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Autore: noelia    21/09/2013    24 recensioni
Dopo la morte dei genitori in un incidente d'auto, la sedicenne Rose Mary Fray è costretta trasferirsi in Indonesia, dai suoi nonni materni. Lì incontra Justin, inizialmente ostile e scorbutico nei suoi confronti, con uno scheletro nell'armadio: è infatti da pochi anni uscito da un riformatorio, accusato di aver ucciso sua madre, Patricia e sua sorella, Juliet. 
Le settimane a Bali passano monotone, finché non si innesca una serie di raccapriccianti eventi. Rapimenti, uccisioni. Ed è proprio in quest'occasione che i demoni del loro passato ritornano a tormentarli.
FAN FICTION SOSPESA A DATA ANCORA DA STABILIRSI.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 12
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- Mi scappa la pipì- annunciò Alyssa  facendo di proposito la voce di una disperata.
Daniel le sorrise. – E’ proprio così urgente?
Ella annuì guardando verso il basso.
Sbuffai puntando gli occhi al cielo. – Andiamo, ti accompagno io.
La presi per mano e la trascinai ad un po’ di metri da lì, in un luogo dove nessuno avrebbe potuto vederci.
- Forza, che aspetti?- le chiesi notando che non si muoveva di un millimetro.
- Non devo fare pipì, devo dirti quella cosa.. ricordi?-  sorrise strizzando gli occhi e battendo le mani.
- Oh sì, beh, dimmi.
La rossa tirò un lungo respiro. – Io.. credo.. Rosie.. Daniel.. piacere.. me..
Rimasi a fissarla per qualche istante, dopodiché scoppiai in una chiassosissima risata. Cercai di calmarmi un attimo per poterle dire qualcosa. – Daniel piacere te?- domandai riscoppiando a ridere e portandomi una mano alla pancia.
- Ehi, ehi, aspetta..- disse improvvisamente aggrottando le sopracciglia e scostandomi i capelli dal collo. – Cos’hai qua?
Rimase a guardarmi quel punto per svariati secondi. – Quello è.. io.. ho visto bene? Quello è un s-succhiotto?
All’udire di quella parola mi ritornò alla mente la notte precedente. Imbarazzata ricoprii la pelle  con i capelli. – Beh ecco.. può darsi di sì..
- Come può darsi? Che significa può darsi? E’ un succhiotto sì o no?- mi domandò guardandomi allibita.
- S-sì- confessai a sguardo chino.
A quel punto Alyssa iniziò a guardarsi intorno e a muovere nervosamente i piedi e le mani, poi mi guardò sfoderando un enorme sorriso e mi saltò addosso abbracciandomi in modo sovrumano. – Ah, la mia piccolina.. sono così felice. Era da così tanto che aspettavo questo momento. La mia piccolina..- continuò staccandosi da me e guardandomi con occhi fieri. – Aspetta, dove l’hai conosciuto? E quando te l’ha fatto? Ma cosa più importante: chi è il fortunato?- mi chiese con un enorme sorriso.
Era questo il punto, il fortunato.
- Allora?- insistette notando la mia perplessità.
Come avrei potuto dirglielo? – Tu..- sospirai. – Mi prometti che non te la prenderai se ti dico chi è?
- Certo!- esclamò spudorata.
- Justin- sibilai a voce bassa.
- J-Jus..
- ..tin.
- Justin- concluse lei rimettendo insieme il puzzle, con gli occhi nel vuoto. – Ma è fantastico!- urlò improvvisamente.
Ringraziai Dio mentalmente del suo riscontro positivo, anche se, glielo si leggeva negli occhi, il suo entusiasmo non era poi così sincero.
- E’ fantastico, davvero. Cioè, non Justin, insomma, lui fa pena, fa defecare- s’immobilizzò improvvisamente facendo una faccia schifata. – E’ fantastico il fatto che te l’abbia fatto la persona che ti piace.
Mi abbracciò nuovamente, questa volta con più dolcezza e comprensione.
- Aly, ma a me non piace- sussurrai cercando di convincere me stessa per prima.
- Vi siete baciati, giusto?
- Sì.. ci siamo baciati- affermai.
- Se non ti piaceva non l’avresti baciato, Rosie. Ti conosco, e ti dico che non l’avresti fatto.
- Io l’ho baciato perché.. perché.. sarebbe stato scortese rifiutarlo- buttai lì con non troppa convinzione.
- Certo!- finse di comprendermi con un sorrisino da donna vissuta. – Questa è la più grande balla che tu abbia mai detto.
- Ma..
Ad interrompermi fu proprio la voce del protagonista della nostra discussione, che urlava il mio nome a squarciagola.
- Siamo qui!- urlai a mia volta aguzzando la vista e vedendo dov’era.
Apparse in mezzo a due alberi. – Abbiamo sentito il motore di una barca, ma nonostante aver urlato a squarciagola, non ci hanno visti, né sentiti. Dovete aiutarci ad accendere un fuoco, per fare fumo, e a scrivere un messaggio d’aiuto sulla sabbia- ci avvertì serio.
- Va bene, andiamo- dissi stanca, superando Justin ed avviandomi a grandi falcate verso la spiaggia.
- Dan!- esclamai buttandomi tra le sue braccia. – Non ce la faccio più, voglio tornare a casa. Non ce la faccio più- sussurrai trattenendo le lacrime.
Lui mi baciò i capelli accarezzandomi la schiena. – Ti prometto che in un modo o nell’altro entro stasera sarai nel tuo letto.
- Perché non passa nessuno? Dov’è il nonno, e come mai ancora devono trovarci?- continuai lasciando che questa volta le lacrime scorressero e facessero il loro corso. Il tutto era così frustante.
- Vedrai che qualcuno arriverà- mi rassicurò staccandosi da me e guardandomi dritto negli occhi.
- Rose Mary- mormorò Justin sfiorandomi il fondoschiena. Rabbrividii girandomi lentamente verso di lui. – Forse so come fare- continuò.
- Che vuoi dire?- gli domandai tirando su col naso.
- Vieni con me- disse prendendomi per mano e portandomi a qualche metro da lì.
- Non è possibile- si bloccò improvvisamente. – Non è possibile..
- Che cosa, Justin?
- Ieri era qui, io.. io ne sono sicuro- proseguì ignorandomi del tutto.
- Di che stai parlando?- sbottai stringendogli il polso.
Lui guardò d traverso la mia mano sul suo braccio, ma nonostante ciò non mollai la presa. Che stava succedendo?
- Ieri.. ieri mattina, quando mi sono allontanato per ispezionare il posto, ho visto una piccola zattera di legno proprio in questo punto e adesso.. Beh, adesso non c’è più- confessò quasi infuriato con se stesso.
- Com’è possibile?
- Che diamine ne so?
- E quindi adesso siamo fottuti per davvero- mormorai sovrappensiero.
- Ehi, che succede qui?- intervenne Daniel avvicinandosi a noi, seguito a ruota da Alyssa.
- Niente- minimizzò Justin. – Cambio di programma: invece di sprecare energie per accendere un fuoco e inviare un messaggio d’aiuto, dobbiamo andare a cercare una sorgente per dell’acqua e qualche frutto. Oppure possiamo restare qui e morire di fame.
- Io vado a cercare l’acqua, ricordo di aver scorto una sorgente non troppo lontana ieri; Justin, tu vai a cercare la frutta, e Rose Mary e Daniel, voi resterete qui in caso passasse qualcuno, o meglio ancora, arrivasse Fred- sentenziò Alyssa, lasciando tutti di stucco dal suo tono imperioso e dalla sua presa di posizione.
- O-ok- balbettò Daniel dandoci le spalle. Lo affiancai lanciando un’occhiata fugace a Justin che ricambiò con un mezzo sorriso fin troppo sforzato.


- Mi scoccio- cantilenai stonata come una campana, scarabocchiando cuori e stelline sulla sabbia.
- Obbligo o verità?- mi domandò improvvisamente Daniel sedendosi a gambe incrociate di fronte a me.
- Eh?
- Obbligo o verità? Scegli!
- Ehm, verità..?
- Bene- fece una pausa per formulare la domanda perfetta, ma parve abbastanza convinto su ciò che avrebbe dovuto chiedermi, come se fosse stato un gesto premeditato. – Hai una cotta per Justin?
Ma che diavolo! Era così evidente? Quella domanda mi mandava su tutte le furie per il semplice motivo che non ne conoscevo la risposta, e la cosa mi infastidiva parecchio. – No- sibilai lentamente.
- Rosie, lo sai che chi dice le bugie va all’inferno?- mi chiese con un sorrisino irritante.
- E va bene, ho capito- alzai le mani in segno di resa. – Beh, ecco.. può essere che.. forse.. un pochino.. mi piaccia.. credo, insomma, poco, no.. pochissimo, capisci?
Sorrise scuotendo il capo. – Sei perdutamente innamorata.
Arrossi abbassando la testa. – E tu? Obbligo o verità?- gli domandai a mia volta lasciando sviare il discorso di Justin.
- Mh, direi.. aspetta, se dico obbligo sarai tanto crudele?
- Sarò estremamente crudele- risposi sperando che dicesse verità.
- Beh, allora verità.
Cacciai una risatina inquietante e mi sfregai le mani guardandolo minacciosamente. Era il mio momento, dovevo vendicarmi, e c’era una cosa che volevo ardentemente sapere da quando ci eravamo conosciuti. – All’inizio, i primi giorni ecco, ci provavi con me, vero?
Mi guardò in faccia quasi spaventato, come se avessi detto il più grande degli obbrobri, dopodiché scoppiò a ridere. – Rose Mary- riprese fiato per poter terminare la frase. – Io sono gay.
E detto ciò riscoppiò a ridere.
In un primo momento non riuscii a decifrare ciò che aveva detto, poi ci ripensai, e realizzai il tutto. – Tu sei..
- Esatto- mi sorrise. – Beh, sorpresa?
- U-un po’- risposi scossa.
La mia preoccupazione era rivolta ad Alyssa, non avevo la minima intenzione di vederla soffrire, o che ricevesse un’ennesima delusione, ma non potevo nemmeno confessare tutto a Daniel e chiedergli di starle alla larga, o quantomeno, di non illuderla.
- Posso dirti una cosa?- mi  chiese ritornando ad essere serio.
Fai che non sia su Justin. Fai che non sia su Justin.
- Lui è.. è diverso.
Ed ovviamente, con Lui si riferiva a Justin.
- Che vuoi dire?- mi torturai una pellicina, agitata.
- Da quando ha conosciuto te, Rose Mary, Justin è cambiato; ha la testa tra le nuvole, è distratto, talvolta guarda nel vuoto e sorride. Io.. io non so spiegarlo, so solo che c’è qualcosa di strano di lui; non che l’essere gentili sia una cosa strana, ma quando il soggetto in questione è Justin lo è e come!
Sospirai. – Io non ho cambiato proprio nessuno, e poi, lui mi reputa una ragazzina, sì, non mi prende sul serio, insomma- dissi sorridendo nervosamente.
- Io invece credo proprio che tu gli piaccia- affermò calmo.
Arrossii all’istante e delle piccole e fastidiose farfalle iniziarono a fluttuare spensierate nel mio stomaco. – A me non importa nulla di piacergli, non ne ho il minimo interesse, e ho constatato che il sentimento è reciproco, ma adesso cambiamo discorso.
Lui scosse la testa in disaccordo e socchiuse gli occhi. – Va bene. Continuiamo? Ti prometto che tutto ciò che sarà detto resterà tra di noi, sei d’accordo?
Annuii sorridendogli debolmente. – D’accordissimo. Resterà tra di noi, te lo prometto.


Il rumore del motore di una barca mi fece sobbalzare nel pieno di una rivelazione scottante di Daniel.
- Siamo qui!- urlò a squarciagola il moro scuotendo le mani.
Lo imitai urlando le cose più strane e prive di senso: volevo solo tornare a casa.
La barca si spostò verso la nostra direzione. – Siamo qui!- continuai assicurandomi che ci avessero visti per davvero.
L’imbarcazione attraccò ad un metro di distanza dalla sabbia, e degli uomini scesero da uno scaletto, fino ad atterrare sulla riva sabbiosa.
- Nonno!- esclamai non appena lo scorsi tra il gruppetto.
Gli corsi in contro e non appena mi avvicinai a lui lo avvolsi in un energetico abbraccio. Mi feci piccola tra le sue calde e possenti braccia. Gli altri uomini si erano allontanati nel frattempo, e li sentivo blaterare qualcosa a Daniel.
- Nonno- sussurrai in preda all’agitazione mista a felicità.
- Mi hai fatto prendere un colpo- disse staccandosi da me, ma non smettendo nemmeno un attimo di guardarmi.
Notai gli occhi rossi, conseguenza dell’insonnia probabilmente, e delle rughe accentuate sul contorno degli occhi e lungo la fronte.
- Che diavolo è successo? Come avete fatto a perdervi? E tu stai bene?- mi domandò con un tono duro, come se si fosse davvero preso un grande spavento.
- Sì, si, io sto bene, ho solo bisogno di mangiare qualcosa e riposare. Non ho idea di come Daniel abbia potuto perdersi, e come se non bastasse, dopo questo il carburante ha deciso di giocarci un cattivo scherzo, e adesso eccoci qui- spiegai.
Lui sgranò gli occhi. – Ah, adesso mi sente!- urlò facendo per dirigersi verso di lui.
Lo bloccai per il polso e lo costrinsi a guardarmi. – Nonno, adesso pensiamo ad andare a casa. Oh, e dobbiamo andare a chiamare Justin ed Alyssa e dire loro che è tutto risolto.
L’uomo strinse i pugni facendo uno sforzo inimmaginabile per non correre da Daniel e prenderlo a sberle, poi, sospirò. – Non ce n’è bisogno, eccoli!- indicò alle mie spalle. Non appena mi girai vidi il volto sorpreso di Alyssa e quello di Justin accigliato.
- Aly!- urlai.
I suoi occhi volarono su di me, poi sul nonno, dopodiché tirò un sospiro di sollievo e ci venne in contro seguita da Justin.
- Fred- disse a voce bassa dandogli un abbraccio.
Ma il nonno più che essere interessato a lei, parve esserlo a Justin, e i suoi bulbi incandescenti non promettevano nulla di buono.
Nel giro di pochi secondi si unì a noi anche Daniel. – Mi scusi capo, sono mortificato, davvero, non sa quanto mi dispiace- si scusò sinceramente rammaricato.
- Per tua fortuna Rose Mary e Alyssa stanno bene- lo fulminò. – Per fortuna che siete tutti ancora vivi.. ma in fondo, ora che ci penso, è stato meglio così, qui sarete stati sicuramente più al sicuro.
- Che vuoi dire?- domandai allarmata. Sapevo che c’era qualcosa che non andava, me lo sentivo. – La nonna sta bene?
- Sì, Helen sta bene.. è la signora Hutcher..
- Che cosa le è successo?- chiese Daniel sbiancando.
Chi diavolo è la signora Hutcher?, pensai, giungendo poi alla conclusione che doveva essere una donna del posto.
- Due ore fa ha trovato la testa del suo gatto sullo zerbino di casa, e il resto del corpo nascosto dietro dei fiori di peonie nel suo giardino. Le è venuto un infarto. E’ ricoverata in ospedale, adesso.
Mi portai una mano alla bocca, con il cuore che mi martellava nelle orecchie. Non avevo idea di chi  fosse quella donna, ma chi aveva potuto fare una cosa tanto orrenda? E soprattutto, perché?
- Dobbiamo tornare sull’isola, adesso. Tua nonna è in ospedale da Maddaleine- disse rivolgendosi a me. – E le avevo promesso che ti avrei riportata a casa e dopodiché l’avrei raggiunta in ospedale. Justin, Daniel, voi resterete con Rose Mary e Alyssa fino al nostro ritorno. E’ il minimo che potete fare dopo il guaio che avete combinato- concluse gelidamente.
I due annuirono.
- Avete attaccato la mia nave?- urlò il nonno ai suoi uomini.
- Sì capo, è tutto pronto, possiamo partire- urlò di rimando uno facendo segno di “ok”.
- Si ritorna a casa- concluse rivolgendosi a noi.


- Saremo di ritorno tra qualche oretta. Adesso sono le..- Fred guardò l’orario sull’orologio d’oro. – Sono le due e mezza, e per le sei dovremmo essere a casa. Helen ha conservato la lasagna nel forno, mettetela a scaldare nel microonde. Nel frigo avete tutto ciò di cui c’è bisogno, acqua, suc..
- Sì nonno!- lo interruppi. – Non è la prima volta che restiamo soli- lo rassicurai.
L’uomo sospirò ancora leggermente scosso. – Va bene. E mi raccomando, non vi muovete di casa. Ora come ora potrebbe essere poco sicuro.
- Tranquillo- gli schioccai un bacio sulla guancia.
- La nonna non vede l’ora di abbracciarti, Rose Mary- disse infine, dandoci poi le spalle.
- Salite sulla Jeep- ci ordinò Daniel una volta che il vecchio si fu allontanato.


Infilai la chiave nella porta e feci scattare la serratura, che intonò la stridula nenia di ferro arrugginito. Posai le chiavi sul tavolino dell’anticamera, e aprii le persiane del soggiorno e della cucina. La storia della signora Hutcher mi aveva turbato non poco, e magari, essere a contatto la luce del sole avrebbe reso il tutto meno spaventoso.
- Rosie- urlò Alyssa dalla cucina. – Scaldo la lasagna?
- Sì! Vado a darmi una sciacquata, scendo tra un attimo- e detto ciò salii velocemente le scale e mi catapultai in bagno. Una volta lì mi sbarazzai dei vestiti ed entrai nella doccia – prima però, odorai la maglietta con cui mi ero sfregata su Justin, la notte prima, e sì, sapeva di muschio mischiato alla lavanda, proprio come lui, o forse ero io che stavo solo impazzendo.–
Una volta entrata nella doccia fui preda dei pensieri più strani. Erano accadute così tante cose nel giro di poche ore, che avevano lasciato un segno nella mia mente. Protagonista dei miei pensieri era quel bacio. Che cosa diavolo significava? E cosa sarebbe accaduto tra di noi? Sempre che ci fosse un “noi”. Forse era solo una mia fantasia che sarebbe presto stata sfatata. Ero confusa, e nella confusione mi dimenticai completamente del tempo che scorreva. Probabilmente erano già passiti cinque minuti, o dieci.
- Rose Mary- era Lui.
- Sì?- urlai tornando alla realtà.
- Vieni fuori, devo.. parlarti- disse serio.
L’ansia s’impadronì del mio stomaco. – Arrivo- finsi di essere calma.
Chiusi l’acqua, mi asciugai velocemente le gambe e le braccia e mi avvolsi un lungo asciugamano intorno al corpo, che mi faceva da mini abito.
Puoi farcela pensai tirando un lungo respiro e aprendo la porta. Me lo ritrovai di fronte, con quegli occhi ambra incredibilmente penetranti. Fui percorsa da un brivido.
- Quel bacio non significa niente. Non ha significato niente per me, e non deve significare niente per te. Era un momento di debolezza per entrambi, non ero lucido, non ero in me- m’incalzò non smettendo nemmeno un attimo di guardarmi negli occhi.
In quell’istante fu come se il mio cuore fosse stato trafitto da migliaia di piccole schegge di ghiaccio, e lo sentivo perdere un battito allo scadere di ogni secondo.
Non avevo idea di come fosse la mia faccia in quel momento, non mi importava, ero solo ferita; troppo ferita.
Come avrei dovuto comportarmi? Cosa avrei potuto dirgli? Per un attimo il mio orgoglio ebbe la meglio: - Figurati se abbia significato qualcosa per me- gli risposi fingendomi disinteressata, ma stavo mentendo, ed io non mentivo mai. Quella non ero io, quella non era la risposta che avrebbe dato la vera me, era solo l’orgoglio che aveva preso il sopravvento, ma la verità è più forte dell’orgoglio. – No aspetta, sai una cosa? Non è vero. Quel bacio ha significa molto per me, troppo. Forse più di quanto dovrebbe. Io sono stufa di tutto ciò Justin; un giorno mi tratti come se fossi importante, come se avessi un posto nel tuo cuore, quello seguente ti comporti come se fossi invisibile, come se non esistessi. Non sono una di quelle puttanelle che puoi permetterti di portare a letto e di scaricare il giorno dopo come se niente fosse. Io non sono la tua bambola di pezza; non puoi prendermi quando ne hai voglia, e rigettarmi nel baule quando ti sei stufato. La nonna aveva ragione, tutti avevano ragione. Il tuo cuore è più freddo di una pietra- le parole uscirono senza che io me ne accorgessi, come un fiume in piena, e le lacrime pure. Lacrime bollenti. Non aspettai un secondo di più: mi avviai con la testa bassa nella mia camera e sbattei la porta, lasciando uscire tutta la rabbia e la frustrazione che mi portavo dentro.
Stupida, stupidissima Rose Mary. 
Immersi la testa nel cuscino, lasciando che le lacrime scorressero silenziosamente.
- Che diavolo le hai detto?- sentii la voce ovattata di Alyssa che sbraitava contro Justin.
- La cosa più giusta da dire- rispose lui atono.
- Sei proprio un coglione- concluse lei avviandosi verso la porta della mia camera.
Bussò delicatamente. – Rosie?
Non le risposi, volevo solo restare sola e meditare su quanto fossi stata stupida ad illudermi per una come lui.
Alyssa non aspettò il mio permesso – che non sarebbe arrivato comunque –, entrò e basta.
- Ehi..- sussurrò sedendosi affianco a me e accarezzandomi la spalla.
Girai lentamente lo sguardo verso di lei, cercando supporto nei suoi occhi. Ella sospirò. – Credo sia meglio  così Rosie, non è il ragazzo per te, tu meriti di meglio.
Annuii cercando si auto-convincermi. – Sono una cretina.
- Non è vero.
- Sì, è vero- ribattei tirando su col naso.
- Ce la fai a scendere giù con noi?- mi chiese apprensiva.
- No. Non voglio stare con lui.
- Ma tu starai con me.
Ci pensai su per un po’. Non aveva senso restare segregata in camera e continuare a piangermi addosso, e poi morivo di fame.
- Va bene, ma non lasciarmi sola nemmeno un attimo- conclusi.
- Te lo prometto- mi prese per mano ed insieme scendemmo al piano di sotto, dirigendoci verso la cucina.
Mi bloccai sulla soglia della porta; era lì, con le mani conserte, che guardava nel vuoto.
Daniel mi lanciò uno sguardo comprensivo, e mi fece segno di sedersi vicino a lui, proprio di fronte a Justin.
La tensione nell’aria era palpabile. Per il resta del pranzo gli unici suoni che si udivano erano quelli delle forchette a contatto con il piatto.
Per un paio di volte i nostri sguardi si erano incrociati, e per entrambe le volte li avevamo ritratti all’istante, come se avessimo preso la scossa.
Di punto in bianco Justin posò la forchetta nel piatto e si alzò.
- Dove vai?- gli chiesi senza riuscire a trattenermi.
- La mia presenza è di troppo, me ne torno a casa- rispose senza guardarmi in faccia.
Fece per darci le spalle, finché non diruppe nella stanza il rumore del campanello.
- Vado io, devono essere i nonni- dissi superando Justin e aprendo la porta.
Non c’era nessuno, completamente vuoto. Uno strano mugolio catturò la mia attenzione, un bizzarro verso proveniente dal basso, quindi, abbassai lo sguardo. Una scatola di cartone era posata sullo zerbino di casa. Intravidi del pelo bianco latte attraverso la fessura. Aprii la scatola e.. proprio come sospettavo.
- Rosie? Chi è?- mi domandò Alyssa avvicinandosi sempre di più, fino a ritrovarsi alle mie spalle. La sentii starnutire. – E quello cos’è? No..
Mi girai verso di lei con occhi preoccupati, poi, rispostai l’attenzione sul piccolo gattino dal pelo immacolato, rannicchiato in modo indifeso all’interno della scatola. Mi piegai e lo presi in braccio; il piccolo miagolava acutamente, era spaventato. Avevo paura di fargli del male, insomma, era talmente piccolo che sentivo le sue fragili e piccole ossa sotto le dita, così, lo riposi nella scatola e tenendomi a debita distanza da Alyssa – era allergica al pelo di animale – lo portai in casa. Mi diressi verso il soggiorno sperando di evitare domande da parte di Justin e Daniel, ma me li ritrovai proprio lì, ai piedi del grosso divano circolare. – Che diavole è?- mi chiese Justin.
Ero davvero stremata e senza forze per potergli rispondere, così, riaprii la scatola e cacciai il gatto.
- Chi è stato? E a quale scopo?- continuò avvicinandosi a me e accarezzando con il dorso della mano la testolina pelosa. L’animale parve tranquillizzarsi a quel tocco, e smise di miagolare istericamente.
- Chissà, forse un ammiratore?- ipotizzò Dan serio.
- Ne dubito- rifiutai ferma la sua tesi.
- Beh, che importa chi te l’ha regalato? E’ qui, no? Non possiamo mica abbandonarlo- intervenne Alyssa sulla soglia della porta.
- Oh, al diavolo l’allergia!- esclamò improvvisamente incazzata, e avanzando con lunghe falcate verso di me. – Vieni qui piccolino- sorrise inebetita rivolgendosi al gatto, e sfilandomelo da mano.
Se lo passò sotto al collo e socchiuse gli occhi dal piacere. Poverina, doveva essere frustante amare gli animali ma non poter stare a contatto con loro. – Piuttosto, come lo chiamiamo?- domandò entusiasta.
- Perché non Daniel?- propose quest’ ultimo sorridendo beffardo.
- Lo chiamano narcisismo- s’intromise Justin sorridendo appena. Non potei far a meno di ridere a mia volta, ma non potevo ridere, non per una sua battuta. Mi morsi il labbro inferiore.
- Prima controlliamo di che sesso è!- mi rivolsi ad Alyssa.
Ella guardò la pancia del felino. – E’ femmina, è femmina! E’ una di noi!- esclamò strusciandosela nuovamente sotto il collo.
Sorrisi. Se non altro la nuova arrivata era servita a smorzare la tensione. – Voglio chiamarla Melanie! Sì, Melanie!- conclusi con un gran sorriso.
- Mi piace- accordò Daniel.
Alyssa lanciò un altro starnuto, questa volta più violento e buffo del primo.
- Dalla a me- le dissi. – Vieni dalla mamma Mel!- sembravo una completa deficiente.
Vidi di sottecchi Justin che mi osservava, con un mezzo sorriso sul volto.
- Ah, Dan, vai a posare lo scatolo in cucina? E' tutto impolverato, e il tappeto è bianco- gli dissi.
- Ai suoi ordini capo!
Abbassò a testa verso la scatola. – Aspetta- aggrottò le sopracciglia. – C’è.. c’è un biglietto.
Lo  tirò fuori e si mese ad osservarlo per qualche secondo.
Justin glielo sfilò di mano. I suoi occhi si incupirono più di quanto già non lo fossero, e iniziò a torturarsi le labbra, poi posò il suo sguardo su di me. Era così spaventato.
- Che cos’è?- gli presi il biglietto da mano e lo lessi.

Abbine cura piccola mia. Oh, attenta alla testa. xx


 

























 
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SPAZIO AUTRICE:
Buon sabato polmoni del mio cuore. Ok, tralasciando il saluto no sense, eccomi tornata yeeeeeeeeee! Intanto se siete arrivati fino alla fine vi devo fare una statua perché il capitolo è lunghissimo, finora è il più lungo tra quelli che ho pubblicato. Sono ben nove pagine di Word, oh yeah! Spero di non avervi annoiato, ma non potevo dividerlo i due parti, sennò avrebbe avuto senso. Adesso, dal momento in cui è lunghissimo e potrebbe esservi scappato qualcosa, vi faccio un po' un resoconto
di ciò che accade:

Alyssa confessa di essere attratta da Daniel; Rosie confessa ad Alyssa di essersi baciata con Giustino; quando Justin e Alyssa sono nella foresta a cercare dei viveri, durante il gioco "Obbligo o verità" Daniel confessa di essere gay. Ok, ok, seffermiamoci un attimo su questa cosa: ve lo sareste mai aspettati? Io personalmente no... che poi l'ho scritto io ma va be' AHAHAHAHAHAHAHAH. In pratica adesso c'è tutta una situazione contorta in cui ad Aly piace Daniel, ma lui è attratto dai maschi. Ma vabby. In realtà ho voluto sperimentare questa cosa, dato che i gay mi stanno simpatici e per creare un po' di problemi anche per la coppia Dalyssa (boh, credo che si chiamerà così d'ora in poi, lollino). Ma proseguiamo: Arriva Fred con i soccorsi, e da loro una spiacevole notizia: il gatto di una donna del vicinato è stato decapitato, e la proprietaria, la signora Hutcher, dato lo shock subito ha avuto un inferto e adesso è ricoverata in ospedale; tornano a casa, e il nonno raggiunge Helen all'ospedale, dalla signora Hutcher, e impone a Justin e Daniel di restare con Rose Mary e Alyssa fino al loro ritorno; Justin dice a Rosie che il loro bacio non è significato nulla, ed è qui che avviene la litigata del secolo. (Per quanto riguarda ciò che dice Justin, tutto vi sarà chiarito nel prossimo capitolo, sono cattiva, ik). Durante il pranzo suona il campanello. Rosie apre la porta e trova uno scatolone sullo zerbino. In questo scatolone c'è un gatto, Melanie. Quando Rose Mary ordina a Daniel di andare a buttare la scatola, il ragazzo si blocca, e caccia dal cartone un bigliettino che dice: "Abbine cura piccola mia, oh, attenta alla testa".

Fatto questo breve riassunto, vorrei davvero sapere che ne pensate del capitolo, di ciò che sta accadendo sull'isola, e infine dell'inaspettato regalo accompagnato dal quello strano bigliettino, che riceve Rosie. PS: grazie infinite per le oltre novemila visualizzazioni ai capitoli, i preferiti, e le meravigliose recensioni che mi lasciate. Vi voglio bene, e vi aspetto a sabato prossimo belle gnocche.


with love, your Alyssa.
   
 
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