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Autore: Dave1994    28/09/2013    3 recensioni
Per tutti quelli curiosi di sapere cosa accadde dopo quel 28 gennaio, mentre Light Yagami esalava il suo ultimo respiro mortale.
Genere: Angst, Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stolidi idoli di pietra incisi nel suolo lo fissavano crudeli, la bocca spalancata in un ghigno senza tempo come per deridere colui che della morte si era beffato, manipolandola come una marionetta vincolata ai suoi fili.

- C'è qualcuno? - urlò il ragazzo, sudato ed evidentemente terrorizzato. Sebbene il suo animo fosse più forte e beffardo di quello di chiunque altro avesse mai conosciuto, mai avrebbe potuto prevedere tutto questo.

- Aiuto! -

- C'è qualcuno qui?! -

Nessuna risposta. Nemmeno l'eco rimandò a Light il suono delle sue stesse parole, come se fosse destinato all'improvviso ad una vita di silenzio e solitudine. Il gelido terrore dell'oblio, lo stesso che aveva inferto così tante volte a quegli indegni di vivere nel suo mondo perfetto, lo morse dapprima alla bocca dello stomaco e poi al cuore, paralizzandogli quasi il respiro.

No, ci doveva essere un'uscita. Uno sbocco sul mondo al di fuori, ne era certo.

- Ryuk! Aiutami, ti prego! -

- RYUK! -

Ma lo Shinigami non rispose e Light rimase solo ad osservare le tenebre davanti a lui e quella distesa desolata, rocciosa e senza acqua...

- Ryuk, tirami fuori di qui! Per favore! -

- Misa! -

- Misa, dove sei? -

Nemmeno la ragazza rispose. Light non sapeva che anche lei vagabondava da qualche parte in quel deserto senza nome, ma non l'avrebbe mai incontrata. D'altronde, quanto è probabile che due particelle di azoto si incontrino nella sconfinata immensità dell'Universo?

- Vi prego, qualcuno mi risponda! - urlò a squarciagola Light, e all'improvviso pianse. Non lo aveva mai fatto, ma questa volta era decisamente troppo per lui e voleva che tutto quello avesse termine ora, subito. Avrebbe preferito morire, piuttosto che vagare ancora senza meta e senza scopo.

Ma Light non sapeva che era già morto e che questa era la giusta punizione che gli spettava.

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Light Yagami vagò per ore e ore, senza scorgere assolutamente nulla all'orizzonte che non fossero tenebre e rocce.

E quelle facce...lo canzonavano ad ogni spuntone, ad ogni sasso emergente dal suolo. Avrebbe voluto prenderle a calci e a pugni fino a spaccarsi le ossa, strapparsi le unghie e cadere esausto al suolo. Ma non poteva, doveva conservare le forze e camminare, e camminare ancora.

- Ryuk...Misa...vi prego, non lasciatemi qui da solo. -

- Vi prego... -

- L... -

- ...dove sei? -

Nessuno rispose, ancora una volta.

Le tenebre accolsero il suono della sua voce e gelose lo tennero per sé, senza restituirglielo nemmeno in forma di eco.

Light vagò e vagò ancora, finché trascorsero i giorni, le settimane e infine i mesi. Quando perse il conto del tempo, il ragazzo cominciò ad impazzire e a domandarsi se quello non fosse altro che un incubo.

Ma se davvero era così, perché allora non riusciva a svegliarsi?

Il Mu, spietato, aveva accolto Light senza dargli il conforto né della compagnia, né delle allucinazioni. Almeno quelle lo avrebbero illuso abbastanza a lungo da non farlo uscire pazzo.

Light camminò finché trascorsero gli anni e mai quelle facce incise nella roccia smisero di deriderlo, ricordandogli ad ogni passo l'enormità della sua colpa.

Ed ora, come un Dio solitario e condannato all'esilio, vagava senza sosta e senza meta senza smettere di sussurrare i nomi che gli offuscavano il cuore e la mente.

Ryuk.

Misa.

L.

Nessuno di loro tuttavia gli rispose mai, e alla fine Light implorò di morire.

Ma il Mu, ancora una volta, lo sorprese per la sua crudeltà regalandogli altro silenzio e altra solitudine.

Allora Light, un giorno come un altro, si cavò gli occhi con le sue stesse mani e provò a suicidarsi in molti modi, ma senza riuscirci. Era come se il suo corpo e la sua anima non volessero morire.

L'oblio non poteva concedergli questo dono, non dopo quello che aveva fatto.

Così il ragazzo riprese il suo fardello, riprendendo a camminare in quell'oscurità che ora era diventata definitiva ed eterna.

Ma almeno ora non poteva più vedere quei volti tesi e gonfi di disprezzo, se non nella distorta landa dei suoi ricordi. Un regno disperato e sofferente almeno quanto quello fatto di oscurità e rocce che all'improvviso lo aveva avvolto, quel 28 gennaio così lontano.

  
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