Capitolo Terzo.
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=zHwg9fBEuHY
Si sedette sul letto, sbadigliò e si stropicciò gli occhi, per poi alzarsi e attraversare il corridoio con passo leggero per evitare di svegliare i genitori. Mentre si avviava verso la cucina, sentì provenire dal salone il rumore di un pianto, si scorse leggermente, per vedere chi fosse, immaginava fosse sua madre, l'aveva scoperta altre volte piangere di nascosto durante la notte, ma questa volta non era sua madre, ma suo padre. L'uomo che fin da piccolo era stato il suo punto di riferimento, il suo eroe, il punto forte della famiglia, in quel momento sembrava essersi sgretolato tutto insieme, lo vedeva come se stesse cadendo in pezzi, sentiva i singhiozzi uscire dalla bocca, sentiva che si soffiava il naso, intravedeva le lacrime uscire dai suoi occhi e velocemente scendere sulle sue guance, levigate dagli anni, per poi finire sul pavimento e formare una macchia più scura sul tappeto. David si accasciò contro il muro, in modo da farsi piccolo, non credeva a quello che aveva visto, aveva visto suo padre piangere. Le lacrime iniziarono a scivolare anche sul suo di viso, inconsapevole di quello che faceva cercò invano di alzarsi, di andare a consolare il padre, ma non ci riuscì. Come poteva consolare il padre, guardarlo negli occhi gonfi e riuscire a dargli un minimo di conforto quando non era riuscito neanche a sopportare il suono dei suoi singhiozzi? Il ragazzo si asciugò il viso, come se potesse nascondere a sé stesso quello che era appena successo, e si avviò verso la sua precedente meta: la cucina. Per quanto non volesse farlo, David si scontrò con il padre e si ritrovò faccia a faccia con l'uomo che pochi minuti prima aveva visto sgretolarsi: i segni delle lacrime erano evidenti sul suo viso; gli occhi gonfi e rossi non sarebbero stati nascosti dalla tenue luce che c'era nella stanza accanto e i fazzoletti che si trovavano nella grande mano destra erano l'evidente prova del recente sfogo. Entrambi furono spaventati dall'altro, per differenti motivi, fecero un passo indietro ed in silenzio ognuno si avviò per la propria strada. James, il padre di David, si avviò per le scale, pieno di pensieri che rendevano la sua camminata pesante e il tragitto lungo, quando arrivò al piano superiore, si diresse verso il bagno, in modo da sciacquarsi un po' il viso prima di raggiungere la moglie nel letto.
Al piano inferiore, invece, il ragazzo mise su il caffè e scaldò un po' di latte per farsi del cappuccino, adorava il cappuccino, ma in particolar modo quello che faceva lui, l'amaro e il dolce erano equilibrati, erano in costante equilibrio, e inoltre riusciva a creare una soffice schiuma che si attaccava al labbro superiore quando abbassava la tazza. Quando finì di prepararsi la sua bevanda calda, prese qualche biscotto e si avviò verso il salone con il libro che aveva lasciato all'ingresso quella mattina prima di uscire: lasciava libri per tutta la casa, perché leggeva più volumi tutti insieme. Non appena mise il piede sul soffice tappeto che fronteggiava il divano, sentì l'umido, le lacrime che poco tempo prima erano cadute dagli occhi di suo padre. Un brivido malinconico lo percorse dalla testa ai piedi, passando per la schiena. David si sedette, lasciò la sua tazza sul tavolino con dentro i biscotti, in modo che diventassero un tutt'uno e nel mentre iniziò a leggere il suo libro: era molto affascinato da quel libro, di ogni parola che scorreva con i suoi occhi ne faceva tesoro, non riusciva mai a staccarsi da quel libro, ma, caso strano, quella sera non riusciva a concentrarvisi abbastanza; era distratto, preso da altri pensieri, dalla madre, dal padre. Così si distese, a fissare il soffitto, a pensare a qualsiasi cosa gli passasse per la testa, qualsiasi cosa sarebbe andata bene, purché lo distraesse dal pensiero dei suoi genitori in lacrime, perfino la sfumatura di colore dei petali dipinti a mano sul vaso antico che apparteneva alla prozia della nonna di sua madre o che so io.