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Autore: kaos3003    29/09/2013    5 recensioni
Un articolo sulla Gazzetta del Profeta e subito è scandalo.
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Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Nuovo personaggio, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Titolo della storia:
Un calderone pieno di perbenismo bollente. Ovvero una mattinata da Lupin.
Generazione:
seconda generazione
Personaggi:
Remus Lupin, OC (sia maschili, sia femminili), i Malandrini
Raiting:
verde
Introduzione:
un articolo sulla Gazzetta del Profeta e subito è scandalo.
Note dell’autore:
è la terza che scrivo e, anche se il tema non è particolarmente originale, almeno non ho la tentazione di picchiare la testa contro il muro chiedendo di cosa mi fossi fatta in quel momento XD.

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Avete sentito? Pare che il vecchio Lupin abbia dato di nuovo spettacolo!”

Dici sul serio?”

La ragazza, Elisabeth, se ricordava bene, rise leggermente, allungando la copia della Gazzetta del Profeta all’amico e ingoiando una manciata di cereali. Remus era sicuro di aver intravisto un pezzetto di bacon incastrato fra quei denti bianchi.

Vedi? A pagina cinque,” continuò, masticando rumorosamente e sputacchiando pezzetti di cereali in giro. “Fosse mio padre, mi vergognerei da morire. La moglie ha cercato di farlo internare almeno cinque volte, due solamente nell’ultimo mese.”

Be’, dopo quella protesta al Ministero non mi stupisce. Andiamo, farsi incatenare davanti all’Ufficio per la Cura e la Regolamentazione per le Creature Magiche? Chi farebbe una cosa simile?”

Be’, certamente non erano molto ferrati in storia.

Remus continuò a guardarli di sottecchi, cercando di isolarsi dal resto della Sala Grande: la luna piena era talmente vicina che i loro bisbigli risuonavano forti e cristallini come campane, se non avesse cercato di isolarsi, anche se per poco, sarebbe dovuto correre in infermeria prima della pausa pranzo.

Elisabeth annuì vigorosamente, strappando nuovamente il giornale di mano al compagno di Casa, scorrendo velocemente il testo. Da come si muovevano, sembrava che gli occhi dovessero esploderle. “Mi chiedo cosa vorrà mai ottenere. Voglio dire, i lupi mannari sono delle bestie orribili e tutti li vorrebbero rinchiusi da qualche parte, ma chiedere addirittura il Bacio dei Dissennatori?” chiese, mordendosi nervosamente il labbro e piegando appena un angolo della pagina.

Il ragazzo di fronte a lei annuì distratto, rimettendo i propri appunti nella borsa. “Mio padre sostiene che il Bacio sarebbe inutile,” rispose in tono accondiscendente, quasi parlasse con una bambina particolarmente stupida, cosa non troppo distante dalla realtà, se poteva esprimere il suo parere. “Secondo le sue ricerche quei mostri non hanno un’anima da rubare. Inoltre il loro sangue…”

Tuo padre è uno storico della magia, non un esperto di creature magiche,” lo interruppe con veemenza il loro vicino, afferrando un paio di panini dal cestino al centro della tavola e mettendoseli nel piatto. “E ti ha chiamato Leonida. Questo non depone certo a suo favore.”

Ecco, in momenti come questo Remus si chiedeva se Hogwarts fosse poi la scuola prestigiosa che si vantava di essere: difficilmente aveva mai visto insieme un tale gruppo di ragazzini superficiali ed inutili.

Elisabeth annuì nuovamente con foga, facendo sbattere la treccia contro gli alamari del mantello. Ovviamente nessuno ci face caso, ma ancora una volta la luna piena troppo vicina si rivelò una vera maledizione e quel tintinnio sembrò risuonargli nel cervello. Nemmeno si accorse di aver digrignato i denti. “Ad ogni modo, mi chiedo cosa gli abbia fatto Greyback per augurargli una cosa simile,” commentò la ragazza, facendo nuovamente scorrere lo sguardo fra le righe stampate. Grazie a merlino aveva smesso di fare tanto baccano. “Non ho mai visto una guerra tanto feroce contro i lupi mannari.”

Già, le Rivolte dei Goblin sembrano una passeggiata al confronto.”

Le cosa?”

Leonida sospirò. “La lezione di Storia della Magia della settimana scorsa. Prima o poi dovrai aprire quei libri Elisabeth. Come pensi di diplomarti?”

Il diploma non è un problema, quello che mi spaventa è il debutto del mese prossimo.”

E quando i suoi amici cominciarono a ridere, Remus la vide rabbuiarsi. Non che potesse dare loro torto, ma aveva imparato da tempo che, alle volte, il silenzio è salvifico, specie se una come Elisabeth Moorgy si imbronciava tanto da somigliare ad un troll con problemi intestinali. “Voi scherzate, ma c’è in gioco il mio futuro.”

Certo,” ribatté accondiscendente Thomas, asciugandosi le lacrime col dorso della mano. “Sia mai che quel bel futuro Guaritore del San Mungo non ti noti.”

Ma quale Guaritore,” si intromise Leonida. “Lei punta a un Purosangue con impiego al Ministero o nel consiglio della Gringott.”

No, per avere quello devi essere bella.”

Ah ah, come siete divertenti,” rispose caustica. “Comunque mi dispiace per la moglie. Mia madre frequentava Hogwarts con lei, in giro si dice che ultimamente non sia in buona salute.”

Mio cugino è stato smistato a Grifondoro e a quanto mi ha raccontato Lupin manca spesso dal dormitorio. Dicono vada ad assistere la madre.”

Povera donna, mi fa veramente pena,” continuò allora Elisabeth, stringendo il tovagliolo con fare drammatico. “Lupin è un così bravo ragazzo: tranquillo, studioso, sensibile…”

E dopo aver assistito a una simile discussione, Remus avrebbe voluto nascondersi, magari dietro all’enorme libro che Peter sfogliava febbrilmente per il test di quella mattina. Che a suo padre mancasse qualche venerdì, come diceva sempre suo nonno, non era più un mistero per nessuno, ma sentirselo sbattere in faccia per colazione era veramente troppo, perfino per lui.

Peter si umettò le dita, girando poi la pagina con una foga tale da rischiare di strapparla. “Remus, per il test di oggi…”

Non ti farò copiare il mio compito,” rispose rassegnato Remus, sospirando e tornando a concentrarsi sulle proprie uova per non sentire tutti i commenti che ormai rimbombavano nella Sala Grande. “Hai avuto un mese per studiare. E ti ho prestato i miei appunti, non li hai letti?”

Certo che li ho letti, ma non ho capito molto,” si lamentò, fissando le pergamene sparpagliate sul tavolo e intrecciando nervosamente le dita. I suoi occhi porcini saettavano fra gli appunti e il vecchio tomo e ormai sudava copiosamente. “Non riuscirò mai a capire come la cocliria…”

Coclearia.”

Sì, quella. Non riesco a capire come si combini con quei fiori… come si chiamano…”

Gli occhi di Priscilla. Servono a temperarne le proprietà febbricitanti,” lo imbeccò Remus, strappando un pezzo di pane e pulendo il piatto. “Una specie di antipiretico immediato per…”

Per non farti esplodere il cervello e risparmiarci così certe visioni prima di cena,” concluse per lui Sirius, esplodendo poi in quella sua risata tanto simile ad un latrato. Remus scosse la testa, osservandolo appallottolare un pezzo di mollica di pane e lanciarlo verso il tavolo dei Serpeverde, centrando Piton in testa, tutto, a quanto sembrava, per far ridere James dopo l’ennesimo rifiuto della Evans.

Per Merlino, quei due non sarebbero mai cresciuti e sicuramente sarebbero finiti nei guai ben prima di pranzo, eppure per un momento si perse nei loro giochi e li osservò divertirsi e ridere come idioti, invidiandoli, in un certo senso.

Avrebbe voluto essere così spensierato, almeno per qualche minuto, purtroppo tutto questo non era possibile: quando la scorsa settimana Sirius gli aveva chiesto per l’ennesima volta dove finisse ad ogni luna piena, aveva sentito forte la tentazione di raccontare loro tutta la verità, liberandosi per sempre di quel segreto.

Già, era un vero peccato che, dopo qualcosa di simile, sicuramente si sarebbe ritrovato completamente isolato, se non in una qualche cella del Ministero: lo sapevano tutti, un cattivo e feroce lupo mannaro non poteva certamente essere tenuto insieme con dei poveri scolari innocenti. E, giusto per peggiorare la situazione, il professor Silente sarebbe ovviamente finito nei guai per averlo aiutato e nascosto. No, non poteva permetterselo.

Così, mentre Sirius e James ridevano e continuavano a lanciare pezzi di pane e toast a Piton e Peter ripassava tra sé e sé, Remus si ritrovò a gettare ogni tanto un occhio al gruppo di Tassorosso, ancora impegnato nella lettura della Gazzetta del Profeta e a ridere di quell’articolo.

Una delle ragazze sedute accanto ad Elisabeth allungò il collo per sbirciare la pagina. “Oh, stavolta ha disturbato il concerto di Celestina Warbeck?” chiese in tono lamentoso, infilando nella borsa pergamene e piume. Remus era certo di aver intravisto qualche fetta di bacon finire tra le pagine del libro di pozioni di Elisabeth, fatto confermato dal gatto striato che ora infilava curioso il muso nella borsa. Forse fu per questo che si divertì particolarmente quanto la vide annuire, prima di iniziare nuovamente a lamentarsi con tono decisamente troppo drammatico. “Lo so, un vero peccato per la vera musica,” mormorò, sospirando. Be’, come strega era un completo disastro, ma come attrice era addirittura peggio. “Quanto mi sarebbe piaciuto assistervi. Mia madre avrebbe potuto trovare tranquillamente i biglietti per le prime file, ma non è riuscita a convincere il Preside a farmi uscire per una sera.”

Cosa che Remus non trovava difficile da credere. Elisabeth e sua madre avevano fin troppi agganci al Ministero per non essere ormai convinte che anche ad Hogwarts cadessero praticamente ai loro piedi e si affannassero per compiacerle in ogni modo.

Ormai la Sala si stava svuotando ed Elisabeth afferrò la borsa, calciando il gatto che corse a nascondersi sotto al tavolo, e uscì con i propri compagni, continuando a discutere degli ultimi pettegolezzi riportati sulla Gazzetta.

Sirius li seguì con lo sguardo, terminando in tutta velocità il proprio toast. “Be’, una volta simili idioti non sarebbero mai stati ammessi,” borbottò, abbandonandosi sulla sedia. “Non c’è che dire, gli standard di questa scuola si sono notevolmente abbassati da quando la frequentava mio padre.”

E vedendo James sorridere in quel suo modo furbo, Remus capì che stava per arrivare uno dei suoi soliti scherzi. “Lo sappiamo, Sirius. In fondo, anche tu sei stato ammesso.”

Così, quando Sirius colpì con un pugno la spalla dell’amico, Remus si limitò a scuotere sconsolato la testa, riempiendo la borsa con quante piume e pergamene poteva. Intorno a lui i pochi studenti rimasti sfogliavano febbrilmente la Gazzetta del Profeta, gettandogli occhiate nervose e fugaci e ridendo sotto i baffi. Non che fosse stupito, ma sperava che la cosa venisse dimenticata in minor tempo rispetto alla lite fra la madre di Thomas Little e la vecchia strega della palude: la vicenda, ma soprattutto la faccia da tonno della signora Little, era stata oggetto di scherno degli studenti per diversi mesi. E dire che Madama Chips aveva impiegato appena tre settimane a far sparire completamente le pinne e le squame dal povero Thomas.

Il vociare intorno a lui non sembrava diminuire, unito ora al clangore delle stoviglie sul tavolo e al frusciare delle pergamene e delle pagine. Qua e là poteva sentire ancora il nome di John e i commenti sul concerto della sera prima. Evidentemente l’articolo di prima pagina sugli ultimi attacchi dei Mangiamorte e di Colui che non Doveva Essere Nominato non era sensazionalistico quanto l’ultima protesta di John Lupin o il concerto rovinato di Celestina, ma questo non lo stupiva.

James chiuse la borsa e se la caricò in spalla. “Remus, ma questo John di cui tutti parlano non è tuo padre?”

E a quella domanda Remus si bloccò, il libro di incantesimi ancora in mano. Avrebbe potuto dire la verità, spiegare perché suo padre si comportasse a quel modo, giustificarlo, dire che non era pazzo e che non era colpa di Remus se mamma stava sempre male e papà lo odiava…

O poteva fingere che tutto andasse per il verso giusto, come aveva sempre fatto, e aspettare che tutto quello scandalo si calmasse da sé.

Sopra le loro teste il soffitto della Sala Grande riproduceva un cielo plumbeo, colmo di nubi che minacciavano pioggia. Fuori il vento sembrava soffiare con forza e i gufi sembravano aver paura perfino di iniziare a volare in quella giornata.

Forse la lezione di Cura delle Creature Magiche sarebbe saltata, pensò, infilando con poca cura il libro nella borsa.

James ancora lo fissava e Remus sospirò. “No, deve essere semplicemente un omonimo,” borbottò, afferrando la borsa e dirigendosi a passo di marcia fuori dalla Sala Grande e imboccando le scale per scendere nei sotterranei verso l’aula di Pozioni.

Dietro di lui James e Sirius confabulavano fra loro. Certamente non poteva vederli, ma gli sembrava quasi di sentire gli sguardi degli amici trafiggergli la schiena, interrogandolo e dubitando silenziosamente di lui per l’ennesima volta in quel mese. Non si sarebbe nemmeno tanto stupito se avessero cominciato a pensare che fosse proprio suo padre a procurargli tutti quei tagli e lividi: sicuramente Sirius aveva esperienza in merito e già lo aveva pensato quando, imbarazzato e spaventato, lo aveva quasi pregato di passare le vacanze con lui dai Potter e di ‘confidarsi con qualche insegnante, se non voleva farlo con i suoi amici’.

Remus sospirò, sicuro che quella sera l’argomento sarebbe tornato a galla. Forse un giorno sarebbe riuscito a dire loro tutto, ma per ora quelle notti e le vicende della sua famiglia sarebbero rimaste fra lui, il professor Silente e il Platano Picchiatore.

I corridoi erano affollati e Remus abbassò la testa, camminando più spedito. Presto tutti si sarebbero dimenticati di quell’articolo, si ripeté fra sé con fare incoraggiante: non aveva bisogno di ulteriori motivi per essere quello strano della scuola.

   
 
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