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Autore: LittleHarmony13    21/09/2013    3 recensioni
"L'aria di Londra, quel tipico misto di smog, storia e grandezza mi entrava nelle narici, facendomi sentire viva, per una volta.
Non ho un bel rapporto con la vita. Nonostante i miei giovani diciassette anni sono piuttosto asociale. Non per scelta, ma per incapacità nei rapporti interpersonali.
Avevo ovviamente molti amici e molte amiche, ma il senso di solitudine e di incomprensione aleggiava sempre su di me. Potevo starmene chiusa in casa per ore, con la musica accesa, il computer sulle gambe, un libro sul comodino, e potete giurare che stavo da Dio, ma se tutto a un tratto mi veniva in mente di essere sola, era la fine. Mi piace stare da sola, ma essere sola, quella è tutta un'altra storia.
E' una cosa che mi fa sempre venire i brividi a pensarci.
Uno squillo di telefono interruppe il mio scorrere inesorabile di pensieri. Cavolo, ma quanto penso? "
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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1. People change, but I'll love you the same.


                                            

"Cause when you're fifteen
and somebody tells you they love you
you're gonna believe them.
-Taylor Swift, Fifteen.
http://www.youtube.com/watch?v=Pb-K2tXWK4w

 
 



Le strade di Londra sono affollate a quest'ora del giorno. Macchine scivolano sulla strada come fossero fragile aria, i bus turistici formano lunghe code dietro di loro e il mio umore sicuramente non ne giova.
Sono costretta a prendere la metro anche oggi, cavolo.
Il mio rapporto nei confronti di quella meravigliosa invenzione che è la metropolitana, la “Tube” come viene chiamata qui da noi, è un rapporto di amore/odio. Tanti sono i pro, così come tanti sono i contro.
I pro sono visibili nei momenti come questo, in cui l'unica alternativa che avrei per tornare a casa sarebbe quella di farmi mezza città a piedi. Un altro pro è il rumore che si viene a creare dentro la metro: un vocio incessante di vite che si incrociano, unite al fischio di quel treno sotterraneo. Perfetto per quando voglio dimenticare tutto e tutti e concentrarmi solo sulle armonie create dall'unione dei due elementi sopracitati. Il contro, in realtà, è uno solo: la costante paura di venire infastidita da qualcuno. Sin da piccola ho sempre avuto paura di tutto, persino della mia ombra e il solo pensiero di montare sulla metro, sotto terra, con nessuno a proteggermi da eventuali attacchi di panico dovuti alla claustrofobia, di cui soffro, con l'aggiunta persino della paura di persone che potrebbero rapinarmi, o molto peggio ancora, è disarmante.
Sono una persona forte, ma sono anche molto vulnerabile, al tempo stesso. La minima parola storta, un gesto sbagliato, un malumore riescono sempre a turbarmi.
Perciò quando entro nella metro, come tutte le altre volte in cui sono costretta a prenderla, cerco di non pensare all'ammasso di persone che mi sono intorno.
Cerco di pensare a quando, tornata a casa, chiamerò Katie e le racconterò di come anche quel giorno sarei sopravvissuta alla metro, di come non ho potuto risponderle in quanto impegnata a far cadere, come al solito con la mia estrema grazia, il telefono per terra. Le racconterò di come, insieme al telefono dalla strada abbia dovuto raccogliere anche la mia dignità, e forse le racconterò anche di quegli occhi azzurri.
Non so dire come mai ci stia ripensando, il caso è chiuso, probabilmente non rivedrò mai più quel ragazzo e il suo labbro superiore molto più piccolo rispetto a quello inferiore, non rivedrò più il modo in cui le sue vene sporgono dalle sue mani affusolate, non rivedrò più lui.
Basta, non ci devo più pensare.


Assorta nei miei pensieri, l'inatteso tocco di una mano sulla mia spalla mi spaventa a morte. Quasi faccio un salto di venti metri da terra, prima di rendermi conto che la mano appartiene alla persona probabilmente più importante nella mia vita, dopo i miei genitori e la mia famiglia. L'unica che può considerarsi al suo livello è forse Katie.
Chris, il famigerato motivo del mio spavento, il mio migliore amico dal primo anno di superiori, si sporge in avanti e mi dà un fugace bacio sulla guancia.
Perfetto, così anche tutte le persone presenti nella stazione metropolitana in quel momento penseranno che Chris è il mio ragazzo. Tutti, tutti lo pensano. A scuola non possiamo fare due passi che tutte le ragazze cominciano a guardarmi ridendo, e parlandosi nell'orecchio l'una dell'altra. A niente servono le mie continue smentite su ogni tipo di nostra relazione che vada al di là del semplice affetto (anche se persino io mi rendevo conto di quanto poco la parola “affetto” corrispondesse al bene che ci volevamo io e Chris. Affetto era troppo poco. Una galassia di bene sarebbe stato sicuramente più appropriato.)
Dopo aver visto che i miei sforzi di negare non servivano a niente, ho cominciato a lasciare che le cose facessero il loro corso. Né io né Chris ci preoccupiamo di quello che le persone pensano di noi, e anzi, ci divertiamo un mondo a vedere le ragazzine del primo anno che fanno gli occhi dolci a lui e vorrebbero incenerire me.
Chris è oggettivamente un bel ragazzo. I capelli castani e gli occhi azzurro ghiaccio stanno bene su un colorito non troppo pallido, ma neanche abbronzato, come quello di Chris. Probabilmente, appena conosciuti, ci siamo entrambi presi una leggera cotta l'uno per l'altra, ma forse non sapevamo che quello era semplicemente un bell'inizio per una fantastica amicizia. Eravamo entrambi cambiati dal primo anno in cui ci siamo conosciuti. Siamo cambiati noi, ma non il bene che proviamo l'uno per l'altra. E' normale che le persone cambino. Dai quindici anni ai diciotto, inutile dirlo, c'è una bella differenza, anche se chi non ha la nostra età forse non può capire il divario enorme fra questi due momenti della nostra esistenza.
Ma il “Ti voglio bene” che ci siamo detti a quindici anni è sempre lo stesso spensierato, giocoso, simpatico, dolce e dannatamente serio “Ti voglio bene” che ci diciamo anche ora che di anni ne abbiamo diciassette.
Mi giro e afferro la sua faccia ancora prima che le sue labbra fossero riuscite a staccarsi dalla mia faccia e lo abbraccio forte.
“Chris, cosa ci fai qui? Oddio, quanto bene che ti voglio, sono così felice di vederti.” - dico, col volto affondato nella sua spalla.
"No, lo so che sei felice di vedermi solo perché così non devi prendere la metropolitana da sola.” Dannatamente vero. Mi conosce troppo bene.
Sento la sua risata fra i miei capelli, e staccandomi da lui, gli sorrido di rimando.
“No, la mia domanda in realtà era: perché a questa fermata? Stai dall'altra parte della città. E anche Karen.” Karen era la sua ultima nuova fiamma. Chris aveva fiamme più spesso di quanto io mi mettessi la matita per occhi. Cosa che avveniva molto spesso.
“In realtà stavo venendo da te. Ho provato a chiamarti ma il tuo telefono mi dava la segreteria.”
“Già è una lunga storia. Il mio telefono ha fatto la stessa fine del nostro progetto di fisica al secondo anno. Ti ricordi quando dovevamo misurare la velocità dei corpi in movimento e abbiamo buttato giù dal terrazzo di casa mia due angurie? Ecco, questo è quello che è successo al mio telefono. Ma adesso va. L'ho spento, perché, beh non so perché in realtà. Magari ha avuto un brutto trauma cranico e deve dormire.” - sorrido, sperando che Chris riesca a capire la mia ironia.
“Oh Gesù, Ivy, quando una persona ha avuto un trauma cranico non deve dormire. Per nessun motivo al mondo.” - Ok, la ha capita, meno male. E ride. Lo adoro quando non mi trova pazza.
Ma un pensiero mi balena subito nella mente.
“Aspetta, cosa dovevi venire a fare a casa mia? Voglio dire, ovvio che puoi venire quando vuoi, ma..”
Fortunatamente Chris sa quando interrompere il mio farneticare.
“Domani c'è il compito finale di Letteratura e mi chiedevo se potevamo studiarla insieme, e poi, beh, ho un amico alla St.James, ti ricordi di Miles?”
Certo che me lo ricordo, probabilmente è fra le persone che mi stanno più antipatiche fra quelle che conosco, la sua faccia ha sempre un che di perverso che mi turba, ma il nome della sua scuola mi riporta subito alla mente quei fottuti occhi.
“Sì, certo, perché?”
“Mi ha mandato un messaggio circa un'ora fa, dicendomi che un suo caro amico di nome Henry aveva incontrato una ragazza carina della Blake, la scuola dove guarda caso, vado anche io, e il suddetto Henry aveva inoltre chiesto giustappunto a Miles se quel suo amico della Blake, Chris, conoscesse una ragazza di nome Ivy. Considerando la particolarità del tuo nome, e che non conosco nessun'altra Ivy, ho pensato di venirtelo a comunicare di persona.
Tesoro, devi per caso dirmi qualcosa?” - mi chiede, appoggiandosi con una spalla al muro.
Boom, questo certo non me lo aspettavo. E non dovrei sentire queste “cose” nello stomaco, come se stessi per vomitare. Era davvero così poco romantico, l'amore? O semplicemente era la reazione del mio stomaco alla fetta di torta che avevo ordinato poco prima, a Starbucks, per ammazzare il tempo? No, non è quella, non credo proprio.
Appoggio le mani chiuse a pugno sul petto di Chris.
“Io devo sempre dirti qualcosa. Ma questa impiegherà un po' più tempo del solito.”



Angolo dell'Autrice:  Buon Pomeriggio a tutti!
Qualcuno di voi è riuscito ad arrivare fino a qui? Ringrazio che l'ha fatto. Tengo molto a questa storia e sapere che c'è qualcuno che la legge mi rende molto molto felice.
Voglio infatti ringraziare le due ragazze che hanno recensito, la persona che l'ha aggiunta alle ricordate e le quattro che l'hanno aggiunta alle seguite. E' pazzesco, davvero. Grazie mille!
Mi date troppo amore.
Se mai vogliate farmi ancora sapere cosa pensate di questa storia io sono qui, e sarei davvero molto molto molto molto felice di ascoltarvi. Si è capito che sarei MOLTO felice?
Vabbè, non voglio stressarvi ovviamente, ma se avete un secondino sarei davvero felice di sentirvi.
Grazie mille dell'attenzione, alla prossima, che spero non sarà così in là come questa volta, ma sugli aggiornamenti non posso promettervi molto, in quanto il tempo è quello che è. Cioè, perlomeno per me, poco.
Se c'è qualcuno ancora vi ringrazio.
Un bacione,
S. <3.

P.s: Mi sto prendendo grandi "licenze" sulla scuola superiore inglese. Non so a che età cominci, ma io sto facendo più o meno di testa mia, cercando di essere fedele alla realtà, ma anche comunque di adattare il tutto alla mia storia.
Spero mi perdoniate.

 

  
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