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Autore: zucchero filato    26/03/2008    2 recensioni
La storia inizia quando Albert e Candy vivono ancora insieme. Ho scelto di guardare gli avvenimenti con gli occhi di Albert. La storia prosegue poi oltre il finale dell'anime e del manga.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella mattina volle passare prima in ospedale per sapere di persona come stava l’amico

Quella mattina volle passare prima in ospedale per sapere di persona come stava l’amico.

“Buongiorno”

“Buongiorno, vorrei vedere il signor Andrew.”

“Lei è il signor?”

“Grandchester”

L’infermiera controllò su una lista, la famiglia aveva dato disposizione che nessuno avvicinasse William; il trambusto generato dall’attentato era stato parecchio ed i giornalisti si erano scatenati; solo poche persone, indicate da Stear ed Archie erano autorizzate a fargli visita. Stear gli aveva detto che lui era sulla lista.

“Bene, salga al secondo piano, stanza 12. C’è l’infermiera, chieda a lei”.

“Grazie”

Salì le scale a capo chino, la testa gli faceva male, non aveva di nuovo dormito ed era in pensiero per Candy. Dopo aver visto Albert sarebbe andato a casa Andrew per sapere come stava, voleva parlarle.

Bussò.

Una voce nota gli rispose “Avanti”

Entrò e stava per protestare quando Candy gli fece cenno di tacere; aveva la divisa da infermiera.

“Che ci fai qui?” sibilò lui! “Solo ieri avevi la febbre altissima!”

“Non fare rumore, vieni fuori”

Si chiese la porta dietro, erano nel corridoio.

Si guardarono negli occhi.

“Ero preoccupata, ieri sera mi sentivo molto  meglio, così sono venuta a vedere come sta.”

“Che ci fai con la divisa?” Terence era visibilmente contrariato.

“Ho lavorato qui per quasi un anno, il primario mi conosce molto bene e conosce anche Albert, era stato ricoverato qui quando è arrivato dall’Europa, non è stato difficile convincerlo ad affidarmelo”.

Un silenzio carico di parole calò tra di loro.

“ Candy credo che noi dobbiamo parlare”

“Lo credo anch’io. Vado a chiamare la capo infermiera perché mandi qualcuno a controllare Albert. Puoi vegliarlo un attimo tu, finchè non torno?”

Terence entrò; Albert aveva un pessimo aspetto, era pallidissimo, il viso sembrava però sereno.

Si accorse che si stava muovendo, si avvicinò al letto.

“Sei diventato infermiere?” chiese a Terence aprendo gli occhi e cercando di scherzare, la voce era flebile e si vedeva che parlare gli costava fatica.

“Non parlare, non sforzarti. Candy dovrebbe arrivare da un momento all’altro.”

“Terence mi raccomando…”

“Albert io..” Lui gli fece cenno di farlo proseguire.

“Ascolta. Sono molto fiero di te. Non è passato giorno in cui  lei non ti abbia pensato. Il dolore vi ha segnato ma siete sopravvissuti e cresciuti” s’interruppe per riprendere fiato, “non lasciarla più sola e tienile testa quando le vengono certe idee balzane!” Sorrise. “Hai capito? Ti vengo a cercare se non la fai felice!”

“Albert ma…” Terence era toccato dalle parole dell’amico, capiva quanto gli stava costando, quello che gli stava dicendo di Candy metteva a tacere la voce che non aveva smesso di parlare dalla sera della festa: quelle parole, le parole di lei erano rivolte a lui, dopo tutto.

“Grazie”, aggiunse, “sei un vero amico. Non ti deluderò!”

Albert fece cenno con la mano come a dire “Non c’è di che”, non aveva più forza per parlare.

In quel mentre si aprì la porta ed entrò Candy.

“Albert….” Disse con un filo di voce avvicinandosi a lui, “Come stai?”

Lui non riusciva a rispondere, poteva solo sorriderle, anche quello gli costava fatica, il suo viso si era illuminato nel vederla entrare. Candy si avvicinò al letto, gli accarezzò il viso stanco, continuando a guardarlo negli occhi.

Terence improvvisamente si sentì come fosse trasparente, escluso da quel dialogo muto tra la ragazza ed il ferito; con un moto di stizza uscì dalla stanza, senza scusarsi per essere finito addosso all’infermiera che stava entrando per sostituire Candy.

“Il tuo Romeo sta scappando” le disse Albert piano, indicando la porta.

Candy gli diede un bacio sulla tempia e uscì di corsa.

“TERENCE!”

“Signorina Candy! Possibile che non abbia ancora imparato a non gridare in corsia?!”

“Scusi dottor Leonard!”

“Terence” chiamò più piano, alla fine lo raggiunse.

 

“Dì un po’, ma tu non stavi male, ieri?” gli occhi mandavano scintille.

“Sì ma ero troppo in pensiero per Albert…”

“Non stai esagerando? Ci sono un sacco di infermiere che si possono prendere cura di lui senza che tu ti debba alzare dal letto con la febbre!” la gelosia lo faceva parlare là dove sarebbe stato meglio tacere; sapeva perché Candy faceva così, sapeva quanto si sentisse in debito per tutto quello che lui aveva fatto per lei ma gli dava fastidio questo attaccamento, la voce in fondo all’anima aveva ricominciato a sussurrare.

Cercò di calmarsi.

“Facciamo due passi?” le chiese.

Raggiunsero in silenzio il prato di fronte all’ospedale, si avviarono verso il boschetto di betulle.

Terence iniziò a parlare.

“Candy…io… è passato così tanto tempo che non so nemmeno da dove iniziare.”

“Come sta Susanna? L’ho vista accanto a te alla festa…”

“Sì, è proprio di questo che volevo parlarti, è questo il motivo per cui ho deciso di venire a quella festa, di vederti. Sai,” proseguì, “con Susanna ho parlato molto, ci sono stati periodi molto cupi ma alla fine si è arresa, ha capito, mi ha lasciato libero..”, si voltò verso di lei prendendole le mai, “libero di vederti, libero di amarti, finalmente, libero di sposarti..se tu mi vuoi ancora”, l’ultima frase la disse con uno sforzo sovraumano, sperando fino in fondo all’anima che lei dicesse di sì.

Non accadde nulla.

Lei lo guardava immobile, gli occhi lucidi, il respiro sospeso, si vedeva che non trovava le parole per dire qualcosa.

“Candy, tu mi vuoi ancora, vero?”

Terence sentiva che gli stava mancando la terra sotto i piedi, aveva vissuto solo per lei, solo per essere degno di lei, aveva avuto la forza di vivere senza di lei perché sapeva che i loro cuori erano una cosa sola, perché da qualche parte nel mondo c’era lei che lo amava e lo stava aspettando, malgrado tutto.

Ora la voce dentro di lui stava gridando: “Si è innamorata di LUI!”.

Continuò ad ignorarla; stava fremendo di rabbia: l’afferrò per i polsi, sperava di scuoterla da quella fissità, di farla parlare ma lei abbassò gli occhi.

“Terence, io..non posso. Ho aspettato tanto di rivederti, sono stata così male, sto così male ma…”, deglutì a fatica, “non posso, non posso…” non riuscì a finire la frase, le lacrime le offuscavano gli occhi, lo stava fissando, quasi come se con gli occhi potessero dire tutto quello che con la voce non riusciva a dire.

“Perché? Perché? Non c’è più niente che ci impedisca di amarci, ho pagato, abbiamo pagato il debito con la sofferenza di questi anni, siamo liberi, verrai a New York con me, ci sposeremo, viaggeremo insieme, abbiamo una vita davanti, non voglio vivere senza di te…HO ASPETTATO TANTO, ABBIAMO ASPETTATO TANTO, CHE TI PRENDE?”

Candy si coprì il viso con le mani e prese a singhiozzare. Lui la guardava senza più forze, non riusciva a capire, sentiva solo che il sogno di cristallo che fin’ora aveva brillato ed era stato la luce della sua vita si stava infrangendo in mille pezzi. La voce in lui continuava a parlare e lui non voleva ascoltarla, faceva troppo male.

Candy cercò di vedere Terence attraverso le lacrime, di dominare i singhiozzi, voleva parlare con voce ferma, non voleva che fosse incrinata dal pianto: le ci volle parecchio sforzo, tremava.

“Terence, ti ho amato tanto, ti voglio bene, io.. io non posso, mi sono accorta che i miei sentimenti sono cambiati, non posso mentire, non sarebbe giusto.”

“Ti ho amato? Che significa?” Era la voce di Terence ad essere incrinata, i suoi occhi blu si velarono di pianto,poi con rabbia “Ti sei innamorata di lui? Vero?”

Candy lo guardò sentendosi gelare, lui aveva capito, aveva capito tutto, decise però di ignorare la domanda.

“Terence, io..”

“COME HAI POTUTO! COME HAI POTUTO!” non riusciva più a controllare il pianto, stava piangendo, non gli importava se l’avrebbero visto tutti, non era in grado di dominarsi.

“Terence, io non ho potuto, non ho scelto, è accaduto ma non posso farti del male, illuderti, dirti che non è vero.”

“Ti sei innamorata di lui? Rispondi!”

“Sì, ma lui non sa. Non ha importanza se c’è un’altra persona nel mio cuore, non ha importanza chi è, so solo che non posso venire con te, non posso sposarti, non posso.”

Si era avvicinata a lui, gli aveva preso il viso tra le mani, Terence si abbandonò a quel contatto, completamente annientato; la prese fra le braccia e la strinse così forte che Candy sentì male ma lo lasciò fare; lo sentiva singhiozzare sommessamente, il viso sul suo collo, le lacrime che le bagnavano la pelle. Anche lei piangeva: come faceva male dirgli che lui non era più al centro della sua vita, fargli capire che l’avrebbe amato lo stesso ma di un amore diverso; aveva un tale peso, un tale nodo duro allo stomaco che faceva fatica a respirare e sentiva il cuore oppresso da un peso enorme.

 

Poco alla volta Terence riuscì a calmarsi, continuava a stringerla, il viso nascosto tra i capelli di Candy, lei aveva ricambiato l’abbraccio e stava accarezzando i capelli bruni del ragazzo.

“Candy, dimmi solo una cosa..se..se non fossimo stati così distanti..se fossi tornato prima...tu credi che..che..”

“Terence, perché ti tormenti con queste domande senza senso..”

“Rispondimi ti prego..”

“Non so..non lo so davvero…forse sì, non so..”

“Quando hai capito? Quando lo hai capito?”

“Perché fai così?” gli chiese lei con dolcezza, “serve solo a farti stare peggio…”

“Rispondimi, per favore”

“Forse lo sapevo già da un po’, ma ho visto chiaramente dentro di me solo l’altra sera, quando ti ho rivisto”

Lui sollevò il viso, gli occhi blu arrossati per il pianto, “Ti amo, ti ho amato dal primo giorno che ti ho visto, nei tuoi occhi ho visto il mio destino, non puoi farci questo…”

“Non rendere più difficile tutto quanto, tu non sai come sto male, aver preso coscienza di cosa è cambiato in me è…angosciante, non l’ho fatto apposta, non l’ho voluto, non l’ho cercato, io non so cosa dire…So solo che ti voglio bene e che se avrai bisogno di me io ci sarò sempre, in qualunque momento, a qualunque ora, dovunque sarò io, dovunque sarai tu….non posso..” le lacrime le scendevano di nuovo sul viso.

“Non mi basta che tu mi voglia bene…”

“Non posso fare di più…”

Lui le prese il viso tra le mani e le sfiorò le labbra con un bacio leggero, avrebbe voluto di più ma si rendeva conto che ora lei non gli apparteneva più.

“Ti amo.”

“Lo so, ti voglio bene.”

“Non ti dimenticherò”

“Non ti dimenticherò”

Terence si perse ancora un attimo negli occhi di smeraldo di Candy, lei contemplò ancora una volta quei due laghi blu che le avevano rubato il cuore su quella nave che andava in Europa anche se lei non lo sapeva ancora.

Poi lui le diede un ultimo bacio sulla fronte e se ne andò senza dire più una parola. Candy restò immobile a guardarlo fin quando lui non scomparve dietro un palazzo. Solo allora Candy si accasciò a terra piangendo amaramente, i singhiozzi non più trattenuti le scuotevano le spalle, si era sentita così male solo quando Anthony era morto, perché quell’addio era molto simile ad una morte, era qualcosa di definitivo, un capitolo della sua vita che si chiudeva e lei non sapeva cosa c’era dopo.

 

  
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