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Autore: Kirara_Kiwisa    29/09/2013    2 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Cercai di dormire qualche ora, tentando di dimenticare lo sguardo infuriato del Capitano.
I suoi occhi neri mi rincorrevano non appena socchiudevo i miei. Mi aveva seriamente odiato in quel frangente, solamente perché credeva avessi ferito Hunter. Non riuscivo a comprendere cosa avesse di tanto speciale quel ragazzo. Un’intera nave di demoni gli portava il proprio rispetto, pareva essere superiore a tutti eppure non ne vedevo un apparente motivo. Poi c’era quella strana coincidenza della nave. La Gold si era inclinata non appena lo stregone si era accasciato a terra. Questi pensieri tormentarono il mio sonno fino al tramonto, quando dovetti vestirmi e presentarmi a lavoro. Titubante e se pur riluttante, mi diressi lentamente verso l’armeria. Disertai la cena in mensa, oppure la colazione per i demoni che si levavano dopo il calo del sole. Avevo lo stomaco chiuso e il pensiero di tornare da quel vecchio pazzo non aiutava. Sfilai per i corridoi della nave sospirando, vestita finalmente decentemente. In un angolo remoto dell’armadio avevo trovato per caso un paio di pantaloni neri e una camicia da donna bianca. Non me ne sarei più separata. Finalmente accantonavo gli abiti settecenteschi. Mi toccai istintivamente i capelli, non percependoli più dietro alla nuca. Sbuffai. Grazie al Capitano almeno non avevo più bisogno di legarli. Quello strano taglio a caschetto, irregolare visto che davanti erano decisamente più lunghi, mi permetteva di muovermi meglio. Compresi che tutti i mali non vengono per nuocere. E poi, sarebbero ricresciuti.
 
Mi bloccai davanti alla porta dell’armeria, facendo un grosso sospiro prima di entrare.
Diedi un’occhiata furtiva al suo interno ancor prima di fare un passo oltre la soglia. Non riuscì a scorgere il vecchio pazzo, così entrai. Scioccamente, cercai il cadavere del grosso demone con la canottiera verde. Era ovvio che Barbas se ne fosse liberato, adesso al posto del morto si ergevano due barili di polvere da sparo.
- Eccoti qui-
Saltai in aria.
- Quasi non ti riconoscevo-
Ammise l’anziano pirata, puntando il dito sugli abiti e mimando il taglio di capelli che avevo subìto.
- Stai bene, non sembri più una bambolina di porcellana-
Non risposi, fissandolo con sospetto per tutto il tempo. L’uomo ignorò il mio comportamento e continuò a parlare, ridacchiando e scherzando come se il giorno prima non fosse successo niente.
- C’è un bel po’ di lavoro, signorina. Dovremmo iniziare subito-
Elencando ciò che avrei dovuto imparare quel giorno, si diresse verso un grosso baule impolverato. Lo aprì, frugando al suo interno. Il suono metallico mi fece presagire che dentro ci fossero delle pistole e credetti che ne avrebbe prese alcune. Al contrario tirò fuori una fiasca di Brandy, bevendone avidamente per poi tornare a nasconderla all’interno del baule.
- Immaginavo che saresti stata entusiasta, ma non fino a questo punto. Cerca di non sforzarti troppo-
Borbottò ridacchiando. Persi la pazienza.
- Cosa ti aspettavi?-
Gridai avanzando di un passo verso di lui.
- Hai cercato di incolpare me! Mi hai chiesto di disfarti del…-
- Shhh-
Il demone mi azzittì, muovendo le mani in segno di abbassare la voce.
- Meglio che nessuno sappia cosa è successo, non credi?-
Continuò la creatura, procedendo verso un barile.
Fra la densa e nera polvere da sparo, estrasse una seconda bottiglia, più grande, di Gin.
- Perché mai dovrei coprirti? E perché mi hai trascinato in questo lavoro?!-
- Perché io e te siamo uguali, mia cara-
Sbottò l’uomo, sedendosi su di una cassa sorseggiando il liquore.
- Siamo maledetti-
Rabbrividì, indietreggiando nonostante fossi già parecchio lontana da quegli occhi angoscianti.
- Non so di cosa tu stia parlando-
- Oh avanti dolcezza!-
Gridò il demone, echeggiando fra le alti pareti dell’armeria.
- Siamo solo io e te qua dentro. Hai paura che i fucili vadano a raccontare qualcosa a qualcuno?-
Mi guardai intorno, stranita. Prima voleva che abbassassi la voce e poi urlava, dichiarando che nessuno poteva sentirci. Sì, metteva fortemente angoscia.
- Ho visto quello che hai fatto a Joe, come tu hai visto quello che io ho fatto a Joe-
Continuò il vecchio.
- Io…non credo di aver capito cosa gli hai fatto-
- Il mio corpo lo ha ucciso-
Ammise la creatura, posando il Gin e avanzando verso una cassa di pezzi di ricambio per pistole. Incredibilmente, tirò fuori del Rum e continuò a bere conversando.
- Ovvero, il mio sistema di difesa lo ha fatto. Uccide chiunque cerchi di uccidere me. E’ la mia maledizione, non posso morire, solo seppellire cadaveri-
Rimasi immobile a scrutare nei suoi occhi verdi impalliditi. Anche lui aveva sperimentato il dolore di nuocere agli altri senza volerlo.
- Si trattava di gente che ha provato a farti del male…-
Mormorai.
- Non certo delle brave persone-
- Hai mai provato a fare la lotta con qualcuno?-
Sbottò l’uomo, alzandosi verso di me con il dito puntato contro.
- Fra amici? Per scherzo?-
- No-
Ammisi, provando una fitta allo stomaco.
- Già. Nemmeno io-
Bevve un ultimo sorso, prima di deporre il Rum al suo posto.
Tacqui, fissando intimorita il suo sguardo deciso e sagace. Dietro al suo sorriso leggevo una consapevolezza e una saggezza che mi faceva venire la pelle d’oca. Anche lui, come me, sapeva cosa significasse essere diverso.
- Hai mai ucciso qualcuno a cui volevi bene?-
Domandai, avvicinandomi leggermente alla sua figura. Il sorriso beffardo del demone scomparve per la prima volta, divenendo immensamente triste per un istante. Subito dopo si rasserenò, nonostante i suoi occhi non furono in grado di nascondere lo strazio del suo cuore.
- Tu? Lo hai mai fatto?-
Annuì, forse con lo stesso sguardo e tristezza che il demone mi stava rivolgendo in quel momento.
- Ecco perché dobbiamo lavorare insieme-
Sbottò la creatura tirando fuori una fiaschetta dai pantaloni e brindando a me.
- I mostri si spalleggiano a vicenda-
Gridò avvicinandosi ad un tavolo di lavoro con fogli e istruzioni poggiate sopra. Iniziò a frugare fra le pagine di qualche libro, alla ricerca dei principi dell’uso e della cura delle armi.
- E in un’intera nave di demoni…-
Cominciai dicendo, avanzando verso il tavolo.
- Tu non hai trovato un altro “mostro” con cui poterti spalleggiare?-
Il demone si bloccò un istante, poggiando il libro che aveva fra le mani e sospirando.
- Maledizioni simili non sono comuni, neanche fra i demoni-
Spiegò il vecchio.
- Sono rari i casi che ho visto nella mia lunga vita, poche le persone con la mia stessa sfortuna-
- Come funziona il tuo potere?-
Domandai, incuriosita.
- Il cuore dell’aggressore si ferma, non appena mette a rischio la mia vita. Il tuo come funzionava?-
- Funzionava?-
- Hai lo sguardo desideroso della mia maledizione, come se tu avessi appena perso la tua-
Spiegò riponendo il liquore e, forse, smettendo di bere.
- Oltre la tristezza, in te vedo la paura di chi non è abituato ad essere vulnerabile. C’era dell’altro oltre lo strano sortilegio delle tue mani-
Sospirai.
- Il mio corpo brucia-
Raccontai.
- Il sortilegio non è solo alle mani e non si tratta affatto di un sortilegio. Sono fatta così, a causa della razza mista il sangue mi brucia nelle vene e rende il mio tocco pericoloso. Appartengo alla magia bianca, se tocco i demoni questi vengono feriti maggiormente-
Il vecchio annuì, senza porre domande a riguardo. Sembrava ormai essere abituato a tutto.
- Ma c’è dell’altro-
Mi spronò a continuare, tirando fuori nuovamente il Rum.
- Sì, ero più potente una volta-
Spiegai con un sospiro.
- Avevo un oggetto, una piuma, che interagiva solo con me. Mi proteggeva e inceneriva chiunque provasse a farmi del male. Era un buon incantesimo, intelligente, appartenente alla magia celeste. Non ha mai ferito nessuno per sbaglio. Non era una maledizione-
- A fare danni era l’altra maledizione, quella del sangue misto. Dico bene?-
Annuì.
- Questa è più difficile da controllare-
Bofonchiai, fissandomi i palmi delle mani.
- Ci vuole e tempo e concentrazione per annullarla. Se per caso qualcuno mi cogliesse alla sprovvista e mi abbracciasse…io lo ferirei. E nel caso…-
Dissi, provando un forte bruciore agli occhi.
- Nel caso fosse una creatura terribilmente debole e delicata-
Continuai sospirando e cercando di controllare le mie emozioni.
- La ucciderei in un attimo senza riuscire ad accorgermene-
Il demone mi fissò, dandomi il tempo di ricompormi. Dopodiché mi sorrise, dandomi una pacca sulla spalla attraverso la camicia che indossavo.
- Devi circondarti di persone robuste allora, che non muoiano al primo tocco-
Inizialmente sorrisi, concordando. Poi pensai a Nolan e istintivamente mi strinsi il polso. Sotto quel polsino nero si nascondeva il marchio dell’unica persona a cui non potevo fare del male. E, invece di stargli vicino, me ne stavo allontanando terribilmente.
- Guarda un po’-
Mi volsi alla voce stridula di Lucyndra.
- La coppia più improbabile della Gold-
- Buonasera Lucyndra-
Salutò cordialmente il vecchio, nascondendo la fiaschetta di Rum nei pantaloni.
- Stavi bevendo Barbas?-
- Certo che no Signora Comandante-
- Sai che è proibito in servizio, non è vero?-
Domandò aspramente la ragazza, avvicinandosi con il suo completino nero attillato.
- Sì mia Capitana-
La vampira fece un sorrisetto beffardo, voltandosi leggermente verso di me. Mi fissò seriamente con i suoi occhi viola scuro, per un attimo temetti che volesse mangiarmi.
- I capelli corti ti donano, sai?-
Sobbalzai, a quello che sembrava quasi un complimento.
- Il Capitano ha fatto bene a tagliarteli-
Assestai la frecciatina, cercando di contenermi.
- Mi ha detto che il trambusto di questo pomeriggio è stata opera tua-
Continuò, incrociando le braccia.
- Ancora una volta, ci hai svegliato. Sai, divento molto irritabile se non dormo bene-
Strinsi i pugni, aprendo la bocca per rispondere. Barbas si pose leggermente dietro le spalle del comandante in seconda, iniziando a farmi strani gesti con le mani.
- Io…-
Iniziai, bloccata dal demone che mi stava suggerendo di lasciar perdere. Sospirai innanzi alle mani incrociate del vecchio, decidendo di ascoltarlo.
- Io sono mortificata, comandante. Non succederà più-
- Certo che no-
Sbottò la donna.
- Anche perché la prossima volta il Capitano non ti taglierà solo i capelli-
Stavo per reagire, quando Barbas venne avanti ponendosi fra noi due.
- Posso chiedere il motivo della vostra visita, illustre Signora? Necessitate di un’arma?-
- No-
Affermò la ragazza.
- Detesto le pistole. Sono venuta per capire perché tu abbia scelto lei come nuovo polveriere-
- Qualcosa non va?-
- Non è consono che una…-
Cominciò la vampira, bloccandosi a fissarmi e indicando la mia intera figura.
- Una…-
Incrociai le braccia roteando gli occhi, aspettando di ascoltare quale aggettivo tirasse fuori.
- Una nuova?-
Propose Barbas.
- Sì, diciamo così. Non è consono che una “nuova” ricopra una posizione di rilievo. Sono venuta per portarla nelle cucine. Lavorerà come sguattera per il cuoco. All’occorrenza porterà anche le pentole sul ponte come dispensiere-
Rabbrividì al solo pensiero di lavorare vicino al calore dei fornelli e a portare un peso simile per mezza nave. Mi ritrovai nuovamente a stringere i pugni e a digrignare i denti, desiderosa di saltarle addosso. A questo punto l’armeria non pareva più tanto male.
- Perdonate Signora, ho già ricevuto l’autorizzazione del capo ciurma e dal luogotenente. La ragazza ormai è assegnata qui-
Lucyndra strinse la frusta nera che portava al fianco, voltandosi verso il vecchio dalla barba grigia decisamente infastidita.
- Io sono sopra a tutti loro e ti dico che la “nuova” verrà affidata alle cucine-
Proferì la sorella del Capitano, avvicinando minacciosamente i suoi occhi viola a quelli verdi spenti dell’armaiolo. L’uomo smilzo accostò il suo volto a quello della vampira, imitandola.
I due si fissarono seriamente, squadrandosi incessantemente senza che nessuno cedesse.
- Hunter era entusiasta che la ragazza lavorasse qui-
Enunciò infine Barbas, facendo retrocedere la donna. Io sobbalzai leggermente, non capacitandomi di come potesse porre un mozzo sullo stesso piano di un luogotenente.
- E dubito che il Capitano non sia d’accordo con lui, altrimenti avrebbe preso provvedimenti quando Hunter glielo ha detto. Perché sicuramente l’ha fatto. Come tu sai, quei due si dicono tutto-
Il comandante in seconda fece una smorfia, stringendo impettita la frusta. Arretrò fulminando dapprima il vecchio, poi passò a me. Sembrava volermi incenerire con lo sguardo, tanto che mi fece venire la pelle d’oca. Se ne andò, senza aggiungere altro. Scomparve in fretta dall’armeria dirigendosi chissà dove, decisamente di pessimo umore.
- Devi stare attenta a lei-
Ghignò il demone, riprendendo la fiaschetta dai pantaloni.
- Non mi sembra che ti abbia preso in simpatia-
- Già-
Borbottai.
- E’ reciproco-
 
La prima notte del mio lavoro passò ad imparare le caratteristiche delle pistole ospitate nell’armeria della nave. Il polveriere doveva occuparsi della loro cura, manutenzione e che non ne sparisse mai una. Erano un’ottima merce di scambio sulla nave, per questo dovevano essere tenute sempre sotto chiave. Solo alcuni demoni potevano portare sempre un’arma con loro, il resto doveva accontentarsi di impugnarle solamente per gli arrembaggi. Barbas disse che se mettevi una pistola in mano ad ogni demone pirata della nave, in mezz’ora non ci sarebbe più stato un equipaggio di cui doversi preoccupare. Erano più letali dei loro poteri stessi, forse perché le pallottole erano più veloci oppure perché in realtà non sapevano usarle. Mentre ascoltavo mi chiedevo perché fossi finita lì. Io detestavo le pistole.
- Quasi tutte sono avancariche-
Spiegò il vecchio, maneggiandone una per mostrarmi la lunga canna che le caratterizzava.
- Credo fossero le meno costose sul mercato-
Terminò ridendo e porgendomela.
La presi fra le mani, capacitandomi subito di quanto fosse pesante. Cercai di puntarla contro il pavimento, rendendomi conto che mirare il bersaglio con una canna d’acciaio così lunga non fosse affatto facile. Era difficile da maneggiare, nonostante l’impugnatura in legno. Però era legante, con dei disegni che ricordavo un colore vagamente oro.
- Avranno più di cento anno ma funzionano ancora-
Continuò Barbas, prendendone un’altra per spiegarmi le varie componenti dell’arma.
La canna, con il diametro interno fisso che si chiamava calibro. Alcune presentavano una rigatura all’interno della canna. La calciatura in legno, che facilitava l’impugnatura e attutiva il rinculo dell’esplosione. La parte posteriore si chiamava culatta. Iniziai a perdermi quando disse che in essa c’era un piccolo foro perpendicolare alla canna, attraverso cui il sistema d’accensione innescava il sistema di deflagrazione di polvere nera. Sospirai quando iniziò a spiegarmi i quattro tipi esistenti del sistema di percussione. Miccia, ruota, pietra, percussione. Avrei dovuto imparare ad usarle tutte.
Sospirai nuovamente e nuovamente mi domandai cosa cavolo ci facessi lì.
Dopo un’accurata spiegazione, mi mostrò altri due tipi di pistola. Era tenute separatamente, lontano dalle antiquate avancariche. In diversi bauli, il demone teneva delle armi a colpi multipli e a colpi singolo Wheellock a ruota. Erano le migliori e potevano essere utilizzate solo dagli stretti collaboratori del Capitano.
Dopo ore di spiegazione, Barbas mi lasciò andare. Passai di sfuggita dalla cucina a rubare del pane, del formaggio e filai a letto. Al sorgere del sole, come un vampiro, mi chiusi in camera per uscirne solamente poco prima del tramonto. Feci un bagno, indossai i preziosi pantaloni che avevo trovato, gli stivali neri e mi diressi in mensa. La stomaco borbottava, risentendo del semi digiuno del giorno precedente. Entrai nella grande stanza, per la prima volta da quando il comandante mi aveva tagliato i capelli. I demoni si bloccarono a fissarmi, sicuramente la voce di ciò che era successo aveva già fatto il giro completo della nave e ritorno.
Sfilai davanti ai loro occhi con sicurezza, scrutandoli altrettanto. I pirati del turno di giorno stavano cenando, mentre quelli del turno di notte, che si erano appena, levati facevano colazione. Era uno dei rari momenti in cui i demoni dei due turni si incrociavano. Mi stavo dirigendo lentamente verso il gruppo di notte, quando una voce si levò dalle mie spalle.
- Eccola lì! La donna che mi ha salvato la pelle!-
Mi bloccai all’istante, con in mano un piatto di pane e marmellata. Mi volsi timidamente.
L’enorme figura di Thos si stagliava su quella dei compagni del turno di giorno, intenti a mangiare carne e uova con appetito. Il suo dito indice era puntato verso di me e in un attimo mezza mensa prese ad urlare e a battere le mani verso di me.
Demoni che mi applaudivano. Questa era nuova. Se pur inizialmente fossero restii, presto anche il turno di notte prese ad applaudirmi. Alcuni si alzarono pure in piedi. Rimasi impietrita con la colazione fra le mani, chiedendomi cosa dovessi fare. Hunter corse a salvarmi dall’imbarazzo, raggiungendomi a saltelli e spintonandomi per scherzo.
- La voce si è sparsa in fretta-
Spiegò il ragazzino, abbracciandomi attraverso la camicia bianca.
- In fondo è una nave noiosa!-
Un vascello d’oro massiccio con equipaggio demoni pirati ricercati in tutto il mondo e comandati da un vampiro centenario. Sì, proprio una nave noiosa.
Anche Thos mi raggiunse in mezzo agli applausi della folla, cercando di calmarli alzando le mani.
- Ha rischiato la vita per salvare la mia! Adesso ho un debito con questa ragazza! Chi oserà ancora sparlare di lei, dovrà vedersela con me!-
- Sparlavano di me?-
Domandai sussurrando ad Hunter. Lo stregone sorrise candidamente.
- E’ una nave noiosa-
- Già-
Sospirai, ruotando gli occhi.
- Thos! Raccontaci ancora come è andata!-
Improvvisandosi narratore di professione, il demone muscoloso iniziò a spiegare con la sua voce possente di come avessi affrontato Hyner. Avevo avanzato coraggiosamente facendomi carico delle sue colpe mentre la spada del Capitano stava scendendo sul suo collo. Sfidando il rischio di perdere la testa a mia volta, avevo ammesso di aver colpito Hunter. Mi allontanai con quest’ultimo, notando come ormai l’attenzione non fosse più su di me. Ci sedemmo ad un tavolo oltre la folla, accostato ad un angolo della mensa.
- Hai colto esattamente il mio consiglio. Superiore e indispensabile-
- Sono indispensabile?-
- Non ancora ma lo sarai presto. Sicuramente sei superiore a loro per coraggio. Nessuno ha mai affrontato così la spada del Capitano-
Iniziai a mangiare, pensando che in realtà non avevo fatto niente di che. Affrontare la sua o quella di Abrahel, non c’era molto differenza. A questo pensiero lo stomaco si chiuse di colpo. Posai il pane, con una mano sulla pancia. Iniziava a salirmi la nausea.
- Tutto bene?-
Domandò il ragazzino.
- Sì. Solo…brutti pensieri-
- Come possiamo scacciarli via?-
Scacciarli. Già, non c’era da fare altro. Certamente non potevo tornare alla vita da cui stavo scappando. Vivere con Nolan, spostandomi da una città all’altra con il pericolo che Abrahel o Isaac ci trovassero. Al pensiero del membro del concilio dovetti pormi una mano sulla bocca per non vomitare.
- Forse ti farebbe bene parlarne-
- Per carità-
Sbottai.
- Avrei solo bisogno di dimenticarli, così forse tornerei a dormire-
Capì subito quanto fosse sciocca quella frase. In ogni caso il marchio di Nolan non mi avrebbe lasciato pace. Anche senza i suoi ricordi, avrei continuato a sognarlo su quel suo grande trono affiancato da Lilith e Abaddon. L’immagine dell’angelo caduto fu il colpo di grazia. Sbiancai, pensando seriamente di dover vomitare. Hunter mi raggiunse dall’altro lato del tavolo, afferrandomi e portandomi fuori dalla mensa. Con una scorciatoia, mi condusse sino al ponte, all’aria fresca.
Era praticamente deserto. Tutti stavano mangiando ed io potei riprendermi senza temere di essere vista in quel momento di debolezza. Mi aggrappai alla balaustra, liberando lo stomaco pressoché già vuoto verso l’oceano. In quel caso, i capelli corti furono utili.
Il sole era appena tramontato, tingendo l’orizzonte d’oscurità. La brezza della notte mi aiutò a respirare. Tolsi anche l’anello, così da sentirmi maggiormente libera.
- Devono essere pensieri molto pesanti-
Commentò il ragazzo, di cui mi ero quasi dimenticata la presenza.
- Già…indigeribili-
Affermai, cercando di fare una battuta in un momento in cui avrei voluto mettermi a piangere.
Mi accasciai sul ponte, con la schiena verso la balaustra. Sospirai, poggiando la testa sul parapetto dorato. Dovevo trovare una soluzione, non potevo sempre sentirmi male al solo pensiero dei mesi appena trascorsi.
- Da cosa stai scappando, Victoria?-
Domandò Hunter, forse serio per la prima volta da quando avevo messo piede sulla Gold. Abbassai gli occhi, non riuscendo ad incrociare i suoi. Come fare a spiegare da cosa stavo scappando senza tornare a vomitare? Tutto ciò che girava intorno a Nolan e ai momenti trascorsi insieme, mi infliggeva un dolore incalcolabile. Dalla tristezza, all’amarezza, adesso iniziavo a risentirne fisicamente. Invece che migliorare, sembravo peggiorare. Iniziai a credere che imbarcarmi non fosse servito a niente.
- Allora?-
Incalzò gentilmente lo stregone, aspettando ancora una risposta. Sorrisi, chiudendo gli occhi.
- Da uno stupido-
Sbottai.
- Sto scappando da una stupida civetta dagli occhi gialli che per fortuna non ha la minima idea di dove io sia-
Istintivamente toccai il marchio, percependo del bagnato sul polsino. Con orrore scoprì che lo avevo macchiato poco prima, nell’intento di vomitare anche il dolore che provavo dentro di me.
Lo tolsi immediatamente, non accettando di indossare qualcosa che contenesse succhi gastrici. Dopo un bel po’ di tempo, tornai così a vedere il marchio. Sospirai, mentre la faccia di Hunter sbiancò completamente. Lo fissai, domandandomi quale fosse il problema.
Il ragazzo stette accucciato vicino a me, con lo sguardo perso, per qualche secondo. Gli posi una mano davanti al volto, agitandola per riportarlo sul pianeta Terra. Neanche così rinsavì.
- Chi…chi te lo ha fatto?-
Domandò allibito. Abbassai lo sguardo fino al marchio, chiedendomi cosa ci fosse di tanto strano.
Si era fatto spaventare da due punti uniti da due linee.
- La stupida civetta-
Hunter si riperse nuovamente nei meandri della sua mente. Iniziai a preoccuparmi.
- Stai bene?-
- Chiedi a me se sto bene?!-
Sbottò, risvegliandosi dallo stato catatonico.
- Tu sei stata marchiata!-
- Lo so, ma non ha fatto così male…-
- Chi è stato a fartelo?-
Sbuffai, domandandomi se stesse dormendo.
- Te già l’ho detto Hunter, ci sei?-
Si alzò, ponendosi le mani dietro la testa e iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro davanti a me.
- Il Capitano sa che sei stata marchiata?-
- No-
- Certo, certo che non lo sa. Non ti avrebbe mai fatto salire-
- Qual è il problema?-
Chiesi, leggermente irrequieta. Obbligai Hunter a fermarsi e a rispondermi. Il ragazzo cercò di darsi una calmata, respirando profondamente.
- Chi è stato a marchiarti?-
Roteai gli occhi facendo un grosso respiro.
- E’ stato un demone, Hunter-
- Ovvio che è stato un demone. Certamente non è opera di una fata senza ali-
Replicò, alzando la voce istericamente. Seduta sul ponte, lo pregai di fare piano e lo stregone, in piedi davanti a me, provò a calmarsi nuovamente. Stette immobile ad occhi chiusi per un momento, forse contando fino a dieci.
- Victoria-
Iniziò, dicendo con molta pazienza. Io lo fissai dal basso verso l’alto, curiosa.
- Non tutti i demoni sono in grado di usare una magia del genere-
- Ah no?-
Domandai, seriamente sorpresa.
- Certo che no! E’ magia antica, molto antica e potente. È precedente a tutte le guerre fra il Regno dei Demoni e quello degli uomini. Ormai nessuno padroneggia incantesimi simili, sono in pochi che ancora li sanno usare-
- Tipo?-
- I più antichi, che ancora ricordano come fare. I più potenti, che hanno obbligato i più antichi ad insegnarglielo oppure…-
- Oppure?-
- Ovviamente la famiglia reale. I Lancaster sono la discendenza più antica e potente, dunque anche loro saprebbero applicare un marchio del genere. Ma tu sai cosa vuol dire?-
Domandò, indicando il marchio.
- E’ un incantesimo di collegamento-
Risposi.
- Chi me lo ha posto saprà sempre dove mi trovo e mi raggiungerà sempre in un attimo-
- E poi? Cos’altro sai?-
- Che sparirà solo se chi me lo ha posto muore. Ah, e so che se questa persona rischia la vita il marchio si illumina e fa un male terribile-
- Tutto qui? Davvero non sai altro?-
- Cos’altro dovrei sapere?-
Domandai, improvvisamente mi tornò alla mente una questione lasciata in sospeso.
- Chi è stato marchiato si innamora di chi glielo ha posto?-
Chiesi scattando in piedi, avanzando fino a giungere ad un palmo dal naso di Hunter, alzandomi sulle punte per raggiungerlo.
- Cosa? No!-
- Oh-
Sbottai, tristemente.
- Questo non è solo un incantesimo di collegamento. E’ una delle magie nere più potenti dei demoni. E’ un sortilegio di possesso. Dal momento che ti è stato posto il demone ti possiede, tu sarai sua fino a che lui non morirà-
- In che senso…sarò sua?-
- Possiede ogni tipo di diritto su di te! Quasi come un padrone con il suo cucciolo! Una madre con il suo piccolo!-
- Eh?-
Domandai non capendo. Lo stregone roteò gli occhi.
- Se questa persona si presentasse su questa nave e ti ordinasse di seguirlo, nessuno di noi potrebbe fare niente. Anche se sei un membro dell’equipaggio, il Capitano Hyner sarebbe costretto a restituirti a lui secondo la legge. Sei alla pari di un oggetto! Come hai potuto farti marchiare?-
Tornò a salire la nausea.
- Questo non me lo aveva detto-
Mormorai, scioccata.
- Nessuno usa più questo incantesimo sugli umani e sulle streghe-
Continuò il ragazzo.
- Dopo le due guerre non ce ne è il motivo. Prima era molto utilizzato, era come un contratto, un’assicurazione per essere certi che nessuno avrebbe mai rubato quell’umano al demone. Il demone personalizzava il suo umano e nessuno poteva più toglierglielo-
- E se…un demone rubava l’umano all’altro demone?-
- Chi aveva posto il marchio aveva tutto il diritto di uccidere il ladro e riprendersi il proprio oggetto-  
Abbassai lo sguardo, non avendo la forza di dire una sola parola.
- Dovresti toglierlo-
- Si può?-
Domandai spalancando gli occhi, improvvisamente rianimata.
- Certo che si può-
Sbottò Hunter.
- Non si potrebbe, per la legge. Ma si può fare tecnicamente. Se qualcuno si infischiasse delle regole antiche del Regno dei Demoni, lo eliminerebbe in un baleno-
Tacqui, fissando il marchio, quasi dispiaciuta.
- Tu non vuoi toglierlo, è così?-
- Cosa? No. Certo che voglio toglierlo-
- Tu vuoi bene a chi te lo ha posto, non è vero? Non ne sembri spaventata o triste della tua condizione-
- Ho solo paura che se lo distruggo, non riuscirò più a vedere la faccia di quello stupido. Questo disegno è l’unica cosa che ci lega. L’unica che mi permetterebbe di ritrovarlo, se solo volessi. Non voglio privarmi dell’unica possibilità che ho di ritrovarlo-
- Ecco dove si rintanano i perditempo-
La voce di Lucyndra ci fece sussultare.
- Se sperate che nascondendovi sarete esonerati…-
Si bloccò all’istante, con la sua lunga coda di cavallo bionda e la frusta ben legata alla vita. Fissò il mio volto, sicuramente pallido e sciupato e i suoi occhi puntarono subito al marchio. Il mio cuore ebbe un sussulto. In un attimo mi vidi già gettata fuori bordo. Anche Hunter parve preoccuparsi.
- Signora Capitana!-
Esordì il mozzo cercando di distrarla.
- Agli ordini! Scattiamo subito ai nostri compiti! Stavamo proprio andando…-
- Fermo lì-
Sbottò la vampira.
- Non credere che non me ne sia accorta. Quello cos’è?-
Domandò riferita al mio marchio.
- Un tatuaggio. Venuto male-
Spiegò Hunter.
- Sembra marchiato a fuoco sulla pelle-
- Infatti è venuto male-
Lucyndra squadrò male lo stregone, incrociando le braccia.
- Non crederai che io sia stupida?-
- Certo che no mia Capitana!-
Rispose il mozzo mettendosi sull’attenti.
- Quella è magia nera. Per la sicurezza della nave sarà meglio eliminarlo-
Disse malignamente, con immenso piacere. Protese la mano verso di me, il cui palmo presto divenne incandescente. Indietreggiai di un passo ma, senza che me accorgessi, la ragazza era già su di me. Mi afferrò il polso con forza, bruciandomi la pelle. Nessuno era mai stato in grado di bruciarmi. Nessuno. Eppure lei stava distruggendo il mio marchio.
- No!-
Gridai, temendo di perderlo.
- Per restare a bordo devi rinunciarvi-
- Lu, fermati-
Ordinò Hunter frapponendosi fra me e lei.
- Solo mio fratello può chiamarmi così-
Ringhiò la donna, oltraggiata.
Le afferrò il suo braccio così pallido, ripetendole di fermarsi e di lasciarmi stare. Offesa, la ragazza alzò gli occhi sino a quelli marroni dello stregone, fulminandolo.
- Come ti permetti…-
- Non posso lasciartelo fare-
Continuò il ragazzo, con voce ferma e decisa.
- E’ un ricordo importante per lei. E’ solo un ricordo, nient’altro. Non rappresenta un pericolo per la nave-
Strinse maggiormente il braccio della vampira, sino a costringerla a mollarmi. La donna pose istintivamente una mano sulla frusta, forse desiderando con tutto il cuore di estrarla e usarla.
Le mani presero a fremerle, così come gli occhi. Un fuoco divampò in essi, il desiderio di ucciderlo e danzare sul suo cadavere. Indietreggiai di scatto, stringendomi forte il polso. La pelle era ustionata e il marchio danneggiato. Il cuore si strinse, temendo che non funzionasse più. Provai una profonda tristezza e immediatamente dopo una fortissima rabbia. Percepì il sangue ribollirmi nelle vene, desiderosa di ucciderla. Feci un passo in avanti ma Hunter mi bloccò. Fissai il suo volto. Per la prima volta la gioia e l’umorismo erano completamente assenti, sembrava più furioso di me.
- Non dimenticherò quest’affronto-
Sbottò il demone dagli occhi viola.
- Io sono pur sempre il comandante in seconda-
- Devo ricordarti chi sono io?-
Lucyndra ebbe un fremito. Strinse maggiormente la frusta, quasi per scaricare la rabbia che le divampava in corpo. Si avvicinò minacciosamente ad Hunter, fissandolo dritto negli occhi ad un palmo dal naso.
- Un giorno, Hunter, troverò il modo per non renderti più indispensabile-
Il ragazzo sorrise, avvicinandosi a sua volta alla donna. Solo pochi centimetri separavano i loro volti.
- Quando lo hai trovato, Lu, chiamami-
Sbottò.
- Seriamente, chiamami-
La vampira digrignò i denti, tremando da capo a piedi dal fervore. Non capivo cosa le impedisse di ucciderlo, sembrava sforzarsi veramente tanto dal non farlo.
Se ne andò, scomparendo sotto coperta accompagnata dal rumore dei suoi tacchi.
- Sei fortunata-
Sbottò Hunter.
- Come?-
- Sei fortunata che Lucyndra sia troppo ignorante per conoscere quell’incantesimo. A proposito, fa vedere-
Si voltò verso di me per controllarmi il polso. Cercò di toccarlo ma io mi scostai, temendo che si ferisse con la mia temperatura.
- Non ho intenzione di farti del male-
- Nemmeno io-
Risposi, seriamente. Il mozzo sorrise, scegliendo di rispettarmi ed esaminarmi da lontano.
- Cosa ne pensi? Potrò ancora usarlo?-
- Non sembrerebbe troppo danneggiato. Dovrebbe funzionare. Riesci ancora a percepire lo stato di salute dell’altra persona?-
Spalancai gli occhi.
- Posso farlo?-
- Certo! Sono tantissime le cose che puoi fare con questo marchio. Non te lo ha insegnato chi te lo ha posto?-
Abbassai gli occhi, rattristandomi nuovamente. Hunter comprese e andò avanti con la spiegazione.
- Se ti concentri puoi percepire la posizione del demone che ti possiede, il suo stato d’animo e il suo stato di salute. Se non sai farlo comunque, è impossibile capire se funziona ancora-
- Solitamente faccio dei sogni, su di lui. Vedo quello che sta facendo come se fossi presente-
- Perfetto. La prossima volta che ti addormenti saprai se funziona. Ti fa male?-
- Come?-
Il ragazzo puntò il dito alle ustioni. Solo allora le osservai attentamente. Non provavo niente.
- Lui deve aver sentito un gran male-
- Che cosa?!-
Urlai spaventata.
- Vuoi dire che il marchio permette di percepire il dolore dell’altro? Ma io non ho mai sentito niente!-
- Puoi percepirlo se sai come metterti in collegamento con l’altra persona. E’ un meccanismo di difesa. Se il demone sente che il suo oggetto è ferito corre ad aiutarlo ma non era quello a cui mi stavo riferendo-
Spiegò.
- Il marchio, Victoria, è una parte dell’anima del demone che ti ha donato e che ha fuso con te. Se distruggi il marchio anche quella parte della sua anima viene distrutta e questo fa un gran male-
- Allora perché prima mi hai detto di distruggerlo!-
Gridai aggredendo il ragazzo. Lo spintonai con tutta la forza, cogliendolo alla sprovvista.
- Non credevo che ci tenessi!-
Urlò.
- Non avevo capito che eri innamorata del demone-
- Io non sono innamorata di lui!-
Urlai con tutta la forza che avevo nei polmoni. Entrambi ci guardammo intorno, controllando se qualcuno ci aveva sentito.
- Victoria-
Riprese lo stregone, tranquillamente.
- Non sapevo che fosse così importante-
- Non posso crederci che lui abbia sofferto-
Borbottai tristemente, cambiando del tutto discorso.
- Non voglio che lui soffra. Non voglio-
- Calmati-
Affermò il ragazzo bloccandomi per le spalle, stringendomi attraverso la camicia.
- Perché io non sento nulla?!-
Ebbe quasi timore a rispondermi.
- Perché lui sta assorbendo tutto il dolore, per fare in modo che tu non soffra-
Svelò, sospirando. Caddi in terra. Hunter non riuscì a sorreggermi e mi accompagnò al suolo, mentre io scoppiavo a piangere.
- Mi dispiace-
Continuavo a ripetere.
- Mi dispiace-
Non sapevo esattamente di cosa fossi dispiaciuta. Forse di essermene andata, di averlo lasciato, di essermi allontanata e di aver minacciato di togliermi il marchio se solo lo avessi rivisto. Forse di non essermi fidata, di essermi sempre arrabbiata con lui e di aver pensato al potere invece che ai miei sentimenti. Forse mi dispiaceva di essere tanto debole, di aver permesso a qualcuno di far del male al marchio, a lui.
Quel che mi faceva più male era che, anche se lontano, Nolan continuava a proteggermi. Anche se me ne ero andata, lui continuava a prendersi cura di me.
- Ucciderò Lucyndra-
Sbottai improvvisamente, alzandomi da terra con gli occhi rossi. Fuori di me, avanzai di un passo prima che Hunter mi afferrasse.
- Ferma! Perderesti immediatamente-
- Tu non mi conosci!-
Urlai, cercando di divincolarmi dalle sue braccia.
- Come tu non conosci lei! È un vampiro! Te la ritroveresti al collo prima di accorgertene e ti dissanguerebbe in dieci secondi esatti!-
Per essere magrolino, Hunter era incredibilmente forte, talmente da impedirmi di raggiungere le scale per scendere sottocoperta. Mi tenne stretta a sé, tanto da riuscire a percepire lo strano calore che proveniva da sotto la camicia bianca. Non disse nulla, continuò a stringermi, ad ignorarlo. Io continuai a piangere, a pregarlo di lasciarmi andare. Non lo fece. Pazientò, attendendo che mi calmassi. Continuò a tenermi a sé, sino a che non ricaddi a terra singhiozzando.
Odiavo cosa Nolan fosse capace di farmi. Prima di conoscerlo raramente avevo pianto in quel modo. Ricordavo solamente tre occasioni in cui avevo singhiozzato. La volta che ero scappata di casa con gli Angeli alle costole era stato il terzo ed ultimo episodio, prima di incontrarlo. Dopo di lui era capitato sempre più spesso. Mi rendeva debole, tremendamente debole. Eppure non potevo farci niente.
- Lo ami, non è vero?-
Domandò Hunter, smettendo di stringermi ed iniziando ad abbracciarmi. Seduti entrambi a terra, circondati dall’oscurità della notte, annuì con la testa appoggiata al suo petto. Percepì il ragazzo sorridere, benevolmente.
- Allora perché non sei con lui? Mi pare che starci lontano ti faccia stare male-
Affermò, riferendosi non solo al pianto ma anche al vomito.
- E’ complicato-
Spiegai, scostandomi leggermente e asciugandomi il volto.
- E’ una storia davvero lunga Hunter-
- Ho più di trecento anni Victoria e ho sempre l’aspetto di un quattordicenne. Il tempo non è un mio problema, non credi?-
Riuscì a farmi sorridere, nonostante i miei occhi continuassero a piangere senza sosta.
- Lui non è stato mai sincero con me-
Cominciai.
- Mi ha mentito sulla sua identità e sui motivi che lo hanno spinto ad avvicinarsi a me. Voleva usarmi e ha finto di essermi amico-
Raccontai.
- Mi ha ferito per questo e mi ha messo in pericolo una marea di volte. Mi sono sentita tradita da lui. Ho rischiato di morire, solamente perché non mi ha detto la verità-
Esposi, incrociando gli occhi nocciola di Hunter.
- Sono demoni-
Sbottò il ragazzo, comprendendomi appieno.
- Ho cercato di restargli accanto. Ci ho provato davvero ma alla fine…-
- Alla fine sei scappata-
Annuì.
- La situazione era diventata impossibile. Mi ha trascinato nei suoi problemi, nelle sue faccende. Pensa che anche suo fratello voleva usarmi e uccidermi-
A quelle parole lo stregone sussultò.
- Tutt’ora vuole ucciderti?-
Se pur titubante, decisi di dire la verità e annuire.
- L’ho tradito. Mi ero alleata con lui, contro il demone che mi ha posto il marchio. Gli avevo promesso di consegnargli il fratello minore ma non ce l’ho fatta e così adesso vuole uccidermi-
Lo stregone tacque, non sapendo cosa rispondere. Temetti di averlo spaventato, di aver esagerato. Stavo per alzarmi e andarmene.
- Non sembrano faccende normali dei demoni, pur essendo…insomma, demoni-
Spiegò.
- Posso sapere chi sono?-
Tacqui a lungo, non sapendo se rispondere o meno. Non che ci fosse niente di male nel rivelare chi fossero, solo che non mi sembrava normale dire che i miei poteri erano contesi fra i due eredi al trono. Non che tutta quella vicenda fosse stata “normale”.
- Posso fidarmi di te, Hunter? La mia situazione è già complicata, non vorrei complicarla ancora di più-
- Per la prima volta da quando sono sulla Gold ho affrontato Lucyndra in quel modo, inimicandola per l’eternità. Credo che tu possa fidarti di me-
- Perché lo hai fatto? Se non l’avevi mai affrontata così, perché lo hai fatto per me?-
Chiesi, prima che un’idea mi balenasse nella mente.
- Sei forse bisex?-
- Come?!-
Hunter si scostò, diventando completamente rosso.
- Perché dici questo?!-
- Sì sai, tu e Thos…mi sembrava che fra voi ci fosse un’intesa. E ora fai questo per me…-
- No, no!-
Sbottò, parando le mani in avanti.
- Non fraintendermi, sei carina! Per essere una donna. Ma io non…insomma…non sei proprio il mio tipo!-
Borbottò imbarazzato.
- Se non per quello…perché ti sei messo a repentaglio per me?-
- La detesto-
Ammise infine con fermezza, tornando serio.
- La detesto da una vita ma non ho mai trovato una buona ragione per iniziare una battaglia contro di lei-
Spiegò, riavvicinandosi a me.
- Credo che tu meritassi questo sforzo. Ciò che ti stava facendo non era giusto e poi dovevo renderti un favore-
- Quale?-
A quel punto, le sue guance che stavano appena per tornare rosee, d’impatto tornarono rosso pomodoro.
- Quello per avere salvato Thos-
Sorrisi, rassicurandolo che era stato un piacere.
- Allora? Chi è il maledetto che ti sta facendo soffrire così tanto?-
Domandò, cambiando discorso repentinamente.
Sospirai, non sapendo proprio come dirglielo.
- Ricordi che hai detto che solo pochi demoni potevano usare un incantesimo simile?-
- Certamente-
- Fra loro ricordi chi c’era?-
- I demoni più antichi, i più potenti-
- Hai nominato anche…il nome di una famiglia-
Mormorai.
- Certo! I Lancaster-
Sbottò il ragazzo, fiero di esserselo ricordato. Il suo sorriso svanì immediatamente.
- Non vorrai dire…-
- E’stato l’ultimogenito, Nolan Lancaster. Suo fratello Abrahel è quello che ora vuole uccidermi-
Lo stregone sbiancò, alzandosi per riprendere a camminare avanti e indietro sul ponte come solo poco prima aveva fatto. Con una mano sulla bocca e una sulla fronte, iniziò a solcare le assi dorate senza sosta. Mi alzai, quasi preoccupata.
- Tutto bene?-
- No, per niente-
Sbottò.
- Un membro della famiglia reale ti possiede. Non un demone qualunque. Proprio il figliastro del Re. Forse il demone più potente di tutto il suo regno-
- Pensi che Nolan sia il più potente…-
- Se lo sapesse il Capitano-
Continuò a bofonchiare Hunter, ignorandomi.
- Non facciamo salire nessuno a bordo. Mai. Sono almeno sessant’anni che nessuno di nuovo sale sulla Gold. E chi facciamo salire? Non solo una ragazza marchiata, ma una ragazza marchiata dal Principe dei Demoni-
Continuò, quasi delirando.
- Al Capitano prenderebbe un infarto, se solo il suo cuore battesse. Povero Capitano. Abbiamo l’oggetto di un Lancaster. Potrebbe essere accusato di averlo rubato e ucciso per questo-
- No!-
Gridai, avanzando.
- Non lo permetterei. Nolan non lo farebbe mai-
- Tu sei innamorata di un Lancaster-
Sbottò improvvisamente lo stregone. Io sussultai.
- Come hai potuto innamorarti di un Lancaster? Sai cosa vuol dire? Per caso vorresti essere la prossima Regina dei Demoni?-
- Cosa?! No! Certo che no!-
- Dovresti togliere quel marchio e in fretta anche! Il Principe potrebbe venire qui da un momento all’altro e incenerire la nave in un baleno-
Nascosi il polso dietro la schiena, indietreggiando allo sguardo di Hunter. Per la prima volta ebbi paura di lui.
- Non lo farebbe-
- Toglilo o dovrò dirlo al Capitano-
- No, ti prego-
Supplicai, congiungendo entrambe le mani in segno di implorazione.
- Non dirglielo-
- Allora distruggilo-
- Pensavo di potermi fidare di te, Hunter!-
Urlai, disperata.
- Non sapevo che appartenessi al Principe. Noi siamo pirati, fuorilegge! Ci nascondiamo dalle guardie del Re, non possiamo rischiare che proprio lui ci trovi! Lui ha come un radar con su scritto il tuo nome sopra!-
Spiegò dozzinalmente, in caso non lo avessi ancora capito.
- Ci condannerai tutti a morte!-
Urlò, infuriato come mai lo avevo visto. Quella scena mi fece male, seriamente.
- Devo portarti da Hyner-
Concluse infine lo stregone, tentando di afferrarmi. Questa volta lasciai che mi toccasse l’avambraccio, scoperto dalle maniche a tre quarti. Il ragazzo percepì allora il mio calore senza lo protezione della stoffa, ferendosi. Gridò istintivamente, forse sorpreso che fosse più intenso di quello che già aveva avvertito attraverso la camicia. Ritirò la mano, fissandomi allibito.
- Ma cosa sei tu?-
Di nuovo quella frase. Quelle parole che tanto detestavo. Lo avevo considerato diverso, un amico ma alla fine anche lui era come tutti gli altri. Strinsi i pugni, aumentando il mio calore dalla rabbia.
- Un mostro-
Sbottai, concedendo la risposta che tutti si aspettavano a quella domanda.
- Contento? Sono un mostro, senza anima e senza cuore. Quindi non ho problemi a tornare dal Capitano e dirgli che non sono stata io a colpirti-
Minacciai. Hunter sussultò, indietreggiando al mio sguardo furioso.
- Dirò che mi avete costretta ad assumermi la colpa. Già il Capitano sospettava che avessi mentito, non credo che avrà problemi a credere alla mia versione-
Continuai, avanzando verso di lui.
- Scegli Hunter, puoi tradirmi e metterti in pace la coscienza oppure salvare il tuo amico-
- Mi stai chiedendo di scegliere fra tutta la nave e un mio compagno?-
- Ti sto chiedendo di fare la scelta più saggia. Tu non conosci Nolan. Non ferirebbe nessuno di voi se solo glielo chiedessi io. Non saremo un pericolo per voi, né io né lui. Se corri diligentemente a denunciarmi, Thos morirà invano perché io ti garantisco, ti do la mia parola, che Nolan non vi accuserà mai di furto. Sa che mi sono allontanata di mia volontà, sa che sono abbastanza testarda da farlo-
I nostri occhi si incrociarono a lungo, circondati da un silenzio assordante, spezzato solo dal rumore delle onde. Improvvisamente dalla porta comparvero i demoni del turno di notte, pronti a cominciare il lavoro. Il ponte si riempì in un attimo di gente, circondandoci completamente.
- Scegli-
Affermai.
- Io ho solo bisogno di un passaggio. Non sono qui per mettervi nei guai-
Hunter non rispose, continuando a fissarmi furibondo.
- Cosa mi dici dell’altro fratello?-
Domandò abbassando la voce.
- Che riesca a trovarmi è improbabile-
- E se ci riuscisse?-
Continuò a chiedere, avvicinandosi quasi ringhiandomi.
- Allora lo affronterò. Non vi metterò in pericolo. Lo seguirò se fosse necessario…-
Hunter ruotò gli occhi.
- Non sarà necessario, non abbiamo paura di lui-
Lo fissai allibita.
- Perché di Nolan sì e di lui no?-
- Sei stata con lui abbastanza tempo da farti marchiare, non dirmi che non conosci la sua vera natura-
Lo fissai intensamente, sfidandolo con lo sguardo nel suo stesso modo.
- Me ne sono andata, perché non era sincero con me-
Ripetei.
- No, non la conosco la sua vera natura ma non ho paura di lui-
- Sei una sciocca allora. Chiunque ha un po’ di senno ha paura di…-
Si guardò intorno prima di sussurrare il suo nome sottovoce.
- Nolan Lancaster-
- Beh, io no. E no perché sono stupida-
Sibilai, ad un palmo dalla sua faccia.
- Fai la tua scelta Hunter. Capirò cosa hai scelto se vedrò il Capitano sul mio collo o meno-
Sbottai, voltandogli le spalle. Feci qualche passo, prima di tornare indietro per dire ancora una cosa.
- E a proposito-
Sbottai, abbassando la voce.
- Mi ha marchiata nei primi cinque minuti che l’ho conosciuto. No, non ho avuto abbastanza tempo per scoprire ogni lato di lui-
  
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