Slytherin’s questions
KING’S CROSS, BINARIO 9¾
Mother, do you
think they'll drop
the bomb?
Mother, do you
think they'll like the song?
Mother, do you
think they'll try to break my balls?
Mother, should
I build the wall?
Mother, should
I run for president?
Mother, should
I trust the government?
Mother, will
they put me in the firing line?
Mother, is it
just a waste of time?
- Pink Floyd, Mother
Lo
osservava assorto, come si osserva un prodigio
inconsapevole per via di un’ostinata concentrazione. La musica glielo rapiva
ogni volta e sembrava quasi privargliene, sottrargli quel figlio tanto testardo
e tuttavia grandioso in tutta la sua inconsapevolezza.
Pretenziosa, la musica fluiva dalle sue dita
fini ed eleganti, poi si animava nell’aria, lo avvolgeva e glielo portava via.
“Sarà
un magnifico Serpeverde”, pensò Draco,
“Il migliore della sua Casa”.
Ma Scorpius era troppo assorto nella sua musica per accorgersi
delle meditazioni neanche troppo incerte del padre. Scivolò con la punta delle
dita sulle ultime note, le accarezzò generoso, quasi paterno, con quel pizzico
di vanità che a undici anni gli concedeva ancora un’aura tenera e non
tracotante, e infine adagiò mollemente una mano sulla coscia, aggiungendo l’altra pochi istanti dopo.
«Che
ne pensi, papà?» domandò il bambino. Soltanto ora che attendeva
un giudizio aveva degnato suo padre della benché minima attenzione.
“Piccola
canaglia”.
E,
in ogni caso, che ne pensava Draco?
Che
era stato grandioso! Un’esibizione davvero grandiosa, sì, con una tecnica
sbalorditiva ed un trasporto assolutamente invidiabile!
Forse nemmeno lui, alla sua età, suonava così. Ma non
poteva che esserne lieto.
«Che
hai suonato molto bene, Scorp.
I miei complimenti» rispose quindi, benché pacato -
perché era bene elogiarlo, ma Scorpius Hyperion era
già troppo poco interessato al giudizio altrui per contribuire alla sua
sicurezza di ferro con inutili, pomposi elogi.
Soddisfatto,
il piccolo monello gli sorrise e scivolò via dal
seggiolino per osservare – fintamente distratto – il ritratto di sua madre alle
sue spalle.
Oh, la bella Astoria,
con quel sorriso troppo vivo perché la tela immortale riuscisse a catturarne la
vera essenza.
«La mamma sarebbe
contenta. Domani è un giorno speciale» disse, un
sorriso smorzato, l’ingenuità che lo rendeva ancora un bambino.
Il suo bambino.
Re degli spettri.
«La
mamma domani ci sarà comunque» ribatté Draco «Lo sai»
Non gli piaceva quell’ombra scura negli occhi di suo figlio.
Il
bambino scosse le spalle.
«Non lo so. La
mamma ha detto che l’avrei vista a ogni compleanno e domani non è il mio
compleanno» replicò, scrollando le spalle incurante, proprio
come faceva suo padre. E tuttavia quanto era vera tanta incuranza?
«Ma non significa che non ci sarà, anche se non la potrai
vedere» osservò il padre, persuadendo Scorpius della
stessa logica. Obiettivo che giudicò raggiunto soltanto alla comparsa di un
sorriso sincero.
Arricciando
il naso, Scorpius lasciò che Draco
gli scompigliasse i capelli e lo abbracciò appena, desideroso di un affetto che
non mancasse comunque di virilità.
«Domani
verrà anche Ronald Weasley, papà?» domandò, cambiando
argomento «Rose lo desidera tanto. Ho espresso un
desiderio e spero si avveri»
“Così
altruista, generoso, disinteressato”, osservò fra sé e sé Draco;
a volte tutto quell’altruismo lo spaventava. Non voleva si approfittassero dell’animo
buono di suo figlio – perché era palese che qualcuno, prima o
poi, se ne sarebbe approfittato – e soprattutto non voleva che suo
figlio vivesse d’ingenuità o che costruisse sulla dedizione agli altri il suo
più int…
“Per Salazar!”, imprecò, sussultando
improvvisamente di fronte a un’evenienza che ora non appariva più poi tanto
impossibile, “Non un Grifondoro! Fa’
che Scorpius non sia un Grifondoro!”.
Dio,
faceva male perfino pensarlo…
Con
sguardo minaccioso, Draco si voltò verso il ritratto
della sua defunta moglie e prese a fissarla insistente.
“Sappi
che…”, l’avvisò, “… se
nostro figlio verrà smistato fra i Grifondoro, ti riterrò
direttamente responsabile! Tu e il tuo maledettissimo
influsso genetico!”, e rimarcò il concetto con un grugnito che sapesse di
monito.
Astoria
Greengrass, del resto, ai suoi occhi era sempre stata
una Grifondoro mancata.
Ma non per questo l’aveva amata di
meno.
«Papà?»
Scorpius richiamò la sua attenzione picchiettandogli
sul braccio «Mi rispondi? Secondo te Ronald Weasley verrà, sì o no?»
«Non
lo so, Scorpius. Proprio non
lo so» rispose.
“Papà,
attualmente, nutre poche certezze”.
E
per questo aveva improrogabilmente bisogno di sua moglie Hermione.
* * *
«Credo tu la stia
facendo troppa lunga, Draco. Sarà quel che sarà!» Hermione Granger
era una di quelle donne che, più che afferrare il toro per le corna,
costringeva il suddetto toro a indietreggiare, abbassare la testa e magari addirittura
a dare su la zampa. O lo zoccolo. O quello che era insomma. E così era solita fare con il marito,
soprattutto alla vigilia dei suoi sogni di gloria.
Era
all’incirca da cinque anni o poco più che Draco
sollazzava i propri pensieri con quello più insensato e altresì soddisfacente
di suo figlio Scorpius smistato a Serpeverde.
Sognava per lui un futuro da Cercatore nella Squadra verde-argento di Quidditch – e all’occorrenza sognava battesse il figlio di
Potter, che, poco ma sicuro, sarebbe stato smistato a Grifondoro,
punti bonus grazie alla mente brillante che – modestamente – aveva
contribuito a plasmare assieme a quella santa donna di sua madre, nonché un
futuro da seduttore incallito e d’altra parte generoso – perché comunque ogni
tanto doveva pur divertirsi!
Ma, checché Draco ne dicesse, Hermione era
dell’idea che una Casa valesse l’altra.
«La
fai facile tu!» le ripeteva sempre Draco «Tua figlia è una Weasley! I Weasley vengono smistati nei Grifondoro
appena emettono il primo vagito. Ce lo hanno scritto
nei capelli rossi!»
«Sarà
quel che sarà?! Granger, per
l’amor di Dio! Dov’è finito il tuo amore per i dettagli? Non è mica una cosa da
niente! Scorpius nei Grifondoro?! Andiamo! Non essere assurda!» Ma
stavolta suo marito aveva preferito cambiare stazione radio e concentrarsi
piuttosto su una sua apparente mancanza.
«Tipico
di lui…» mormorò fra sé Hermione.
«Potrebbe sempre essere smistato fra i Corvonero…»
aggiunse, a beneficio dell’interessato.
«Mio
figlio è davvero intelligente,
Mezzosangue!» precisò quest’ultimo, un’occhiata eloquente che sottintendeva un
giudizio alquanto sprezzante nei riguardi dei Corvonero
e dunque l’effettiva impossibilità di vedere Scorpius
Malfoy fra i cervelloni dell’eccentrica Priscilla.
«Allora
nei Tassorosso?» tentò ancora Hermione.
Draco
sbuffò, si sentì incompreso, e lasciò che un improvviso senso di frustrazione
lo cogliesse privo di difese, portandolo a spegnersi.
«Scorpius è anche un tipo interessante…» bofonchiò
coinciso, come se quella fosse una spiegazione esaustiva.
«Tesoro…» sussurrò Hermione,
raggiungendolo sotto le lenzuola e stringendosi a lui intenerita, pur provando
a nascondere il sorriso divertito provocato dall’insensatezza di quelle
preoccupazioni «… ne hai parlato con Scorpius?»
«Sì…»
«E che ti ha
detto? Lui cosa vorrebbe?»
«Ha detto che non
gli importa. Ha detto che…» Draco ebbe un brivido. S’interruppe.
«Ha detto? Cosa?» lo incalzò la moglie, che aveva preso ad accarezzargli il
viso.
«Ha
detto che non gli importa e che, in fondo, i Grifondoro
non sembrano tanto male»
Nemmeno il bacio più amorevole del mondo riuscì a mitigare la disperazione del gemito lungo che Draco aveva appena emesso con le ultime parole.
* * *
Come
da ricorrenza, il binario nove
e tre quarti era gremito di gente. Gli sbuffi di vapore del treno appena giunto
assorbivano solo per pochi istanti il chiacchiericcio estasiato di studenti,
genitori e parentame
vario, i carrelli scivolavano da una parte all’altra neanche fossero scope
volanti e di tanto in tanto si rischiava d’esser colpito dal gomito di una
madre che aveva appena finito di abbracciare il proprio
figlio con quello slancio fino a pochi istanti prima contenuto.
C’erano così tante persone, che quasi si faceva fatica a non inciampare nei piedi del proprio vicino
e la compagnia di gabbiette e trasportini non aiutava
nell’impresa; Scorpius
aveva voluto un gatto, Rose aveva assolutamente preteso una civetta.
Draco, per parte sua, era già stufo.
O forse non era ancora pronto.
Avrebbe messo Scorpius e
Rose su quel maledetto treno e li avrebbe rivisti a Natale, per poi averli di
nuovo entrambi fuori dai piedi fino all’inizio delle vacanze estive.
Ma dovevano proprio andare?
Insomma, perché non aveva valutato l’idea di un
precettore che li istruisse a casa? Sua nonna era stata educata benissimo anche
in quella maniera!
Scorpius
camminava fra suo padre e Hermione estasiato,
visibilmente eccitato all’idea di partire e di lasciare casa sua per quel luogo
che entrambi non avevano fatto altro che menzionare dacché avesse
memoria, ma non gli era sfuggita la leggera aura stizzita che aveva avvolto il
suo vecchio; tuttavia, preferì non fare domande.
Rose
era già corsa via, aveva appena visto zio Harry e zia Ginny con i suoi cugini James, Albus
e Lily e non aveva voluto aspettare nemmeno un istante per salutarli, quindi Scorpius era rimasto da solo, fra un’Hermione
carica di consigli e un padre troppo orgoglioso perché pensasse di accettarne
anche uno soltanto.
«Ricordati
di andare subito da Madama Chips se non ti senti
bene, Scorpius» si raccomandò Hermione,
piena di dolcezza e premura.
«Sì, Hermione. Lo farò» rispose
tranquillo Scorpius, che continuava a guardare dritto
avanti a sé.
«E ricordati di
fare attenzione a lezione. Ti semplificherai metà del lavoro»
proseguì Hermione.
«Puoi contarci.
Farò anche questo» confermò ancora Scorpius.
«E
ricordati di…»
«Mezzosangue,
cristo! Stai mettendo ansia anche a me!» sbottò Draco,
un ringhio rabbioso e frustrato gli implose in gola.
«…
di non dare a nessuno del “mezzosangue” come quello zotico di tuo padre!» terminò, non più tanto pacatamente, Hermione. Rimarcando in seguito il
concetto con un tacco ben assestato sul piede inconsapevole dell’educato marito.
Draco,
una smorfia ancora dolorante sul viso, non ribatté alcunché
e proseguì dritto fino a quando non giunsero in prossimità del vagone di Scorpius.
«Eccoci
qui!» esclamò Hermione, sebbene l’entusiasmo che
trapelava dalla sua voce non si confacesse bene alla luce triste che le aveva
appena schermato gli occhi.
«Vado a
recuperare Rose, tesoro. Torno subito…» disse a Scorpius, ma ecco che una dozzina di teste si erano già
girate a osservare una scena pressoché inusuale.
«C’è
Ronald Weasley!» esclamò qualcuno, «È Ronald Weasley!» ripeté qualcun altro, poi tutti i ragazzini dei
dintorni si addossarono attorno al famoso ex portiere dei Puddlemere che, impegnato com’era
a cingere le spalle di sua figlia Rose, sembrava non aver nemmeno fatto caso a
tutto quello scompiglio.
«Miseriaccia,
gente!» esclamò tuttavia in seguito, quando le spinte
per un autografo cominciarono a farsi insistenti «Un minuto e arrivo! Fatemi
salutare mia figlia almeno!»
Ed
eccolo lì, Weasley, ancora troppo preso da Rose per
distogliersi da lei, che alla fine era comunque arrivato.
“Per
una volta la fai giusta, Weasley”, si ritrovò a
pensare Draco, pur rispondendo cordiale alla sua
stretta di mano dopo che questi aveva salutato Hermione.
«Mi
raccomando, Rosie» disse «…
cerca di non essere smistata a Serpeverde. Nonno
Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un purosangue»
A
quella simpatica affermazione, i due Malfoy non poterono fare altro che scambiarsi una breve
occhiata e poi spedirla al cielo, probabilmente sottoforma di domanda al
Creatore per ciò che riguardava l’esigua generosità dimostrata all’intelligenza
di Ronald Weasley.
«Se
Rose si fidanza con un purosangue Serpeverde,
figliolo, scrivimi subito una lettera!» bisbigliò Draco,
prontamente calcolatore e già in via di una degustazione vendicativa «Daremo una festa di fidanzamento ufficiale a Malfoy Manor e faremo vestire
Rose di verde e argento! Potrei perfino regalarle la tiara di tua nonna e…»
«Dacci un taglio,
Malfoy! Smettila di importunare tuo figlio!» lo rimbeccò Hermione, che
evidentemente lo aveva sentito benissimo.
Ma Scorpius già rideva sotto i baffi e annuì prontamente,
immaginando all’improvviso Rose con un bel vestito verde, una bella tiara di
diamanti in mezzo al fuoco rosso dei capelli e soprattutto un bel fidanzato
purosangue – e Serpeverde
– che le teneva la mano.
«Tranquillo,
Malfoy, mia figlia saprà scegliere bene…»
«Tranquillo,
Weasley, un purosangue Rose lo troverà di sicuro,
bella e intelligente com’è…»
«Dai,
papà, smettila…» lo pregò Rose.
«Su,
papà, anche tu» disse Scorpius, sospirando
pesantemente perché un litigio furioso poco prima della partenza fra suo padre
e il padre di Rose non era certo l’ideale.
Si
udì il suono stridulo di un fischietto, era arrivato il momento dei saluti. I
genitori cominciarono a disporsi lungo la linea gialla della banchina per
salutare i propri figli prima che salissero sul treno
e fu nel corso di quella profusione di abbracci, baci e consigli che Draco, pur con un certo imbarazzo, strinse a sé il figlio Scorpius già salito sui primi gradini del vagone per
sussurrargli: «Ehi, non importa in quale casa verrai smistato, capito? Tu sei
un Malfoy, basta questo a distinguerti. Sei un Malfoy e so che mi renderai fiero e che…»
«Draco…» Hermione lo interruppe
posandogli comprensiva una mano sulla spalla «… devi
lasciarlo andare. Deve partire»
«Un secondo
soltanto, Granger. Solo un secondo…»
promise Draco, poi si rivolse di nuovo al figlio «… che
prenderai le scelte giuste. E sta’ attento a Rose»
continuò «… perché va bene un purosangue, ma un purosangue stronzo proprio no. Anche se Serpeverde»
Scorpius
annuì, salutò un’ultima volta sua padre e si voltò, per seguire Rose alla
ricerca di un posto a sedere, ma ecco che subito si rivoltò, lanciandosi
addosso al padre per stringerlo forte, vagamente malinconico
ora che sapeva di essere giunto al saluto definitivo.
«Mi
mancherai, papà» disse. Draco
non disse nulla, ma picchiettò affettuosamente la schiena già lunghissima di
suo figlio e lo lasciò andare con una fitta dolorosa al petto che imputò alla
camicia troppo stretta.
“Ci
rivediamo a Natale, figliolo”
Era
tempo di lasciarlo andare.
* * *
Le
stanze sembrano vuote, forse per via di quel silenzio eccessivo che senza alcun
rispetto per la sanità mentale del padrone di casa prende a martellargli in
testa ogni cinque minuti, ad ogni rimembranza del
bambino appena partito.
“Mi
parte bambino e me lo ritroverò uomo”, pensa Draco, “…
non sono sicuro che la cosa mi piaccia”.
Ma è così che le
cose devono andare, Draco, vorrebbe dirgli Hermione. Sono andate sempre così.
Lei
è serena, anche se Scorpius e Rose le mancano; lei è
serena, perché sa che si divertiranno, che cresceranno felici, anche grazie a
se stessi.
Dai,
Draco, vorrebbe dire al marito, alzati da quella
maledetta poltrona e smetti di ciondolare dalla camera di Scorpius
a quella di Rose, che tanto mica sono partiti per la
guerra!
Ma Draco se ne sta lì, sulla poltrona. Non vuole andare a
lavoro oggi, no, sta aspettando troppo insistentemente una lettera.
Ha
uno sguardo perso. Lo stesso sguardo che assume ogni volta che Scorpius si ammala. Odia l’influenza, la detesta perfino di
più quando colpisce suo figlio, la trova un’ingiustizia troppo oltraggiosa nei
riguardi di un Malfoy.
«Draco…» Hermione lo chiama, ha
una lettera in mano.
Draco
solleva lo sguardo, vede la donna che ha sposato, il suo sorriso sbarazzino,
sente la gioia nella sua voce. Vede la lettera.
«Facciamo
un bambino» le dice, d’impulso.
“Facciamo
un bambino anche noi due, Granger”.
Hermione
sussulta. Non hanno mai parlato di bambini, lei e Draco.
“La
partenza di Scorpius deve averlo scosso più di quanto
immaginassi”, pensa, ma poi ecco che l’idea di un bambino si
fa strada nella sua testa. Vede Draco, un
nuovo fagottino fra le braccia, il sorriso felice e soddisfatto di un Malfoy che non pensa a nient’altro che alla propria
famiglia.
Facciamo un bambino.
«Non
mi hai mai detto di volere un bambino…» gli fa
notare, non vuole affezionarsi troppo a quell’idea Hermione.
Potrebbe essere il frutto del delirio di un padre troppo addolorato per via del
nido vuoto.
Draco
lo vuole davvero, un bambino? Siete sposati da sei
anni, forse era il caso di chiederselo, Hermione.
«Non
me lo hai mai chiesto» ribatte lui. Ah, Draco è
sicuro. E ha di nuovo quello sguardo tenace. Probabilmente adesso non la farà
uscire di lì fino a quando non le avrà messo un
bambino dentro la pancia.
Oramai
ne ha la certezza.
«Quindi vuoi un bambino, Draco?»
A
Hermione batte forte il cuore. Draco
lo sente benissimo pur senza mettersi ad ascoltare. Sono battiti che si sentono
questi, sanno di vita e progetti, sanno di Viviamo insieme, abbiamo perso troppo tempo
prima di farlo davvero.
Lui
si alza in piedi, si avvicina a lei e la prende per i fianchi.
«Solo
se anche tu lo vuoi»
Ah,
che bello, ha detto “anche” e non solo “se tu”. Bene, si dice Hermione, sembra promettente.
«Non
vuoi leggere la lettera di tuo figlio, prima?» domanda, ha un sorriso
malizioso, forse in risposta al luccichio ardente
negli occhi grigi di Draco.
Draco
le ruba la lettera del figlio dalle mani e la posa sul tavolino vicino, poi
riafferra Hermione e la prende fra le braccia.
«La
leggerò dopo» dice «Ora ho da fare. Devo creargli un
fratello»
«O
una sorella» precisa Hermione.
«Be’, sarà
comunque un lavoro impegnativo. Non essere maschilista,
Granger, che mi deconcentri» la prende in giro, portandola di sopra.
E
sul tavolino, in mezzo a tutta quella vita, spiccano le parole di uno studente
appena smistato: “Ehi, papà, sono ufficialmente un Serpeverde,
sai?”.
Una risata si libra
nell’aria, ma nel salone non c’è nessuno. Forse è una mamma ritratta in quadro.
La leggenda narra fosse
una Serpeverde anche lei.
* * * * * * *
NOTE
Non
ero ancora pronta, evidentemente, a lasciarmi Slytherin's roses
alle spalle. E così mi sono messa a pensare a un piccolo sequel che, in qualche
modo, mitigasse la mia strana nostalgia e soprattutto facesse dal ponte al suo
probabile sequel (“Slytherin’s diaries”). Per il
momento, mi sto dedicando insistentemente sulla mia Originale (perché in fondo
mi piace pormi delle sfide ed era da tanto che volevo lavorare su un’originale –
a chi interessa, s’intitola E adesso guardami - Diario
dell'invisibilità), ma il sequel, credo e spero fortemente,
arriverà, quello sì. Devo ancora rispondere alle recensioni del capitolo di
Slytherin’s roses, ma la verità è che sto ritardando
perché non voglio ancora “staccarmi” da questi personaggi e da queste vicende.
In ogni caso, ringrazio anche qui tutti voi per la
vicinanza, il supporto, le segnalazioni e le chiacchiere divertenti in merito
al futuro di Hermione e Draco.
Questa è una sciocchezza, ma spero vi sia comunque piaciuta. Se volete, potete
trovarmi nella mia pagina facebook
(vi aspetto!).
Un
bacio,
Soraidh