si ci mettessero anche perfetti sconosciuti provenienti da chissà dove. Avevo sempre creduto che fossero affari nostri e nostri soltanto, eppure in quei pochi minuti mi sembrava di intuire che si trattasse di qualcosa di più grande, che al momento non riuscivo a comprendere. Mi sentii così piccola di fronte a tale pensiero. Mi feci forza. Non dovevo per forza sentirmi in quel modo, dovevo reagire. Non importava quante persone fossero coinvolte, quello che contava era che io avrei comunque risolto la faccenda a modo mio.
“Un uomo non può scomparire nel nulla!” Alex era di nuovo alterato.
“Questo uomo sì. E’ sfuggito al nostro controllo per vent’anni, avrà i suoi metodi!”
“Credi che abbia recuperato i suoi poteri?”
Noi pensiamo di sì, ma crediamo anche che sia stato aiutato, almeno a riaverli!”
Su quello avevano ragione. Fantastico, sapevano pure delle nostre facoltà e probabilmente erano così bravi da sapere persino a che ora andavamo in bagno. Mi sembrava che degli elefanti fossero entrati di colpo nella mia privacy non lasciandomi più un attimo per vivere la mia vita senza problemi. Era inquietante. Rabbrividii guardandomi in giro, come alla ricerca di un paio di occhi che mi stavano fissando.
“E se avesse trovato un oggetto magico e fosse riuscito a estrarne il potere?”
Divenni improvvisamente più attenta, grazie a quello che gli avevo detto io Alex si era creato una sorta di spiegazione totalmente sbagliata della faccenda. Meglio così.
Noi non ci siamo mai riusciti, non vedo come avrebbe potuto farlo lui!”
“Col libro per loro non è stato difficile!”
“Fatto sta che noi non ci siamo mai riusciti!”
Questo mi faceva capire che quelle persone possedevano  ciò che stavo cercando, la difficoltà stava nello scoprire dove si trovassero queste persone.
“Credo che lui ce l’abbia fatta!” la voce di Alex era quasi un sussurro.
E cosa te lo fa pensare?”
“Marguerite me ne ha parlato oggi!”
La ragazza ti ha detto  che Alan ha estratto del potere da un oggetto?”
“Non proprio in questi termini. Diciamo che mi ha fatto un discorso su come lei crede che si possa liberare il potere dagli oggetti in modo tale da riavere le sue facoltà. Il problema è che non esistono posti in cui fare ricerche su un argomento del genere, abbiamo cancellato ogni tipo informazione, abbiamo ritenuto che fosse troppo pericoloso renderla di pubblico dominio!”
Rimasi molto incuriosita dal fatto che Alex usasse il ‘noi’, come se anche lui facesse parte di quella specie di setta spiavite altrui.
Tu credi che lei abbia avuto queste informazioni direttamente dalla fonte!”
“Sì, credo che lei abbia visto Alan e che ci abbia parlato. Non so se siano alleati o nemici, ma sono sicura che lei l’ha visto e che lui deve averle rivelato com’è rientrato in possesso delle sue capacità!”
Interessante, ma mi sfugge ancora lo specifico motivo della tua chiamata!”
“Voglio che glielo impediate. Impedite a Mar di avere tra le mani uno qualsiasi di quegli oggetti. Nascondeteli, buttateli giù da un fiume, fate quello che vi pare! L’importante e’ che Mar non ne abbia tra le mani nemmeno uno. E come seconda cosa vorrei dirti che è ora che prendiate voi in mano questa situazione! Per troppo tempo Dave se l’è dovuta cavare da solo, mettendo a repentaglio la propria vita e voi dov’eravate?”
Sai che avevamo altro da fare!”
“Sembra che Alan non rappresenti un problema per voi!” Alex era davvero irritato.
Non è così, e lo sai!”
“Se non avessimo rotto la maledizione Dave sarebbe morto con la nascita del suo primogenito senza che voi alzaste un dito!”
Il suo interlocutore sbuffò.
Alan sarà pure un gran bastardo, ma si è limitato a giocare con la mente delle persone. Almeno non ha tentato di ucciderle!”
“Fatta eccezione per quella giornata a villa lux, dove ha tentato di far fuori sia Dave che Mar!”
Sono ragazzi eccezionali e sono riusciti a cavarsela!”
“Hai detto bene Dush! Sono ragazzi. Loro non dovrebbero fare queste cose, loro dovrebbero essere protetti da persone come voi! E’ il vostro lavoro!”
Strinsi i pugni. Io non avevo proprio bisogno di nessuno, anzi mi infastidiva che Alex lo pensasse e che tutte queste persone sconosciute ci stessero osservando.
Interverremo. Questa volta le carte in tavola sono diverse, abbiamo un aiuto dall’esterno ricordi?”
Alex sospirò. “Sì, e a proposito di questo devo darti un’informazioni. Mar e Dave erano lì quando sono stati chiamati a testimoniare dal procuratore Stone, in qualche modo la loro presenza è stata occultata!”
Ecco dove avevo già sentito il cognome Stone! Si trattava del procuratore che aveva cercato di far finire dentro Alan. Mi stupii, le persone di quella setta poteva essere davvero chiunque e potevano essere dappertutto.
Dici seriamente?”
“Ovviamente! Ho già analizzato la situazione coi ragazzi e credo che sia stato l’aiuto esterno ad intervenire in quel caso. Lui non poteva aver soggiogato tutti e soprattutto non poteva soggiogare Stone.”
Vedo che ti ricordi che insegniamo a proteggere la mente dalle intrusioni esterne!”
Potevano schermare la propria mente? Anche io ci ero riuscita, perché avevo compreso che le decisioni erano mie e solo mie, in questo modo mi ero opposta al tentativo da parte di Alan di soggiogarmi. Ero stata così fiera di me per quella mossa e mi dava fastidio che altri fossero in grado di farlo.
“Sì.” Lo sentii sorridere. Sbirciai oltre lo stipite della porta e vidi che fissava il soffitto con sguardo nostalgico, come se ricordasse i bei tempi andati. Questo rafforzò in me l’idea che Alex una volta doveva far parte di quel gruppo di stalker accaniti.
“Credo che c’entri l’aiuto esterno!”
Molto bene. Invieremo qualcuno a sistemare la faccenda e ad indagare su quello che sta accadendo!”
“Grazie davvero Dush!”
Intanto tu cerca di tenere buoni quei ragazzi. Ne devono stare fuori!”
“Non speravo di meglio!”
Lo vidi sorridere sollevato. Mi affrettai a nascondermi nuovamente fuori dalla cucina. Proprio in quell’istante mi resi conto che dalle scale un paio di occhi verdi mi stavano fissando con un misto di curiosità e tristezza. Ero talmente presa dal discorso che Alex stava facendo al telefono da non aver sentito che Dave stava scendendo le scale.
“Mar, ma cosa…”
Velocemente posi un dito sulle mie labbra intimandogli di fare silenzio. Se Alex mi avesse sorpresa in quell’istante sicuramente avrebbe capito che avevo origliato tutta la conversazione. Dave si zittì immediatamente guardandomi incuriosito. Mi avvicinai a lui.
“Che ci fai qui?”sussurrò.
“Ero venuta per parlare con Alex, ma lui è al telefono! Per questo ti ho chiesto di fare silenzio, non vorrei disturbarlo!”
Aggrottò le sopracciglia.
“Tu avresti fatto una cosa così rispettosa per lui?” era scettico. Mi finsi indispettita.
“Si chiama educazione!”
“Stavi origliando la sua conversazione al telefono vero?” mi accusò.
“No!” mi finsi indignata “Come se mi importasse di quello che dice al telefono!”
Dave mi guardò diffidente. Alzai gli occhi su di lui e fu in quel momento che mi accorsi che non era solo. Dietro di lui, qualche gradino più in altro c’era una bella ragazza con lunghi capelli biondi e mossi. Portava degli occhiali sottili sul naso e mi sorrise timidamente, arrossendo leggermente.
Il mio cervello sembrò andare in tilt.
Dave più una bionda uguale sesso sfrenato in camera sua.
Sbiancai. Lui era mio e lei doveva andare fuori dalla sua vita.
La mia mente si affollò di immagini dei loro corpi nudi avvinghiati, sentivo quasi i sospiri di lui e le parole infuocate che lasciava sulla sua pelle, proprio come faceva con me. Cercai di ritornare al presente eppure era difficile cancellare quei flesh di immagini. Erano così dettagliate da sembrare reali.
Non riuscivo a pensare con lucidità e odiavo dal profondo del cuore quella sensazione.
Debole, debole, debole, sei persino gelosa!
Avrei voluto urlare a quella stupida vocetta di stare zitta, se avesse avuto un corpo probabilmente l’avrei uccisa. Io non avevo mai provato un sentimento come la gelosia e sicuramente non lo provavo in quell’istante. La mia era più una rabbia cieca e un istinto omicida. Avrei potuto uccidere quella ragazza in almeno una cinquantina di modi diversi che andavano dallo staccarle gli arti uno per uno a regalarle una morte veloce tramite una bella pugnalata.
Non ero gelosa, sentivo solo minacciato il mio territorio: Dave.
Lei abbassò timidamente la testa. “Ciao!” disse semplicemente con una voce che mi ricordava in modo disgustoso quella di Emily. Era la tipa adatta a Dave dopotutto, timida e, ci scommettevo, tremendamente buona di cuore. Cercai di riprendere il controllo di me.
Mi limitai a sorriderle con finta cortesia.
Vidi Dave lanciarmi un rimprovero silenzioso con lo sguardo prima di rivolgersi a lei.
“Ci vediamo domani Jamie!” le sorrise come se la conoscesse da una vita e le aprì la porta di casa.
Una volta che lei fu uscita chiuse la porta alle sue spalle e mi rivolse uno sguardo severo.
“Potevi essere più gentile!”
Alzai le spalle, come a dirgli che non me ne importava nulla, poi feci un ghigno. “Mai carina quanto me!” esclamai.
Mi guardò come se fossi impazzita.
 
   
 
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