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Autore: Ily Briarroot    24/09/2013    2 recensioni
"Percepì i lampi e, subito dopo, i tuoni in lontananza che si avvicinavano piano. Un urlo, degli uomini in fondo alla strada.
Una voce femminile urlava il suo nome, le ordinava di scappare. Occhi che non riusciva a intravedere, nascosti da un berretto nero. La pioggia che picchiettava forte, la confusione nella testa.
Il battito accelerato del proprio cuore. Due battiti che si univano in una sola persona, quello della piccola che era lì, in carne e ossa, e quello della ragazza che non poteva fare nulla, se non guardare".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Brock, Misty | Coppie: Ash/Misty
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Anime
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L'aveva raggiunta di corsa, chinandosi velocemente sul suo corpo inerme. 
Non si rese conto, per istanti che sembravano non trascorrere mai, di avere il respiro mozzato.
“Misty... “.
La scosse per una spalla, senza dare alcuna importanza alle gocce di pioggia che gli inzuppavano i vestiti.
Scostò la frangia bagnata dalla fronte di lei e le diede una pacca leggera sulle guance pallide nel vano tentativo di scrutare ogni sua più impercettibile reazione, sempre più in preda al panico.
“Misty!”.
Si voltò, cercando con lo sguardo qualcuno a cui poter chiedere aiuto. Non vi era anima viva, la strada era deserta sotto la pioggia scrosciante.
Osservò gli edifici che aveva intorno e non c'era niente che potesse assomigliare a un centro medico. Avrebbe fatto prima a tornare a casa.
Guardò la ragazza stesa a terra un ultimo istante prima di decidere di prenderla in braccio. Le mise una mano sotto le ginocchia e l'altra dietro la schiena, dopodiché si diede la spinta per alzarsi in piedi. Vacillò qualche attimo prima di cominciare a correre verso la direzione che aveva percorso qualche minuto prima.

Misty aprì gli occhi, lentamente.
Il soffitto bianco fu la prima cosa che vide, dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre per riuscire a mettere a fuoco ciò che le si presentava davanti.
Notò il silenzio che avvolgeva l'intero luogo, sentendosi stranamente confusa. Voltò la testa di lato, riconoscendo la stanza dove chissà quanto tempo prima aveva sistemato la sua roba.
Si sollevò sui gomiti nel tentativo di raddrizzare la schiena, ma la porta si schiuse cigolando.
La testa di una donna castana fece capolino e si lasciò scivolare di nuovo sul materasso.
“Oh, Misty, ti sei svegliata!”.
Le si avvicinò evidentemente entusiasta, sedendosi sul letto accanto alla ragazza.
“Come ti senti? Tutto bene?”.
Misty forzò un sorriso, ancora più confusa. Non riusciva a ricordare alcuni dettagli probabilmente fondamentali di ciò che potesse essere accaduto nelle ultime ore, o forse giorni.
“Sì, sto bene. Ma cos'è successo?”.
Si sedette per davvero, stavolta, ma non senza un po' di difficoltà.
Delia sospirò, poggiandole una mano sulla spalla.
“Forse è meglio se riposi ancora, cara. Sei svenuta all'improvviso”.
La ragazza sgranò gli occhi, presa del tutto alla sprovvista. Si sentì una stupida.
“Ma... come può essere accaduto? Non mi è mai successo prima”.
La signora Ketchum le sorrise dolcemente, guardandola con gli stessi occhi di una madre. Lo stesso sguardo, la stessa espressione piena d'affetto. Misty si perse in quegli attimi, avrebbe voluto non finissero mai. Era la prima volta che sperimentava una cosa del genere, la prima volta in cui sentiva sul serio la mancanza di una madre.
“Probabilmente hai bisogno di tanto riposo. Mi sembri strana da quando siete arrivati. Comunque non preoccuparti, sei a letto soltanto da pochi minuti. Prenditi il tempo che vuoi”.
Ancora una volta, Misty vide un altro sguardo riflesso in quello di Delia. Dei capelli rossi, lunghi. Due occhi cerulei.
Chiuse gli occhi e scosse la testa, cercando di riprendere a respirare normalmente.
“Riposati”.
La donna raggiunse la soglia della stanza e, dopo averle lanciato un'ultima occhiata rassicurante, uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro sé.

“Posso?”.
Una voce proveniente dalla porta chiusa la fece sussultare. Ash non aspettò una sua risposta, perché era già entrato nella stanza.
Il suo sguardo si soffermò immediatamente su Misty, ancora un po' pallida ma seduta con la schiena contro il cuscino, dopodiché lo abbassò senza sapere cosa dire.
“Ciao, Ash”.
Lo osservava senza capire, chiedendosi il motivo del disagio che percepiva dal ragazzo. Lo vide avvicinarsi a lei, ma non le si sedette accanto.
“Come stai?” le chiese soltanto, lasciando che il ciuffo corvino gli nascondesse gli occhi.
“Bene, anche se mi sento un po' confusa”.
Lui annuì, cominciando a fissare – ma senza vederle realmente – le lenzuola bianche del letto. Soltanto in quel momento, Misty ebbe l'impressione di ricordare qualcosa. Il tuono che fece quasi sobbalzare entrambi in quel preciso momento fu l'ennesima conferma.
Una strada, un cielo scuro. Le gocce di pioggia che cadevano, una voce lontana. La presenza di Ash, il sentirsi improvvisamente sola, in una dimensione che non era la realtà, seppur molto simile.
“Ash tu... eri con me quando è successo?”.
Cercò di intravedere il suo viso sotto il berretto, ma era tutto inutile. Aspettò mentre tentava di decifrare il suo comportamento.
Il ragazzo sollevò la testa, incrociando lo sguardo serio con i suoi occhi confusi. Si perse in quel colore così simile a quello del mare, mentre si impegnava a mettere insieme un pensiero, una frase sensata.
“Misty, voglio che tu mi dica cos'hai”.
Lei sgranò gli occhi, percependo i battiti del proprio cuore aumentare improvvisamente, quasi come a volerle sbucare dal petto.
Scosse la testa, stupita.
“Niente, sarà soltanto un po' di stanchezza. Non prenderla così sul serio”.
“No”.
Le si sedette accanto, senza distogliere lo sguardo da quello della ragazza.
“E' qualche giorno che sei strana. La notte non dormi, sembri sempre con la testa fra le nuvole. Voglio che tu mi dica cosa c'è che non va”.
Misty si ritrovò costretta a rimanere ferma negli occhi neri di lui, penetranti e profondi. Non sapeva cosa rispondere, la verità è che non aveva idea di cosa le stesse accadendo.
Se all'inizio le pareva di trovarsi in una sorta di brutto sogno, ora sapeva con certezza che questo sogno le stava occupando la mente, tentando di distorcerle la realtà. Forse non era un sogno. Anzi, era quasi sicura che fosse un'altra realtà, un qualcosa che aveva già vissuto.
“Non lo so, Ash. Forse... “.
Si alzò dal letto sotto lo sguardo ora titubante di Ash e raggiunse lo zaino rosso che Delia aveva appoggiato sulla sedia di legno accanto alla scrivania e si inginocchiò, frugando in una tasca interna.
Ne estrasse un pezzo di carta accartocciato e malandato, ingiallito dal tempo. Fece segno ad Ash di sedersi sul letto e lei fece altrettanto, srotolando il foglietto nella propria mano.
“... Forse questo c'entra qualcosa”.
Lo porse ad Ash, abbassando lo sguardo, e lesse per l'ennesima volta una calligrafia frettolosa che conosceva ormai a memoria.

 

Alla mia dolcissima Misty
Probabilmente quando leggerai noi non ci saremo più, ma voglio che tu sappia che sei il nostro bene più prezioso. Non avere mai paura, non ti arrendere mai e non smettere di cercare la verità.
Stai attenta e sii coraggiosa, riuscirai a sconfiggere ciò che non siamo stati in grado di affrontare.
Ti vogliamo bene,
mamma e papà”.

 

Ash lesse tutto d'un fiato e, alla fine, non seppe cosa dire.
“Ma... Misty, non ci hai mai parlato dei tuoi genitori”.
Lei si voltò, sorridendo a stento.
“Sì, perché non li ricordo bene. Le mie sorelle mi hanno detto che sono morti in un incidente quando ero molto piccola”.
Ash rimase a riflettere. Le parole impresse sul pezzo di carta sembravano voler dire altro. Un avvertimento, un sostegno, per qualcosa da affrontare.
“Misty, però... dal biglietto... voglio dire... “
“Lo penso anch'io. Non sembrerebbe che sia così, vero?”.
Il ragazzo annuì, attento a ogni reazione di lei. Era la prima volta che gli parlava del suo passato in quel modo e, prima di allora, lui non aveva mai posto domande.
Misty aveva sempre raccontato delle sue sorelle, del modo in cui la trattavano, dei regali di seconda mano che le lasciavano soltanto perché era la più piccola. Ma, che lui ricordasse, non aveva mai nominato i suoi genitori. Il motivo lo capì soltanto in quel momento, bastava guardarla per percepire la sofferenza che nascondeva.
“Ora mi spieghi cosa ti succede? Che cosa c'entrano i tuoi genitori?”.
Lei si voltò, dopodiché accartocciò di nuovo il foglietto tra le mani. Era l'unica cosa che la teneva legata a sua madre e che non voleva perdere per nessun motivo.
“Mi vengono in mente delle cose e... soltanto adesso comincio a capire. Daisy non mi ha mai fatto andare in soffitta dove ha nascosto tutto ciò che appartenesse a mia madre. Questo... “ aggiunse, indicando il biglietto “... L'ho trovato per caso, da piccola, quando mi sono nascosta giocando a nascondino. C'è un motivo per cui mi succedono queste cose... strane e devo scoprirlo”.
Ash si alzò in piedi, incrociando le braccia.
“Cosa vuoi fare?”.
“Non lo so, Ash. Ma sento che devo tornare a Cerulean”.
Lui sollevò un sopracciglio, senza riuscire a capirla fino in fondo.
“Credi di scoprire qualcosa che abbia a che fare con questa faccenda?”.
“Sì. Credo di sì”.
L'allenatore sospirò, guardandola dall'alto in basso. Non era per nulla sicuro delle intenzioni di lei.
“Non mi hai ancora detto che cosa ti sta succedendo. Sì, capisco che tu voglia sapere di più sulla tua famiglia, ma... che cos'hai? Intendo seriamente”.
La trafisse di nuovo con lo sguardo al quale lei non riuscì a sottrarsi.
“Non lo so, ma intendo scoprirlo”.
“Misty... “
“Fidati di me”.
Ash rimase qualche istante in più a scrutarla preoccupato, dopodiché annuì convinto.

 

* * * * * * * *

 

Note dell'autrice: Eh sì! Non ci crederete ma, alla fine, ce l'ho fatta ad aggiornare! Sono sempre Ile_w, ma ho cambiato nickname per cause di forza maggiore (per la serie, troppe persone che conosco si stanno iscrivendo su EFP e c'erano quasi dal beccarmi, cosa che preferirei evitare xD) e quindi eccomi qui. Mi scuso per l'enorme ritardo ma tra scelta dell'università (eh sì, giurisprudenza è alle porte) e mancanza d'ispirazione ho fatto passare tanto tempo.

Soltanto adesso penso che questa fic e “All that I'm living for” possano essere collegate. No ma sono un genio. Mamma mia quanto sono poco furba. E va beh, sorvoliamo va. Un bacio a tutti, scusate nel caso mi dimentichi di rispondervi ma sappiate che leggo tutte le recensioni e che mi fanno sempre davvero molto piacere, una per una! Senza di voi non potrei crescere e migliorare quindi diciamo che devo tutto a voi :D grazie, grazie e grazie!

  
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