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Autore: Lola_    30/09/2013    1 recensioni
- Sai, - ti volti verso la voce che ha parlato. Lui è lì, appena uscito dalla porta accanto a te e si appoggia al muro con l’aria distrutta. – Non mi hai mai ringraziato per averti fatto vedere come funziona la macchinetta. Se mi offrissi una sigaretta saremmo pari. –
La loro storia raccontata per episodi.
Sei lì con le mani sui fianchi che fissi la pasta al forno, più nera di quanto dovrebbe essere. Odi cucinare, ma per lui lo fai volentieri. Ti togli il guanto da cucina, proprio nel momento in cui suonano alla porta. È appoggiato allo stipite e ti regala uno dei suoi sorrisi mozzafiato, mostrandoti la bottiglia di birra che ha portato, perché sa che l’adori.
La storia è stata scritta per la challange: "Una Long-fic di Drabble", quindi è una storia a capitoli, una vera e propria long, dove ogni capitolo è composto da una drabble. Non è una semplice raccolta, o almeno ci ho provato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Infatti, ripeto, questa non è solo una raccolta di drabbles, ma dovrebbe essere più simile a una longfiction, o almeno spero di esserci riuscita, per cui è una sorta di esperimento per me.
Comunque, vi lascio al primo capitolo.



I

 

 

  Era una di quelle mattinate. Quelle che cominciano male e continuano anche peggio. Si parte sempre dalla sveglia che non suona, tu che ti presenti in facoltà col trucco sbavato e per poco non fai volare in una pozzanghera la relazione che ti è costata settimane di fatica.
  Pensi questo mentre fissi dubbiosa la macchinetta che non vuole saperne di concederti almeno un po’ di carburante sotto forma di caffeina. I tasti ci sono, lo spazio per i bicchieri anche, ma allora, dove diamine si infilano i soldi?
  - Nella macchinetta accanto. – Un ragazzo ti si avvicina e ti sorride con lo sguardo di chi ha capito esattamente cosa pensavi.
 
 
 
II
 
 
  Esci nel cortile dopo aver posato la borsa in classe. Il professore, come al solito, farà mezz’ora di ritardo e tu ne approfitti per poter fumare cinque minuti in santa pace prima di posare il sedere su quelle sedie scomode e seguire le sue soporifere lezioni.
  - Sai, - ti volti verso la voce che ha parlato. Lui è lì, appena uscito dalla porta accanto a te e si appoggia al muro con l’aria distrutta. – Non mi hai mai ringraziato per averti fatto vedere come funziona la macchinetta. Se mi offrissi una sigaretta saremmo pari. –
  Ricordi che siete rimasti lì a parlare per tutti i trenta minuti.
 
 
 
III
 
 
  Dovresti studiare. Sai che dovresti, ma non riesci proprio a concentrarti o staccare gli occhi dai suoi capelli che gli ricadono sempre sulla fronte, o dalle labbra che mordicchiano la penna, o da quelle mani che si muovono agilmente sul foglio risolvendo complicate equazioni. Siete in biblioteca per studiare insieme, ma tu capisci solo la parola insieme, il resto non conta. Ancora non lo sai, ma lui si è accorto benissimo che lo stai fissando e non si sogna neppure di fartelo notare o di dirti di tornare ai tuoi appunti.
  È il terzo pomeriggio che passi con lui e sai già che non ti stancheresti mai di guardarlo.
 
 
 
IV
 
 
  Quando vi baciate la prima volta, è completamente inaspettato. Tu gli fai una scenata senza significato, solo perché quella sera, per caso, l’hai visto salutare con un bacio sulla guancia un’altra, mentre voi non vi siete mai nemmeno sfiorati. Sei fuggita dal locale nel quale sei andata con i tuoi amici, incurante di stare sotto la pioggia. Lui scorge solo la tua schiena scappare via e senza pensarci un attimo, ti insegue. Ti lascia blaterare di cose prive di senso, senza fartelo notare nemmeno una volta, finché non resiste più: si avvicina, ti prende il volto fra le mani, ti bacia.
  Un bacio che sa di pioggia e di lui.
 
 
 
V
 
 
  Sei lì con le mani sui fianchi che fissi la pasta al forno, più nera di quanto dovrebbe essere. Odi cucinare, ma per lui lo fai volentieri. Ti togli il guanto da cucina, proprio nel momento in cui suonano alla porta. È appoggiato allo stipite e ti regala uno dei suoi sorrisi mozzafiato, mostrandoti la bottiglia di birra che ha portato, perché sa che l’adori.
  Proponi di ordinare una pizza, promettendo di non cucinare mai più, ma lui non vuole buttare via qualcosa che hai fatto tu. A fine cena ti dice persino che era tutto buonissimo e allora sai che ci riproverai di nuovo. Per lui.
 
 
 
VI
 
 
  - Non ho mai sentito qualcuno così stonato! – lo prendi in giro e lui allora canta più forte. Scuoti la testa ridendo appoggiandoti al sedile dell’auto. Ti sta riaccompagnando a casa e sembra essere su di giri. Ti accorgi di amarlo, ma non glielo dici, vuoi tenerlo ancora un po’ per te, beandoti della sensazione che ti dà.
  - Sei bello, - lo dici semplicemente, perché è semplicemente bello e non è solo un fatto estetico.
  Ti sorride imbarazzato – è tremendamente tenero – e al primo semaforo rosso ti bacia finché le macchine dietro non protestano. Se tu potessi portarti sempre dietro un sapore, sceglieresti quello dei suoi baci.
 
 
 
VII
 
 
  Mentre i ricordi ti sommergono, ti rigiri tra le mani il mozzicone di quella prima sigaretta fumata insieme. L’hai conservato, anche se non glielo hai mai detto: ti sembrava una cosa stupida.
  Guardi la lapide con sopra il suo nome e le date di nascita e morte troppo vicine. Un incidente in moto te lo ha portato via e adesso ti senti svuotata, persa e vorresti non essere mai nata. Sfiori con la punta delle dita il gelido marmo. Anche se non sei credente dici una piccola preghiera perché lui, lassù, possa ancora cantare le sue note stonate.
   
 
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