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Autore: Mitsuko_Ayzawa    21/09/2013    4 recensioni
Questa e la mia prima fan-fiction quindi spero di aver fatto un buon lavoro :)
Per quanto riguarda la storia è ambientata dopo " The Last Guardian" e tutto ciò che ne consegue (morti e resurrezioni varie, non dico di chi) quindi chi non lo ha letto il libro la mia fan-fic potrebbe aver degli spoiler.
La storia si chiama "New Life" perchè racconta la nuova vita che il ragazzo si è costruito dopo Il Grande Crollo Tecnologico insieme alla sua familia, ai suoi amici e sopratutto Spinella Tappo.
questo fino a che non interverrà un nuovo nemico...
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap  .2                       Un Lungo Soggiorno
 
“ Artemis Fowl, il nostro soggetto, all’età di tredici anni già dava segno di possedere capacità intellettuali superiori a quelle di qualunque altro umano, dai tempi di Wolfgang Amadeus Mozart…”
 
Il ragazzo posò il dossier sulla scrivania, sbuffando. Aveva riletto quei fascicoli decine di volte e praticamente li conosceva a memoria, ma nonostante tutto quel pseudo psichiatra insisteva perché li rileggesse con regolarità. “Dannazione a lui e ai suoi rapporti” pensò Artemis incrociando le mano dietro la testa “Ho di meglio da fare che ascoltare Argon. E poi mi sono completamente ristabilito.” Ruotò la poltrona girevole perché potesse vedere fuori dalla finestra. Il cielo candido preannunciava neve, anche se non era ancora dicembre inoltrato. Il suo cellulare, posato sulla scrivania, iniziò a vibrare.
 «Vediamo un po’ chi è che mi pensa.» sussurrò il giovane sporgendosi sul tavolo per afferrare il telefono. Era una mail da Polledro. “Spinella è appena partita ora da Cantuccio. Voleva che ti avvisassi di essere puntuale. Non vuole aspettarti con questo tempo. Lei odia il freddo.” Il ragazzo guardò il messaggio con sorpresa. In che senso partita ora da Cantuccio? Spinella? ci pensò per mezzo secondo poi ebbe un flash.
 «D’Arvit, Spinella!  » il ragazzo scattò in piedi e si precipitò in camera sua sotto lo sguardo stravolto del padre che stava lavorando in studio.
 «Arty è tutto ok? » urlò l’uomo  senza che però il figlio potesse udirlo.
Il giovane si piazzò di fronte al suo armadio e lo spalancò per potersi osservare nello specchio all’interno dell’anta.
Il giovane indossava una camicia candida che si confondeva con la sua pelle altrettanto chiara. Sopra di quella un gilet e una cravatta cobalto, che faceva da completo ai pantaloni dello stesso colore. I primi bottoni della camicia erano aperti e si poteva vedere l’incavo del collo magro e la linea delle clavicole. Attorno al collo, una catenina con appesa la moneta d’oro bucata donatagli da Spinella.
Si osservò per qualche secondo ritenendosi soddisfatto da ciò che vedeva. Si passo una mano nei capelli nerissimi, che negli ultimi mesi aveva lasciato crescere e che ora gli coprivano la fronte in ciuffi ribelli. Provò a pettinarsi un minimo ma decise di rinunciare quando si accorse che i capelli non volevano saperne di stare al loro posto. Afferrò una sciarpa di lana e il cappotto e uscì dalla stanza. Assicuratosi di avere il suo preziosissimo cercapersone in tasca il ragazzo discese velocemente le scale di quercia di Casa Fowl continuando a sussurrare come una litania il nome dell’elfa. Entrò quasi correndo, cosa nuova per lui, in salotto, dove trovò la madre seduta su un tappeto a giocare con i gemelli insieme a Juliet.  La donna sollevò lo sguardo dai bambini per posarlo sul giovane.
 «Arty, va tutto bene?»
 «Dov’è Leale?» chiese il ragazzo ignorando la domanda, finendo di infilarsi la giacca.
 «È in cucina. Fino a poco fa si chiedeva dove fossi.» rispose la donna.
 «Ero in studio con papà. Ho bisogno di Leale subito.»  il ragazzo fece per infilare la porta quando venne interrotto dalla madre.
 «Sei sicuro che sia tutto a posto? » gli chiese inarcando un sopraciglio.
 «Certamente, madre. » rispose il ragazzo. Lei non parve convinta.
«Arty?» chiese con tono accusatorio « non ti sarai dimenticato che oggi dovevi andare a prendere Spinella, vero?» nella sua voce, una punta di malizia. Il ragazzo si immobilizzò, basito. Beccato in pieno. Poi le rivolse il suo sorriso da vampiro sfoderando tutto il suo fascino da genio.
 «Non lo avevo dimenticato, madre. Semplicemente avevo perso la cognizione del tempo leggendo i vecchi rapporti che Argon mi rifila di continuo. » la madre scoppiò a ridere.
 «Credici, Artemis. » i due si sorrisero con aria complice e per un attimo Artemis si chiede se la madre sapesse. Ma sapere cosa, poi? Il suo senso di inquietudine che si stava formando nel suo cuore venne spazzato via come nebbia dalle parole della donna.
 «Su, vai, non farla aspettare. E dille che le ho preparato una camera davvero graziosa.» il ragazzo le sorrise riconoscente e fece per uscire. Sorrise quando udì la madre gridargli dietro.
 «E non preoccuparti! Non dirò certo a Spinella che ti sei scordato di lei! »  Artemis corse verso la cucina dove, dopo aver chiamato Leale prese da uno sportello un paio di termos con qualcosa di caldo.
I due poi salirono sulla macchina nera e super attrezzata di famiglia che partì con uno stridore di gomma sul ghiaccio e si diresse verso Eirù.
 
Qualche ora prima
L’elfa trascinò i suoi bagagli dal taxi fino allo sportello di deposito del navettiporto, dove lasciò in custodia la sua valigia al un bizzarro incrocio di spiritello e folletto con i capelli tinti di rosa shocking. “le mode” pensò Spinella mentre percorreva a passo marziale i corridoi fino alla sua navetta. A lei non avrebbero mai permesso di portare un taglio del genere nella polizia, fissati come erano con l’ordine e l’eleganza delle uniformi. Con passo svelto arrivo fino al suo mezzo di trasporto. Lo guardò con occhio critico. Un rottame del genere non avrebbe retto neanche a metà della forza di una vampa. Ma le comuni navi passeggere non sono fatte per cavalcare il magma. “I passeggeri sono troppo delicati per le vampe.” pensò ironica l’elfa. Ma quello era veramente troppo. Sembrava tenuto insieme da sputo di nano e preghiere. Si ripromise di dare una lavata di capo a Polledro sullo stato delle sue navette quando e, più importante, se fosse atterrata viva a Eirù.
Una Hostess in divisa fece accomodare i passeggeri ai propri posti. E dopo che tutti si furono seduti, anche lo gnomo isterico con il panico da viaggio che aveva causato un ritardo di mezzora, finalmente la navicella partì. Spinella guardò fuori dall’oblò e attese che il viaggio finisse.
Dopo un quarto d’ora di viaggio iniziava veramente a non poterne più. Proprio quando partiva lei doveva trovarsi nella navetta di una scalmanata combriccola universitaria in vacanza?! Facevano più baccano di un troll in una cristalleria.
Furono pochi i momenti in cui Spinella fu più contenta di vedere i neon del navettiporto E1, a Tara.
 
Artemis si calò ancora di più il berretto sulle orecchie. Quell’inverno era dannatamente gelido. Cambiò nuovamente posizione sul sedile dell’auto. Leale, che stava leggendo un’ articolo sulle armi a lunga gittata, gli lanciò un occhiata.
 «La smetteresti di agitarti per cinque minuti. Mi metti l’ansia.-
 «Scusa Leale. Ma questo tempo mi fa impazzire. »  sbuffò il ragazzo. Leale gli rivolse un sorrisetto mentre alzava il riscaldamento.
 «Sicuro che sia il tempo a farti impazzire?» Artemis sapeva benissimo dove Leale volesse andare a parare. Arrossì violentemente e nascose i volto dietro la prima rivista che gli capitò sotto mano. Leale lo guardò di sottecchi per un secondo poi sospirò.
 «Ti sei accorto che stai leggendo la rivista a rovescio?» con una punta di soddisfazione udì il giovane borbottare e raddrizzare il giornale. Artemis guardò l’orologio e decise che era ora di muoversi.
 «È ora. Spinella dovrebbe arrivare a momenti.» senza aspettare risposta spalancò la portiera dell’auto e scese, seguito poco dopo da Leale.
Si avvicinarono al navettiporto di Tara. Artemis lo guardò soddisfatto. I suoi progetti stavano procedendo a gonfie vele.
 
I navettiporti sono costituiti da tre livelli.  Il primo, quello più superficiale, era la cosiddetta Fortezza delle Fate. Quel livello era stato in seguito smartellato e abbandonato dopo la sconfitta di Taitlle e la conseguente ritirata nel sottosuolo del Popolo.
Il secondo livello era la pista di atterraggio delle navette che venivano da Cantuccio.
Il terzo livello, situato a parecchi kilometri di profondità, all’altezza di Cantuccio, era il navettiporto vero e proprio, con i moli di partenza, negozi di souvenir e tutto l’immaginabile.
Ma ora le cose erano cambiate. Gli ultimi due livelli erano stati completamente rinnovati quando le tecnologie Koboi erano esplose, per essere sostituite da altre  tecnologie al 100% di Polledro. Il quale si rifiutava ancora di pronunciare il nome della folletta. Diceva che portava male.
Ma il cambiamento più radicale era avvenuto nella Fortezza. Dopo la scoperta ufficiale del Popolo Artemis e Polledro avevano riprogettato l’intera struttura, adattandola e apportando parecchie modifiche.
Ora si potevano trovare, oltre ai duty free ristrutturati da commercianti volenterosi, un distaccamento della LEP, un albergo, vari ristoranti, una clinica, un molo di atterraggio di emergenza per le navette LEP e le ambasciate, quella umana e quella del Popolo.
Era come una città in miniatura. Da Tara il progetto “Little City” si era ampliato anche agli altri navettiporti maggiori. Ora c’erano sette nuove Fortezze.
Praticamente c’era tutto il necessario perché turisti, umani e non, potessero vivere tranquillamente. Ovviamente si contavano più appartenenti al Popolo che umani ma l’idea di fondo era quella.
 
Artemis si guardò intorno per nulla intimorito dalla situazione. In fin dei conti era l’ambasciatore ufficiale. Stava per dirigersi verso l’ascensore collegata alla pista di atterraggio quando una vocina lo chiamò. Si voltò per vedere chi fosse e un lieve sorriso gli stirò appena le labbra. Leale e il giovane aspettarono che lo spiritello li raggiungesse.
 «Ehilà, Fangosi! Da quanto tempo che non ci vediamo!» salutò allegramente Cicca Verbil. Artemis strinse la mano verde della creatura. Leale decise che non era il caso. La sua mano era almeno cinque volte quella di Cicca.
 «Salve Cicca. Come stai?» chiese il giovane cortesemente.
 «Si tira avanti. Il lavoro di certo non manca. Soprattutto qui nella Fortezza. Non hai idea dei catorci che abbiamo trovato dopo il Big Bang. Abbiamo dovuto fare la pulitura del millennio, sì signore.»  era così che alcuni definivano il Grande Crollo. Ad essere sinceri Artemis lo trovava decisamente appropriato. Il Big Bang. La nascita di un nuovo universo.
I tre rimasero a chiacchierare ancora per un po’, per lo meno fino a che uno gnomo scorbutico non minacciò Cicca di “strappargli le ali se non avesse mosso il suo fondoschiena verde e non fosse tornato al lavoro entro due secondi”. Parole testuali. I due umani lo guardarono andare via scuotendo le ali con aria sconsolata.
 «Che sagoma, eh?» sospirò Leale. Artemis annuì. Improvvisamente una voce li distrasse dai loro pensieri.
 «Non si saluta, ragazzi?» una voce allegra. Artemis sentì il proprio cuore accelerare i battiti mentre si voltava. I suoi occhi azzurrissimi incontrarono quelli eterocromi di Spinella, che li guardava sorridendo. Un sorriso, grande e genuino, si fece strada sul volto di Artemis. Agli occhi di Leale il ragazzo parve improvvisamente più vispo.
 «Ciao Spinella!» salutò il giovane avvicinandosi all’elfa. Il giovane si chinò e i  due si abbracciarono. Anche l’euroasiatico abbracciò l’amica, facendo attenzione a non stritolarla.
 «Leale, che piacere rivederti! Come state?» i tre erano veramente felici di essere di nuovo insieme. Artemis prese il bagaglio di Spinella e si diressero verso l’uscita.
A quel punto fu Leale a prendere il trolley dell’elfa. Il giovane genio non era capace di trascinarlo sull’erba ghiacciata senza inciampare.
I tre salirono in macchina, Leale alla guida e Artemis e Spinella sui sedili posteriori. Il giovane le passo un thermos tenendo per sé l’altro.
 «The verde.» disse il ragazzo. L’elfa lo ringraziò e iniziò a sorseggiare la bevanda con calma.
 «Mmm, che bello bere qualcosa di caldo. Senza uniformi termoisolanti della LEP mi sto congelando.»
 «Lo immaginavo.»  sottolineò Artemis con un sorrisetto. Spinella sbuffò sonoramente alzando gli occhi al cielo.
 «Non rinunci mai a fare il so tutto io, eh?!» gli domandò.
 «Ovviamente no. Altrimenti che divertimento c’è?» rispose il giovane appoggiando il mento appuntito sul dorso della mano. Spinella spalancò gli occhi con finta sorpresa.
 «Oh mamma! Leale prendi un termometro, presto! Artemis che parla di divertimento? Devo di certo sentirsi male.» Artemis la fulminò con lo sguardo mentre lei rideva allegramente.
 «Potevi anche evitarla questa, sai…»
 «“Ovviamente no. Altrimenti che divertimento c’è?”» disse lei citando le parole  esatte del ragazzo. Lui sbuffò. Si preannunciava un lungo soggiorno di Spinella del tutto privo di noia. Anzi, pieno di continui punzecchiamenti.
“Ma” pensò guardandola ridere, “forse ne valeva la pena”.
Ne valeva decisamente la pena.
 
 
 
 
 
Lounge dell’autrice

*entra in scena in armatura medievale* per piacere non odiatemi se ci ho messo un secolo a scrivere ma, come alcuni forse sapranno, nella mia testa si era formato un buco-nero-risucchia-idee.
Spero che Arty non divenga troppo OCC. Se così succedesse fatemelo sapere che lo metto come avvertimento.
Questo capitolo lo dedico interamente alla carissima  Nanù_san che mi ha incoraggiato tantissimo con le sue recensioni di entrambe le storie che sto scrivendo alla mia adorata Andreea M Jonson perché mi sopporta con pazienza quando ho i miei scleri inutili su idee altrettanto inutili. Grazieeeee!!! <3
Grazie anche a chi segue/ricorda/preferisce. E anche a chi recensisce! ^^
Grazie per l’attenzione! Al prossimo capitolo!
H_T
P. S : questi dovrebbero essere i link di un paio di disegni (fatti da me). Spero vi piacciano, a me parecchio, perché a mio parere Artemis è venuto dannatamente figo. *^*


http://oi42.tinypic.com/332nnlc.jpg
http://oi40.tinypic.com/m7u91g.jpg
   
 
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