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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    24/09/2013    4 recensioni
Un matrimonio dovrebbe essere un giorno felice, giusto? Eppure per Harry diventa un occasione per riflettere sulla sua vita, su ciò che desidera e su CHI desidera...
Dal testo:Li guarda strisciare sulla pista da ballo come due lumaconi, con la stessa passione di due ghiaccioli, e rabbrividisce notando le donne più anziane intente a spettegolare in un angolo, le finte tonte che giustificano quel comportamento con le solite, vecchie scuse (l’ansia, la paura…) e le ragazze veramente tonte che ricamano quel ballo di mille elementi romantici e che esclamano a gran voce “che bella coppia!”
Appartato a un tavolo, distante da tutto e da tutti, Harry nota inoltre Draco Malfoy, lo sguardo fisso sulla coppietta e totalmente perso in quella visione.
Un paio di volte, Harry nota anche Daphne che incrocia lo sguardo con l’uomo, alle volte con un’improvvisa tristezza negli occhi, altre maliziosamente perfida, come se quel matrimonio fosse una vendetta, e altre addirittura addolorata.
[Sesta classificata al contest "Flash contest-Cominciate a scrivere!" indetto da Vera Claire sul forum di EFP]
[Partecipa al contest "Il Festival Potteriano" indetto da Eris Greengrass sul forum di EFP]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Luna, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nick: TheHeartIsALonelyHunter
Titolo: This is our secret
Pacchetto scelto: Rapunzel
Introduzione: Un matrimonio dovrebbe essere un giorno felice, giusto?
Eppure per Harry diventa un occasione per riflettere sulla sua vita, su ciò che desidera e su CHI desidera...
Dal testo:Li guarda strisciare sulla pista da ballo come due lumaconi, con la stessa passione di due ghiaccioli, e rabbrividisce notando le donne più anziane
intente a spettegolare in un angolo, le finte tonte che giustificano quel comportamento con le solite, vecchie scuse (l’ansia, la paura…) e le ragazze
veramente tonte che ricamano quel ballo di mille elementi romantici e che esclamano a gran voce “che bella coppia!”
Appartato a un tavolo, distante da tutto e da tutti, Harry nota inoltre Draco Malfoy, lo sguardo fisso sulla coppietta e totalmente perso in quella visione.
Un paio di volte, Harry nota anche Daphne che incrocia lo sguardo con l’uomo, alle volte con un’improvvisa tristezza negli occhi, altre maliziosamente perfida, come se quel matrimonio fosse una vendetta, e altre addirittura addolorata.
Eventuali NdA: TI avevo detto che sarebbe stato un missing moments a poi ho deciso di farlo diventare una storia "a sé":
Alcune ripetizioni, verso la fine, sono naturalmente volute, per accentuare i pensieri di Harry, e quindi anche alcune frasi iniziate come "E", "Ma" o
congiunzioni varie.
Non so come mi sia venuta in mente questa cosa ma spero tu non la disprezzi del tutto, anche perché mi ci sono impegnata seriamente.


 

Harry non sopporta quella cravatta che gli pende dal collo come la corda pende dal collo di un impiccato.
Harry non sopporta quella camicia che pare quasi la camicia di forza di un carcerato.
Harry non sopporta quei pantaloni che gli impediscono di camminare liberamente.
Harry non sopporta i polsini così stretti che gli segano la pelle, impedendo al sangue di fluire liberamente nelle vene.
Harry non sopporta tutte quelle persone che camminano rigide per la stanza, come zombie senza cervello.
Ed effettivamente, non è proprio questo che è lui? Non è forse lui un impiccato, un disgraziato carcerato, imprigionato in panni che gli impediscono il movimento, fermo e immobile su una sedia, con il sangue che non riesce ad affluire al cervello?
E non sono quelle persone come zombie che cercano una via di scampo a qualche disgrazia?
Non ricorda neanche più cosa l’abbia convinto a prendere parte a tutto quel teatrino, rendendosi ridicolo davanti a vecchi compagni di avventura e persone di cui non ha mai neanche sentito il nome.
Persone che cercando di ostentare un atteggiamento allegro, festoso, brioso, ma che Harry riconosce come orrendamente artificioso, frutto di una qualche finzione per non “disonorare il buon nome della famiglia”, o magari per non offendere la sposa.
Che poi anche la sposa odi quella festa è un dato di fatto: Daphne Greengrass non prova neanche a nascondere la delusione che quelle nozze le arrecano, con tutta la loro grandezza e la loro visibilità. Per tutta la cerimonia una smorfia dolorosa le ha attraversato il bel viso, e durante il ricevimento Harry è certo di aver notato una o due lacrime scendere dai suoi occhi.
Daphne Greengrass non ha bisogno di fare la finta, come lui: la sua famiglia da tempo è caduta nel disonore, prima per quella sua scappatella con Draco Malfoy e poi per il suo  “fantomatico” aborto.
È dunque chiaro come per lei sia più semplice sopportare tutto quello: certo, è comunque un dolore non essere all’altare con l’uomo che si ama, ma Daphne può almeno piangere davanti a tutti senza cadere nello “scandalo”.
Harry si stupisce di come poi certe persone osino giustificare quelle lacrime sostenendo che siano di “commozione”, o spiegando quelle smorfie durante tutta la cerimonia come fantomatici dolori dovuti ad una altrettanto fantomatica gravidanza.
Eppure Harry sa benissimo, e tutti gli invitati lo sanno, che Daphne Greengrass non è affatto contenta di quel matrimonio, come non è contento il suo sposo (di cui Harry non ha afferrato il nome).
Li guarda strisciare sulla pista da ballo come due lumaconi, con la stessa passione di due ghiaccioli, e rabbrividisce notando le donne più anziane intente a spettegolare in un angolo, le finte tonte che giustificano quel comportamento con le solite, vecchie scuse (l’ansia, la paura…) e le ragazze veramente tonte che ricamano quel ballo di mille elementi romantici e che esclamano a gran voce “che bella coppia!”
Appartato a un tavolo, distante da tutto e da tutti, Harry nota inoltre Draco Malfoy, lo sguardo fisso sulla coppietta e totalmente perso in quella visione.
Un paio di volte, Harry nota anche Daphne che incrocia lo sguardo con l’uomo, alle volte con un’improvvisa tristezza negli occhi, altre maliziosamente perfida, come se quel matrimonio fosse una vendetta, e altre addirittura addolorata.
Ad Harry viene voglia di vomitare: quel teatrino è così mal riuscito che riesce perfino a percepire la falsità del tono di voce di alcuni invitati, il loro disprezzo e i loro sorrisetti falsi e ipocriti.
Certo, c’è anche chi è sinceramente felice per quel matrimonio (genitori dei due sposi in primis), ma la percentuale di realmente soddisfatti è veramente bassissima in confronto agli ipocriti approfittatori, che sono andati a quel matrimonio solo per convenienza, perché “ci andavano tutti” e per non far notare la propria assenza nella massa.
Non è forse andato anche lui a quel “lieto evento” solo per non creare scandalo tra le pettegole e tra i cacciatori di scoop avvoltoi?
Rita Skeeter non è più sul campo ormai da tempo, ma altre stupide giornaliste sono venute a rimpiazzarla. E Ginny non vuole dare loro la possibilità di spettegolare sulla loro famiglia che, alle luci del gossip, è una delle più “stabili e felici” del Regno Magico.
A lui di Daphne Greengrass non può importare di meno: da ciò che sa (e sa veramente poco , considerato quanto di vero c’è nei giornali), la donna è la sorella di Astoria Greengrass, moglie di Draco Malfoy e, da ciò che ha intuito, anche quel matrimonio è stato unicamente di convenienza.
Sorride, leggermente nervoso, pensando a quanto simile sia il loro destino.
Non conosce Astoria (deve essere quella donna mora seduta accanto a Draco con lo sguardo vacuo) né tantomeno gli è mai importato di conoscere colei che l’ex-Mangiamorte ha sposato. Può davvero importargli di sua sorella?
E probabilmente a molte altre persone in quella sala non importa assolutamente nulla della donna che molti avevano già dichiarato zitella a vita.
Harry si appoggia alla sedia stancamente.
I volti delle persone che gli passano davanti gli sembravano bianchi, privi di connotati, senza una vera espressione, tutti ugualmente attori in un macabro spettacolo, tutti nello stesso, identico ruolo.
Come anche lui.
Ginny, seduta accanto a lui, ride a una battuta di Hermione e gli stringe la mano nel tentativo di far sembrare la loro relazione ancora salda e duratura, mentre entrambi ormai hanno capito che è già tutto finito da tempo.
Il viso di sua moglie è quasi paralizzato per quanto ha sorriso, ma Harry sa che quel sorriso è falso quanto il suo. Ha visto le lacrime rigare il suo viso la mattina mentre si preparava per il matrimonio.
Capisce benissimo quanto per Ginny sia difficile quella situazione, ma non riesce, stranamente, a sentirsi in colpa per ciò che ha fatto.
Hermione, seduta accanto a sua moglie, ride sinceramente divertita, forse una delle poche donne a essere venuta al matrimonio per puro piacere: conosceva Astoria già da qualche anno, e il matrimonio di sua sorella era stato una lieta notizia per lei, forse più di quanto lo fosse stato per la stessa Astoria.
Ron le passa un braccio intorno alla spalla, ridendo anche lui.
Harry sorride, notando come l’uomo non neghi affatto la sua indignazione per quell’invito.
“Io sono venuto solo per accompagnare lei, sia chiaro!” esclama Ron provocando un’altra risata della moglie.
All’uomo si stringe il cuore, notando quanto vero sia l’atteggiamento dell’amico in quell’inferno di ipocriti.
Harry chiude gli occhi, godendosi il chiacchiericcio delle persone che l’affiancano, nel tentativo di far sparire quel fastidioso mal di testa e di ignorare il desiderio sempre più crescente di Smaterializzarsi in qualunque altro luogo che non sia quella maledetta sala.
ODIA quella cerimonia.
ODIA quel matrimonio.
ODIA quella vita.
“Ehy, Harry!”
L’uomo rimane paralizzato, come se un Petrificus Totalus l’avesse colpito, dritto e preciso, e non trova nemmeno il coraggio di girarsi verso la fonte di tale saluto.
“Luna!” La voce di Ginny gli arriva lontana, come ovattata, come se venisse da centinaia di chilometri di distanza, quando invece lei è seduta lì, accanto a lui.
Harry si volta lentamente, quasi spaventato da ciò che potrebbe vedere, come se temesse di poter guardare quel viso tanto amato.
“Ciao!” esclama lei, sorridendo a grandi denti.
La prima cosa che Harry pensa è che la dolce Corvonero non è cambiata affatto: lo stesso sguardo disincantato, gli stessi occhi brillanti di vita, lo stesso sorriso docile e allo stesso tempo allegro.
Lo stesso modo di portarsi una ciocca dietro l’orecchio, nota deliziato.
Lo stesso identico movimento…
Rimane quasi sorpreso da quanto il tempo non abbia affatto scalfito la sua bellezza ma come, anzi, lei risplenda ancora più raggiante e ancora più incantevole.
Gli occhi grigi spiccano sul viso leggermente più scavato, i capelli biondi cominciano a imbianchirsi sulle punte, qualche ruga passa sulla fronte candida, ma Luna è sempre Luna, la bellissima Luna, l’ancora più bella Luna.
È come se il tempo l’avesse preservata da ogni sorta di mutamento o cambiamento: lei non invecchia, non potrebbe invecchiare. Non è mai neanche maturata…
Harry le sorride, tentando di non considerare l’uomo che le sta al fianco (se non sbaglia dovrebbe essere Rolf Scamandro) che invidia con tutto il cuore.
“Ciao…” sospira lui, porgendogli la mano cortese.
Lei guarda il palmo teso di fronte a lei per un istante con lo sguardo disincantato, poi lo rifiuta con un cenno della testa.
“È così informale, Harry!” esclama.
Prima che possa dire qualcosa, Luna gli ha già stretto le braccia intorno al collo, in un abbraccio caloroso e affettuoso come non mai.
Harry rimane interdetto, fermo al suo posto, senza ricambiare l’abbraccio totalmente.
Ginny, accanto a lui, ha gli occhi lucidi.
In un angolo, una vecchia rinsecchita sussurra qualcosa alla sua vicina.
Luna gli sussurra confidenziale all’orecchio:
“Sai tenere un segreto?”
Harry rimane zitto per alcuni istanti, stupido dalla domanda totalmente fuori luogo.
“S… Sì”, risponde lui.
Nota Luna che si appoggia nell’incavo della sua spalla e sente il suo fiato sul collo.
Prima che se ne accorga, Harry ha i suoi capelli sul viso, i suoi lisci e stupendi capelli biondi.
L’uomo si incorda ancora di più, innervosito dalla situazione e intimorito da ciò che quel singolo abbraccio potrebbe far pensare.
Poi inspira, senza volerlo, il profumo che i capelli della donna emana: sanno di vaniglia…
“Quelle vecchie lì non hanno altro da fare che chiacchierare sui fatti altrui…” sussurra Luna, ancora appoggiata sulla sua spalla.
“Sempre alla ricerca di qualche nuovo scoop da diffondere, qualche nuova notizia da dare…”
La donna sorride, chiudendo delicatamente gli occhi.
“Immagina quanto debba essere vuota la loro vita se rovinare quella degli altri le soddisfa!” esclama lei, stavolta in un tono di voce più alto.
Harry sorride, perdendosi per alcuni attimi nel profumo di vaniglia e nella angelica figura che ora lo stringe, trasmettendogli quell’amore che Ginny mai, MAI gli aveva dato.
Senza più pensarci, stringe anche lui le braccia intorno al collo di Luna, piegando la sua testa sulla esile spalla della donna e abbandonandosi alla sue presenza, al suo odore, alla sua amorevole dolcezza.
Ma sì, in fondo cosa gli importa di quelle stupide pettegole e delle giornaliste invadenti?
In fondo cosa gli importa di Daphne Greengrass?
In fondo cosa gli importa del “buon nome della famiglia”?
Sin da quando era entrato a Hogwarts era stato additato, in un modo o nell’altro, come la “pecora nera”, il “diverso”, il “Prescelto” ed era stato chiamato con tanti altri titoli altisonanti che non gli si addicevano davvero.
All’epoca era solo un ragazzino, un insicuro ragazzino come ce ne sono molti nel mondo.
Ora Luna lo prende semplicemente come Harry, ignorando il cognome, ignorando le origini, ignorando il passato.
Ignorando tutto ciò che è il mito e prendendo tutto ciò che è vero.
Perché, deve ammetterlo: nessuno lo conosce meglio di Luna.
Quando la donna si stacca dall’abbraccio, Harry quasi desidera riprenderla per poterla stringere di nuovo, e di nuovo, e di nuovo, per tutta la vita, per poterla baciare e poterla avere.
Ma la donna se ne va, come già una volta se ne è andata, ritirandosi quando ha deciso di sposare Ginny, facendosi umilmente indietro e non anteponendo alla loro “felicità” sé stessa.
La donna si volta al braccio di Rolf, e Harry la segue fino a quando non sparisce in fondo alla sala, nel suo bellissimo abito dorato.
Ginny deglutisce leggermente, accanto a lui.
Harry non dice nulla per il resto della cerimonia: rimane come incantato fermo al suo tavolo, gli occhi velati da una nebbia grigia e il cuore lontano, lontano al tavolo di Luna.
Vede, come se le vedesse dall’esterno, le comari additarlo e spettegolare allegramente, le persone parlargli di cose che non comprendeva, le donne vicino a lui strattonarlo per farlo uscire da quello stato catatonico.
Ma Harry è già volato via, dalla sua Loony, dalla Loony che, probabilmente, è l’unica che può davvero capire, dalla sua Loony che gli ha rivelato un segreto, dalla sua Loony che gli ha rivelato una verità.
Harry si alza lentamente, trascinando i piedi, lo sguardo perso nel vuoto come uno zombie.
Raggiunta la porta del bagno, non ha nemmeno la forza di afferrare la maniglia e abbassarla.
“Alohomora” borbotta sommessamente.
Con uno scatto, la porta si apre.
Harry si appoggia con tutto il suo peso e lascia che si spalanchi completamente, lasciandolo entrare.
Quando si chiude la porta alle spalle, Harry ha la forza, finalmente, di piangere, piangere per la sua vita e per la sua esistenza, piangere per ciò che non ha avuto e avrebbe potuto avere.
Si piega in ginocchio contro la porta, piangendo i giorni che avrebbe potuto trascorrere con Luna, le notti che avrebbe potuto trascorrere con Luna, gli anni che avrebbe potuto trascorrere con Luna, i viaggi che avrebbe potuto fare con Luna, i figli che avrebbe potuto avere con Luna.
Tutto perduto, tutto finito, tutto mai iniziato, tutto mai realmente esistito.
Quando finalmente le lacrime si placano, Harry può finalmente alzarsi, con le gambe tremanti, e lasciare che tutto il dolore scivoli via, come una seconda pelle, come se non fosse mai esistito, come se l’unico modo per non soffrire sia dimenticare.
Appoggia la testa alla porta e chiude gli occhi, immaginando di poter parlare a Luna, di potergli rivelare lui un segreto, di chiederle di non rivelarlo mai a nessuno, di tenerlo come il loro segreto.
L’unica cosa che abbiano mai avuto insieme.
Un segreto, una confidenza, una verità.
Sai tenere un segreto? Ti amo, Loony.
 
  
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