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Autore: Soraidh    23/09/2013    11 recensioni
{One-shot sequel di "Slytherin's roses"}
Era all’incirca da cinque anni o poco più che Draco sollazzava i propri pensieri con quello più insensato e altresì soddisfacente di suo figlio Scorpius smistato a Serpeverde. Sognava per lui un futuro da Cercatore nella Squadra verde-argento di Quidditch – e all’occorrenza sognava battesse il figlio di Potter, che, poco ma sicuro, sarebbe stato smistato a Grifondoro, punti bonus grazie alla mente brillante che – modestamente – aveva contribuito a plasmare assieme a quella santa donna di sua madre, nonché un futuro da seduttore incallito e d’altra parte generoso – perché comunque ogni tanto doveva pur divertirsi!
Ma, checché Draco ne dicesse, Hermione era dell’idea che una Casa valesse l’altra.
«La fai facile tu!» le ripeteva sempre Draco «Tua figlia è una Weasley! I Weasley vengono smistati nei Grifondoro appena emettono il primo vagito. Ce lo hanno scritto nei capelli rossi!»
«Sarà quel che sarà?! Granger, per l’amor di Dio! Dov’è finito il tuo amore per i dettagli? Non è mica una cosa da niente! Scorpius nei Grifondoro?! Andiamo! Non essere assurda!» Ma stavolta suo marito aveva preferito cambiare stazione radio e concentrarsi piuttosto su una sua apparente mancanza.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Slytherin's Saga'
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Slytherin’s questions

KING’S CROSS, BINARIO

 

 

 

 

Mother, do you think they'll drop the bomb?

Mother, do you think they'll like the song?

Mother, do you think they'll try to break my balls?

Mother, should I build the wall?

Mother, should I run for president?

Mother, should I trust the government?

Mother, will they put me in the firing line?

Mother, is it just a waste of time?

 

- Pink Floyd, Mother

 

 

 

 

Lo osservava assorto, come si osserva un prodigio inconsapevole per via di un’ostinata concentrazione. La musica glielo rapiva ogni volta e sembrava quasi privargliene, sottrargli quel figlio tanto testardo e tuttavia grandioso in tutta la sua inconsapevolezza.

 Pretenziosa, la musica fluiva dalle sue dita fini ed eleganti, poi si animava nell’aria, lo avvolgeva e glielo portava via.

“Sarà un magnifico Serpeverde”, pensò Draco, “Il migliore della sua Casa”.

Ma Scorpius era troppo assorto nella sua musica per accorgersi delle meditazioni neanche troppo incerte del padre. Scivolò con la punta delle dita sulle ultime note, le accarezzò generoso, quasi paterno, con quel pizzico di vanità che a undici anni gli concedeva ancora un’aura tenera e non tracotante, e infine adagiò mollemente una mano sulla coscia, aggiungendo l’altra pochi istanti dopo.

«Che ne pensi, papà?» domandò il bambino. Soltanto ora che attendeva un giudizio aveva degnato suo padre della benché minima attenzione.

“Piccola canaglia”.

E, in ogni caso, che ne pensava Draco?

Che era stato grandioso! Un’esibizione davvero grandiosa, sì, con una tecnica sbalorditiva ed un trasporto assolutamente invidiabile! Forse nemmeno lui, alla sua età, suonava così. Ma non poteva che esserne lieto.

«Che hai suonato molto bene, Scorp. I miei complimenti» rispose quindi, benché pacato - perché era bene elogiarlo, ma Scorpius Hyperion era già troppo poco interessato al giudizio altrui per contribuire alla sua sicurezza di ferro con inutili, pomposi elogi.

Soddisfatto, il piccolo monello gli sorrise e scivolò via dal seggiolino per osservare – fintamente distratto – il ritratto di sua madre alle sue spalle.

Oh, la bella Astoria, con quel sorriso troppo vivo perché la tela immortale riuscisse a catturarne la vera essenza.

«La mamma sarebbe contenta. Domani è un giorno speciale» disse, un sorriso smorzato, l’ingenuità che lo rendeva ancora un bambino.

Il suo bambino.

Re degli spettri.

«La mamma domani ci sarà comunque» ribatté Draco «Lo sai» Non gli piaceva quell’ombra scura negli occhi di suo figlio.

Il bambino scosse le spalle.

«Non lo so. La mamma ha detto che l’avrei vista a ogni compleanno e domani non è il mio compleanno» replicò, scrollando le spalle incurante, proprio come faceva suo padre. E tuttavia quanto era vera tanta incuranza?

«Ma non significa che non ci sarà, anche se non la potrai vedere» osservò il padre, persuadendo Scorpius della stessa logica. Obiettivo che giudicò raggiunto soltanto alla comparsa di un sorriso sincero.

Arricciando il naso, Scorpius lasciò che Draco gli scompigliasse i capelli e lo abbracciò appena, desideroso di un affetto che non mancasse comunque di virilità.

«Domani verrà anche Ronald Weasley, papà?» domandò, cambiando argomento «Rose lo desidera tanto. Ho espresso un desiderio e spero si avveri»

“Così altruista, generoso, disinteressato”, osservò fra sé e sé Draco; a volte tutto quell’altruismo lo spaventava. Non voleva si approfittassero dell’animo buono di suo figlio – perché era palese che qualcuno, prima o poi, se ne sarebbe approfittato – e soprattutto non voleva che suo figlio vivesse d’ingenuità o che costruisse sulla dedizione agli altri il suo più int…

 “Per Salazar!”, imprecò, sussultando improvvisamente di fronte a un’evenienza che ora non appariva più poi tanto impossibile, “Non un Grifondoro! Fa’ che Scorpius non sia un Grifondoro!”.

Dio, faceva male perfino pensarlo…

Con sguardo minaccioso, Draco si voltò verso il ritratto della sua defunta moglie e prese a fissarla insistente.

“Sappi che…”, l’avvisò, “… se nostro figlio verrà smistato fra i Grifondoro, ti riterrò direttamente responsabile! Tu e il tuo maledettissimo influsso genetico!”, e rimarcò il concetto con un grugnito che sapesse di monito.

Astoria Greengrass, del resto, ai suoi occhi era sempre stata una Grifondoro mancata.

Ma non per questo l’aveva amata di meno.

«Papà?» Scorpius richiamò la sua attenzione picchiettandogli sul braccio «Mi rispondi? Secondo te Ronald Weasley verrà, sì o no?»

«Non lo so, Scorpius. Proprio non lo so» rispose.

“Papà, attualmente, nutre poche certezze”.

E per questo aveva improrogabilmente bisogno di sua moglie Hermione.

 

 

* * *

 

«Credo tu la stia facendo troppa lunga, Draco. Sarà quel che sarà!» Hermione Granger era una di quelle donne che, più che afferrare il toro per le corna, costringeva il suddetto toro a indietreggiare, abbassare la testa e magari addirittura a dare su la zampa. O lo zoccolo. O quello che era insomma.  E così era solita fare con il marito, soprattutto alla vigilia dei suoi sogni di gloria.

Era all’incirca da cinque anni o poco più che Draco sollazzava i propri pensieri con quello più insensato e altresì soddisfacente di suo figlio Scorpius smistato a Serpeverde. Sognava per lui un futuro da Cercatore nella Squadra verde-argento di Quidditch – e all’occorrenza sognava battesse il figlio di Potter, che, poco ma sicuro, sarebbe stato smistato a Grifondoro, punti bonus grazie alla mente brillante che – modestamente – aveva contribuito a plasmare assieme a quella santa donna di sua madre, nonché un futuro da seduttore incallito e d’altra parte generoso – perché comunque ogni tanto doveva pur divertirsi!

Ma, checché Draco ne dicesse, Hermione era dell’idea che una Casa valesse l’altra.

«La fai facile tu!» le ripeteva sempre Draco «Tua figlia è una Weasley! I Weasley vengono smistati nei Grifondoro appena emettono il primo vagito. Ce lo hanno scritto nei capelli rossi!»

«Sarà quel che sarà?! Granger, per l’amor di Dio! Dov’è finito il tuo amore per i dettagli? Non è mica una cosa da niente! Scorpius nei Grifondoro?! Andiamo! Non essere assurda!» Ma stavolta suo marito aveva preferito cambiare stazione radio e concentrarsi piuttosto su una sua apparente mancanza.

«Tipico di lui…» mormorò fra sé Hermione. «Potrebbe sempre essere smistato fra i Corvonero…» aggiunse, a beneficio dell’interessato.

«Mio figlio è davvero intelligente, Mezzosangue!» precisò quest’ultimo, un’occhiata eloquente che sottintendeva un giudizio alquanto sprezzante nei riguardi dei Corvonero e dunque l’effettiva impossibilità di vedere Scorpius Malfoy fra i cervelloni dell’eccentrica Priscilla.

«Allora nei Tassorosso?» tentò ancora Hermione.

Draco sbuffò, si sentì incompreso, e lasciò che un improvviso senso di frustrazione lo cogliesse privo di difese, portandolo a spegnersi.

«Scorpius è anche un tipo interessante» bofonchiò coinciso, come se quella fosse una spiegazione esaustiva.

«Tesoro…» sussurrò Hermione, raggiungendolo sotto le lenzuola e stringendosi a lui intenerita, pur provando a nascondere il sorriso divertito provocato dall’insensatezza di quelle preoccupazioni «… ne hai parlato con Scorpius?»

«Sì…»

«E che ti ha detto? Lui cosa vorrebbe?»

«Ha detto che non gli importa. Ha detto che…» Draco ebbe un brivido. S’interruppe.

«Ha detto? Cosa?» lo incalzò la moglie, che aveva preso ad accarezzargli il viso.

«Ha detto che non gli importa e che, in fondo, i Grifondoro non sembrano tanto male»

Nemmeno il bacio più amorevole del mondo riuscì a mitigare la disperazione del gemito lungo che Draco aveva appena emesso con le ultime parole.……..

 

 

 

* * *

 

Come da ricorrenza, il binario nove e tre quarti era gremito di gente. Gli sbuffi di vapore del treno appena giunto assorbivano solo per pochi istanti il chiacchiericcio estasiato di studenti, genitori e parentame vario, i carrelli scivolavano da una parte all’altra neanche fossero scope volanti e di tanto in tanto si rischiava d’esser colpito dal gomito di una madre che aveva appena finito di abbracciare il proprio figlio con quello slancio fino a pochi istanti prima contenuto.

C’erano così tante persone, che quasi si faceva fatica a non inciampare nei piedi del proprio vicino e la compagnia di gabbiette e trasportini non aiutava nell’impresa; Scorpius aveva voluto un gatto, Rose aveva assolutamente preteso una civetta.

Draco, per parte sua, era già stufo.

O forse non era ancora pronto.

Avrebbe messo Scorpius e Rose su quel maledetto treno e li avrebbe rivisti a Natale, per poi averli di nuovo entrambi fuori dai piedi fino all’inizio delle vacanze estive.

Ma dovevano proprio andare?

Insomma, perché non aveva valutato l’idea di un precettore che li istruisse a casa? Sua nonna era stata educata benissimo anche in quella maniera!

Scorpius camminava fra suo padre e Hermione estasiato, visibilmente eccitato all’idea di partire e di lasciare casa sua per quel luogo che entrambi non avevano fatto altro che menzionare dacché avesse memoria, ma non gli era sfuggita la leggera aura stizzita che aveva avvolto il suo vecchio; tuttavia, preferì non fare domande.

Rose era già corsa via, aveva appena visto zio Harry e zia Ginny con i suoi cugini James, Albus e Lily e non aveva voluto aspettare nemmeno un istante per salutarli, quindi Scorpius era rimasto da solo, fra un’Hermione carica di consigli e un padre troppo orgoglioso perché pensasse di accettarne anche uno soltanto.

«Ricordati di andare subito da Madama Chips se non ti senti bene, Scorpius» si raccomandò Hermione, piena di dolcezza e premura.

«Sì, Hermione. Lo farò» rispose tranquillo Scorpius, che continuava a guardare dritto avanti a sé.

«E ricordati di fare attenzione a lezione. Ti semplificherai metà del lavoro» proseguì Hermione.

«Puoi contarci. Farò anche questo» confermò ancora Scorpius.

«E ricordati di…»

«Mezzosangue, cristo! Stai mettendo ansia anche a me!» sbottò Draco, un ringhio rabbioso e frustrato gli implose in gola.

«… di non dare a nessuno del “mezzosangue” come quello zotico di tuo padre!» terminò, non più tanto pacatamente, Hermione. Rimarcando in seguito il concetto con un tacco ben assestato sul piede inconsapevole dell’educato marito.

Draco, una smorfia ancora dolorante sul viso, non ribatté alcunché e proseguì dritto fino a quando non giunsero in prossimità del vagone di Scorpius.

«Eccoci qui!» esclamò Hermione, sebbene l’entusiasmo che trapelava dalla sua voce non si confacesse bene alla luce triste che le aveva appena schermato gli occhi.

«Vado a recuperare Rose, tesoro. Torno subito…» disse a Scorpius, ma ecco che una dozzina di teste si erano già girate a osservare una scena pressoché inusuale.

«C’è Ronald Weasley!» esclamò qualcuno, «È Ronald Weasley!» ripeté qualcun altro, poi tutti i ragazzini dei dintorni si addossarono attorno al famoso ex portiere dei Puddlemere che, impegnato com’era a cingere le spalle di sua figlia Rose, sembrava non aver nemmeno fatto caso a tutto quello scompiglio.

«Miseriaccia, gente!» esclamò tuttavia in seguito, quando le spinte per un autografo cominciarono a farsi insistenti «Un minuto e arrivo! Fatemi salutare mia figlia almeno!»

Ed eccolo lì, Weasley, ancora troppo preso da Rose per distogliersi da lei, che alla fine era comunque arrivato.

“Per una volta la fai giusta, Weasley”, si ritrovò a pensare Draco, pur rispondendo cordiale alla sua stretta di mano dopo che questi aveva salutato Hermione.

«Mi raccomando, Rosie» disse «… cerca di non essere smistata a Serpeverde. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un purosangue»

A quella simpatica affermazione, i due Malfoy non poterono fare altro che scambiarsi una breve occhiata e poi spedirla al cielo, probabilmente sottoforma di domanda al Creatore per ciò che riguardava l’esigua generosità dimostrata all’intelligenza di Ronald Weasley.

«Se Rose si fidanza con un purosangue Serpeverde, figliolo, scrivimi subito una lettera!» bisbigliò Draco, prontamente calcolatore e già in via di una degustazione vendicativa «Daremo una festa di fidanzamento ufficiale a Malfoy Manor e faremo vestire Rose di verde e argento! Potrei perfino regalarle la tiara di tua nonna e…»

«Dacci un taglio, Malfoy! Smettila di importunare tuo figlio!» lo rimbeccò Hermione, che evidentemente lo aveva sentito benissimo.

Ma Scorpius già rideva sotto i baffi e annuì prontamente, immaginando all’improvviso Rose con un bel vestito verde, una bella tiara di diamanti in mezzo al fuoco rosso dei capelli e soprattutto un bel fidanzato purosangue – e Serpeverde – che le teneva la mano.

«Tranquillo, Malfoy, mia figlia saprà scegliere bene…»

«Tranquillo, Weasley, un purosangue Rose lo troverà di sicuro, bella e intelligente com’è…»

«Dai, papà, smettila…» lo pregò Rose.

«Su, papà, anche tu» disse Scorpius, sospirando pesantemente perché un litigio furioso poco prima della partenza fra suo padre e il padre di Rose non era certo l’ideale.

Si udì il suono stridulo di un fischietto, era arrivato il momento dei saluti. I genitori cominciarono a disporsi lungo la linea gialla della banchina per salutare i propri figli prima che salissero sul treno e fu nel corso di quella profusione di abbracci, baci e consigli che Draco, pur con un certo imbarazzo, strinse a sé il figlio Scorpius già salito sui primi gradini del vagone per sussurrargli: «Ehi, non importa in quale casa verrai smistato, capito? Tu sei un Malfoy, basta questo a distinguerti. Sei un Malfoy e so che mi renderai fiero e che…»

«Draco…» Hermione lo interruppe posandogli comprensiva una mano sulla spalla «… devi lasciarlo andare. Deve partire»

«Un secondo soltanto, Granger. Solo un secondo…» promise Draco, poi si rivolse di nuovo al figlio «… che prenderai le scelte giuste. E sta’ attento a Rose» continuò «… perché va bene un purosangue, ma un purosangue stronzo proprio no. Anche se Serpeverde»

Scorpius annuì, salutò un’ultima volta sua padre e si voltò, per seguire Rose alla ricerca di un posto a sedere, ma ecco che subito si rivoltò, lanciandosi addosso al padre per stringerlo forte, vagamente malinconico ora che sapeva di essere giunto al saluto definitivo.

«Mi mancherai, papà» disse. Draco non disse nulla, ma picchiettò affettuosamente la schiena già lunghissima di suo figlio e lo lasciò andare con una fitta dolorosa al petto che imputò alla camicia troppo stretta.

“Ci rivediamo a Natale, figliolo”

Era tempo di lasciarlo andare.

 

 

* * *

 

Le stanze sembrano vuote, forse per via di quel silenzio eccessivo che senza alcun rispetto per la sanità mentale del padrone di casa prende a martellargli in testa ogni cinque minuti, ad ogni rimembranza del bambino appena partito.

“Mi parte bambino e me lo ritroverò uomo”, pensa Draco, “… non sono sicuro che la cosa mi piaccia”.

Ma è così che le cose devono andare, Draco, vorrebbe dirgli Hermione. Sono andate sempre così.

Lei è serena, anche se Scorpius e Rose le mancano; lei è serena, perché sa che si divertiranno, che cresceranno felici, anche grazie a se stessi.

Dai, Draco, vorrebbe dire al marito, alzati da quella maledetta poltrona e smetti di ciondolare dalla camera di Scorpius a quella di Rose, che tanto mica sono partiti per la guerra!

Ma Draco se ne sta lì, sulla poltrona. Non vuole andare a lavoro oggi, no, sta aspettando troppo insistentemente una lettera.

Ha uno sguardo perso. Lo stesso sguardo che assume ogni volta che Scorpius si ammala. Odia l’influenza, la detesta perfino di più quando colpisce suo figlio, la trova un’ingiustizia troppo oltraggiosa nei riguardi di un Malfoy.

«Draco…» Hermione lo chiama, ha una lettera in mano.

Draco solleva lo sguardo, vede la donna che ha sposato, il suo sorriso sbarazzino, sente la gioia nella sua voce. Vede la lettera.

«Facciamo un bambino» le dice, d’impulso.

“Facciamo un bambino anche noi due, Granger”.

Hermione sussulta. Non hanno mai parlato di bambini, lei e Draco.

“La partenza di Scorpius deve averlo scosso più di quanto immaginassi”, pensa, ma poi ecco che l’idea di un bambino si fa strada nella sua testa. Vede Draco, un nuovo fagottino fra le braccia, il sorriso felice e soddisfatto di un Malfoy che non pensa a nient’altro che alla propria famiglia.

Facciamo un bambino.

«Non mi hai mai detto di volere un bambino…» gli fa notare, non vuole affezionarsi troppo a quell’idea Hermione. Potrebbe essere il frutto del delirio di un padre troppo addolorato per via del nido vuoto.

Draco lo vuole davvero, un bambino? Siete sposati da sei anni, forse era il caso di chiederselo, Hermione.

«Non me lo hai mai chiesto» ribatte lui. Ah, Draco è sicuro. E ha di nuovo quello sguardo tenace. Probabilmente adesso non la farà uscire di lì fino a quando non le avrà messo un bambino dentro la pancia.

Oramai ne ha la certezza.

«Quindi vuoi un bambino, Draco

A Hermione batte forte il cuore. Draco lo sente benissimo pur senza mettersi ad ascoltare. Sono battiti che si sentono questi, sanno di vita e progetti, sanno di Viviamo insieme, abbiamo perso troppo tempo prima di farlo davvero.

Lui si alza in piedi, si avvicina a lei e la prende per i fianchi.

«Solo se anche tu lo vuoi»

Ah, che bello, ha detto “anche” e non solo “se tu”. Bene, si dice Hermione, sembra promettente.

«Non vuoi leggere la lettera di tuo figlio, prima?» domanda, ha un sorriso malizioso, forse in risposta al luccichio ardente negli occhi grigi di Draco.

Draco le ruba la lettera del figlio dalle mani e la posa sul tavolino vicino, poi riafferra Hermione e la prende fra le braccia.

«La leggerò dopo» dice «Ora ho da fare. Devo creargli un fratello»

«O una sorella» precisa Hermione.

«Be’, sarà comunque un lavoro impegnativo. Non essere maschilista, Granger, che mi deconcentri» la prende in giro, portandola di sopra.

E sul tavolino, in mezzo a tutta quella vita, spiccano le parole di uno studente appena smistato: “Ehi, papà, sono ufficialmente un Serpeverde, sai?”.

Una risata si libra nell’aria, ma nel salone non c’è nessuno. Forse è una mamma ritratta in quadro.

La leggenda narra fosse una Serpeverde anche lei.

 

 

* * * * * * *

NOTE

Non ero ancora pronta, evidentemente, a lasciarmi Slytherin's roses alle spalle. E così mi sono messa a pensare a un piccolo sequel che, in qualche modo, mitigasse la mia strana nostalgia e soprattutto facesse dal ponte al suo probabile sequel (“Slytherin’s diaries”). Per il momento, mi sto dedicando insistentemente sulla mia Originale (perché in fondo mi piace pormi delle sfide ed era da tanto che volevo lavorare su un’originale – a chi interessa, s’intitola E adesso guardami - Diario dell'invisibilità), ma il sequel, credo e spero fortemente, arriverà, quello sì. Devo ancora rispondere alle recensioni del capitolo di Slytherin’s roses, ma la verità è che sto ritardando perché non voglio ancora “staccarmi” da questi personaggi e da queste vicende. In ogni caso, ringrazio anche qui tutti voi per la vicinanza, il supporto, le segnalazioni e le chiacchiere divertenti in merito al futuro di Hermione e Draco. Questa è una sciocchezza, ma spero vi sia comunque piaciuta. Se volete, potete trovarmi nella mia pagina facebook (vi aspetto!).

Un bacio,

Soraidh

   
 
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