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Autore: Fantasiiana    22/09/2013    1 recensioni
Eccomi con una fan-fiction veloce veloce che tratta dell'amorevole gita di Simon all'Hotel Dumort e dopo.
Mi sono detta: perchè nessuno pensa mai al mio povero cucciolo? Bene, c'ha pensato Fantasiiana.
Non dico nulla, spero solo che la troverete bella, emozionante e recensirete!!
Al suo interno troverete due capitoli visti dal punto di vista di Simon.
E ci saranno piccoli acceni Simael *aria colpevole*
Ho detto tutto: buona lettura!
[Dal testo:
-Certo che voi mondani fate sempre un casino assurdo!
Dall'ombra emerse una figura... Un ragazzo dalla pelle color miele, gli occhi scuri, come i capelli ricci che gli ricadevano intorno al viso e un sorriso a metà fra il divertito e il beffardo stampato in volto.
-Raphael...- fiatò Simon.]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per rinascere bisogna prima morire

 
Il vento porta la paura
di una tragedia che accadrà.
Accanto a lui sono sicura
ma penso al peggio che verrà,
i miei pensieri son per lui
ma non si accorge dell'emozione
che accende in me
chissà se capirà,
se il fato lo vorrà!

Amico mio quale è la via
dove ti porta la follia?
Vorrei venire anch'io con te
ma l'incertezza è forte in me.
Non so se un giorno mi vorrai
per te soltanto,
per questo ho pianto:
perché io so
che il sogno svanirà
e non si avvererà....
[Nightmare before Christmas]

 

 

Simon procedeva a passo spedito lungo il sentiero in cemento che conduceva fuori dal parco, sulla Fifth Avenue, tutto ricurvo, la testa incassata nelle spalle, le mani dentro le tasche dei jeans e i vestiti appesantiti dall'acqua del lago dove era entrato per accedere alla Corte Seelie.
Goccioline dispettose gli colavano dai capelli ricci, scivolando gelide lungo il viso umido e offuscandogli la vista... Ah, no: quelle erano le lacrime. Già, perchè quella era probabilmente una delle sere più brutte di tutta la sua vita. Che stupido... L'aveva quasi dimenticato per via del freddo. Ma la mente intorpidita non era niente in confronto al suo cuore già spezzato in precedenza, qualche minuto prima...
Ad un tratto, delle urla. Conosceva fin troppo bene quella voce: era la voce che più amava e che avrebbe voluto odiare, ma non ci riusciva e tutto l'odio si riversava su se stesso.
Clary continuò a gridare il suo nome, ma lui non si voltò. Che stupito era stato a credere di poterla avere per sé. Il ricordo dei baci che si erano scambiati lo fece così avvampare che per un attimo il freddo che sentiva sparì, sostituito da un caldo indescrivibile... Ma fu un attimo, appunto.
Il dolore era più forte e lo faceva esternare dal mondo. Il desiderio di stendersi nel sottobosco a piangere era incredibilmente forte, ma le gambe procedevano da sola, seguivano una meta sconosciuta e gli impedivano di frenarsi.
Riusciva solo a pensare; il corpo era qualcosa lontano anni-luce.
Lo rivedeva di nuovo, quel pomeriggio: il più bello della sua esistenza.
Le labbra di Clary, umide contro le sue, morbide da mordicchiare e succose come il più prelibato dei frutti; le loro lingue che danzavano sulle note composto dai loro respiri pesanti e dai gemiti di piacere; i corpi caldi, l'uno contro l'altro, che combaciavano perfettamente, almeno secondo lui; i capelli di lei a solleticargli il viso appena profumati dalla fragranza fruttata dello shampoo che in quel momento lui aveva associato al Paradiso, se mai ce ne fosse stato uno.
Alla loro immagine si sovrappose quella del bacio di Clary e Jace alla Corte Seelie. Si era sentito geloso, in un primo momento, quando aveva creduto che fosse tutto uno scherzo architettato dalla regina delle fate, ma poi Clary aveva ricambiato con tanta di quell'energia che sembravano voler fare sesso da un momento all'altro, e allora... bè, allora si era sentito morire. Aveva guardato impotente Jace che sovrastava e circondava con le sue braccia forti la persona che più amava al mondo, la sua ragazza, senza preoccuparsi di farle male come aveva temuto lui quando avevano continuato a baciarsi nella sua stanza. Allora, Clary, gli aveva chiesto, vedendolo nervoso, se volesse fare sesso... Dio, che sciocca! Lui non era Jace! Non pensava ad averla e basta... Era sempre stato felice semplicemente standole accanto, un bacio era sempre stato un sogno, al sesso... bè, al sesso non aveva mai pensato. La verità era che Clary era sempre stata un sogno troppo lontano, irrealizzabile... Ed ora anche doloroso.
Scosse la testa e le lacrime volarono oltre il suo viso, salate tra quelle dolci del lago. Già, non era Jace... Spostò lo sguardo sulla strada davanti a sé. Senza accorgersene era arrivato alla fermata della metro. Scese le scale e imboccò l'entrata di un vagone dimenticandosi di guardare dove fosse diretto. Il vagone era completamente vuoto, visto l'ora tarda. Simon si sedette e continuò ad affogarsi nel suo dolore finchè il vagone non si fermò. Uscì e vide che era arrivato ad Uptown, nella 117th. Le strade erano deserte, eccetto che per alcuni ubriachi che ridevano sguaiatamente. Uno di loro aveva una bottiglia di vetro rotta in mano, e indicava un tizio svenuto ai suoi piedi, la testa immersa in una pozza di sangue che andava via via allargandosi. Un senso di nausea percorse Simon da capo a piedi, misto a un vago senso di ... non sapeva bene cosa. L'odore di sangue li riempiva ferroso le narici, inebriandolo come fosse il profumo del cibo prelibato e delizioso che potesse trovarsi davanti... Ma è solo sangue! pensò stupito, poi un pensiero si sovrappose agli altri. Nei videogiochi e nei film, come in The Vampire Diaries, vampiri si diventava bevendo il sangue di altri vampiri... Ricordò quando aveva visto Dracula insieme a Clary, il senso di nausea che aveva provato e il forte capogiro, e poi ancora il fastidio che gli aveva procurato la luce del sole...
Oh mio Dio! Sto per diventare un... non riuscì a terminare il pensiero, il peso di quella nuova consapevolezza che lo sovrastava, inesorabile. Un conato di vomito gli salì alla gola e lui non la trattenne. Si voltò piegandosi in due, e rigettò un po' di quello che aveva mangiato il pomeriggio, prima dell'appuntamento con Clary.
-Ehi, amico! Vomita da un'altra parte!- gli urlò uno degli ubriaconi, ma Simon non lo sentì. Prese a correre stringendo forte gli occhi, riaprendoli di tanto in tanto quando decideva di controllare la via, per vedere se svoltare o andare avanti. Nella testa un'unica meta sicura: l'Hotel Dumort.
Arrivò alla 116th dopo un tempo che gli sembrò infinito, e da lì giunse davanti alle porte murate dell'hotel, le gambe che pulsavano e il cuore che batteva forte contro la gabbia toracica. Non ancora per molto... pensò amaramente Simon.
Clary gli aveva raccontato che lei e Jace avevano usato le porte basse per entrare all'hotel... Cercando di non soffermarsi troppo sulla casuale frequenza in cui il nome di Clary e quello di suo fratello comparivano accanto -eccone un'altra-, si diresse oltre l'angolo dell'albergo, pieno di immondizia, ossa e roba varia e, coprendosi il naso con il colletto della camicia ancora fradicia, ma non più gocciolante, si sporse a osservare il muro senza osare mettere piede sopra l'immondizia sparsa nel vicolo. Non riusciva a vedere bene oltre un cassone grigio poco scostato dalla parete. Si protese appena in avanti, avvicinando un piede e... Scivolò all'indietro, sbattendo la schiena contro il gradino del marciapiede. Gemette di dolore, ma almeno la testa era atterrata su un sacchetto dell'immondizia, ed ora era perfettamente intatta.
Si alzò imprecando e pulendosi le mani sui jeans.
-Maledetta goffaggine!- esclamò senza accorgersene, esternando un pensiero ad alta voce.
Si avvicinò al cassonetto ignorando le scarpe che affondavano nei sacchi dell'immondizia procurando rumori secchi che però Simon, troppo preso dalla preoccupazione, ignorò. Spinse il cassonetto con tutta la forza di cui disponeva, chinandosi in avanti per distribuire il peso del corpo sulle mani. Il cassonetto stridette, mentre si spostava abbastanza da permettere a Simon di vedere le porte basse murate. Si guardò intorno. Ai piedi del muro di fronte giaceva un tubo sepolto da sacchi d'immondizia colmi di qualcosa di viscido e gommoso.
I vampiri mangeranno gli organi? si chiese Simon reprimendo a stento un altro conato di vomito. Alzò lo sguardo sul muro di mattoni e vide che, almeno a tre metri d'altezza, una tubatura in ferro mezzo arrugginito si allungava verso la terrazza.
Se i vampiri volano e i mondani no... ragionò Simon studiando un modo per arrivare lassù.
Un altro cassonetto dell'immondizia era posto poco più in là del punto in cui giaceva il tubo spezzato, ed era impossibile da trascinare, visto che la strada gli veniva sbarrata da delle gabbie in legno nel cui interno vi era un misto di piume, sangue e mosche.
Simon si arrampicò, non senza una certa difficoltà, nel cassonetto, studiando la situazione dall'alto.
Era un bel salto, ma chissà forse...
Se mi sto trasformando in un vampiro...
Si lanciò.

Il dolore non arrivò mai. Si era aspettato di finire sfracellato al suolo, e invece eccolo lì a penzolare appeso a un tubo!
Allora non mi ero sbagliato...
Scosse la testa e prese ad arrampicarsi su per la tubatura, mettendo i piedi nelle sporgenze dove venivano attaccati i chiodi. Alcuni erano saltati, ma fortunatamente erano pochi.
Dovette salire un bel po', perchè le finestre dei primi tre piani erano sbarrate da assi di legno. Al quarto piano, invece, ne trovò una aperta, ma quando ci guardò dentro, vide un vampiro intento a parlare con un altro. Si ritrasse ansimando, il cuore che batteva così forte che aveva paura potessero sentirlo, e per poco non cadde. Deglutì facendosi male alla gola e continuò a salire.
Al quinto piano ebbe fortuna. La finestra dava su una camera da letto vuota. Si arrampicò e fu dentro con una capriola non esattamente poco dolorosa. Si guardò intorno: un letto a baldacchino con le tende bianche e strappate che fluttuavano in modo inquietante, un armadio e uno specchio.
Ma a che serve lo specchio ai vampiri? si chiese specchiandosi. Che brutte ombre nere aveva sotto gli occhi rossi di pianto! Distolse lo sguardo e uscì.
Il corridoio era deserto, le porte si aprivano come le orbite vuote di un teschio a cui sono stati cavati gli occhi e muri coperti di una carta da parati gialla mezza scollata e ricoperta da spessi strati di polvere. L'unica fonte di luce proveniva dall'interno delle camere da letto in quel piano, dove la luce aranciata dei lampioni si riversava nel pavimento in parquet scheggiato.
Molto lentamente prese ad avanzare, guardandosi intorno con aria circospetta, i passi che rimbombavano nel corridoio vuoto. O era solo la sua immaginazione?
Sembrava di essere in uno di quei strani incubi in cui ti ritrovi a correre senza un motivo preciso, in corridoi infiniti che terminavano con il vuoto. Allora ti svegliavi urlante con l'impressioni di star ancora precipitando in un baratro senza fine.
Come in uno dei suoi peggior incubi, in cui le paure più grandi si realizzano, eccolo lì, il vuoto.
Simon si fermò.
Il baratro in questione era una scala che si interrompeva senza alcun preavviso.
Simon si guardò indietro: senza neanche accorgersene era sceso per una scala ed era finito nella hall. All'improvviso, i ricordi di quando era un topo l'affollarono e la gravità di quello che stava facendo gli cadde sulle spalle come un macigno.
Ma che diavolo mi è saltato in mente?! Devo tornare indietro prima che...
-Bene, bene. Guarda un po' chi abbiamo qui!
Simon si voltò verso l'origine del suono: la cima delle scale. Un vampiro muscoloso si avvicinava sempre più, minaccioso.
-Il topolino caduto in trappola!
Simon prese a indietreggiare, finchè non sentì uno spostamento d'aria. Si voltò: una vampira con una lunga coda di cavallo bionda gli era pericolosamente vicino. Gli ricordò una cheerleader.
-Che bel mondano che abbiamo qui- disse seducente avvicinandosi e carezzandogli il collo. -Che sangue caldo...- Sempre più vicina.
-Piantala, Caterine, dobbiamo condividerlo- l'ammonì il vampiro.
Caterine fece una smorfia e sospirò. -Peccato...
Con un'agilità da far paura, in un attimo fu alle spalle di Simon.
-La caduta non ti ucciderà, ma ti farà male- disse.
Prima di capire cosa intendesse dire, la vampira lo spinse giù dalla scalinata.
Aveva avuto ragione: la caduta non lo uccise, ma si fece male, molto male, terribilmente male. Poi fu il buio.

Un bruciante dolore alla testa, poi in tutto il corpo. Sbattè le palpebre e si mise seduto, mentre i ricordi riaffiorarono. Il bacio di Clary e Jace, l'Hotel Dumort, la caduta...
Si alzò di scatto, improvvisamente provvisto di nuova forza, ma fu un attimo, poi di nuovo dolore.
-Certo che voi mondani fate sempre un casino assurdo!
Dall'ombra emerse una figura... Un ragazzo dalla pelle color miele, gli occhi scuri, come i capelli ricci che gli ricadevano intorno al viso e un sorriso a metà fra il divertito e il beffardo stampato in volto.
-Raphael...- fiatò Simon.
-Tu sei il chico trasformato in topo, vero?
Simon rimase in silenzio.
-Sapevo che un giorno saresti tornato, prima o poi- commentò il vampiro ghignando.
-Sai perchè sono qui?- chiese il ragazzo stupito.
-Claro!- esclamò l'altro. -Vieni, così potremmo parlare.- Fece per voltarsi, ma vedendo Simon immobile riprese a fronteggiarlo con un sorriso... ammirato?!
-Ma se vuoi rimanere qui, va bene lo stesso. Lo dicevo per stare più comodi e in privacy.
Simon assunse un'espressione sicura o almeno ci provò: la tensione, dentro di lui, era alle stelle, e gli occhi scuri di Raphael puntati addosso lo impressionavano. Lo guardava incuriosito, come se fosse davvero interessato a quello che aveva da dire.
Probabilmente i vampiri sono dei talenti nel mentire: hanno a disposizione l'eternità per fare pratica!
Si schiarì la voce, ma si accorse di avere la bocca secca, e si fece male la gola.
-Come facevi a …
-Sapere che saresti venuto, chico?- lo interruppe Raphael incrociando le braccia al petto con aria annoiata. -Voi mondani siete così lenti e prevedibili...-si lamentò con un sospiro di sofferenza.
-Anche tu eri un mondano!- esclamò Simon.
Raphael si fece scuro in volto, e la sua voce divenne grave.
-Un tempo lo sono stato... Ma ora non più.
Calò il silenzio. Chissà perchè Simon provò l'impulso di posargli una mano sulla spalla per consolarlo... Ma era così lontano!
-Comunque, chico, parliamo di te, ora. Non si trattano così gli ospiti!
-Non mi chiamo chico! Io sono Simon.
-Molto piacere.
Tutt'intorno a loro, bassi ringhi e strani luccichii colmarono il silenzio che era ripiombato fra loro, ma ad un'occhiataccia di Raphael tutti si zittirono.
-Perdona a mis amigos. Non capita tutti i giorni di avere sangue fresco e un cuore palpitante a casa nostra.
Simon rabbrividì. -Come facevi a sapere che sarei venuto?- chiese.
-L'ho già detto prima: voi mondani siete così prevedibili! E poi tu mi hai morso con quei tuoi dentini aguzzi, e il mio sangue...
Simon non lo lasciò finire: -Il processo è reversibile?- chiese disperato avanzando di un passo. Raphael ghignò. -No.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. No... Secco, deciso. Tutto finito. Tutto perduto.
-Ma...- provò a dire, ma Raphael lo interruppe alzando la mano. -Mi spiace, chic... Oh! Simon. Ma il tuo tempo è scaduto.
Schioccò le dita. Apparentemente non successe nulla, ma quando Simon si voltò destato da un ringhio sospetto, vide la vampira che lo aveva gettato dalla scalinata avanzare scoprendo i denti.
-No!- urlò scartando, ma un altro vampiro lo prese alle spalle, afferrandolo per le braccia con una presa ferrea e dolorosa. Simon gemette di dolore.
-Non puoi farmi del male! Gli Shadowhunters verranno a …
-Oh, no che non lo faranno!- lo interruppe Raphael avanzando e sollevandogli il mento con l'indice e il pollice. -Vedi, Simon, hanno un conto in sospeso con me, ed ora che mi si presenta l'occasione per vendicarmi dei Cazadores, lo farò.
Gli fiatò sul collo e arricciò le labbra scoprendo i denti.
Simon provò a divincolarsi, ma il vampiro che aveva alle spalle lo colpì alle costole, facendolo cadere a terra dolorante e senza fiato con un altro gemito.
Raphael lo sovrastò, premendogli le ginocchia contro i fianchi e le mani sulle braccia.
Nell'aria risuonarono le risate divertite dei vampiri, ma il campo visivo di Simon era completamente occupato dal volto di Raphael. Era ancor più bello di Jace e i lineamenti del viso li ricordarono quelli di una statua greca. Lui non lo derideva. Non rideva della sua debolezza, della sua umanità...
Lo guardava e basta. -Mi ringrazierai, Simon...- gli sussurrò all'orecchio e, scoprendo i denti, lo morse.

Il morso dei vampiri non era come Simon se l'era immaginato. Non faceva male, non lo fece urlare di dolore... Non era come il morso dei bambini all'asilo, di quelli che ti facevano piangere e correre dalla maestra, che ti diventavano rossi e guarivano con i baci della mamma... Non era neanche come quelli dei gatti, che ti pizzicavano solleticandoti i polpastrelli e ti facevano credere che i gatti avessero i denti di plastica... Era... Come la più calda e morbida coperta che ti circondava in una gelida notte d'inverno.
Simon si sentiva la testa incredibilmente, inaspettatamente e meravigliosamente vuota. La tristezza e i ricordi seguivano il sangue dalle sue vene alla bocca di Raphael come trasportati da una forza sconosciuta. Si sentiva più leggero, libero, e prestò dimenticò anche chi era. Dimenticò tutto: Clary, Jace, la corte Seelie, i vampiri, l'Hotel Dumort... C'erano solo Raphael e il suo morso, così inebriante. Presto arrivò un'altra sensazione di calore e benessere, proveniente dalla gamba destra. Sentiva il sangue scivolargli in corpo come l'acqua in una cascata. Altri morsi, altro benessere. Ben presto il calore si espanse in tutto il corpo, ma quello più forte rimaneva al collo.
Che serenità! Non era sicuro di aver provato mai qualcosa del genere in vita sua... Ma quale vita? Tutto cominciava e finiva lì, in quel calore avvolgente e rilassante.
Poi, un senso di freddo, come un fulmine a ciel sereno, nel collo. Aprì gli occhi in un gesto automatico. Non si era neanche accorto di averli chiusi... Vide Raphael, su uno sfondo nero, la camicia bianca stranamente intatta, una manica sollevata e il braccio nudo che scorreva nella bocca per asciugarla dal sangue, gli occhi freddi, inespressivi, penetranti. Si chiese perchè l'avesse lasciato, ma il freddo lo pervase da capo a piedi, facendolo inarcare e urlare.
Ora i vampiri erano tutti intorno a lui, e lo guardavano in attesa.
I ricordi tornarono... Ed ecco il dolore. Acuto, inesorabile. Gli sembrava di impazzire.
-La fiesta termina aquì!-
La voce di Raphael risuonò perentoria in tutta la hall, echeggiando sinistra e melodiosa fra le pareti. Lentamente, molto lentamente, tutti i vampiri, la bocche sporca di sangue, si allontanarono e nella hall rimasero solamente Raphael e Simon. Il ragazzo aveva preso a tremare violentemente, a combattere con l'impulso di chiudere gli occhi e lasciarsi andare. Attraverso le palpebre socchiuse, vide Raphael avvicinarsi con passo elegante, chinarsi accanto alla sua testa e sussurrargli all'orecchio, fiatandogli con alito caldo. Simon fremette.
-Dormi, piccolo mondano, tra poco sarà tutto finito... Per rinascere bisogna prima morire.
Simon avrebbe voluto rispondergli, ma non ne aveva la forza.
La mano di Raphael si mosse delicatamente, e gli chiuse le palpebre, mentre l'altro lo lasciava fare. Sentì il corpo sollevarsi da terra, sostenuto da braccia forti che lo sorreggevano come fosse una piuma.
Del tempo trascorso tra le braccia di Raphael, mentre volavano sopra New York per raggiungere l'Istituto, Simon non ricordò mai molto. Solo un lento dondolio e un freddo glaciale che gli gelava le ossa. Si era aggrappato involontariamente alla camicia di Raphael, mentre l'altro lo osservava incuriosito.
Quando arrivarono all'Istituto, Simon giaceva inerme tra le braccia del vampiro e l'urlo di Clary gli giunse come un eco lontano, colmo di disperazione e orrore, che gli fece trovare la forza di lottare per svegliarsi. Mentre le voci degli Shadowhunters si facevano sempre più nitide, sentiva le braccia di Clary strette intorno al corpo, le sue lacrime tiepide colargli lungo il viso e mischiarsi al sangue che gli impregnava i vestiti. Raphael l'aveva adagiato sul pavimento freddo della chiesa dell'Istituto. Se avesse avuto la forza di rannicchiarsi su se stesso, l'avrebbe fatto...
Ad un tratto, dopo uno strano scambio di battute di cui le uniche frasi sconnesse che gli giunsero alle orecchie furono 'Bruciare il suo cuore...', 'Non pensarci nemmeno, Jace' e 'Cosa vorrebbe Simon?', un grido di Clary lo fece tornare quasi completamente in sé.
La ragazza aveva aumentato la stretta su di lui senza neanche accorgersene. Simon cercò di parlare e muoversi per rassicurarla, ma dalle labbra gli uscì solo un rantolo, la schiene gli si inarcò e gli occhi gli si spalancarono, mentre Clary prendeva a stringerlo forte urlando e piangendo. Che viso triste aveva... Simon desiderò di allungare una mano per asciugargli le lacrime, e lo fece, riuscendoci appena. Clary afferrò la mano e la strinse alla sua. Simon non poteva crederci. Clary stava piangendo per lui... Per lui! Era sua la mano stretta a quelle di lei, non di Jace. C'era lui tra le sue braccia, non Jace! Poi una vocetta maligna nella sua mente, somigliante in tutto e per tutto a quella odiosa di Jace, rovinò tutto: 'E' solo perchè stai per morire, mondano idiota! Ti dimenticherà. Lo farà e vivrà con qualcun altro, per sempre. E quando gli chiederanno di portare i fiori alla tua tomba, lei chiederà -Chi è Simon?-'
Simon aprì la bocca con l'intento di urlare, ma non uscì neanche mezza vocale.
Poi Clary pronunciò due parole. Le due parole che avrebbe dovuto pronunciare quando Simon gli aveva confessato il suo amore...
-Simon, ti amo- disse Clary.

Ti amo... Ti amo... Ti amo...
Che strano suono producevano.
Due parole, tre sillabe, due consonanti, tre vocali... Così melodiose, cariche di amore, dolcezza e tristezza. Mentre le pronunciava, la voce di Clary si era alzata di un'ottava e poi era riscesa, e la 'o' era stata più un sospiro che altro, ma il cuore di Simon aveva fatto ugualmente tre capriole, seppur debole. Quante volte aveva sognato quel momento? Quante volte aveva fantasticato, programmato e scelto come avrebbe reagito? Gli sarebbe piaciuto baciare la ragazza che era con lui, stringerla, sollevarla e farla volteggiare mentre ridevano come bambini, come nei film...
Ma ora stava per morire. Che inguaribile romantico, Simon... si disse amaramente. Strinse gli occhi e trovò la forza di stringere le mani intorno a quelle di lei. Inspirò cercando di dire qualcosa, magari un debole 'anch'io', ma sentì la forza abbandonarlo mentre esalava l'ultimo respiro... E morì, con la voce di Clary che risuonava melodiosa ancora nella sua testa, e gli occhi di Raphael a ricambiare il suo sguardo.





Angolo Autrice
Se siete arrivati fin qui significa che avete letto ogni singola riga di questa... Cosa super sdolcinata che, personalmente, -a costo di sembrare narcisista ed egocentrica- AMO! *^*
Non perchè l'ho scritta io, sia chiaro, ma perchè c'è Simon, e c'è Raphael!
Sì, perchè voi dovete sapere che seppur io ami incredibilmente e indiscutibilmente la Sizzy (UUUUH SIZZY!!), amo anche la Simael (UUUUH SIMAEL!!). Cosa un pò improbabile e quindi da me.

Cominciamo con i chiarimenti. La Canzone di Sally: ci stava ùù. Voi dovete immaginare il mio povero piccolo Simon affranto, e questa canzone in sottofondo che lui rivolge a Clary... CI STA! XD
Poi: le strade. La metropolitana nella Fifth Avenue, me la sono inventata, nonostante ricerche ùù. Non so quanto sia lunga la 117th e se esista, ma l'ho messa XD.
Non posso elencarvi tutte le incongruenze di questa... cosa, perchè ci starei anni. Quindi concludo, e magari me le dite voi in una recensione insieme alla vostra importantissima opinione, e io spieherò :3

I ringraziamenti.
A Dreamer_M, senza il quale questo capitolo non avrebbe avuto un seguito e io non avrei imparato ad amare Simael (UUUUH SIMAEL!!). Grazie compagna di recensioni, ti adoro, sei speciale e mangia i biscotti <3 (Spero ti sia piaciuta l'aggiunta di Nightmare before Christmas :3).
A ilcuorediluce, che non comprende la Simael come me e Dreamer_M, ma che ama Simon quasi quanto me (mi ucciderà per questo quasi, ma dettagli XD). Grazie di esserci sorellina e di aver letto questo capitolo :3 ... Mangia anche tu i biscotti <3 .

E infine dedico questa... sempre cosa perchè non trovo il nome XD, a Dreamer_M, ilcuorediluce, e ai miei nuovi occhiali ribbattezzati, per l'appunto, Simon *^*

Ave atque vale a tutti ^^

  
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