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Autore: kk549210    28/09/2013    3 recensioni
Harm e Mac ora sono sposati, ma la loro vita sarà davvero felice come hanno sempre sognato?
Seguito di "Cuore di padre".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Bud Roberts, Harmon 'Harm' Rabb, Harriet Sims, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuore di padre'
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“Stiamo per atterrare all’aeroporto Logan di Boston. Allacciate le cinture di sicurezza”. La voce della hostess nell’altoparlante riscosse Mac dallo stato di torpore a cui si era abbandonata nell’inane tentativo di non pensare. “Hanno sparato ad Harm”.  Chiudere gli occhi non le era servito a nulla.  Angoscia, tormento, paura non l’avevano abbandonata un secondo. Quelle parole di Mattie le rimbombavano nella testa come un tuono minaccioso. E la conferma era arrivata anche da Cresswell, avvertito in via ufficiale dalla Polizia di Boston. “Hanno sparato ad Harm”.  Davanti agli occhi di Mac, la porta del futuro sembrava chiudersi inesorabilmente. L’aereo aveva cominciato la sua discesa. Un fragore assordante, come di migliaia di sistri d’argento, le spaccava i timpani. Non aveva mai avuto problemi in volo, ma quella volta le sembrava di impazzire. C’era come un trapano che le sfracellava il cranio e lei non vedeva l’ora di essere a terra.  Anche se laggiù anche l’ultimo barlume di speranza si era forse smorzato per sempre. Le parole crudeli che gli aveva rivolto, il suo ostinato chiudersi in se stessa, l’ossessiva ricerca della maternità che l’avevano portata a considerarlo non più il compagno della sua vita, ma come un mero strumento di riproduzione… tutto ricadeva sulla sua testa come una fitta grandinata di piombo. Voleva avere ancora cinque minuti con lui. Per guardarlo negli occhi almeno un’ultima volta e chiedergli perdono.
 
 
Salendo in taxi diretta al Boston Medical Center, Mac riaccese apaticamente il cellulare. La città si stava pigramente risvegliando nella mattina tardo autunnale. Gli alberi dei viali, ormai spogli delle loro dorate corone, non facevano che amplificare la malinconia e la colpevole angoscia che lei covava nel cuore. E l’area nebbiosa e plumbea le schiacciava l’anima con oscuri presagi.
Bip. Bip. Un sms in arrivo. Stava per cancellarlo – “La solita pubblicità da risveglio”- quando si accorse che era di Harriet.
“Carissima Sarah, ti siamo vicini. Un abbraccio fortissimo, B&H”.

Quelle poche parole le riscaldarono il cuore e le riaccesero un barlume di speranza. I suoi amici l’avevano perdonata, anche se era stata davvero orribile con loro. Ora sentiva che anche Harm l’avrebbe fatto. Non poteva lasciarla così.
“Aspettami, amore mio. Sto arrivando”.   
 
 
All’ospedale trovò Mattie addormentata su una sedia in corridoio, con la testa abbandonata sulla spalla di una sconosciuta che le accarezzava i capelli. La notte doveva essere stata molto dura. Sui loro volti tensione, stanchezza e dolore si fondevano, stravolgendo i loro lineamenti.
 
 
Jordan aveva vegliato tutta la notte con Mattie, davanti alla stanza di Harm. – Resto io qui con lei – aveva detto a Woody – Tu domani devi andare al lavoro. Io ho già parlato con Garrett e mi ha dato un permesso. Meglio assecondarla, la psicopatica incinta, se non vuole ritrovarsi steso in Autopsia 1… E poi me la cavo discretamente con i ragazzi, non dimenticare che ho avuto in affido Kyla per un mese -. All’alba la ragazza era crollata tra le sue braccia e lei era rimasta a custodire dolcemente il suo sonno e quello di Harm, ancora in coma al di là del vetro. “Non temere piccolina, tra un po’ tuo padre si sveglierà e tutto tornerà come prima. Meglio di prima”.
La dottoressa, con gli occhi tirati e appesantiti dalla terribile nottata insonne, scorse una donna che stava percorrendo il corridoio con passo trafelato. Quando fu più vicina a loro, capì che era la moglie di Harm. Destò Mattie con una carezza e si alzò per accogliere Sarah con un greve peso sul cuore. Nonostante la lunga esperienza all’obitorio, non era ancora vaccinata al dolore.
- Buongiorno… - disse Jordan tendendole la mano.
- Sarah! – Mattie si riscosse dal sonno e le buttò le braccia al collo. Mac se la strinse forte, vicino al cuore, e scoppiò a piangere.
Jordan si allontanò per non disturbare la loro intimità e per cercare il medico di guardia.
- Potete entrare da lui. Il medico ha dato l’OK – disse ritornando dopo alcuni minuti.
- Grazie, di tutto – fece Mac prendendole con calore la mano tra le sue.
La dottoressa Cavanaugh sorrise. Mattie l’abbracciò forte. Quella donna appena conosciuta, con dolce discrezione,  le aveva infuso una forza inattesa.
 
 
Harm continuava a dormire il suo sonno chimico, sereno ma imperscrutabile.
- Mamma, – disse la ragazza con spontaneità - non avere paura! Papà si sveglierà presto… Ora però stai un po’ sola con lui… Ne avete bisogno.
 
Rimasta sola nella fredda stanza in penombra, Mac si accostò con timore e tremore al capezzale di suo marito. Vederlo così debole e indifeso la inondò di angoscia e al contempo di tenerezza. Avrebbe voluto proteggerlo, combattere contro quel mostro che se lo voleva portare via. Gli prese la mano tra le sue e gli parlò dolcemente.
- Perdonami, Harm. Sono stata cocciuta, ossessiva ed egoista. Tanto egoista. Avevo la cosa più preziosa del mondo e l’ho fatta in mille pezzi. Ti ho fatto soffrire senza motivo. Tu mi chiedevi  di condividere con te tutta la mia vita, come tu facevi con me. Ma io mi sono chiusa nelle mie paure e nelle mie fissazioni. Mettere al mondo un figlio dovrebbe essere un gesto d’amore, ma io ne ho fatto una questione di orgoglio personale. L’ho capito solo ora. I figli sono figli, comunque vengano. La cosa che conta è il cuore. Quando me lo dicevi io non ti ascoltavo nemmeno, ero troppo piena di me per farlo. E ora, anche se vorrai lasciarmi, non importa. Mi importa soltanto vederti felice.

Sarah non sapeva se Harm riuscisse a sentirla. Ma il solo fatto di avergli spalancato il suo cuore, senza protezioni e senza infingimenti, come mai aveva fatto davvero con lui, cominciò a infonderle serenità. La tensione delle ultime ore si stava allentando e veniva sostituita da una tenue ma persistente speranza. Harm si sarebbe ridestato dal coma e la vita sarebbe andata avanti. In qualunque modo.
Le mancarono le forze. Si abbandonò a sedere su una poltrona in un angolo. Solo in quel momento si rese conto che Mattie, poco prima, in quella stessa stanza semibuia, le aveva fatto il più bel dono che potesse desiderare. E pianse di gioia.
  
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