Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: nozomi08    22/09/2013    0 recensioni
Anno x791, regno di Fiore, città di Magnolia. Terminato il recente Dai Matou Enbu, e conclusa felicemente la vicenda di Eclypse, lo scalmanato gruppo di Fairy Tail rincasa nella nuova gilda, ritornando ai felici ritmi di sette anni fa. Tutto sembrava tornato alla normalità, se non fosse stato per l’arrivo di una figura misteriosa, proveniente da un mondo distorto chiamato Astral. Il suo passato misterioso, è pieno di sfaccettature.
Cosa c’entrerà mai con la gilda oscura di Gacrux, colei che detiene il primato degli affari sull’importo d’armi, principale alleata dell’alleanza Balam, che recentemente aveva aumentato i suoi traffici? Quale è il vero rapporto tra questo sconosciuto ed Loki, il master di Gacrux? Qual è il suo scopo, il motivo per cui è qui? E soprattutto, quale sarà il ruolo dei maghi degli Spiriti Stellari e delle 12 Chiavi d'Oro nel loro losco piano?
Starà al giovane e turbolento gruppo di Fairy Tail scoprirlo.
ATTENZIONE! CAPITOLI REVISIONATI!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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PUZZA DI GUAI

Sola, trascurata.
Così si sentiva la povera, lucente bacheca in legno al secondo piano, vestita delle più strampalate e pericolose missioni, così care alle bocche avide dei maghi.
A quanto pareva, nella vivace confusione quotidiana dell'amata Fairy Tail, nessuno osava degnarla d'uno sguardo, fatta eccezione per il vecchio Nabu, appostato davanti a lei da tempi immemoriali.
Rimase perciò deliziata, quando vide un giovane avvicinarsi al suo cospetto, per indagarla in ogni suo angolo con le sue penetranti iridi cremisi.
-Mmm, vediamo, quale richiesta potrei scegliere?- mormorò pensieroso Atlas, vagando il suo sguardo sull'enorme bacheca, in cerca di una missione da poter svolgere. Il marchio di Fairy Tail era ancora fresco, sulla sua spalla destra, e pulsava prepotentemente contro la sua pelle, contro il suo vero io.
In un primo momento, quando si vide addosso quella fiamma nera, si sentì infastidito: per la seconda volta, gli era sembrato di essere proprietà di qualcun'altro, ma presto represse il suo rancore, ricordandosi che quello che stava facendo era per una causa superiore.
Era da appena un giorno che era entrato a far parte di quella scalmanata gilda, tra lo stupore generale dei presenti, i quali tutt'ora, con suo grande sollievo, gli ostentavano indifferenza, forse per un celato timore. Vedere i loro volti sbigottiti fu una vera delizia per lui. Gli ricordò molto le facce incredule degli altri membri della Guardia, il giorno in cui ricevette la nomina di Supremo Generale.
Aveva da poco compiuto i diciassette anni quando accadde, ed un tale avvenimento non succedeva da più di cinquant'anni.
Era una delle cose di cui andava più fiero.
Una carica che gli costò sangue e sudore. Una carica che gli costò fatica, odio e solitudine.
Tutto per tener fede a quel giuramento, diventato il suo unico scopo, per la speranza di un nuovo inizio.
Un inizio che si chiamava Astral.
Un inizio avvolto del colore niveo della pace.
Un inizio che profumava e sapeva di Alhena e del suo popolo.
-"Cercasi insegnante mago per un giorno"... troppo noioso. "Caccia al famigerato ladro Velveno"... uno solo? Troppo poco. "Collezionista cerca un giovane intrepido che gli colga il rarissimo fiore Veritas sulla cima del vulcano Tantakrux"... interessante, peccato che non sappia dove sia questo vulcano...-
Atlas scrutava attento le centinaia di fogli affissi sul robusto legno della bacheca, accanto ad un Nabu che si faceva sempre più teso per la prolungata presenza del misterioso giovane...
-"Minaccia di rapina ad un prezioso carico di oro e diamanti. La nave sbarcherà al porto di Hargeon verso tredici di questo megrodì: cercasi disperatamente mago disposto a proteggere il carico"- annuì -Questo dovrebbe andare per ora- disse compiaciuto, staccandola con un gesto secco.
-Compenso di 250.000 jewels...- lesse pensieroso –Generosi. Questa dovrebbe essere una bella somma- disse con un sorrisetto. Non aveva conoscenza delle valute locali, né sapeva quanto questi jewels valessero in diapri, ma dedusse che quella cifra non era certo modesta. In ogni caso, anche se fosse stato tutto l'opposto di quel che si aspettava, si sarebbe accontentato. La prima notte su questo mondo l'aveva consumata tra le fronde di un albero, e non se ne fece un problema.
Sarebbe sopravvissuto per altre ancora.
Rivolse una mezza occhiata a Nabu, che per tutto quell'arco di tempo era rimasto a fissare concentrato la bacheca, a braccia conserte, senza alzare il minimo muscolo. Anche il giorno prima l'aveva notato così. Con un leggero sospiro, si girò verso le scale.
-Sai, Nabu, il mondo non può girare se tu continui a girare solo su te stesso - commentò schietto.
Nabu, riscosso, si voltò a guardarlo con stupore, ma il ragazzo era già sparito nella baldoria della gilda. Si grattò il capo confuso, volgendosi di nuovo alla famigerata bacheca.
-Ma che...?- si chiese interdetto.

§ § § § §

Era da poco passata l'ora di pranzo, e il sole picchiava severo sulla ruvida strada in pietra, dando sfogo al suo bruciante calore.
Il mare era dominato da una calma apparente; navi e barche ondeggiavano leggere, cullate dal delicato fragore delle onde.
I marinai si davano da fare, sistemando con cura i loro vascelli, fidi e preziosi compagni di viaggio, e sbarcando veloci il fruttuoso carico a lungo portato nelle grandi stive.
Non si lamentavano mai per il duro lavoro.
E mai si pentivano d'aver votato la loro vita al mare.
Per questo, sui loro volti impregnati di sudore, si notava un generoso sorriso prendere il largo su quella pelle abbronzata da quel cerchio giallo perso nel lussureggiante blu.
Sorriso che era stampato sulla bocca di un tale di nostra conoscenza, che si aggirava da quelle parti con la sua fida compagnia al seguito...
-Ah, ma che bella mangiata!- esclamò entusiasta Natsu, dandosi delle piccole pacche sul suo stomaco sazio.
-Aye! Pesce!- confermava Happy posato sulla sua testa, con una faccia così rilassata da parer essere in paradiso.
-Invece che pensare alle vostre stupide pance, notate che, per colpa vostra, abbiamo perso un certo treno per andare in missione- disse scocciato Gray, con le mani in tasca.
-Ed ora è andato tutto in fumo- sospirò sconsolata Erza, trascinandosi dietro il solito carro colmo di bagagli.
-Mi dici ora come farò a pagare l'affitto questo mese?!- aggiunse infuriata Lucy –Tutto perché vi siete voluti fermare a tutti i costi in quel ristorante che cucinava pesce!- concluse gesticolando isterica.
-Ma avevamo fame!- si lamentarono in coro i due guastafeste, guardando la loro nakama sull'orlo delle lacrime. Nel vedere le loro facce disperate, Lucy sentì il disagio prendere posto nel suo stomaco.
-E-e va bene, ho capito, ma non guardatemi in quel modo!- affermò poi agitata.
-Natsu non cambierà mai!- disse divertita Wendy, al fianco di Carla, che si portava una zampa sulla fronte.
-Sono senza speranza- commentò arresa.
-No, sono due idioti senza speranza- precisò sprezzante l'alchimista del ghiaccio, già in mutande. Natsu si voltò verso di lui indispettito.
-Cosa hai detto, ghiacciolo denudato?!- ringhiò.
-Hai sentito benissimo, razza di fiammifero avariato!- ribatté pronto Gray.
-Su ragazzi, non è il momento per certe cose!- li rimproverò severa Erza.
-Ecco- sentenziò piatta Lucy –Zuffa tra 3, 2, 1...-
Uno scoppio. La terra sembrò tremare.
Un'improvvisa nota stonata in quell'armoniosa sinfonia di quiete.
-Cos'è stato?- domandò turbata Wendy, guardandosi intorno insieme agli altri.
-Laggiù! Del fumo nero!- esclamò Erza, puntando il dito verso una vaporosa colonna grigio cenere che si levava da una nave poco lontana. Si girò a guardare il volto dei suoi compagni, cercando una risposta sui loro volti decisi, nella forza che prorompeva dal loro sguardo. Si scambiarono un'occhiata d'intesa, e si diressero in tutta fretta verso il veliero.
-Ehi Erza un momento! E i bagagli?!- esclamò Wendy, fermandosi improvvisamente.
-A quelli ci penserò dopo!- rispose lei continuando a correre.
-Non preoccuparti Wendy, rubarli è impossibile- le disse Lucy con un risolino.
-In effetti...- ammise la piccola Dragon Slayer, rivolgendo un'ultima occhiata all'enorme ammontare di valigie, lì fermo sulla strada, ad aspettare paziente la sua padrona.
Giunti nei pressi della nave colpita, i sette scorsero delle casse di legno, e si nascosero dietro di esse, accucciandovisi in silenzio per assistere ad una scena che li lasciò sbalorditi.
Decine e decine di cadaveri scomposti erano accasciati sulla fosca strada dalle fattezze agreste, decorandola dell'inquietante color scarlatto del loro sangue, cospargendola del forte odore metallico, sinonimo di morte e terrore. I corpi, laddove erano squarciati, erano divorati da delle fiamme blu, come una notte senza stelle.
Spade, fucili ed altre strane armi giacevano accanto ai loro possessori, anch'esse sporche del lurido lascito della guerra.
Una sola figura, avvolta in un logoro mantello nero, era in piedi in quel macabro orrore. I suoi capelli avevano il colore del sole, ma anche di quel liquido viscoso cosparso copioso sotto i suoi piedi, infettando la pura semplicità di quelle grigie vie del mare. Sebbene per loro fosse impossibile scrutare l'espressione del suo volto, potevano percepire con truce chiarezza la fredda e spietata aura che divampava dal suo essere, terrorizzando addirittura i marinai della nave, che si tenevano alla larga. Sui loro volti traspariva l'inquietudine.
I sette, immobili dietro alle casse, si guardarono sconcertati, non riuscendo a credere a ciò a cui avevano assistito.
Un genocidio.
Un genocidio compiuto da un membro di Fairy Tail.
Un genocidio che portava la firma di Atlas.
-Bastardo!- sussurrò furioso Natsu a denti stretti, mentre stringeva i pugni con una forza tale da far trasparire delle sottili vene sul loro profilo rozzo. Tentò di scattare verso Atlas, ma fu bloccato in tempo da Lucy, insieme a Happy. Poteva percepire la temperatura del suo corpo solitamente caldo salire ancor di più. Anche le sue iridi fremevano dalla rabbia. Lo strinse a lei con premura. I suoi muscoli erano tesi, ma parevano più rilassati.
-No Natsu, per ora è meglio non farci scoprire- gli disse seria.
-Lucy, ma non hai visto che ha fatto?! Ha ucciso decine di persone! Un membro di Fairy Tail non lo farebbe mai, mai! - ribatté in un sussurro, bollente della sua rabbia.
Stava infangando Fairy Tail, stava infangando tutti loro.
Stava infangando il valore della vita.
Doveva fargliela pagare.
Lo so Natsu, lo so...
-Capisco quel che provi Natsu, ma l'hai detto tu stesso, ricordi? Quel tizio probabilmente non è di qui, e lo si potrebbe sospettare anche dal suo aspetto. È impossibile che sia anche un demone o un'altra creatura di Earthland. Dobbiamo prima indagare sul suo conto- interloquì Erza, mentre Natsu guardava il nuovo membro con una furia cieca. Ce la stava mettendo tutta per trattenersi dal gonfiarlo di botte. Se solo non gliel'avesse chiesto Lucy...
La bionda guardò l'amico preoccupata, capendo bene i suoi sentimenti. Questi affronti Natsu non li tollerava affatto, lo sapeva perfettamente. Perché nessuno, amico o nemico, aveva il diritto di decidere se vivere o morire. Costernandosi alla vista di tutti quei cadaveri, indugiò lo sguardo sul profilo di Atlas.
Come aveva potuto compiere una tale atrocità?
Come poteva restare insensibile al peso di un tale fardello?
Nessuno poteva, a meno che non sia pazzo. Ma lui non lo sembrava affatto. E allora perché?
-Bisogna ammettere però che è forte- sussurrò Gray guardando il ragazzo –Insomma, far fuori da solo tutte queste persone armate... Mi chiedo se appartengano a qualche gilda oscura...-
-Penso sia probabile. Ho sentito che questa mattina delle navi cariche di metalli preziosi dovevano attraccare qui. Sono una facile preda per i malfattori- disse Erza
-Però, anche se fossero stati dei brutti ceffi, anche se lo avessero aggredito per primi... è stato troppo crudele- confessò Wendy sconfortata, limitandosi ad abbassare lo sguardo. Lucy, con tenerezza, le posò una mano sulle sue piccole spalle, scosse per una tale vista, al fine di consolarla. Poi, alzò di nuovo la testa verso il ragazzo, che, intanto, si stava facendo strada tra i corpi inermi, scavalcandoli senza alcun riguardo. I suoi occhi cremisi vagavano svelti su quell'orrore, mostrando una fredda diffidenza. Eppure, Lucy giurò, per un effimero secondo, uno strano barlume aveva dato prova della sua forza in quella maschera scarlatta...
Che forse anche lui si rendeva conto?
Si avvicinò al cadavere di un uomo corpulento, anche lui accasciato a terra come gli altri poveri dannati, scorrendo gli occhi sulla sua sagoma senza vita. Il marchio del serpente avvolto attorno al pugnale brillava cupo sul suo collo, imbrattato del colore ormai spento del sangue secco. Una zambato la cui lama era avvolta da quelle strane fiamme era conficcata, spietata, sulla sua schiena, come se fosse una reliquia. Atlas ne afferrò l'elsa, e con uno strattone, la estrasse dal corpo. Osservò per un momento il profilo della lama affilata, indugiando sui numerosi rivoli di sangue che ne insudiciavano il luccichio minaccioso. La poggiò sulle spalle, guardando di nuovo il cadavere.
"Ancora... l'ho fatto ancora..." pensò accorato, mentre la morsa al petto si faceva sempre più stretta, quasi sopprimendolo.
Aveva fatto fuori un'intera gilda oscura, senza mostrare pietà o compassione.
Come un vero assassino.
Il desiderio di vendetta aveva preso il sopravvento; così come la bramosia di uccidere, di sentire i suoi muscoli tendersi allo spasmo nei suoi movimenti fluidi, di udire le grida strozzate delle sue vittime imploranti, di sentire il raccapricciante sibilo della lama che lacerava la tenera carne, di assecondarla al suo volere, nella sua folle danza mortale, dove lui si sentiva padrone della morte.
Istintivamente si toccò il braccio sinistro, ripercorrendo con il dito la cicatrice con l'intricato disegno del sole sopra le due mezzelune. Lo scontro di forze oscure che portano alla luce.
Che deplorevole.
Il suo patrigno doveva esserne orgoglioso. Aveva fatto un buon lavoro.
Ma lui già lo sapeva.
Si volse a guardare i marinai terrorizzati sul pontile. Loro avevano assistito a tutto, al suo ennesimo peccato.
"Visto, Atlas? Ora ti vedono come il mostro che sei divenuto, esattamente come tanto tempo fa..." gli sussurrava una vocina nella sua testa. Che crudele, ricordagli il passato in quel modo.
Passato con cui avrebbe dovuto presto fare i conti.
Prima o poi sarebbe arrivato il momento di scoprire tutte le carte in tavola; e lui non vedeva l'ora di farla finita.
Dopodiché, avrebbe potuto scontare tutti i suoi peccati. Poteva anche morire se volevano, non gliene importava.
Aveva scoperto che Gacrux si trovava lì, da qualche parte, nel continente di Fiore. Quei maghi malfattori gli avevano rivelato i loro traffici illeciti con le altre gilde oscure di questo mondo, l'enorme quantità di denaro sporco ricavato grazie allo scambio d'armi tecnologicamente evolute. Infatti, le armi che portavano questi tizi, stesi ai suoi piedi, provenivano proprio da Astral.
Ma a cosa gli poteva servire una tale quantità di denaro?
Perché proprio qui, e non ad Astral?
Atlas richiamò indietro il suo spadone e le fiamme, e si avvicinò con passo lento ai marinai sul pontile. L'incredulità e la paura traspariva brutale sui loro volti adulti, mentre nelle loro orecchie echeggiava sinistro il greve scricchiolio delle travi di legno, che soccombevano al peso dei passi del giovane.
-Che vorrà fare adesso?- sussurrò teso Gray
-Forse prendersi la ricompensa, o fare fuori anche loro. Dopotutto, sono testimoni- mormorò Lucy circospetta, in preda d'una stretta al cuore.
-In ogni caso, tenetevi pronti- disse Erza, pronta a scattare.
Atlas guardò imperturbabile gli uomini davanti a sé. Il suo viso era un dipinto di diffidenza; il cuore alzava un grido straziato.
-Perdonatemi, ma farò un po’ di casino - disse freddamente -Non ne abbiate rancore-
Le sue iridi scarlatte incominciarono a brillare ferocemente, surclassando per un istante l'atro nero della pupilla. Fece ruotare la sua zambato e ci fu un’esplosione, un vortice infernale di quelle splendenti fiamme blu, che accecarono gli uomini e li fecero cadere a terra per il dolore e il calore insopportabile. Alcuni di loro, persero i sensi.
-Fuggite piuttosto, stolti esseri umani...- mormorò distante, afferrando il denaro che gli spettava e correndo via da quel luogo contaminato dalla colpa.
Sapeva che era stato meschino a prendere quella ricompensa, ma, nella sua vita di ladro, aveva imparato bene il valore del denaro, la sua raccapricciante influenza su noi esseri
umani, obbligandosi a prenderselo senza scrupoli.

§ § § § §

Sapeva della sua anima immonda. Lo sapeva da ormai troppo tempo, e se ne era rassegnato. Oramai, era perduta. Non apparteneva più solo a lui.
Corse veloce per le vie di Magnolia, affidandosi unicamente all'istinto. La sensazione dei piedi nudi sulla calda strada granellosa gli ricordava la sua infanzia di ladro, quando correva a perdifiato nei vicoli di Al Nair per scappare dai soldati della Guardia, le volte in cui lo scoprivano a rubare.
Arrivato nei pressi di un bosco, vicino ad una quercia millenaria, appoggiò stanco la schiena al tronco, lasciandosi cadere a terra, mentre i polmoni, voraci, richiedevano l'aria. Si portò una mano sulla fronte sudata, la mente che intanto richiamava a sé sprazzi di dolenti ricordi lontani.
Il dolce volto di una bellissima donna sorridente; un proiettile che la colpisce spietato al petto; e poi, le grida straziate di un bambino.
Atlas rimase immobile, sotto le folte e nodose braccia di quel gigante verde, fissando distrattamente i piccoli pezzi di cielo tra le fronde. Le sue iridi non brillavano più di uno sfavillante cremisi. Erano spente, prive di vita.
Erano efferati resti delle fiamme di un fuoco che stava per spegnersi.
E, senza rendersene conto, le lacrime cominciarono a rigargli il pallido viso, piccole perle avvelenate dal cordoglio che sfumavano in prossimità del collo virile.
Sospirò tremante, raccogliendo tutte le sue restanti forze per tenere a bada il tumulto del cuore.
"Odia, odia sempre di più Atlas! Il tuo momento è ora giunto! Unisciti all’obscurius, divenite la greve mano della morte venuta a giudicare la feccia che popola questo insulso mondo! Fa’ di questo nuovo rancore la tua sola ed unica guida!"
Atlas si portò le mani davanti al viso: se le rigirò più volte, per osservarne i lineamenti.
Erano quelle, le mani del mostro, le figlie della distruzione e della paura?
Sì, lo erano, e anche questa volta ne avevano dato la prova.
Provò un moto di disgusto verso sé stesso. L'ennesimo.
Le speranze di sopprimere quel lato della sua anima si stavano affievolendo di volta in volta. Erano quasi nulle. Per quanto cercasse di controllarsi, di controllarlo, alla fine, c'era sempre, onnipresente, l'incombere d'un fallimento.
Era tutto inutile. Quella parte di sé sarebbe rimasta con lui, a lottare e ad imporsi fino alla vera fine.
Che bisogno c'era di sforzarsi a cambiare? Nulla poteva cambiare ormai, in lui.
Aveva perso fin dal principio. Il vincitore era già stato deciso ancor prima di iniziare a lottare contro l’altra parte di se stesso.
Ora lo capiva.
Sorrise amareggiato.
"Se mi sentisse Alhena in questo momento, probabilmente mi sbranerebbe vivo" pensò mesto, giocando con il lucente ciondolo che portava al collo. A lei non piaceva quando lo vedeva sopraffatto dalla frustrazione e dallo sconforto. Non era il tipo che tollerava l'arresa, lei. Riusciva sempre a vedere una luce nel buio. Lo sapeva, perché era stata lei stessa, un giorno, ad indicargliela.
Fu il principio dell'incanto. Un incanto che durò troppo poco.
Era come la meraviglia di ammirare il leggiadro volteggiare d'una fragile bolla, e di vederla miseramente scoppiare tutto ad un tratto.
La meraviglia è finita, se ne è andata insieme alla bolla.
Arriva la delusione.
"Non mi resta che accettarmi per la bestia che sono. Sono stufo di avvolgermi attorno a decine di catene" concluse. Chiuse gli occhi. Il volto sereno della giovane donna tornò a travolgergli i pensieri, tormentandolo con il suo dolce sorriso.
Il suo cuore cadde succube del ricordo, irrimediabilmente.
"Perdonami... madre.”

§ § § § §

-Che facciamo ora?-
Lucy guardava con aria sofferente il punto in cui Atlas era sparito, portandosi con sé il denaro della ricompensa. I marinai giacevano a terra inermi, sembravano dormire sereni.
Ancora non riusciva a capire il perché d'un tale atto, e ciò la crucciava.
-Io vado e lo faccio a pezzi, quello!- ringhiò furioso Natsu, che ancora non si era calmato totalmente.
E come avrebbe potuto?
-No, Natsu- lo richiamò con tono fermo Erza, trattenendolo per la maglietta –Dobbiamo andarcene da qui, e subito- continuò.
-E vorresti lasciare qui tutti questi cadaveri?!- esclamò incredulo Gray.
-Non abbiamo altra scelta- rispose Erza, guardandolo severamente dritto negli occhi –Se segnalassimo la presenza di tutti questi corpi, e riportassimo al Concilio Magico l'accaduto, vorranno sicuramente sapere il colpevole di questa strage, e noi, per giunta, ne siamo anche i testimoni. Immaginati quello che succederebbe se venissero a sapere che il colpevole è un membro di Fairy Tail...- disse.
Gray abbassò lo sguardo rabbioso, capendo quello che la compagna voleva dire.
-Fairy Tail ne risentirebbe per certo- disse Lucy.
-Con tutto quello sforzo che abbiamo fatto per riguadagnarci il rispetto poi...- aggiunse triste Wendy.
-Esatto. Non voglio creare altri problemi alla nostra gilda. Questa faccenda la dobbiamo risolvere noi stessi. Per prima cosa, riferirò al Master quanto è successo; poi, vedremo cosa fare. Nessuno, tranne noi qui presenti, dovrà sapere anche il minimo dettaglio di quello a cui abbiamo assistito. Sono stata chiara? Niente risse-
I sei annuirono obbidienti, sebbene Natsu e Gray lo fecero di malavoglia.
-Bene- sentenziò soddisfatta Titania –Ora, di corsa alla gilda!-

§ § § § §

Natsu, Lucy, Happy, Gray, Wendy, Carla ed Erza sedevano pensierosi attorno ad un grande tavolo in legno, mentre attorno a loro perseguiva imperterrito il solito, tipico fracasso che animava la gilda.
Molti si chiedevano, dopo varie occhiate nella loro direzione, per quale motivo quei sette erano così silenziosi quel giorno, interrogandosi sulla ragione di quell'aria così tesa.
Ragione che, presto, si presentò innanzi all'ingresso della gilda.
Atlas si dirigeva, assorto, verso il banco, con le mani nelle tasche dei suoi comodi pantaloni, e, questa volta, senza indossare il suo adorato mantello.
In cerca di distrazioni, si era fatto un giro per il centro di Magnolia, sfogliando di tanto in tanto alcuni giornali trovati per caso sui banchi dei numerosi pub. Notandovi alcuni annunci, convenne che era arrivato il momento di sfruttare la ricompensa, prendendosi un appartamento, e puntò l'occhio su uno che stava vicino alla sua nuova gilda. Si trovava in un piccolo condominio situato sulla riva del fiume, e la proprietaria era una donna corpulenta, dai modi un po' burberi. La sua prima impressione su di lei non fu di certo delle migliori: ella infatti vestiva una stretta maglietta bianca e blu, marcata con lo strano nome di Heart Kreuz, ed indossava una gonna decisamente troppo corta ed aderente per un'anziana donna quale lei era. Nonostante quella raccapricciante visione, decise di prendere ugualmente in affitto l'appartamento di quella bizzarra signora, allettato più che altro dal costo non particolarmente eccessivo. Era un alloggio modesto, dotato di una piccola cucina, un bagno, ed un salone che fungeva anche da camera da letto.
Insomma, lì dominava il minimo indispensabile. Era perfetto per lui.
Prese le chiavi ed il restante denaro, il giovane scese ancora per le strade di Magnolia, desideroso di acquistare un po' di cibo e qualche vestito, dato che gli unici che possedeva erano quelli strappati e consunti che stava indossando sotto le pieghe del mantello.
Tornato poco dopo nel nuovo appartamento, si tolse alla svelta vestiti e mantello, cambiandosi con gli abiti nuovi acquistati e addentando una succosa mela rossa, per contrastare la fame che gli attanagliava lo stomaco da ben due giorni. Tentò anche di farsi una bella doccia, ma l'acqua non ne voleva sapere di uscire dal rubinetto in ferro della piccola vasca.
La proprietaria gli rivelò d'un guasto all'impianto idrico, che a giorni sarebbe stato aggiustato. Se avesse voluto farsi un bagno, sarebbe dovuto scendere al piano di sotto, nell'appartamento della coinquilina, in quel momento assente per lavoro.
Orgoglioso com’era e ancora in preda al malumore, in quel momento si disse che, piuttosto, avrebbe preferito farsi un bagno nelle fredde e limpide acque del fiume. Avrebbe mai avuto l’occasione per starsene un po’ da solo?

§ § § § §

Il ragazzo sospirò pesantemente, giunto al banco della sempre sorridente Mira, in quel momento intenta a lucidare i generosi boccali.
-Allora, come è andato il tuo primo incarico?- gli chiese cinguettando allegra, vedendolo sedersi.
Atlas le rivolse uno sguardo sfuggente –Oh, direi a meraviglia- disse piatto.
-Da come l'hai detto non sembrerebbe- commentò la ragazza ridendo.
-Davvero? Non ci ho fatto caso...- mentì con una punta di sarcasmo.
La Diavolessa smise di lucidare i bicchieri, e lo guardò a lungo negli occhi, immergendo le sue penetranti iridi azzurre in quell'oceano scarlatto. Distogliendo lo sguardo, sorrise tra sé.
-Capisco ora perché molti nella gilda preferiscono stare alla larga da te...- convenne. Atlas la guardò un po' sorpreso, mostrandole un sorriso sprezzante.
-Ah sì? E perché?- chiese curioso.
-Beh, tanto per cominciare, il tuo aspetto: sai, è la prima volta che vedo qualcuno con i capelli come i tuoi...- iniziò, riempiendo un boccale di birra.
-Questo è un dato di fatto- commentò lui. Lei lo ignorò, continuando a parlare.
-Ma la cosa, credo, che più colpisce o meglio, intimorisce, sono i tuoi occhi. Mi è capitato molte volte di vedere, durante delle missioni, creature con gli occhi rossi, ma i tuoi sono diversi. È come se...- ci pensò su, puntellandosi il mento con il sottile indice –Come se guardassi la lava bollente del vulcano, ma senza le venature gialle. Centinaia di sfumature rosse- disse infine.
-Wow, che paragone- disse Atlas con una piccola risata. Mira sorrise.
-Ma è vero!- esclamò -Affascinano ed intimoriscono. È un bene!- disse maliziosa, passandogli il boccale.
-Allora dovrei ringraziare mia madre a dovere- scherzò il giovane, gustandosi il primo sorso della stuzzicante bibita dorata. Mira lo guardò incuriosita.
-È da lei che li hai ripresi?- chiese. Atlas annuì.
-Sì. Tali e quali ai suoi- disse, mentre i suoi occhi s'incupivano d'una penombra di nostalgia. Ma fu breve. Ciononostante, Mira lo notò, e, per certi versi, se ne meravigliò un poco.
-Devi esserle molto affezionato- disse, incurvando le rosee labbra in un dolce sorriso. Atlas alzò di scatto lo sguardo su di lei, sovrappensiero, ma presto si ravvide.
-Già- pronunziò soltanto, abbassando lo sguardo sul boccale, sporco della schiuma della birra, che pian piano sfumava come neve al sole sotto i suoi roventi occhi.
Mira lo guardò nervosa e preoccupata, immaginando di aver toccato un tasto sbagliato. Si dedicò di nuovo alla lucidatura dei bicchieri, non sapendo più che dire. Il silenzio ostinato di Atlas si faceva pesante, attorno a loro. Era quasi angustiante.
Natsu, al tavolo dietro, lo guardava torvo.

§ § § § §

-Ma guardalo, ora ha anche il coraggio di presentarsi alla gilda- disse Gray, avvelenato quanto l'amico seduto accanto.
Lucy taceva, volgendo il suo sguardo assorto sul profilo del giovane seduto al bancone di Mira.
I suoi occhi color cioccolato erano ombreggiati da intensi pensieri.
Non ci credeva. Non riusciva a credere che un membro di Fairy Tail avesse compiuto una tale strage. Non riusciva a credere che l'avesse fatto. Come poteva apparire senza rimorsi, senza essere costantemente graffiato dal peso del peccato, della colpa?
Uccidere è il più brutale dei crimini. È un biglietto di sola andata per le fauci vermiglie dell'inferno.
È l'ambrosia dei folli.
Era vero che quei cadaveri erano appartenenti ad una gilda oscura, ma perché farlo? Proprio non lo capiva.
Avrebbe tanto voluto essere d'accordo con le buone intenzioni di Erza, ma una forza sconosciuta la tratteneva. Era come un "ma" annidato in gola.
Quello stesso giorno, aveva notato qualcosa, nei suoi occhi, che tradiva la compostezza del suo corpo statuario. Era come una brezza gentile in una giornata d'autunno. Fievole, carezzevole, sfuggente.
La sfrontatezza della fiamma che trema dinnanzi alla gentilezza del vento.
-Sapete, non so neanche se sia il caso di riferire al Master ciò che abbiamo visto- disse all'improvviso Lucy, ostinandosi a fissare con sguardo vuoto le mani.
-E perché?- chiese brusco Natsu, volgendosi verso la maga degli Spiriti, che lo guardò malinconica.
-Il Master ha già subito abbastanza traumi che hanno compromesso la sua salute in questi ultimi anni, e non credo sia giusto arrecargli altre preoccupazioni. Credo che sia meglio tenerlo d'occhio e pazientare- disse con un nodo alla gola. Natsu mise il broncio, consapevole di quello che l'amica aveva detto, mentre Erza, a braccia conserte, annuì.
-È vero- ammise pensierosa -Ma sarà altrettanto giusto tacergli tutto?- chiese guardandola con fare serio.
-Voglio capire il perché di tutto questo. Sento che c'è qualcosa di losco sotto, qualcosa che gli è sfuggito di mano. Se fosse stato altrimenti, credo che il Master avrebbe provveduto a suo tempo- ammise.
-Lo senti o lo vuoi sentire?- puntualizzò Titania.
-Credo un po' entrambe-
-Però, Lucy, come faremo a sorvegliarlo? Non possiamo mica metterci a pedinarlo durante le missioni...- chiese Wendy, rivolgendo un'occhiata d'intesa a Carla.
-Infatti non lo faremo- spiegò lei –Osserveremo i suoi comportamenti, interagiremo con lui per poterlo conoscere più da vicino. Non diceva forse un proverbio: "Tieniti stretti gli amici, ed ancor più i nemici" ? Ecco, è esattamente quello che faremo-
-Se credi che parlerò con quello lì- indicò Natsu –Te lo scordi, Lucy-
-Sono d'accordo con lui- si intromise Gray.
-Oh, ragazzi vi prego! Fatelo almeno per il Master, per la gilda!- li supplicò la bionda –Se qualcosa andasse storto, mi prenderò io tutta la responsabilità- disse risoluta.
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata perplessa.
-Beh, in fondo siamo un team no? Uno per tutti e tutti per uno- sospirò arreso il ragazzo, sorridendole con affetto. Lucy si sentì pervasa da un calore che le era oramai fin troppo familiare, e sorrise di rimando al Dragon Slayer.
Anche questa volta, aveva avuto la prova di non essere sola. Lui era sempre stato lì, accanto a lei, a darle coraggio, a sostenerla. I suoi compagni erano sempre lì, a darle forza.
D'istinto si volse a guardare Atlas, che osservava distratto la vivace bolgia della gilda, tenendo il mano il boccale di birra datogli da Mira. Vide la sua bocca incurvarsi in un mezzo sorriso, e le parve di vedere l'immagine d'un vecchio nonno che provava gusto ad osservare i propri nipoti rincorrersi nei loro spericolati giochi.
Meravigliandosi a quell'espressione, la maga fu ancora più certa dei sospetti che nutriva il suo nobile animo. Accortosi che qualcuno lo stava fissando, il giovane voltò la testa, incontrando il caldo sguardo di Lucy. Rimasero per un attimo così, scrutandosi, come incatenati dal mistero dei sentimenti che si celava sotto le spoglie brillanti delle iridi. Fu Lucy, la prima a rompere l'incanto, quasi intimorita da quel contatto.
Natsu, che a sua volta la stava osservando, le rivolse uno sguardo preoccupato, di fronte al quale la ragazza rassicurò con un piccolo sorriso.
Sperava solo che il suo cuore avesse ragione.
  
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